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«Le eterne promesse»

 

Le foto allegate provengono da un mio post Facebook dell’aprile 2017: inizio lavori ottobre 2017!!!!

Non volendoci ricascare, avevo dato appuntamento all’anno nuovo per vedere se le solite promesse venivano disattese oppure no. Capodanno, Epifania, Carnevale, Sant’Agata, Pasqua e Ferragosto 2018 sono già passati. Ottobre 2018 sta per arrivare e, come prevedevo, la situazione (a parte le solite panchine e qualche alberello che vedrà la luce fra 50 anni) la situazione è rimasta immutata. Male, male male!

Non appartengo alla generazione giovanile spregiudicata e strafottente di oggi, quella con le facce illuminate e i pollici maciullati dalle distrazioni informatiche, senza ideali né convinzioni, che ottiene tutto e subito; né a quella brillante degli anni 50’ e 60’ nata in una Catania romantica che profumava i suoi marciapiedi di lavanda, facendoli calpestare da raggianti giovanotti che si ingegnavano per entrare ai Ciclopi a vedere i Platters di scapocchio. Un’era in cui la città era viva e piene di gente, gli amori fiorivano appassionati e le belle signorine con 5° di seno speravano di diventare Miss Italia. Altri tempi.

No, io appartengono a quella degli anni Settanta cresciuta a pane ed eskimo, in piena crisi energetica e politica e con il coprifuoco serale in via Etnea in cui circolavano solo reclute in libera uscita che uscivano dal cinema Olympia o da via Di Prima.

Fra tutte, la generazione più pacchiottona rispetto alle altre due, ma la più genuina e sincera. Pur senza un quattrino in tasca, ci divertivamo lo stesso perché non mancava mai la fantasia per poter trasformare quel grigiore in un verde che non hanno nemmeno nelle colline svizzere. Era la gioventù che si accontentava di una Margherita e una birra Henningher alla Luna Rossa di Acirezza quando si poteva parcheggiare, che rinunciava a un cinema con Edwige Fenech se sapeva che in piazza Università stava per cominciare l’esilarante comizio del Cav. Mario Ferrini, che si terrorizzava a un posto di blocco dei Falchi visto il tanto rispetto che si aveva per le forze dell’ordine, che si accontentava di entrare gratis al secondo tempo per veder giocare Bonfanti o Spagnolo, che gridava "presente! all'appello mattutino all'Esperia, che fumava le sigarette di nascosto (pagghioli!) comprate a cinque nelle bustine, che si faceva venire la gastrite nel preparare la famigerata “dichiarazione” aspettando la puntuale risposta “ti voglio bene …… ma come un fratello, ci devo pensare!”, che cominciava a ballare al Charlie Brown o al primo Banacher o si spostava con i Ciao, i Gilera e le prime Kawasaky. Questa la Catania di 40/50 anni fa, silenziosa, educata, per niente appariscente ma non per questo geniale e viva! Anzi.

E questa generazione, fra granite di mandorla che inzuppavano pagnotte rigorosamente di semola, leggeva anche il quotidiano locale, ovviamente gratis al bar, ma lo leggeva. E rideva sì, rideva di gusto ad ogni progetto proclamato dai politici che allora amministravano la città. Allora come oggi, venivano pubblicati questi grandi disegni sulle pagine: grandissimi, belli, avveniristici, spaziali; anche allora si pensava alle future passeggiate per le famiglie, i garages, i supermercati, che vi credete? Rispetto a quelli odierni elaborati con l’Autocad, erano invece faticosamente disegnati col righello, la china e il tecnigrafo. Entrambi diversi nella tecnica ma uguali nella sostanza: minchiate!

Clamorose minchiate provenienti da destra o da sinistra, sia in quelle di ieri che in quelle di oggi. Non è cambiato niente. Ho aspettato quasi un anno per vedere se stava per cambiare qualcosa. Niente, ribadisco quanto scrissi un anno fa. Ho sessant’anni ma da bambino aspetto ancora la trasformazione di corso Martiri della Libertà, del lungomare veicolare al viale Alcide De Gasperi, lo stadio nuovo, l’allungamento della pista per i voli intercontinentali, il palazzo di Via Bernini, l’ex Palazzo delle Poste in viale Africa, ecc.

Niente, assolutamente niente di nuovo! Non si è riusciti nemmeno a cambiare il nome della strada intitolata a Nino Bixio, criminale arrivato qui a decapitare contadini spacciati per briganti. E’ ancora lì, nel quartiere Barriera.

Togliere le rotaie da corso delle Provincie e trasformarlo in Viale Ionio? Ne hanno cominciato a parlare che ero alle scuole elementari! 30 anni ci hanno impiegato! Mio nonno mi raccontava che da bambino suo nonno gli raccontava della prossima costruzione del ponte di Messina!!!! Negli anni Novanta qualche sognatore megalomane (buonanima) avrebbe voluto far qualcosa, ma qui a Catania si dice che “senza soddi non si canta missa”, lasciandoci solo archeologia urbana e lacrime che stiamo ancora versando.

Qui siamo lenti, ineRisultati immagini per corso martiri cataniasorabilmente lenti. Non ci piacciono le evoluzioni e le riforme, sono cose che durante lo stravolgimento delle fondamenta fanno saltar fuori cose insabbiate da una politica che si è sempre mossa come un bradipo, appositamente. Ecco perché siamo un po’ tutti figli del Gattopardo per quella famosa frase che tutti conoscono.

Lasciare Catania ancora così è davvero un peccato. Dio ce l’ha consegnata sul mare dicendoci “prendetela, è vostra, non dovete far altro che farla muovere per vivere felici”.

Suffuru! Nemmeno quello siamo riusciti a fare. Quella ricchezza è sempre lì a portata di mano: si chiama Etna, Playa o Scogliera, Simeto, Pescheria, Nebrodi, Taormina, il Barocco e tutta la nostra storia lasciata a ricordo nei numerosi siti archeologici della Katane romana, grande città. E noi, invece, che facciamo? Costruiamo il palazzetto del ghiaccio - bellissimo ma che starebbe bene a Bolzano – all’inizio di un arenile lungo dieci chilometri di fronte al mare!

Anche se “The Guardian” ci ha classificati fra le 10 dieci città europee da visitare (memorabile la frase “Catania caotica, ma bellissima”), purtroppo oggi la vedo peggio dell’altro ieri. Ne annuso l’inefficienza, l’incapacità, il menefreghismo e il disamore per la città. Così facendo si continua a non rispettare i catanesi che ci guardano dall’estero costretti a donare altrove eccellenze e genialità che sarebbero servite per farci vivere meglio tutti, che aspettano da un momento all’altro quel cambio di passo …. gridandocelo da migliaia di miglia sempre con le stesse parole: “Forza Catania, sei la più bella, alzati!”

Mimmo Rapisarda

 

 

 

 

CATANIA – Pochi giorni addietro, la pavimentazione di marmo del sagrato della Cattedrale cittadina, situata in Piazza Duomo, è stata ricoperta totalmente da un manto d’asfalto nero pece. L’atto ha suscitato non poche polemiche. Le menti di questo gesto si sono giustificate spiegando come tutto ciò sia stato fatto per il bene dei visitatori e dei cittadini per evitare il rischio di scivolare sui lastroni di marmo. In più, chi gestisce la Cattedrale non si è minimamente degnato di chiedere alcuna autorizzazione alla Sovrintendenza, come previsto dalla legge, o almeno così sembra. Il nero del bitume risulta, quindi, essere il livido lasciato dal pugno di asfalto che ha duramente colpito il sagrato della chiesa di Piazza Duomo.

Il sindaco di Catania Enzo Bianco ha, poi, prontamente ordinato una verifica atta a disciplinare coloro i quali hanno operato nell’area circoscritta a Piazza Duomo, punto di fondamentale importanza culturale della città etnea, senza essere muniti del permesso dell’assessore competente: «Questa amministrazione ha, infatti, sempre riservato un’attenzione particolare al patrimonio architettonico e artistico della città – riporta la nota del Comune – La verifica verrà fatta immediatamente anche se il pavimento del sagrato della Cattedrale in realtà, come ha anche attestato la Soprintendenza, non è stato affatto deturpato perché già da decenni quella parte del sagrato ne era priva ed era ricoperta da asfalto che da tempo si era ammalorato». «Quello che si è verificato nel sagrato della Cattedrale di Catania rasenta l’autolesionismo. Nessuna scusa o emergenza può giustificare un atto sconsiderato che lascia senza parole», queste le parole di condanna del presidente della Commissione Comunale Tributi, Salvatore Tomarchio, che ha, peraltro, ribadito come «coprire con il catrame il marmo antico» sia «un gesto che nessun amministratore avrebbe mai potuto autorizzare».

Persino Vittorio Sgarbi, usando l’hashtag #ArteSfregiata, ha dedicato un post sul suo profilo Facebook ufficiale a quanto accaduto nell’Etneo. Inoltre, la pavimentazione verrà riportata agli antichi fasti soltanto dopo la festa di Sant’Agata. Ma quali sono questi antichi fasti? Probabilmente i catanesi, mossi da tanto patos artistico, non hanno nemmeno fatto caso a dove mettevano i piedi. La notizia, infatti, diventata virale, ha causato un’immane mobilitazione degli utenti dei principali social network quali Facebook e Twitter. Tuttavia, si tratta solo di qualcosa di lapalissiano e per accorgersene bastava prestare tali attenzioni ai propri beni artistici negli anni passati. Monsignor Barbaro Scionti, che ha in cura pastorale la Cattedrale, ha subito chiarito la faccenda: «Non è stato deturpato nessun pavimento ottocentesco, abbiamo solo ripristinato l’asfalto che era già presente da tempo e che poteva causare disagi a quanti lo calpestassero; terreno reso pieno di insidie dal naturale deterioramento del tempo».

È ancor più esplicita in merito la nota della Cattedrale ricevuta da LiveSiciliaCatania. Ivi si dichiara che:

«1. L’asfalto è preesistente e, almeno nella parte in questione, risale a circa 15 anni fa quando furono fatti i lavori per l’ingresso alle Terme Achilleiane.

2. L’intervento di ripristino temporaneo dell’asfalto è stato fatto di concerto con gli incaricati del Comune, e per loro opera, che da sempre si occupano della manutenzione del sagrato e della villetta della Cattedrale.

3. Il ripristino temporaneo è stato realizzato per riparare i forti dissesti causati dalle intemperie e così permettere di camminare in sicurezza.

4. Nessun pavimento ottocentesco è stato deturpato o ancor peggio occultato.

5. L’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi aveva ampiamente segnalato agli organi competenti (2 febbraio 2007 e 7 marzo 2012) la necessità di sistemazione dell’area esterna della Cattedrale senza aver alcun riscontro, anche se senza dubbio alcune cose sono state realizzate. Infine, rispettando il diritto di informazione, dispiace che siano stati lanciati, nei confronti di chi si prende cura della Basilica Cattedrale, insulti ed accuse gratuiti, alcuni anonimi, non solo sui social network, ma anche su testate giornalistiche, andando ben al di là della cronaca».

Non è stato realmente deturpato nessun pavimento ottocentesco in marmo in quanto questo non esiste più: la pavimentazione, infatti, era divenuta estremamente pericolosa a causa delle cera che l’aveva invasa. La prima asfaltatura risale a circa 30 anni fa. E se – come diceva Seneca – tutta l’arte è un’imitazione della natura, ad oggi, pavimentazione occultata nel 2016 o nel 2001 cambia poco: suscita indignazione soltanto qualcosa di palese e che diviene scomodo agli occhi di tanti, come se l’unico problema della città fosse questo. Di questo passo, probabilmente, verrà ricoperta di asfalto tutta la città. Che Sant’Agata, dopo la lava, faccia un altro miracolo e fermi pure il bitume?

Francesco Raguni

http://www.vocidicitta.it/attualita/asfaltato-il-sagrato-della-cattedrale-di-catania-non-e-la-prima-volta/

 

https://www.mimmorapisarda.it/2023/320.jpg

SUFFURU!!!!

 

Prove tecniche di devastazione. Lungomare di Catania

http://www.argocatania.org/2012/03/13/lungomare-di-catania-prove-tecniche-di-devastazione/

 

Prove tecniche di devastazione. Si moltiplicano le aggressioni al Lungomare catanese. Ad iniziare sono stati i lavori per il parcheggio di piazza Europa, seguiti a ruota da altri progetti, tutti distruttivi. Last but not least, quello per la creazione di un nuovo lido balneare con la cancellazione di un’isola di macchia mediterranea e la privatizzazione di un tratto di costa dalla quale si gode la vista del mare e del golfo di Catania.

Anche senza far ricorso al cemento -chè la struttura sarebbe in legno- il manufatto impedirebbe, comunque, la fruizione del sito e del panorama. Il percorso è sempre lo stesso: si possiede un terreno a ridosso dell’area demaniale e poi ci si annette anche quella.

Il lido dovrebbe sorgere accanto a piazza Tricolore, dal lato opposto al monumento ai caduti, su un’area in parte privata, in parte demaniale. Gli imprenditori, nel chiedere la concessione, sottolineano la mobilità della struttura ma l’ufficio urbanistica del Comune fino ad oggi si è opposto.

