Elio Romano, artista colto, è nato a Trapani nel 1909 ma è vissuto a Catania, dove è morto nel 1996,all'età di 87anni. Nonostante l'opposizione della famiglia, che vuole che segua le orme del padre , magistrato, egli frequenta la bottega d'arte del pittore acese , Saro Spina,insieme a M . M . Lazzaro , Saro Mirabella e Tino Condorelli .

La sua formazione artistica di pittore ed anche scultore inizia a Roma (' 28), alla Scuola Iibera del nudo, ma poi, allievo del prestigioso Felice Carena ed anche di Ennio Pozzi , stadia all' Accademia BB.AA.di Firenze ('29), dove conosce le " Giubbe Rosse * ed i letterati di " Solaria " , oltre ad Eugenio Montale , Elio Vittorini , Io scultore Pasquale Sgandurra , i pittori Vagnetti e Ferri , quindi se ne va a Paris per conoscere gli amati pittori francesi , Bonnard e Cezanne . Di ritorno si stabilisce a Firenze fino allo scoppio della seconda guerra, quando si rifugia nella " sua " Catania, dove è stato docente di pittura all' Accademia BB. AA. di Catania, insieme a Giuffrida, Sciavarrello, Ranno, Comes.

Partecipa alle Sindacali ( Firenze,' 33, '35 ), Intersindacale ( Firenze, '36), è premiato al Premio Panerai ( Firenze, '36), Premio Ussi (1941), Fondazione Bevilacqua La Masa ( Venezia,'49 ), Premio Acitrezza ( Catania,'53 ), Premio Spoleto ( 1954 ),Premio Michetti ( Francavilla a mare, 1955 ) , Mostra d'arte ( Enna,1955 ).Amico del pittore Vittorio Lucca, ha partecipato alla Quadriennale ( Roma, '519 ' 59, ' 63 9 ' 71) ed anche alla Biennale ( Venezia,'36, '50 ); mostre Personali a Catania, Genova, Milano, Roma ('58 ' 71), Antologica al Centro d' Arte Sicilia ( Palermo '72 ) , Club della Stampa ( Catania, '75), nel1984 ha realizzato, nella Scuola Elementare di Assoro, un affresco dedicato a fasi della vita contadina, Antologica all' Accademia BB. AA, (CT '86 ), Antologica al Museo Archeologico ( Malta, '86 ) l'Arte Club ( CT, '88) ed infine e anche autore del romanzo "