Perché il territorio sarebbe trasformato da allacciamenti e discariche e perché l’area, vincolata, non può recepire nemmeno strutture mobili. La società, la ”Buy two build“, ha fatto ricorso e, nelle more, ha chiesto una sospensiva al Tar che non l’ha accolta. Insomma è in corso un tira e molla tra Privati e Comune, con la partecipazione non straordinaria di altri enti come il Tar, la Sovrintendenza, l’Assessorato regionale al Territorio e all’ambiente. Lo ha raccontato, con la precisione di sempre, Pinella Leocata in un articolo pubblicato da La Sicilia dell’8 marzo scorso.

Il giorno dopo, è arrivata, puntuale, una nota della società che è stata pubblicata sullo stesso quotidiano. In questa, la “Buy two build” mette subito le mani avanti promettendo 35 posti di lavoro; ribadisce che il lido, con recinzione a vetri, ricade su un’area privata e solo per il 20 per cento su demanio e che, comunque, l’area é “completamente circondata da altri insediamenti balneari”.

Cosa, quest’ultima, che ci sembrerebbe una ragione di più per non privatizzare altra costa. E, comunque, in quel tratto -l’unico libero da piazza Tricolore al Nautico- non ci sono lidi, presenti, invece, nel tratto della borgata di San Giovanni li Cuti.

Del resto non sarebbe questo, come abbiamo detto, l’unico attentato al Lungomare. Come Argo ha già denunciato, un pericolo incombe anche su un altro tratto di costa.

Il progetto è quello partorito dalla premiata ditta Scapagnini-D’Urso, con centinaia di migliaia di metri cubi di sbancamento, quasi sessantamila metri quadrati per nuovi centri commerciali e 48 mila per parcheggi. Nacque all’interno dell’Ufficio speciale per l’emergenza traffico e per la sicurezza sismica e riguarda il tratto stradale (viale Alcide De Gasperi) compreso fra piazza Europa e piazza Nettuno.

 

Villa Bellini: sospiri, perle e figuracce
14 - settembre - 2010
di Giovanni Grillo

Festeggiamo sì, esultiamo pure, ma non di quella gioia cristallina come quando ci capita un lieto evento. No. Piuttosto come quando tiriamo un profondo e benedetto sospiro di sollievo, per una disgrazia evitata per un pelo. Riapre la Villa Bellini, il 23 Settembre, riconsegnata ai catanesi ben restaurata dopo anni e anni d’interminabili lavori, carrettate di milioni d’euro, tre dei quali raccattati all’ultimo secondo utile, e una serie di solenni figuracce equamente distribuite tra responsabile dei lavori, Sindaco, Giunta e Consiglio comunale. In queste brevi righe, masochisticamente, vogliamo solo ricordarvi, e ricordarci, alcune delle perle che la turbolenta vicenda dei lavori della Villa Bellini ha regalato.

Andiamo in ordine sparso e cominciamo dalla pantomima della richiesta della Commissione d’inchiesta, fieramente voluta dal Consigliere Manlio Messina insieme a quindici colleghi, per poi squagliarsi, la commissione e molti dei 15 richiedenti, al suo apparire in aula consiliare per il voto. Sonoramente bocciata dall’intera maggioranza Pdl (all’epoca era ancora intero), Mpa e Udc. Ma ricordiamoli i nomi dei richiedenti la Commissione: Manlio Messina (Pdl), Puccio La Rosa (Pdl Sicilia), Carmencita Santagati (Pdl), Andrea Barresi (Udc), Vincenzo Li Volsi (Pdl), Vincenzo Castelli (Pdl Sicilia), Carmelo Giustolisi (Pdl), Gemma Lo Presti (La Destra), Francesco Montemagno (Misto), Rosario D’Agata (Pd).

Ancora ricordiamo, era il 7 Aprile, le parole pronunciate dall’Udc Valeria Sudano in Consiglio prima dell‘uccisione della Commissione d‘inchiesta: “Siamo responsabili del nostro operato innanzi ai cittadini che ci hanno accordato il loro voto”. Responsabili. Sì. Responsabili della politica che in quell’occasione arretra, si dimette dalle sue prerogative, si dichiara inutile, il Consiglio comunale dice ai catanesi che l’hanno votato che non vuole rispettare il patto d’onore con gli elettori. Non vuole farsi carico della domanda che Catania si fa da un anno: perchè ci hanno tolto la Villa Bellini? La Commissione deve accertare le responsabilità politiche sull’angosciante vicenda della Villa Bellini. Non c’entra la responsabilità penale, è in ballo quella amministrativa. E questa è responsabilità del Consiglio. Che la rifiuta. Perché la magistratura indaga sulla Villa Bellini.

E allora ecco l’altra perla, siamo al 24 Marzo, il Sindaco Stancanelli che dopo aver annunciato la trasmissione dei documenti sulla Villa Bellini alla Procura, contatta il capo dell’avvocatura comunale per disporre appunto detto “passaggio di carte”. Ma la risposta che i legulei comunali danno al primo cittadino è da shock: “Ehm, veramente, la Procura ha già da un anno le carte sui lavori. E’ venuta la Guardia di Finanza e si è presa tutta la documentazione sulla Villa Bellini”. Un pasticcio politico-amministrativo degno di una combriccola di saltimbanchi dilettanti che ci spinse allora a chiederci: se da un anno la Procura della Repubblica ha deciso d’indagare sulla Villa Bellini com’è possibile che l’Amministrazione Stancanelli non ne sapesse nulla? Qualcuno si è dimenticato di avvertire di questo piccolissimo dettaglio il Sindaco e l’Assessore competente? Se invece l’Amministrazione sapeva, perchè a quanto pare al Comune non è più rimasta neanche una “carta” sulla Villa Bellini, perchè non ha informato il Consiglio comunale e la città? Cosa si aspettava a dirlo?

E per chiudere la perla più bella, anzi la regina della perle, tanto imbarazzante da continuare ancora a turbare i sogni dei protagonisti della vicenda, essendo ancora pendente. La superperla è il bando dei lavori di restauro della Villa Bellini che doveva essere pubblicato anche sulla gazzetta ufficiale europea. Non solo su quella italiana. La gara doveva essere aperta alle aziende di tutto il continente. Ma non è stato così, non si è fatto, vi è stato un errore, forse una distrazione. L’Unione Europea se n’è accorta. Ha chiesto spiegazioni al Comune che ha risposto per email: tutto a posto, abbiamo i documenti, ve li mandiamo.

Passano i mesi l’Europa si spazientisce, minaccia di inviare dei funzionari che accertino la situazione. E’ allora che si tenta il jolly, l’ultima difesa: tranquilli la documentazione l’abbiamo ed è corretta, non c’è stato possibile inviarla solo perchè non ci funziona la stampante. Non è una battuta. E’ la stampante mal funzionante la linea Maginot di Palazzo degli Elefanti, l’estrema difesa per salvare il salvabile. Ha funzionato? Pare di no, ma questa è la seconda parte della storia, quella ancora da scrivere. Ma il compito spetta alla magistratura e all’Unione Europea. Noi festeggiamo, ci ridanno la Villa Bellini. Sospiro di sollievo.

http://lnx.cataniapolitica.it/wordpress/archives/15582

«Villa Bellini, l'amministrazione risponda e faccia chiarezza»
di La Red
Il gruppo consiliare del PD e i Giovani Democratici alla vigilia della riapertura del Giardino storico: «Siamo contenti, dopo quattro anni di chiusura. Ma chieidamo risposte alle nostre domande sul rischio di dover restituire i soldi all'Unione europea, sui 3 milioni attinti dalle casse comunali e destinati ad altro, sulle responsabilità di ritardi. La città vuole e deve sapere»
«Siamo felici che la Villa Bellini sia restituita finalmente alla città e ci auguriamo che l'amministrazione e i cittadini sappiano preservarla e valorizzarla perché costituisce un patrimonio di grande valore. Ma c'è poco da festeggiare, visto che i lavori di restauro sono durati 4 anni e la Villa è stata per troppo tempo negata alla città. Il sindaco e l'amministrazione comunale ci devono ancora dei chiarimenti sulle spese sostenute, sui 12 milioni di euro di fondi europei che non sono bastati e su cui pende la sciagurata possibilità di doverli restituire, sugli ulteriori tre milioni necessari per completare i lavori prelevati dalle casse comunali, sull'indagine della magistratura». E' quanto hanno detto stamattina davanti all'ingresso principale della Villa Bellini i consiglieri comunali del PD, Rosario D'Agata (capogruppo), Carmelo Sofia, Lanfranco Zappalà, Francesca Raciti, Pippo Castorina e Giovanni D'Avola assieme ai Giovani Ddemocratici guidati dal segretario Livio Gigliuto, impegnati a distribuire volantini dal titolo inequivocabile: "E hanno pure il coraggio di festeggiare".

«Finalmente la città riavrà la Villa, ma sono trascorsi quattro anni e non sappiamo se i lavori saranno del tutto completati, anche alla luce dei dubbi espressi da chi ha preso a cura le sorti della Villa. L'amministrazione comunale non ha mai risposto alle nostre sollecitazioni, l'ultima del 23 agosto - dice il capogruppo Rosario D'Agata - e nonostante la maggioranza in Consiglio abbia scelto di non istituire la commissione d'indagine sui lavori di restauro della Villa come avevamo chiesto, dal sindaco e dalla Giunta ci attendiamo chiarezza su molti punti. L'amministrazione ci fornisca la documentazione che abbiamo chiesto di verificare: in primis le risultanze dell'avvenuta pubblicazione in Gazzetta europea della gara d'appalto dei lavori, visto che se non fosse avvenuta si materializzerebbe il rischio concreto di dover restituire i fondi (12 milioni di euro) all'Unione europea. Ci fornisca la variante del progetto con grafici e atti contabili per valutare perché i fondi europei non sono bastati e quali errori sono stati commessi; ci dia i verbali degli atti con cui sono stati concordati i nuovi prezzi dei lavori, i pareri della Soprintendenza e il progetto esecutivo. Inoltre - aggiunge D'Agata - ci dia ragguagli sulla spesa aggiuntiva, i 3 milioni di euro necessari a completare i lavori, finanziati con mutui accesi dal Comune e destinati ad altro scopo: una pratica di dubbia legittimità, visto che l'accensione di mutui e il bilancio sono materia di esclusiva competenza del Consiglio comunale».

«Noi, come tutta la città, chiediamo trasparenza sulla vicenda della Villa Bellini - aggiunge Lanfranco Zappalà - Vogliamo sapere di chi è la responsabilità dei ritardi. C'è l'indagine della Procura e se ci saranno dei rilievi penali si vedrà, ma vogliamo conoscere gli aspetti amministrativi e le responsabilità amministrative e politiche». «Vogliamo che la Villa sia simbolo di una cittadinanza partecipe - aggiunge Livio Gigliato, segretario dei Giovani democratici -. L'amministrazione non ha coinvolto nessuno sul progetto di restauro né tanto meno l'altra metà del cielo, i giovani, che in questa città non hanno spazi».
www.ildito.it

"Sfregiato" il murales di Falcone Addiopizzo: «Un atto vile che colpisce non solo il nostro progetto ma un'intera comunità»

Il viso di Giovanni Falcone "sfregiato" con della vernice rossa. Così il murales di viale Ulisse, sulla circonvallazione, è stato rovinato.
Addiopizzo Catania lo stava ultimando per ricordare la strage di Capaci. «Il vile atto – si legge in una nota dell'associazione – è uno sfregio all'intera città, non certo al progetto di Addiopizzo Catania. Ci viene difficile credere che nessuno abbia visto all'opera il vigliacco armato di rullo; da quella strada, a qualsiasi ora, passano migliaia di catanesi. Vorremmo che alle attestazioni di stima per il progetto che stiamo realizzando seguissero segnalazioni concrete alle forze dell'ordine. Noi in ogni caso andremo avanti, continueremo a ricordare quanti hanno sacrificato la vita per questa terra, lo faremo nelle scuole, nelle università, sui muri. Non ci fermeremo». È bene ricordare che solo una decina di giorni fa era stata una scritta su un muro sempre di Addio Pizzo ad essere "censurata".
Decisa condanna dell'episodio del sindaco Raffaele Stancanelli: «Suscita sentimenti di sdegno e riprovazione il vile gesto nei confronti della coraggiosa azione di denunzia dei ragazzi di Addiopizzo. Ora più che mai bisogna insistere e andare avanti e per quanto ci riguarda faremo la nostra parte in maniera come sempre sobria e concreta». «La politica deve regire» ha detto il segretario provinciale de La Destra, Ruggero Razza. «Sarebbe bello se fossero gli amministratori di Catania a dare un segnale forte chiedendo a assessori, consiglieri, rappresentanti delle società partecipate e consulenti di depositare nella segreteria generale di ciascun ente il proprio certificato del casellario giudiziario, quelli dei carichi pendenti e un'autocertificazione dalla quale emergano anche i coinvolgimento familiari in procedimenti penali per fatti di mafia».
«Ci turba il fatto che a distanza di pochi giorni due murales di Addiopizzo vengano imbrattati e deturpati». Il parlamentare nazionale del Partito Democratico, Giuseppe Berretta si dice convinto che «tanti catanesi onesti e coraggiosi che hanno fatto di Falcone un esempio di vita sapranno reagire e sono sicuro che i giovani di questa città, come quelli di Addiopizzo». Secondo l'on. Salvo Pogliese, vice presidente vicario PdL all'Ars «un gesto da vigliacchi e da illusi. Solo un povero illuso può credere che basti della vernice per cancellare dal cuore dei catanesi la figura di Giovanni Falcone e degli altri eroi antimafia. Esorto i ragazzi di Addiopizzo Catania ad andare avanti con i loro murales che servono a tramandare la memoria di testimonianze della legalità». «È necessario rinnovare un impegno quotidiano per la legalità, contro ogni fenomeno malavitoso e mafioso che tenta di infiltrarsi nella vita delle comunità» ribadisce la parlamentare regionale del Pd Concetta Raia, componente della commissione Antimafia.
Dura condanna da parte del presidente della Provincia di Catania, Giuseppe Castiglione. «Deturpare un simbolo antimafia è un gesto di decadimento morale; quella morale che invece dobbiamo tenere sempre alta, così come la nostra testa, proprio per persone come Falcone, Borsellino». I militanti di Giovane Italia Catania sottolineano «l'atto vile compiuto è uno sfregio all'intera città e al progetto di Addiopizzo Catania che dimostra come il parlare di mafia nella nostra città dà sempre fastidio. Ma non sarà questo stupido atto a fermare la nostra voglia di cambiare e seminare per un futuro migliore». Per il deputato del PdL Nino D'Asero «azioni di questo tipo devono servire da stimolo a non abbassare mai la guardia. Gesti sconsiderati non possono intaccare il grande lavoro culturale, istituzionale e sociale contro la criminalità».

 

IN DIFESA DEL LUNGOMARE DI CATANIA

 

 

In difesa del Lungomare di Catania – Il nuovo appello di 27 associazioni catanesi contro l’attuale progetto “Viabilità di scorrimento Europa-Rotolo” + Rassegna STAMPA
– 9 febbraio 2012Posted in: Lettere, Video

In difesa del nostro Lungomare

NOTIZIA DELL’ULTIM’ORA: Il TAR di Catania con sentenza depositata ieri (12 aprile) HA ANNULLATO il provvedimento n. 05/38 del 19 gennaio 2012 posto in essere dal commissario ad acta nominato dal TAR relativamente al progetto “Viabilità di scorrimento Europa-Rotolo”, in parziale accoglimento del ricorso presentato dal Comune di Catania.
Questo significa: 1 a 0 e palla al centro. Per il momento niente “centro commerciale sul Lungomare”, ma la partita è ancora tutta da giocare. Noi continueremo a mantenere viva l’attenzione, voi PASSATEPAROLA!

Il 31 luglio 2009 tredici associazioni catanesi, numerosissimi cittadini, professionisti, tecnici e docenti universitari avevano rivolto un appello agli organi di informazione, alla cittadinanza ed alle istituzioni affinché non venisse realizzato il progetto denominato “Viabilità di scorrimento Europa-Rotolo” nei termini descritti in un’inchiesta pubblicata nei giorni precedenti sul “Quotidiano di Sicilia” a firma di Antonio Condorelli: «400 mila metri cubi di sbancamento a 10 metri sul livello del mare, 56 mila metri quadri di centro commerciale e 48 mila mq di parcheggi a pagamento spalmati tra una strada che doveva essere una via di fuga antisismica e un pezzo di costa lungo 1200 metri, in concessione per 38 anni ad un gruppo imprenditoriale».

Dopo avere esaminato approfonditamente il progetto, seguì l’8 febbraio 2010 una seconda lettera nella quale altrettante associazioni argomentarono le loro forti perplessità affermando che il progetto così come ideato, originariamente quale viabilità di scorrimento per motivi di protezione civile, alla quale venne associata una vasta area commerciale al fine di poterlo realizzare in project financing, avrebbe comportato:

- il cambiamento di finalità della strada V.le De Gasperi, che da prevista viabilità di scorrimento, sarebbe diventata copertura di un Centro commerciale, perdendo quindi le sue finalità a servizio della sicurezza in caso di terremoto per diventare una strada di accesso o di avvicinamento al sottostante Centro commerciale ed ai vari parcheggi, alcuni interrati;
- l’aumento del traffico veicolare ed incremento della quantità complessiva di cittadini che in caso di pericolo abbandonerebbe l’area con conseguente riduzione del livello complessivo di sicurezza;
- l’annullamento dell’unicità del Borgo marinaro di San Giovanni Li Cuti, attualmente separato tramite il lungomare dalla città, con due soli ingressi, mentre col progetto sarebbe stato integrato al Centro commerciale essendovi una fusione completa fra il Centro ed il borgo;
- la modifica della visione prospettica del Borgo di San Giovanni Li Cuti dai punti di visuale del Lungomare (V.le Ruggero di Lauria);
- la trasformazione del Lungomare in percorso commerciale e in copertura trasparente dei negozi sottostanti con conseguente perdita della sua attuale funzione di percorso ambientale, di jogging, di relax;
- la polarizzazione delle attività commerciali verso il lungomare e le aree limitrofe a discapito delle attività commerciali poste lungo le strade interne della città come Corso Italia o Via Gabriele D’Annunzio;
- la disgregazione della scogliera lavica e delle relative grotte in corrispondenza di Piazza Tricolore a causa della realizzazione di un altro grande parcheggio interrato la cui costruzione per dimensioni e posizione avrebbe indebolito la coesione fra le varie colate nella fascia rimanente fra il parcheggio ed il mare;
- la mancanza di una pianificazione complessiva che possa contemperare ed integrare le diverse esigenze di quell’area della città col resto della pianificazione urbana.

Le forti perplessità ed i rilievi tecnici suesposti sembravano avere incontrato il consenso dell’Amministrazione comunale che, infatti, per bocca del Sindaco dichiarò:

«Qualunque progetto sia stato elaborato il mio pensiero, che ho sempre illustrato apertamente, è che non si possa procedere con un intervento demolitorio che non abbia alla fine effetti benefici per la città. Questa amministrazione sgombrerà il campo da dubbi e con chiarezza va detto che non sarà fatto nulla che possa deturpare il territorio, men che meno si può pensare che questa amministrazione voglia procedere a una cementificazione selvaggia del lungomare. Quindi dico a tutti, associazioni, consiglieri, cittadini comuni di stare tranquilli perché il Comune procederà con la massima cautela e attenzione» (La Sicilia, 3 agosto 2009);
e ancora: «Si tratta di un progetto di finanza già aggiudicato prima del mio insediamento. Per quanto mi riguarda non ho firmato la relativa convenzione. Sono contrario al restringimento della carreggiata del Lungomare e ai progetti invasivi, ma concordo con il completamento dell’asse viario di viale Alcide De Gasperi. Non permetteremo altri scempi» (La Sicilia, 21 giugno 2010).

A seguito però di un ricorso esperito dinanzi al TAR dalle società aggiudicatarie dei lavori per l’asserito comportamento inadempiente del Comune, il giudice amministrativo ha con sentenza del luglio 2011 nominato nella persona del Segretario del Comune di Messina il commissario ad acta deputato a sostituirsi al Comune inadempiente per il completamento della procedura relativa al progetto di finanza “Viabilità di scorrimento Europa-Rotolo”. Il commissario risulterebbe essere già insediato con provvedimento del novembre 2011.

L’inerzia delle istituzioni comunali nel definire questa vicenda, seppur ereditata da amministrazioni del passato, ha comportato la soccombenza in un giudizio le cui non indifferenti spese graveranno sulle tasche dei contribuenti catanesi. Ora l’auspicio è quello che, subito dopo avere ottemperato alla sentenza, l’Amministrazione provveda, con i poteri di cui gode, all’annullamento della gara.

Con la presente, pertanto, le scriventi ventisette associazioni chiedono al Sig. Sindaco di assumere senza indugio tutti i provvedimenti necessari perché venga posta fine all’ennesima operazione speculativa ai danni dell’ambiente, della cittadinanza, del bene comune.

CITTA’INSIEME – COMITATO PORTO DEL SOLE – FEDERCONSUMATORI

ITALIA NOSTRA – LEGAMBIENTE CATANIA – LIPU CATANIA – WWF CATANIA

ADDIOPIZZO CATANIA – CENTRO ASTALLI CATANIA – LA CITTA’ FELICE – CIVES PRO CIVITATE

DECONTAMINAZIONE SICILIA – ASSOCIAZIONE DOMENICANI PER GIUSTIZIA E PACE

ECOLOGISTI E RETI CIVICHE CATANIA – FORUM CATANESE ACQUA BENE COMUNE

GAPA (CENTRO DI AGGREGAZIONE POPOLARE SAN CRISTOFORO CATANIA) – I CORDAI

LABORATORIO DELLA POLITICA – COORDINAMENTO PROVINCIALE DI “LIBERA” CATANIA

NIKE – RIFIUTI ZERO CATANIA – ASS. ANTIMAFIE RITA ATRIA - AKKUARIA – ARTISTS&CREATIVES

51 PEGASI – 25 NOVEMBRE GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE – U CUNTU

RASSEGNA STAMPA:
Sabato 14 aprile 2012
- Lungomare: stop al centro commerciale. Il Tar: «il commissario decida entro maggio» (CTzen)
- Nuovo lungomare: il Tar dà ragione al Comune. Accolto il ricorso contro il progetto dei privati (La Sicilia)
- Piazza Europa-Via del Rotolo: il Tar accoglie il ricorso del Comune (Siciliamediaweb)
Venerdì 13 aprile 2012
- Viabilità di scorrimento Europa-Rotolo: Tar accoglie ricorso (CataniaToday)
Domenica 19 febbraio 2012
- Viabilità Europa-Rotolo: Intervista a Mirko Viola, coordinatore dei Giovani di CittàInsieme (60Pezzi.it)
Lunedì 13 febbraio 2012
- “Evitiamo la cementificazione di Ognina” (TGR Sicilia, Rai 3)
Domenica 12 febbraio 2012
- Dopo il ricorso del Comune, arriva la sospensiva del TAR (La Sicilia)
Sabato 11 febbraio 2012
- Progetto Europa-Rotolo. Il Comune si oppone e presenta ricorso: “No alla cementificazione del lungomare” (La Sicilia)
- Stop al centro commerciale. Il Comune: “Il TAR ha sospeso il progetto. Da sempre il Sindaco si è detto contro quest’opera di cementificazione” (CTzen)
- Città “cementificata”. L’amministrazione conferma il suo “NO” (Siciliamediaweb)
- “Svolta ecologista” di Stancanelli: “no alla cementificazione del lungomare” (Iene Sicule)
- Torna il rischio cementificazione ma il Comune assicura il suo no (Quotidiano di Sicilia)
Venerdì 10 febbraio 2012
- In difesa del Lungomare di Catania, appello di 27 associazioni (Argo)
- Lungomare: 27 associazioni catanesi in difesa dell’ambiente (Cataniatoday)
- Anche AetnaNet sottoscrive l’appello (AetnaNet)

 

CONTINUA QUI.     

 

 

 

Si trasmette in allegato l'appello che numerosissime associazioni, cittadini, professionisti, tecnici e docenti universitari hanno scritto in difesa del "Lungomare di Catania", contro il progetto di realizzazione di un centro commerciale lungo 1,2 km a 10 metri sul livello del mare.

 

 

Catania, 31 luglio 2009

 

Le associazioni CittàInsieme, Centro sociale "De Felice Giuffrida", Comitato Civico Salute Ambiente di Adrano, CO.P.E., Decontaminazione Sicilia, Grilli dell'Etna, Italia Nostra, Legambiente Catania, LIPU, Rifiuti Zero Catania, Tapallara, Vivisimeto, WWF Catania e numerosissimi cittadini, professionisti, tecnici e docenti universitari esprimono profonda indignazione e sconcerto per le notizie pubblicate in questi giorni sui quotidiani e riguardanti lo scempio che si sta per compiere nei riguardi del lungomare di Catania.

Dietro la parola "waterfront", adoperata agli inizi degli anni 2000 dall'allora sindaco Scapagnini si nascondono "400 mila metri quadri di sbancamento a 10 metri sul livello del mare, 56 mila metri quadri di centro commerciale e 48 mila mq di parcheggi a pagamento spalmati tra una strada che doveva essere una via di fuga antisismica e un pezzo di costa lungo 1200 metri, in concessione per 38 anni ad un gruppo imprenditoriale ". Tutti questi elementi cancellano gli intenti primordiali del termine "waterfront" rimandanti, a detta dei suoi promotori, alla volontà di consegnare ai cittadini catanesi, ed ai pedoni in particolare, la fruibilità della costa del lungomare di Catania spostando la viabilità veicolare a monte.
Il progetto sembra essere già in avanzato stato di esecuzione. Ma i cittadini sono stati tenuti all'oscuro di tutto, la documentazione relativa al progetto è di difficilissima reperibilità ed il Consiglio Comunale non è mai stato convocato per discuterne.
Alla luce di ciò, i firmatari della presente esprimono un deciso no al progetto così come riportato sugli organi di stampa; chiedono a gran voce che il Sindaco e l'Assessore all'Urbanistica si rendano disponibili il prima possibile ad un dibattito pubblico con i cittadini in modo da fornire tutte le spiegazioni che quest'ultimi riterranno opportuno richiedere; esortano le associazioni ed i cittadini catanesi - in particolar modo i residenti del quartiere Ognina Picanello - ad unirsi al nostro grido di indignazione affinché il silenzio delle istituzioni di questa città non continui ad incombere anche su questa vicenda e possa essere scongiurato l'ennesimo scempio della città che allontanerebbe a colpi di cemento i catanesi dal mare.

 

 

CittàInsieme - Centro sociale "De Felice Giuffrida" - Comitato Civico Salute Ambiente di Adrano - CO.P.E. - Decontaminazione Sicilia - Grilli dell'Etna - Italia Nostra - Legambiente Catania - LIPU - Rifiuti Zero Catania - Tapallara - Vivisimeto - WWF Catania

 

 

IL WATERFRONT DI CATANIA  
 
La riqualificazione dell’area costiera tra piazza Europa e Borgo Ognina, e più in generale del litorale di Catania, sta procedendo attraverso la rivitalizzazione di ampie parti di territorio degradato per mezzo della realizzazione e implementazione di progetti di risanamento che definiscano e recuperino oggetti immobiliari capaci di produrre funzioni abitative, commerciali, produttive e turistiche.  
Lo studio del Piano su cui si baseranno i numerosi interventi che sfrutteranno le potenzialità dell’area litoranea è stato affidato al gruppo Mbm Arquitectes di Barcellona fondato da Martorell, Bohigas e Mackay, progettisti del waterfront di Barcellona e del Villaggio olimpico nel 1992, e completato nel 2004.  
L’obiettivo è creare un collegamento urbano tra il porto e la città, oggi ancora inesistente, in un arco temporale di circa dieci anni, all’interno del quale, si ipotizza, molte delle opere verranno realizzate in project financing.  
La virtualità attrattiva della città per il turismo e la potenzialità delle risorse della sua fascia costiera sono notorie ma non utilizzate.  
L'intervento dovrebbe collegare il porto Vecchio al porto di Ognina tramite un percorso lungomare senza soluzione di continuità con caratteristiche di fruibilità e possibilità di attraversamento che permettano il godimento da parte degli abitanti della linea di costa e la vista privilegiata dello scenario.  
In questo modo da un lato verrebbe ristabilito un rapporto diretto con il mare, risorsa fino ad oggi poco utilizzata, dall’altro si amplierebbero i confini del centro storico, si riqualificherebbero i quartieri che sul porto affacciano, si creerebbero centri di diffusione della modificazione del tessuto edilizio.  
Per eliminare gli elementi di interruzione saranno necessari gli interramenti della linea  
ferroviaria, delle officine e dei capannoni.  
Il modo è collegare la piazza del porto alla stazione tramite un viale e un parco, dando un carattere urbano e di ordine che oggi non esiste.  

 
 
 
 
 
 

 


'Ciò che la Gabanelli non capisce, ne capirà mai...'
11 aprile 2009  Giorgione (riporta Nello Pica da 'Zermo Posta')

 

Catania sembra l'unico posto al mondo in cui l'arte dello sghignazzo non infastidisce il potere. "Me la sono goduta tutta" scrive nel suo blog Tony Zermo, e pubblica lo scanzonato sfottò di Nello Pica. E' da una vita che i catanesi la mettono sul ridersi addosso. Ridiamoci addosso che ci passa. Che ne pensate?
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Da: http://www.lasicilia.it/index.php?id=19891&template=zermoposta

No niente, fuoco di paglia, anzi neppure quello. Catania ha già superato lo shock di Report, non oggi ma il lunedi stesso aveva dimenticato, o meglio, dovendo scegliere tra i cani incazzusi di Piazza Europa, la lampada di Scapagnini, l'Inter in posticipo o l'ennesima prodezza balistica di Mascara (ma che cognome è?!?) il liotro medio si è giocato questi ultimi due, preferendo alla fine, per ovvi motivi di tifo (non quello che verrà alla ragazza mozzicata dal canuzzo all'ultimamente, quello calcistico) il vantaggio temporaneo del folletto rossazzurro. Io però che mi guardo Amici, Bruno Vespa e Uomini&Donne, Sos Patata per puro masochismo, opterei per le cambiali, come mi disse un cliente (fantastico) tanti anni fa e quindi voto per la lampada di Scapagnini.

Report però me lo ricordo parola per parola e come si dice "mi ammazzo dalle risate", chissà forse perchè è l'unica reazione sensata che riesco ad avere, di insensate, istintive me ne sono venute, ma in quel caso si tratterebbe di decidere per una pensione completa di medio-lungo periodo a spese dello Stato, arance escluse. Non fa per me, tra dire ed il fare c'è di mezzo lo Stretto di Messina dove si sa, ci sono un sacco di correnti e capace che col culo che mi ritrovo, preso di acidità lascio correre un massacane alla finestra del Comune in segno di protesta, prendo il muro di sgalleggio, il sasso mi torna in piena fronte e finisco al Garibaldi vecchio (voglio essere portato li, anche se mi spacco una gamba in Valtellina "puttatimi o garibaddi!"), se mi va bene, oppure sul cofano della mia macchina, che poi non è mia ma di mia moglie e allora.. Opterei per il Garibaldi (vecchio). Perle, vere e proprie perle si sono viste e sentite per più di un'ora su Rai Tre come quella della Farmacista. Volto oscurato, capelli vaporosi e mani ingioiellate appartenenti alla Catania bene, che indicata da Scapagnini quale ideatrice del cocktail Highlander alla semplice domanda “scusi è suo il preparato magico di Berlusconi?” questa rispondeva, la dottoressa, quella elegante della Catania bene che nei fine settimana gioca a Bridge, va alla prima al Bellini e non si perde un salotto: “ie picchì, allei chi ci interessa?”. Catania bene, anzi "LA" Catania bene.

Umby, l'ex Sindaco di Catania non di Montepirocchio racconta: Berluscone arriva a Catania con la nave e un raggio di sole illumina la sua discesa al porto tutti sbandieravano e Lui, il mitico Scapagnini pure ma con tale e tanta enfasi da perdere la bandiera di forzitalia e quindi senza accorgersene scotolando la sola asta, da lontano sarebbe potuto sembrare Orlando alla riscossa contro i saraceni, “turlindana” alla mano, invece era solo un uomo di mezza età dal ghigno tutt'altro che rassicurante. Penso a questo episodio raccontato da Champagne e lo associo ad un avvenimento simile dall'epilogo amaro. All'epoca della storica promozione in serie A, era il 1983 mia mamma mi aveva cucito con una Singer a pedale la bandiera rossazzurra, "5000 mila lire per una bandiera? Jettasagnu!". Tornata vincitrice al Cibali dopo lo spareggio contro la Cremonese tutti noi aspettavamo la squadra, chi sbandierava, applaudiva, fischiava, pippo pinnacchio faceva le pernacchie per mille lire, Turi Cafudda anche lui per celebrare l'evento si era appena esibito, sotto la curva sud nella cagata più grossa degli ultimi 6 anni, con tanto di applauso di un piccolo capannello di curiosi. Pippo Titillo, campione europeo di autoerotismo per l'occasione si presentò con un personale di 12 performances in una mattinata (ci abbiamo creduto sulla parola), Bicchierai esultante per l'ennesima vittoria della Paoletti alzava due per volta i giocatori, cristianazzi alti 2 metri per 100kg, lui alto 1,50 ma largo 1,70 con ogni mano pesante circa 15kg. Normale amministrazione nella Catania dei primi ottanta. Le raccontavo di me felice come Scapagnini, agitavo la mia bandiera che, haimè, ogni uno col proprio mestiere, non era fissata sull'asta e quando Mastalli, il genietto è entrato in campo è volata in piazza Spedini dove il trisavolo del cane che ha addentato la ragazza in piazza Europa la settimana scorsa, l'aspettava su due zampe per farla a brandelli, "spacch'i'cani l'hannu ppi vi ziu".

Anche all'epoca c'erano i randagi ma senza Internet ne la Gabanelli lo sapevamo in pochi. Io, Scapagnini ed il Catania o Catania dunque abbiamo avuto lo stesso strano destino. Nel 1983 agitavo la sola asta per salutare una squadra che solo 6 mesi dopo sarebbe divenuta lo zimbello dell'Italia calcistica, con gli interisti/juventini/milanisti catanesi che dopo qualche settimana di tifo locale sono tornati ad essere interisti/juventini/milanisti e quindi tifavano per Rumenigge, Falcao, Rossi e contro Predinho e Luvanor. Sa che Zico fino al mese scorso credeva che l'Udinese giocasse due volte in casa ad Udine e a Catania? Lino Banfi su Catania ci ha fatto Bar Sport, "cap'dicaz Parola!" insomma cose da ricordare. Qualche lustro dopo quindi mi sono ritrovato uno Scapagnini che come me scotolava la sola l'asta ed il cerchio miseramente si chiude...

Ora, tra me e Scapagnini qualcuno porta sfiga, è sicuro. Considerando però la mia totale ininfluenza sul destino della città (se non per qualche spazzatura buttata nel cassonetto alle 08.30 del mattino invece delle 20.30 regolamentari) direi che è giusta la seconda che ho detto, in più Umby (esempio) essendo come il piritoliscio, quello che una volta liberato si attacca alla scia seguendoti in auto, in ufficio in banca, poichè nessuno lo ha spezzato con una giravolta o andando a zigzag, oggi ci ritroviamo Stancanelli che ad occhio e croce non ha ancora capito di quale città è diventato Signò Sindaco, l'ha sulla punta della lingua ma non se la ricorda. E' un problema di flusso, sarebbe bastata una giravolta ma anche camminare per qualche metro a zig zag, una fesseria.

Tornando a La Sicilia, anzi “al giornale” come amate chiamarlo voi, vorrei tranquillizzarla Tonyzermo tutt'apposto non è successo niente, non la portiamo neppure a cafè perchè non c'è stata offesa per nessuno, continuerò a comprarlo, da buon catanese non posso fare a meno di articoli e rubriche di indubbia utilità, i famosi "cù mossi?", le signore in coro "piii mischìno!", gli annunci immobiliari e la cronaca nera con i suoi coraggiosi report... Pardon, pezzi di indubbio valore letterale con neologismi ed espressioni degne dell'accademia della Crusca, facciamo simenza/passatempo, tipo: "verso le 19.30 c'è stata una rapina" nei quali il giornalista di turno mostrando coraggio non esita a citare nomi, cognomi e foto di pericolosi malavitosi acciuffati da intrepidi falchi (il terrore di noi ragazzi degli anni 80, prima ti davano una jaggnata eppoi chiedevano il documento, tu non avevi fatto un cazzo ma accunto ti avevano stampato cinque dita sulla faccia. E se tornato a casa la raccontavi a tuo padre, lui ti dava anche il resto) dopo un inseguimento che, a Catania è sempre e comunque rocambolesco, rei, di avere posto in essere per l'ennesima volta quell'odiosa pratica criminale che è la vera emergenza sociale, ciò che scredita la nostra città agli occhi del mondo intero rendendoci insicuri e scantati: lo scippo ai danni della vecchina, il fermo al turista tedesco stordito al quale puoi dire cento volte di non camminare alla pescheria con la macchina fotografica al collo, ma quello tedesco è, il palpeggiamento della studentessa paesana sul 726 a Piazza Stesicoro oppure il furto di autoradio ad opera dell'esperto di Acicatena (Acicatena capitale mondiale dell'autoradio, che cazzo se ne faranno poi ad Acicatena di tutte quelle radio che a stento si prende il primo canale, non si sa.) In questi casi La Sicilia non perdona ne fa sconti a nessuno. Li definisce ladruncoli, coprendoli di ridicolo, spesso ironizza sulle loro gesta maldestre tipo quello che si era portato a casa il bancomat con la motopala ma non avendo staccato la telecamera si era tirato dietro anche due pattuglie della Polizia. Un giornale cattivo, alcuni non meritano trattamenti migliori. Alcuni.

Ciò che la Gabanelli non capisce, ne capirà mai non essendo catanese (per questo ci da addosso è mmiriusa, come tutti gli altri italiani del resto, mmiriusi e cunnuti) è che il Suo giornale è anche un irrinunciabile “must” estivo, la domenica mattina dopo avere lasciato in cabina la cronaca nazionale (magari gli butto l'occhio dopo pranzo quando mi cala la catena) che secondo me leggono in tre e Domenico Tempio nel loculo con l'aria condizionata affittato a 200 euro a posto letto con due studenti fuoricorso di Vizzini, Tutankhamon e Moctezuma II e da dove ogni tanto tira fuori la mano per scrivere quattro cose a caso o correggere le bozze dei giovani reporter, pardon giornalisti, dicevo, mi prendo la Sicilia di Catania, sigaretta d'ordinanza e sotto l'ombrellone mentre squaro la giornata inizia davvero. "Accunto, vediamo a chi hanno attaccato oggi", poi nella cronaca cittadina, tra uno scippo, un pensionato dato per disperso nei pressi di una buca in via Leucatia, i titoli del Supercinema e la ricetta della domenica unitamente all'imperdibile Riunione pomeridiana del Lions/Rotary/Clebdellastampa (per 15mila euro in contanti, di certa gente non mi fido, potrei presenziarne una, massimo due) sbillico per vedere se trovo la vera ed unica ragione del mio investimento di 1 euro o 20 euro di benzina alla SP: gli articoli sulla “movidacatanese” tutto unito, di Eva Spampinato. Io questa donna pur non avendola mai vista la ammiro Ma si perchè non è da tutti disattivare miliardi di neuroni per usarne uno solo e scrivere puntualmente anche bisettimanalmente articoli sul nulla, in altre parole le serate catanesi ed i suoi protagonisti, con una verve poi che guardi, è come se alla festa dei soliti quattro ex ex ex ragazzi che non si arrizzettano e sono sempre gli stessi nomi da una vita anzi due, come se li conoscessi uno per uno e invece non ne conosco manco mezzo ma campo vergognosamente lo stesso. Per carità niente in contrario, certo una rubrica simile te l'aspetti dal Corriere di Buccheri non dal Suo giornale che bene o male viene distribuito in Sicillia a 5 milioni di potenziali lettori e non a Lisca Bianca.

Nell'editoriale di Domenico Tempio del 17 marzo, martedi col fuso orario di Tebe, sotto al titolone a quattro colonne “I cani in fuga continuano a fare paura” in qanto a titoloni non siete secondi a nessuno, si accusava di Report di avere politicizzato l'inchiesta danneggiando volutamente "il giornale". Ha presente Liverani del... Di quel posto appena dopo Bagheria (non riesco a scriverlo)? Ai microfoni di Sky Sport, prima delle quattro scoppole prese dal Catania ha dichiarato: “soffriamo contro le piccole” forse il pur bravo calciatore non sa di giocare per il appena-dopo-Bagheria e non per il Real Madrid cosi come forse, e dico forse, Domenico Tempio non ha capito dopo tanti anni che La Sicilia non è il Washington Post, però ad onor del vero con le sue pagine il “mauro” si incarta a meraviglia perdendo tra l'altro il tipico sapore di gasolio di Ognina e forse Sigfrido Rannucci proprio alla pescheria ha scoperto l'esistenza del Suo quotidiano (mi ci faceva riflettere un mio amico più "liscio" di me), o magari passando nei pressi di uno dei tanti cantieri aperti in città dove per ovvi motivi climatico-folkoristici chi ci lavora non usa l'elmetto giallo ma la barchetta di giornale dove svetta la solita pubblicità dell'ennesimo orologio in vendita presso una famosa gioielleria. A tal uopo mi permetta una storiella. Incuriosito dalla puntuale pubblicità a tutta pagina di questo bell'orologio, le cose giuste, io che ne capisco poco o niente ho pensato tra me e me “ppi talia cchebbello, cu sapi quantu costa, macari picca (la Sicilia non è Capital, non siamo a Montecarlo ma a Montepalma) visto che nell'altra pagina ci sono i tappeti Toluian scontati del 98%”, cosi mi prendo mezz'ora e vado ad informarmi:” Minchia Tonyzermo, non l'avessi mai fatto, 22mila euro!”,”A chi siti mpreni?!?”. Da prima, istintivamente, mi sono sentito uno straccione dopo riflettendoci con calma ho fatto qualche considerazione su alcuni dei miei concittadini.

Evidentemente c'è gente che si accontenta di stare immersa, al buio nella munnizza di una città dove praticamente non funziona niente ma all'orologione non rinuncia e di conseguenza se lo può permettere, forse...Si perchè, detto tra noi, volendo aprire questa chianca, glielo dico con cognizione di causa in molti per esempio esibiscono l'esenzione ISE quando si tratta di partorire o farsi visitare, ma certe gioiellerie/negozi di abbigliamento (dove, ora si sono presi il vizio, se ti vuoi comprare un paio di scarpe invernali a marzo che le tue sono incerte, prima cercano di venderti un paio di infradito da 180 euro poi quando capiscono senza offesa passano al cliente successivo) sono sempre pieni, specialmente il sabato pomeriggio e guardi Zermo non è affatto folla e mala vendita ma l'effetto quella tanta voglia di MilanoNewYorkLondra tipica di una certa Catania, piccola ma rumorosa (si crede rappresentativa di una città, ma non lo è, non lo è mai stata) che purtroppo non capisce che qui il livello è quello di Mazzarone, anche se laggiù producono l'uva migliore del mondo, ogni chicco è un orgasmo citrigno, qui invece è solo fumo, e neppure di quello buono... Chiusa la chianca. Ripenso a chi faceva la fila per comprare, scontati del 40% maglioncini a 300,00 euro al pezzo e sono d'accordo con Lei o Tutankhamon ora non me lo ricordo, dovremmo essere noi cittadini per primi a migliorare ne gioverebbe la comunità, sacrosante parole, inutile lamentarsi del Sindaco se poi parcheggiamo male o sgamiamo la fila. Ridicolo è presentarsi alla SERIT di Via Calipso col "vucchiareddo" pregando il direttore di non pignorarti la casa per un Sostare grattato male se 8 minuti prima ti hanno visto papariato davanti al Bar Epoca al cellulare sul rengerover. Paesani di città.
Ma io ho deciso di cambiare ce lo giuro, non produco più spazzatura me la conzo con un po di olio buono e cala che è un piacere, ho perfino chiamato la finanziaria dicendo che non si disturbassero più a mandarmi altre lettere di sollecito, di percorrere 170 volte al giorno i 30 metri del controviale tra Bar Italia e Caffè Europa con la BMW X6, macari mi siddiai, queste cose le lascio ai ragazzi e agli ex ex ex tali... Ma non è tutto Caro Zermo, siccome non voglio rinunciare al mio diritto di cittadino, voto, si ma per il rinnovo del consiglio comunale di Aosta, col piacere, almeno li le cose funzionano e se voto me ne accorgo il giorno dopo. Ma noi siamo gente di mare, che ne capiscono questi polentoni mezzi francesi, mezzi piemontesi, puppi e pacchiotti, noi abbiamo il mare, la montagna si può contemporaneamente sciare e nuotare, Taormina, il terzo aeroporto italiano, la Via Etnea, SantAita e le stigghiole in Via Plebiscito, "i" Catania in serie A, la granita con panna sottessopra.

E chennesanno quelli di Report, a Roooma si devono lamentare!
A Roooma devono chiedere conto e ragione!
Quelli di Rooooma ci hanno rovinato, loooro!
Noi non solo siamo in mezzo ai vai, anche a questi ci dobbiamo sentire che poi non diamo fastidio a nessuno e ciononostante, automaticamente ce l'hanno sempre con noi, ccù stà Catania sempre na ucca.... Sti cunnuti ie sbirri.
Distinti saluti da una città senza speranza.
Nello Pica

 

 

 

 

QUANDO PIOVE A CATANIA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Sulla puntata di Report dedicata a Catania, Enzo Bianco scrive al Dito. «Un pugno allo stomaco, ma che lascia amarezza. I filoni dell'inchiesta di Report li abbiamo denunciati da anni, dando il via alle indagini della magistratura. Un'inchiesta che racconta le nostre denunce, eppure siamo stati "condannati" giornalisticamente assieme ai responsabili dello sfascio di Catania»

Caro Direttore,
le chiedo ospitalità per esprimere i sentimenti contrastanti che provo in questo momento. Come tutti, a Catania, ieri sera ho visto la puntata di Report sulla città, annunciata con grande evidenza nei giorni precedenti. L’ho vista assieme ad altri cittadini, per provare a trasformare in energia positiva la rabbia che avremmo provato nell’assistere al documento dello sfascio di Catania.

Un’inchiesta molto dura, forte, efficace, un vero pugno nello stomaco, condotta con professionalità, anche se con qualche presa di posizione di parte. Catania è stata rivoltata come un calzino, mostrata senza veli a tutti i catanesi, anche a chi, senza alcuna responsabilità, ha trovato talvolta più comodo guardare da altre parti. E anche a noi, che - persi tra mille emergenze – forse non siamo andati sempre a fondo in tutte le situazioni denunciate.

Una constatazione, però, è da fare. Non è stato fatto cenno alcuno all’Altra Catania. E non penso solo alla Catania di dieci anni fa, che era diventata punto di riferimento tra le città ben amministrate, pur rimanendo moltissime le cose da fare e le emergenze da superare. Penso alla città dei ricercatori universitari più brillanti, a quella delle imprese all’avanguardia nel settore tecnologico nonostante la crisi che attanaglia tutti; ai tanti, privati e associazioni, che continuano a fare cultura. Al volontariato, a chi rispetta le regole, a chi non si è rassegnato. Quest’altra Catania è stata cancellata nel servizio di Report. Come se i catanesi siano condannati geneticamente ad essere sempre male amministrati, qualche sia il colore politico di chi li governa. Non è così!

Infine, caro Direttore, provo anche un sentimento personale di profonda amarezza. Perché l’inchiesta – con qualche caduta di stile come nelle modalità dell’intervista al cavaliere Maina - si è sviluppata su cinque filoni, tutti sfociati in indagini giudiziarie. Che, guarda caso, hanno tratto spunto dalle mie, dalle nostre denunce. Primo, le infiltrazioni mafiose nella festa di Sant’Agata: le denunciai pubblicamente il 12 agosto del 2005. Parte della città e i miei avversari politici dissero: “Bianco attacca Sant’Agata”. Al contrario, io volevo difendere la festa da condizionamenti inaccettabili. E la successiva inchiesta della magistratura confermò tutte le mie preoccupazioni. Secondo, il dissesto finanziario del Comune: è noto a tutti che lo denunciammo per la prima volta nel 2003, e nel 2005 in Consiglio comunale feci le cifre dello sfascio dei conti di Palazzo degli Elefanti. Anche qui seguì l’inchiesta della magistratura. Tre, i parcheggi: l’inchiesta giudiziaria è partita proprio dall’articolo pubblicato sul Dito in seguito a un mio intervento in Consiglio comunale. Quattro, il voto di scambio e il processo per i contributi cenere che ha visto la condanna di Scapagnini: è nato dalle nostre denunce, tutti sanno che mi sono costituito parte civile e che ho perso quelle elezioni per l’uso spregiudicato di fondi pubblici e di clientele. Io ho perso le elezioni per questo! Cinque, in ultimo la vicenda del sequestro dell’ex Mulino Santa Lucia: anche qui fu il capogruppo del mio partito in Consiglio ad avere sollevato la questione.

In più, non è stato detto che chi ha accompagnato i giornalisti di Report a Librino, è un consigliere di quartiere della lista con Bianco per Catania. Qualcuno mi dice che s’è voluta rispettare una superficiale par condicio, vista la spietata disamina dei guai combinati dal centrodestra, in questi anni. Una sciagurata tesi, confermata dal finale. In chiusura della puntata, infatti, con un frase, come una sentenza, vengo condannato per “non avere commesso i fatti, anzi per averli denunciati!”.

www.ildito.it

 

I VICERE’  

 

RAI TRE - Report - 15 marzo 2009
di Sigfrido Ranucci

 

Il professore Umberto Scapagnini, medico di fiducia di Silvio Berlusconi ha amministrato Catania per otto lunghi anni, dal 2000 al 2008. Avrebbe voluto somministrare l’elisir di lunga vita anche alla città oltre che al premier. Non gli è riuscito: ha lasciato un buco di bilancio di oltre 360 milioni di euro e un indebitamento complessivo di circa un miliardo di euro. Lo scorso inverno a causa delle casse vuote, Catania è rimasta al buio. L’ha temporaneamente salvata un decreto del Governo che ha destinato i 140 milioni che il Cipe aveva concesso per la realizzazione di alcune opere urgenti, alla copertura dei disavanzi di bilancio degli anni passati evitando così all’amministrazione siciliana la dichiarazione di dissesto finanziario. Il comune non aveva pagato le bollette all’Enel: il segno più evidente di una città sull’orlo del fallimento. Duecento aziende fornitrici non sono state pagate, gli automezzi del trasporto urbano hanno viaggiato con l’assicurazione scaduta e a singhiozzo perché non avevano i soldi per pagare il gasolio, i servizi sociali non erano più in grado di fornire assistenza, ancora oggi uffici giudiziari, scuole, commissariati rischiano lo sfratto perché il comune da mesi non paga l’affitto. Come si è arrivati a questo? Come sono stati spesi i soldi che hanno provocato il buco? Con una gestione fatta di opere inutili e abbandonate, con milioni di euro spesi per i piccoli appalti alcuni dei quali finiti in mano ai clan, oppure per consulenze e progetti mai realizzati, o con una gestione dei 4 mila dipendenti comunali che ha trasformato l’amministrazione siciliana in un gigantesco pachiderma che costa 400 mila euro al giorno. Umberto Scapagnini è stato poi nominato commissario straordinario per il traffico e per l’emergenza sismica: ma ha lasciato l’ ufficio con poche opere realizzate, molti debiti causati dall’appetito dei soliti imprenditori. Soldi spesi sempre alla ricerca del consenso elettorale. Tutto in una città dove l’informazione è in regime di monopolio e ha un nome ben preciso: Mario Ciancio editore e direttore de “La Sicilia”. La salverà la patrona Sant’Agata?

140 milioni, effetto Report - Atti sequestrati al Comune
di La Red

ULTIM'ORA / Stamattina la polizia giudiziaria ha sequestrato documenti negli uffici comunali. Si tratterebbe di atti relativi alla lista delle infrastrutture inviata al Cipe per accedere ai fondi Fas, che poi il governo, con decreto, ha permesso di utilizzare per ripianare il bilancio del Comune
Effetto Report direbbe qualcuno. Stamattina i sostituti Alessandro La Rosa e Barbara Laudani hanno guidato la polizia giudiziaria nel sequestro di atti relativi alla lista delle infrastrutture consegnata dal Comune al Cipe per accedere ai fondi Fas. In seguito alla delibera positiva del Cipe, per un ammontare di 140 milioni di euro di finanziamento, il governo emanò un decreto legge che permette di utilizzare i fondi per le aree sottoutilizzate (fas) non più per finanziare infrastruttre, ma per ripianare i bilanci 2003, 2004 e 2006. Insomma, così s'è evitato il dissesto, ma dopo le pubbliche affermazioni del sindaco a Report (ma in realtà Stancanelli aveva già "confessato il reato" in occasione dell'incontro a Città Insieme qualche mese fa) la Procura ha voluto approfondire la faccenda. La notizia dell'inchiesta era stata data già ieri sera da Report, che era tornata su Catania, riproponendo l'ammissione del sindaco sul "giochetto" fatto con le risorse fas.

Stasera del sequestro s'è parlato anche in Consiglio Comunale. Il consigliere Rosario D'Agata ha chiesto se fosse vera la notizia e se si trattasse di atti relativi alla lista di infrastrutture fornita al Cipe. Il segretario generale del Comune ha confermato che il sequestro c'era stato, in mattinata, ma su documenti prelevati dalla magistratura non ha dato indicazioni.

 

Nel grande calderone televisivo la mia Catania cotta e mangiata
di Enzo Bianco*

"L'inchiesta di Report ha scosso la città, ha messo una dietro l'altra molte realtà molte "storture" che io in prima persona e il mio partito abbiamo denunciato da tempo. Ma non compare mai come contraltare quell'ampia parte di Catania che è sana, creativa, propositiva, con punte di eccellenza". Ecco la lettera di Enzo Bianco a "La Sicilia"
Dieci giorni fa, Rai Tre ha trasmesso la puntata di Report su Catania. Un'inchiesta, annunciata con un accurato battage, che ha scosso profondamente la città. Dura, forte, un pugno nello stomaco, ha messo una dietro l'altra molte realtà che i catanesi conoscono da tempo ma subiscono passivamente con una indifferenza ormai pericolosa. Molte di queste "storture" io in prima persona e il mio partito le abbiamo denunciate da tempo. E alle nostre denunce talvolta sono seguite anche inchieste giudiziarie.
Le infiltrazioni mafiose nella festa di Sant'Agata le denunciai pubblicamente il 16 agosto del 2005. Parte della città e i miei avversari politici dissero: "Bianco attacca Sant'Agata". Al contrario, io volevo difendere la festa da vecchi e nuovi condizionamenti inaccettabili. L'inchiesta della magistratura ha confermato le mie preoccupazioni. Il dissesto finanziario del Comune lo denunciammo per la prima volta nel 2003, e nel 2005 in Consiglio comunale feci le cifre dello sfascio dei conti di Palazzo degli Elefanti. Anche qui seguì l'inchiesta della magistratura. Il processo per il voto di scambio e i contributi cenere distribuiti a tre giorni dalle elezioni comunali, che ha visto la condanna di Scapagnini in primo grado, è nato dalle nostre denunce: tutti sanno che mi sono costituito parte civile in quel procedimento e che ho perso quelle elezioni per l'uso spregiudicato di fondi pubblici e di clientele.
In merito alla vicenda che ha portato al sequestro dell'ex Mulino Santa Lucia, fu il capogruppo del mio partito in Consiglio comunale a sollevare la questione. Così come abbiamo denunciato profili di illegittimità sui parcheggi in project financing, dubbi che sono stati sin qui confermati dalle successive vicende giudiziarie.

Report dunque ha confermato, tra l'altro, molte delle nostre preoccupazioni. C'è, però, un limite grave a questo tipo di inchiesta: non compare mai come contraltare quell'ampia parte di Catania che è sana, creativa, propositiva, con punte di eccellenza, presenza che avrebbe dato valore all'inchiesta stessa. Così come viene offerta allo spettatore solo la visione di una città sempre governata da gruppi di potere che fanno e disfanno; ciò che suona come una condanna senza appello, come se Catania fosse una città irredimibile e rassegnata e i catanesi condannati geneticamente a questo destino.
Rimossa del tutto, cancellata, la memoria di una città, che dieci anni fa era ben altro, una città che aveva guadagnato sul campo (sul terreno della buona amministrazione prima che della politica) la considerazione e il rispetto del Paese; ma soprattutto aveva risvegliato l'orgoglio dei cittadini. Ci si rende conto che questo rischia di fertilizzare il già ricco terreno di una visione del Sud tutto uguale e che non si può salvare?
So benissimo che non ci si può aspettare morbidezza nei toni e nella sostanza da un'inchiesta giornalistica e Report ha messo giustamente sulla brace temi scottanti e di primo piano, di cui occorre parlare, dibattere, su cui serve risvegliare coscienze e consapevolezza, compreso il tema dell'informazione, al di là di monopoli e accordi commerciali tra grandi gruppi editoriali (perché il futuro dell'informazione potrebbe anche essere su Internet). Temi però finiti in un grande e lurido calderone indistinto di fatti e comportamenti nell'arco di trent'anni, presentati in un'unità di tempo senza soluzione di continuità (e so perfettamente che tra coloro che hanno gioito per questo taglio della trasmissione non ci sono solo avversari ma anche presunti compagni di strada che certo non hanno lavorato per Catania in questi anni). Ma davvero nulla è cambiato?

Negli ultimi venti anni Catania ha vissuto stagioni assai diverse e negli anni Novanta, pur con tutti i problemi di fondo, non era certo la città disastrata che gli ultimi anni di governo del centrodestra ci hanno consegnato. Ma più in generale, si può ignorare chi ha fatto cosa, e quando, senza offrire i necessari riferimenti alla memoria - già virtù molto labile nei catanesi - dei telespettatori? Occorre dunque distinguere i piani, i momenti storici. Per esempio, di un immobile oggi abbandonato e vandalizzato - come il teatro di Librino o Palazzo Bernini - sarebbe utile sapere quando, perché e da chi è stato costruito, come doveva essere utilizzato, cosa è successo, chi ha amministrato gli anni in cui è finito nel degrado. Certo, i tempi della televisione spesso impongono la sintesi e la semplificazione e questo talvolta non giova alla completezza dell'informazione, che ne può uscire dimezzata. E una verità "visiva", parziale, diviene verità assoluta o, viceversa, menzogna faziosa tout court da tacciare come pretestuosa.
Infine, devo rilevare una punta di amarezza personale (è un eufemismo forzato il mio) per alcuni passaggi della trasmissione che hanno provato a tirarmi in ballo, senza che abbia ricevuto una richiesta di commento o di replica. Ma sono convinto che chi ha un ruolo pubblico debba sempre e comunque fornire ai cittadini spiegazioni, anche se è evidente l'intento di colpire la mia onorabilità (a cui tengo più di ogni altra cosa, io che non ho mai costruito apparati di potere o clientelari). Onorabilità che tutelerò come sempre in tutte le sedi. L'accenno al parcheggio Due Obelischi, realizzato sui terreni da generazioni di proprietà della famiglia di mia moglie e destinati ampiamente a opere pubbliche (e perciò penalizzati) già dal 1964, espropriati dall'amministrazione Scapagnini a prezzi di molto inferiori a quelli di mercato, è una vicenda vecchia e strumentale, su cui mia moglie ha già fatto ampiamente chiarezza anche sulle colonne di questo giornale. Ricordo che mia moglie si è opposta con un ricorso al Tar in cui lei stessa chiedeva l'annullamento dell'esproprio per illegittimità del provvedimento; non è mai stata pagata e aspetta pazientemente, come è sempre avvenuto, che il magistrato stabilisca il valore del danno subito. Al danno la beffa!

Sulle intercettazioni di cui ha parlato Report non credo ci sia nemmeno bisogno di precisare che ogni illazione è priva di qualsiasi fondamento. Questo lo sanno veramente tutti i catanesi: sanno che il mio impegno è stato sempre di scontro fermo e duro non solo contro la mafia, ma anche contro l'indifferenza o la semplice minimizzazione del fenomeno. Lo sanno questi signori chi ha abbattuto le costruzioni abusive a piazza Carlo Alberto e nell'Oasi del Simeto? Chi ha fatto costituire, sempre, il Comune parte civile nei processi contro mafia, usura ed estorsione? Suvvia...
Anche per questo, non ci sto a quel finale che mi accomuna ingiustamente a chi ha guidato la città negli ultimi otto anni, gli anni del disastro che ho combattuto con tutte le mie forze. La "mia" Catania non era quella odierna e i catanesi lo sanno.

Da "La Sicilia" del 26 marzo 2009

 

 

CATANIA — Volendo il tour nella Catania by night ha anche il suo fascino. Nell'aria c'e già odore di primavera e le luci spente di strade e piazze sembrano una trovata per turisti. Catania e una città al buio, non solo nei quartieri ghetto come Librino ma anche in centro. Da giorni none illuminata Piazza Roma e persino un tratto della mitica Via Etnea, buio pesto anche nelle stradine dei pub e della movida. In Corso Italia la luce e tornata solo venerdì dopo una settimana di tenebre ma a macchia di leopardo — confermano i vigili urbani — le luci sono ancora spente in tante zone del centro».
Il salotto buono di Catania vive in un'atmosfera surreale, in cui si aggira lo spettro di una nuova Taranto. I black-out sono infatti dovuti alla mancanza di soldi nelle casse municipali. Non c'e più un centesimo e nessuno, Enel compresa, e disposto a far credito.
Persino la Cassa Depositi e Prestiti nega nuovi mutui. Per evitare il peggio bisogna recuperare subito 83 milioni. Il 20 marzo e infatti il termine ultimo posto dalla Corte dei Conti perche vengano ri­pianati i buchi relativi ai bilanci 2003 e 2004. Oltre quella data sarà il dissesto finanziario.
Per porre fine ai black-out, proprio nella settimana in cui si festeggia la patrona Sant'Agata, a dovuto intervenire prefetto Giovanni Finazzo invitando “tutti al senso di responsabilità”. Alla fine la società (collegata all'Enel) che gestisce la pubblica amministrazione si è decisa a riattaccare la luce solo dopo l’impegno del Comune a pagare entro febbraio 4 dei 10 milioni di debiti accumulati. Ma sono tanti i black-out nella macchina comunale. Anche le Poste (credito di 8 milioni) si sono stancate e hanno bloccando il servizio notifiche. Fioccano gli sfratti per gli immobili affittati al Comune: una settimana fa e stato il turn dell'archivio della procura e prima era suc­cesso per l'ufficio notifiche. Da sei mesi senza stipendio i dipendenti delle cooperative socioassistenziali.
Alla porta del municipio un esercito di creditori mentre la ditta di accalappiacani (aspetta 2 milioni) minaccia di la­sciare liberi centinaia di cani randagi. Persino i poveri cristi rischiano di non avere una degna sepoltura: il falegname che fornisce le bare per gli indigenti deve incassare 250 mila euro. Secondo l'as­sessore al bilancio Gaetano Tafuri in totale il disavanzo è di circa 280 milioni. Per le opposizioni è ben più consistente ma il problema è: come ripianarlo? “Ce la faremo” assicura Scapagnini che, intanto, viene dato candidato al Senato “non prima però di aver risanato i conti”

Alfio Sciacca dal Corriere della Sera del 28/1/08

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Il filosofo Manlio Sgalambro

CATANIA — "Sanno tutti che io non amo la luce e che le tenebre sono connaturate al mio temperamento. Ma questo un buio diverso. E il buio di una città che ha toccato il suo punto pia basso".
Anche un cultore della penombra come il filosofo Manlio Sgalambro, autore tra l'altro de “La morte del sole”, è diso­rientato dal buio della sua Catania. “Non amo le città luna-park alle quali preferisco quelle scatapicchiate che danno il senso della rovina. Ma se per un momento mi sposto da me debbo dire che que­sto a veramente un momento misero per la città.
Colpa di chi? “Catania sembra aver dimenticato quanto era ricca di tante cose e soprattutto di voglia di fare. Oggi invece mi pare ricca di niente. E tutto spento: non solo le luci delle piazze ma so­prattutto sono spenti i catanesi, gente che non manda più alcuna luce. Le responsabilità sono sicuramente di un ceto politico trafficone che ricorda la peggiore Dc, ma anche dei Catanesi.

Corriere della Sera del 28/1/08

 

  

 

 

 

 

Tutto quello che avreste voluto sapere sull'affaire Piazza Europa (www.ildito.it) - Piazza Europa e lo scempio - Silenzio sul progetto tra ruspe e parcheggi (ildito.it)

Dopo piazza Sciascia, adesso le ruspe hanno colpito una delle piazze più amate dai cittadini: piazza Europa.

Gli alberi sono stati sradicati, senza alcun riguardo per le bellissime palme e il verde secolare, nonostante il grido di allarme degli ambientalisti. Al loro posto “catrame e cemento” come direbbe Celentano. Motivo? La costruzione dell’ormai famigerato parcheggio multipiano, con annesso centro commerciale.

Nei giorni scorsi, con le macchine appena in movimento, i consiglieri comunali della Margherita, hanno cercato di riportare il buon senso; hanno chiesto all’amministrazione Scapagnini di ragionare sulle conseguenze del progetto. Fino all’accorato appello di Enzo Bianco che, da sindaco, in quella piazza era riuscito a riportare all’antico splendore. Obiettivo: “verificare se fosse opportuno continuare ciò che era stato iniziato”.

Gli appelli, però, sono rimasti inascoltati, gli alberi non ci sono più e ai cittadini non è dato sapere cosa riserva il sindaco per quell’area.

Non è dato conoscere la copia del progetto esecutivo, e quello dell’atto di convenzione stipulato tra il comune di Catania e la ditta appaltatrice dei lavori.

Tutto segreto, insomma, tra i muri di Palazzo di Elefanti, un po’ come è avvenuto per la delibera sull’aumento dell’Ici, la cui esistenza fu negata dal sindaco nonostante fosse già stata approvata.

E mentre l’amministrazione comunale si trincera dietro silenzi e bisbigli, affermando che questi sono progetti realizzati grazie ai cosiddetti “poteri speciali” del sindaco, il mistero continua, alla faccia della trasparenza. Intanto, i “poteri” sono scaduti e l’ufficio non ha più un responsabile.

Sarebbe interessante capire il motivo di tanta fretta, nonostante la mobilitazione dei consiglieri comunali e dei cittadini. E nonostante il sindaco in persona, il 26 aprile, abbia assicurato in una seduta della commissione Urbanistica “che con estrema urgenza avrebbe relazionato al consiglio per offrire massima chiarezza sull’attività svolta attraverso i Poteri speciali”.

Cosa che, ad oggi, due mesi dopo, non si è mai verificata.

Ma vuoi mettere un parcheggio interrato per 397 autovetture, funzionante ventiquattr’ore su ventiquattro con una tariffa, diciamo così, “politically correct”? E che dire dei 600 ( seicento) parcheggi auto a raso, limitrofi a quelli interrati?
Chiudete gli occhi e immaginate il futuro parcheggio di piazza Europa. Tutti ne parlano ma pochi ne conoscono il volto. Il volto che verrà, naturalmente e che potrebbe rimanere uguale a se stesso per almeno quarant’anni, giusto la durata della concessione.
Questo volto ve lo anticipiamo noi.
L’operazione sarà elefantiaca, la prima del suo genere in città.
Sotto terra quasi 400 macchine, sopra e precisamente nelle vie Zoccolanti, piazza S. Maria della Guardia, viale Africa, via Cervignano, piazza Galatea, via vecchia Ognina, via Milazzo, via Messina, Corso Italia, via delle Acacie, piazzale delle Americhe, piazzale Oceania, via Correnti, via Leopardi, largo Sarajevo, via Monfalcone, via Pola, via Milano, via Livorno, via Condelli, via Asiago, via Teramo, largo Aquileia, via Trieste, piazza Ariosto, via Gradisca, via della Zagare e via Metastasio.
Che fine farà la gestione di Sostare in queste aree, beh, c’è da chiederselo.
La gestione dei parcheggi a raso sarà effettuata dal concessionario nelle sua piena autonomia, con il solo vincolo del rispetto della tariffa oraria.
I tempi di realizzazione?
Per il progetto definitivo, un tempo di 120 giorni dalla data di comunicazione di avvio della fase di progettazione definitiva, un tempo massimo di 80 giorni per la realizzazione del progetto esecutivo, 21 mesi per la realizzazione delle opere al netto di tutte le tempistiche per autorizzazioni e collaudi.
Il Comune si impegnerà a conferire al concessionario in uso o in diritto di superficie, gratuitamente e per tutta la durata della concessione, gli spazi da adibire a parcheggio.
Il concessionario si impegnerà anche a corrispondere gli onorari e le spese relative alle indennità previste per legge al responsabile unico del procedimento, nonché spese e oneri accessori.
Il concessionario provvederà alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere eseguite.
E veniamo ai nomi.
Sul verbale di consegna delle aree compaiono gli attori della vicenda. La ditta concessionaria – appunto il soggetto aggiudicatario della concessione che si dovrà occupare della progettazione definitiva ed esecutiva dell’opera, che la realizzerà e che si occuperà della gestione finanziaria e dello sfruttamento economico - con la quale il Comune ha firmato il contratto lo scorso giugno 2005 si chiama “Parcheggio Europa spa”, il progettista è invece Renato Grecuzzo e il responsabile unico del procedimento è Tuccio D’Urso. O meglio era Tuccio D’Urso, visto che l’oramai ex capo dell’Ufficio poteri speciali non è più al servizio dell’amministrazione comunale, né come capo, né come direttore generale.
Il “Parcheggio Europa spa” ha un consiglio di amministrazione presieduto dal cavaliere del lavoro Ennio Virlinzi.
Il verbale che porta la data del 24 marzo 2006, serve a ratificare l’autorizzazione a procedere alla ditta concessionaria all’impianto di cantiere.
Ma c’è un altro, interessante, ventaglio di sigle che compare nell’atto di convenzione per la progettazione esecutiva. Per esempio quello dell’associazione temporanea di imprese EVIRFIN, di cui fa parte la Repin srl via Duca degli abruzzi 180, la Fin.cos. srl di via Palazzotto 13 , la R.e.a. ingegneria 2000 consulting srl sede Padova via Emanuele Filiberto di Savoia 3, la Keynesia srl di via Cervignano 29 e la Cisa spa di via Odorico da Pordenone 50.
Nell’atto di convenzione il Comune si richiama al Programma triennale delle opere pubbliche, al Piano commissariale degli interventi, e in particolare al “Piano urbano parcheggi”.
I parcheggi di piazza Europa saranno realizzati grazie alla Merloni ter e al project finacing (la formula che prevede il finanziamento di un’opera pubblica da parte di privati che, a loro volta, si autosostengono grazie ai flussi di cassa generati da un’efficiente gestione).
Dimenticavamo.
Quanto pagheremo una volta arrivati dentro il parcheggio? Per il sotterraneo, un euro e 50 per la prima e la seconda ora, 1, 10 € per la terza e la quarta, 0,20 dalla quinta ora in poi. Di notte 1,40 € per la prima e la seconda ora, 0,20 dalla terza all’ottava, gratis dalla nona in poi.
Pagheremo anche nei festivi sia di giorno che di notte. Possibili abbonamenti con la formula 24 ore.
Per quelli a raso 2,10€ dalle 8,30 alle 13 (sola mattinata) idem per il pomeriggio. Costeranno 25 euro gli abbonamenti mensili.
Venghino singori, venghino.
La partita è appena iniziata.

 

PIAZZA BELLA PIAZZA


Catania: tornano i comitati d'affari?
di Antenore

Cinquecento milioni di euro per costruire a Catania 13 parcheggi scambiatori in periferia e 9 in centro, tre linee tranviarie urbane, due linee metropolitane, e per ristrutturare e abbellire le più importanti vie cittadine. Una spesa enorme che Umberto Scapagnini ha concentrato in buona parte nelle mani dei principali affaristi della Città: Mario Ciancio ed Ennio Virlinzi.
E dire che il sindaco aveva iniziato con interventi, diciamo, di semplice rifinitura: il restauro di una piazza, la ripavimentazione di Via Etnea, lo spurgo urgente dei tombini dalla sabbia vulcanica (per il quale - a suo dire - aveva persino subito un ingiusto procedimento da parte della Corte dei Conti). Cosette, insomma...
Adesso, legittimato dal secondo mandato e dalla rinnovata delega di Commissario Straordinario per il Traffico e la Sicurezza Sismica ricevuta dall'ex premier Berlusconi, ha utilizzato per i grossi affari la scorciatoia delle procedure straordinarie (è un Commissario straordinario, perbacco), che hanno tagliato fuori sistematicamente da ogni decisione il Consiglio comunale, l'Ufficio Tecnico e la Commissione per l'edilizia e l'urbanistica. Ogni cosa si è decisa all'interno dell'"Ufficio speciale Emergenza traffico e Sicurezza sismica", presieduto dall'ingegnere Tuccio D'Urso (quello, per capirci, che si è presentato con il caschetto giallo alle elezioni regionali).
Tra le procedure straordinarie, c'è anche l'assegnazione dei nove parcheggi cittadini attraverso criteri di valutazione discrezionali e il finanziamento dei lavori con il sistema del project financing, che significa la concessione temporanea (non meno di quarant'anni) della gestione dei parcheggi alle imprese aggiudicatarie dei lavori. Come dar torto a Scapagnini: non è il traffico, come diceva Johnny Stecchino, il più drammatico problema di noi siciliani? Certo, l'emergenza ha portato il sindaco a tralasciare alcuni dettagli: l'affidabilità delle aziende appaltatrici, l'improvvisa comparsa (all'atto della stipula dei contratti) di nuove misconosciute società o le modifiche in extremis, presso privati notai, delle convenzioni che regolamentano le concessioni.
Altri dettagli, quelli più gustosi, riguardano invece le imprese beneficate dal signor sindaco per la costruzione dei nove parcheggi. Tra le società compaiono l'Ira Costruzioni srl, la Si.Gen.Co. srl e la Operae SpA. Andiamo per ordine.
L'Ira Costruzioni (aggiudicataria del Parcheggio Cavour), un tempo del cavaliere Graci e rilevata insieme alla F.lli Costanzo dalla Ferrari Costruzioni generali Srl, ha vinto negli anni scorsi due importanti lavori a Catania per oltre 35 milioni di euro ma adesso è sull'orlo del fallimento. Da settembre del 2005, a causa delle difficoltà finanziarie dell?intero gruppo Ferrari, ha interrotto tutti i lavori e non paga né stipendi né contributi ai propri dipendenti. Solo nell'aprile di quest'anno, dopo mesi di trattative, è stata annunciata (ma non ancora formalizzata) la vendita della società alla Intrapresa Srl, un'impresa costituita appositamente per rilevare i cantieri bloccati.
Non gode di ottima salute nemmeno la Si.Gen.Co. (dovrebbe realizzare il Parcheggio di Fontanarossa) che nel gennaio 2004 si è vista rescindere dalla Società Autostrade il contratto d'appalto per il risanamento di una galleria sulla A7 a causa dei gravi ritardi e del mancato adempimento alle indicazioni ricevute dalla Direzione dei Lavori. Uno dei legali rappresentanti della società Si.Gen.Co. è l'avvocato Santo Campione, membro del Cda della Cogei Costruzioni dei fratelli Rendo assieme ai quali fu rinviato a giudizio (e poi assolto) per corruzione nella costruzione della diga dell?Ancipa, quel mostro di cemento realizzato senza autorizzazioni urbanistiche e ambientali, fessurato da 15 anni per errori nella progettazione e per la cui realizzazione, secondo il boss Angelo Siino, sarebbe stata interessata direttamente la mafia.
Realizzatrice del Parcheggio Lanza sarà la Operae SpA dell'immobiliarista Vittorio Casale. Massone dichiarato, Casale, citato nell'inchiesta sulla loggia massonica deviata di Salvatore Spinello. Nel 2000 Casale aveva costituito con i fratelli Joaquin e Jesus Franco la Codere Italia per la gestione delle sale Bingo in Italia. Oggi la Recreativos Franco dei fratelli Joaquin e Jesus, e di cui fa parte la Codere, è indagata per presunte connessioni con il gruppo di riciclatori e narcotrafficanti del boss Fausto Pellegrinetti e di Lillo Rosario Lauricella. Pellegrinetti è stato condannato a 8 anni per riciclaggio, Lauricella a 3 anni e 8 mesi, ma è stato assassinato a Caracas nel 2002.
Nell'affare di Piazza Europa entrano il Cavaliere Ennio Virlinzi, proprietario della Evirifin SpA e presidente del raggruppamento di imprese Parcheggio Europa SpA e Mario Ciancio, socio insieme a Valeria Guarnaccia (sua moglie) della Cisa SpA. Al momento della presentazione del progetto, la società per azioni Parcheggio Europa era costituita da cinque società (Evirifin SpA, Keynesia srl, Cisa SpA, Fin.Cos. srl, Ingegneria 2000 Consulting srl). Senza alcuna motivazione, il numero delle società é aumentato a sei, (con la Repin srl) all'atto dell'aggiudicazione dei lavori, come è indicato nella convenzione che affida alla società la costruzione e la gestione per quarant'anni del parcheggio.
Ma non è la sola "trasformazione" dell'ultimo momento. C'è anche un'improvvisa modifica di convenzione, non più stipulata a Palazzo degli Elefanti davanti al Segretario Generale del Comune, ma presso un notaio di Giarre, presenti solamente D?Urso e Virlinzi. La convenzione originale prevedeva anche la gestione di 600 posti auto nelle vie attorno alla piazza. Per non entrare in conflitto con la società Sostare, i 600 posti si sono trasformati in botteghe cedibili a terzi, a prezzo «lasciato alla libera contrattazione tra le parti». Un cartellone in Piazza Europa dice «vendesi», ma non è ancora chiaro se si tratta della vendita definitiva di un bene pubblico da parte di privati, o di una cessione temporanea, cosi come l'intera gestione del parcheggio.
Dimenticanze, distrazioni, incompetenza? Difficile crederci. Nella spartizione dell'Affare Catania? nulla sembra lasciato al caso.

Edited by Anna on set 1, 2006 at 6:40 PM

 

 

COME SARA'

 

 

 

 

Parcheggi Ct, Licandro: «È allarme generale!» Cannata: Al via petizione popolare.

- 3 giugno 2007
Il deputato dei Comunisti Italiani, Orazio Licandro, e il segretario provinciale, Salvo Cannata, hanno tenuto oggi una conferenza stampa sul tema dei parcheggi che l’amministrazione comunale sta realizzando in alcune piazze cittadine. Per i due esponenti del Pdci, si tratta di opere realizzate al di fuori delle regole, come risulta da documenti ufficiali, dalla nota di Bertolaso, dal parere del collegio di difesa, dalla protesta del Dap che ha inviato persino un’informativa alla Procura della Repubblica relativa al parcheggio di piazza Lanza. “Siamo di fronte - ha detto Licandro - a un allarme generale, per una materia di cui sfuggono ormai i contorni: tanti parcheggi sotterranei in un nucleo ristretto della città, senza considerare che non c’è più un solo centimetro quadro libero dalle strisce blu e intere piazze sono destinate a parcheggio. Cosa c’è dietro un’operazione del genere?” Nel corso dell’incontro con i giornalisti è stata ricordata, fra l’altro, la dichiarazione, da parte del collegio di difesa, dell’illegittimità delle modifiche delle convenzioni originarie relative ai parcheggi Europa e Lupo, modifiche che prevedono superfici da destinare a pertinenze commerciali: “pertinenze di un parcheggio - ha spiegato il parlamentare - possono essere le biglietterie, i bagni pubblici, persino l’autolavaggio, ma non per esempio una farmacia o un centro di abbigliamento”. Il parlamentare ha chiesto a chi serve quest’opera e ha parlato anche dei problemi di sicurezza che questi lavori pongono in una città ad alto rischio sismico, con “sbancamenti poderosi in un perimetro ristretto”, dove peraltro i palazzi furono costruiti quando non c’era una normativa antisismica. Licandro e Cannata hanno quindi sottolineato come, ad esempio, da piazza Verga al mercato di Piazza Carlo Alberto, in un tratto di appena un centinaio di metri in linea d’aria, ci siano tre megaparcheggi: i due dirigenti del Pdci hanno ricordato come l’unico modo per decongestionare il traffico fossero “i parcheggi scambiatori con un sistema di trasporto pubblico serio, che invece è stato abbandonato”. Sul tema della sicurezza Licandro ha infine annunciato un’interrogazione parlamentare per chiedere l’intervento del capo della Protezione civile, mentre Cannata ha spiegato che i Comunisti italiani saranno nei prossimi giorni nelle piazze interessate dai lavori per raccogliere firme a fianco dei comitati di cittadini. Si comincia il 30 maggio alle ore 18 in piazza Europa, stessa ora l’indomani in piazza Ariosto. Le date degli altri appuntamenti sono ancora da definire.

Catania, 28 maggio 2007

 

Totò, Peppino e il parcheggio Europa
di Michele Spalletta

La Parcheggio Europa s.p.a. mette in vendita locali commerciali nel futuro parcheggio scambiatore. I dubbi sulla legittimità dell’operazione sono parecchi e fondati giuridicamente. Totò in un suo celebre film riuscì a vendere perfino la fontana di Trevi, ma quello era pur sempre un film…

Il parcheggio in piazza Europa che ha fatto discutere (forse non quanto avrebbe dovuto) fino a qualche mese fa, non si stanca di stupire. Da quando sono iniziati gli scavi infatti non è difficile notare un bel cartello che pubblicizza l’opera nel quale, ai più attenti, non sarà sfuggito di leggere la messa in vendita di locali commerciali, da realizzarsi dentro il colosso di cemento armato, da parte della ditta appaltatrice, una non ben precisata Parcheggio Europa s.p.a.

Il dubbio sul reale significato della scritta e sulla legittimità dell’operazione ha sorvolato giuristi e non, e noi fra essi.

C’è da sapere che il parcheggio Europa, facente parte delle opere pubbliche messe in progetto nel piano triennale del Comune di Catania nel 2003, è stato messo in bando utilizzando la forma del Project Financing. Tale strumento permette al Comune, che deve realizzare un’opera pubblica ma non ha i soldi per farlo, di dare in appalto il progetto a una ditta privata, che si occupa di investire il proprio denaro per la realizzazione dello stesso. Lo stesso privato godrà del diritto di gestire e sfruttare economicamente l’opera pubblica per un determinato periodo di tempo, così da recuperare il denaro investito e guadagnare un utile. Punto fondamentale e imprescindibile del Project Financing è il piano economico-finanziario che la ditta appaltatrice deve presentare al Comune. In tale piano infatti deve essere ben chiaro il programma economico attraverso il quale la ditta riuscirà a completare i lavori e ricavarne un utile dalla sua gestione nel tempo prestabilito. Se il piano economico-finanziario non rispetta dei requisiti ben severi di equilibrio e fattibilità, l’opera non può essere appaltata al privato.
Dopo queste premesse di fondo, passiamo al caso specifico e vediamo da dove nascono i dubbi.
L’articolo 19 del Codice civile, al comma 2, recita che “A titolo di prezzo, i soggetti aggiudicatori possono cedere in proprietà o diritto di godimento beni immobili, la cui utilizzazione sia strumentale e connessa all’opera da affidare in concessione”. Il bando di gara per la costruzione del parcheggio Europa contiene infatti le informazioni economiche per definire da dove potranno derivare i ricavi per il concessionario e cioè dai rientri tariffari dei posti auto a rotazione (come qualsiasi parcheggio a pagamento) e dai rientri derivanti dalla cessione a privati di posti auto o di box auto (affitto dei posti auto per il tempo della concessione). Il tutto è corredato da cifre precise per garantire quell’equilibrio di fattibilità del piano economico, come abbiamo accennato in precedenza.

Oltre queste voci ce n’è un’altra però, che fa riferimento al cartello citato, che fa sorgere i dubbi maggiori. Si legge infatti nel bando che il concessionario (la Parcheggio Europa s.p.a.) può incrementare i ricavi attraverso “la realizzazione di superfici commerciali che possono essere cedute a terzi o concesse in locazione” e che “Il prezzo di cessione è lasciato alla libera contrattazione tra le parti”.

Ora, è prevista dalla legge la possibilità, come abbiamo visto, di cedere in proprietà o godimento beni immobili dell’opera pubblica, ma allo scopo di garantire l’equilibrio economico-finanziaro ed assicurare così che il privato riprenda i suoi soldi e un utile. Ciò, tuttavia, deve essere previsto nel bando con riferimento preciso alla natura e alla destinazione dell’immobile, in quanto ciascun concorrente deve essere a conoscenza degli strumenti finanziari di cui può disporre. Se non viene specificata il tipo di esercizio che può nascere all’interno del parcheggio, come si può sapere quali saranno i guadagni e quindi preservare il tanto osannato equilibrio del piano economico (un autolavaggio concede delle entrate ben diverse da quelle di un negozio di elettrodomestici)? Inoltre, come specificato dalla legge sempre al comma 2 dell’articolo 19, l’utilizzazione dell’immobile deve essere strumentale e connessa all’opera pubblica. Ad un parcheggio scambiatore potrà essere strumentale e connesso un autolavaggio. Sicuramente non lo è il già citato negozio di elettrodomestici. Senza queste specifiche, non solo non è assolutamente garantito l’equilibrio del piano economico-finanziario (la matematica non è un’opinione e questo gli esperti dovrebbero saperlo), ma l’operazione di Project Financig non sembra rispettare il suo interesse, che è quello relativo alla realizzazione di una specifica opera pubblica, un parcheggio, e non ad un nuovo potenziale centro commerciale (peraltro illegale) in una zona che, fino a poco tempo fa, era tra le più belle del territorio catanese.
(25 ottobre 2006)

 

 

 

«Era meglio non fare»
Intervengo a favore del lettore che qualche giorno fa ha scritto sul verde che mancherà a Catania a seguito dei cantieri in corso. Caro signore, credo che ormai sia troppo tardi. Ci abbiamo dormito un po’ tutti su questi lavori che stanno cambiando la nostra città. A cominciare dagli ambientalisti, i quali non hanno impedito che un’intera collina antistante Via Sgroppillo-Nuovalucello destinata a verde pubblico venisse ricoperta da orrendi alveari costruiti in cooperativa, cancellando per sempre la vista del mare a chi percorreva quella strada. In cambio della concessione edilizia, se proprio si doveva costruire, bastava imporre la costruzione di questi canyon di cemento un po’ più a valle, facendo respirare l’intera zona e rispettando così il territorio. Un simile scempio ambientale non lo vedevo dagli anni Settanta. Ma ormai, si sa, è troppo tardi.

Quest’estate una nonna ha scritto a questa rubrica perché la nipotina piangeva per gli alberi di Piazza Europa, tolti per far spazio alle ruspe. E ha chiesto una promessa ai nostri amministratori: quella di far tornare il sorriso alla bambina rimettendo gli alberi al loro posto. Credo che la bambina piangerà ancora di più. Piazza Europa era già bella com’era, non era necessario stravolgerla per far spazio a negozi sotterranei, parcheggi dai costi proibitivi, ecc. Dovunque stanno andando avanti da soli, senza il parere di illustri urbanisti, senza comitati cittadini, senza chiedere il consenso della cittadinanza. Il vecchio cavalcavia di Ognina era perfetto, funzionale. Adesso per tornare a Ovest occorre arrivare quasi alla Scogliera schivando un pericoloso albero senza nessun valore. Ma il ponte sì è dovuto abbattere perché siamo in zona sismica, caratteristica che perdiamo già a  pochi chilometri, a Fasano, con viadotti alti venti metri e una metropolitana che percorrerà le viscere del vulcano più grande d’Europa!
Tremo all’idea di veder stravolto anche San Giovanni Li Cuti. Gli alberghi sul mare? Quello demolito sul lungomare di Bari insegna. Ma ormai è troppo tardi, i lavori sono in fase avanzata e "il mare restituito alla città" è un ricordo sbiadito. Anche Corso Italia non aveva bisogno di niente. Adesso - e non ne capisco il motivo - andava riqualificato, però nel peggiore dei modi. Perché? Non l’aveva chiesto nessuno, nemmeno i commercianti. E allora perché questo spreco di denaro pubblico che poteva essere destinato ad opere che meritano più attenzione o per zone che dovrebbero essere addirittura "bonificate" e che non sanno cosa significhi il termine "qualifica"? Altro che riqualificazione! Ma quelle zone non le vede nessuno. Hanno già avviato i lavori, ormai è troppo tardi.

In edicola ho visto un giornalino locale dove in prima pagina c’è scritto, a caratteri grossi "Ecco come vi sto cambiando Catania". Non sarebbe stato meglio scrivere, con più umiltà e nei tempi giusti, "Ecco come avrei intenzione di cambiarvi Catania. Voi cosa ne pensate?".
MIMMO RAPISARDA - La Sicilia 12.12.2006

 

 

 

STADIO, CI RISIAMO

Sul sito ufficiale del Calcio Catania, Lo Monaco ha lanciato l'allarme: lo stadio non è pronto. Queste le sue parole: "Catania, non soltanto il Catania, non si può permettere di non avere lo stadio pronto. Se per la prima giornata l'impianto non dovesse essere funzionale, sarebbe una vergogna per la città."
Come al solito ci risiamo. La Società ha fatto il suo dovere per i lavori di competenza ma il Comune si è puntualmente adagiato sui morbidi guanciali della negligenza. Tranquilli, non si vergogna affatto.
Matarrese ci classifica ancora come uno stadio non a norma e con un pizzico di soddisfazione sorride ironicamente per le pronosticate inadempienze, per il presagito menefreghismo etneo.
Dopo i fatti di febbraio, non solo l'Italia ma tutto il mondo guarda Catania con curiosità e aspetta una pronta risposta da parte di una comunità che si è sempre dichiarata ferita ma che però non sta facendo nulla per riscattarsi o per dimostrare di essere "anche" una città di serie A e non di C. L'occasione la stiamo perdendo.
I lavori al Massimino andavano eseguiti con estrema celerità, perchè più che lavori di sistemazione erano una questione di orgoglio cittadino davanti a tutta la nazione; quei cantieri dovevano avere la massima priorità su tutti gli altri, più dei marciapiedi di Corso Italia, più dei parcheggi sotterranei, più di tutto.
L'Amministrazione comunale ha avuto a disposizione tutto il tempo necessario per rendere a norma lo stadio e farlo diventare quel gioiellino che avrebbe tappato per sempre certe bocche romane ma, ancora una volta, ha mancato l'ennesimo appuntamento importante per Catania. Sì, sarebbe proprio una vergogna. E non potremmo più accampare scuse: stavolta ci rideranno tutti in faccia.
Perché i catanesi devono ricevere ancora simili schiaffoni? Non sono bastati quelli che abbiamo ricevuto sei mesi fa? Addirittura siamo arrivati al rischio concreto di posticipare gli incontri da disputare in casa. Se ciò dovesse accadere, a chi bisognerebbe chiederlo il rimborso dell'abbonamento se non a certa gente che sa solo promettere nei momenti opportuni e che poi dimostra palesemente di non avere a cuore la dignità di un'intera città?
Ma forse a tutto questo, o a situazioni analoghe, ci stiamo ormai abituando o …. ci stanno abituando. Non solo il Comune, ma tutti i Palazzi alle falde dell'Etna stanno plasmando piano piano le nostre coscienze, ci stanno convincendo che, dopo tutto, queste paradossali situazioni fanno parte della norma e così (come già segnalato da questo quotidiano) dopo una settimana di lavoro, con rassegnazione ci fanno mettere in coda due ore sul tratto Giarre-Fiumefreddo inducendoci nella convinzione che tutto questo sia normale. E noi accettiamo anche quest'ultimo schiaffone, passivamente.
Ripristinare la pavimentazione nel mese di giugno sarebbe normale sulla A23 Palmanova-Tarvisio, qui no. L'autostrada A-18 è un'arteria di fondamentale importanza per il nostro turismo, però stranamente certi lavori si iniziano prima dell'estate dimenticando che quel tratto di asfalto è per noi sacrosanto e che bisogna sfruttare ogni momento favorevole per renderlo pronto ed efficiente proprio in questo periodo. Rifare il manto stradale sulla Catania-Messina a primavera inoltrata è come mandare in officina il fercolo di Sant'Agata il 3 febbraio!
Ma tanto è inutile, la mentalità è la stessa, simile a quella dei cantieri aperti al Massimino o a quelli interminabili (cosiddetta Archeologia urbana) disseminati per la città.
Complimenti per la rubrica, però le cambierei il nome. Vista la strafottenza dei destinatari di questi messaggi, la intitolerei "Lo dico al vento".

MIMMO RAPISARDA - La Sicilia 6.7.2007

TIRA A CAMPARE                                    Edoardo Bennato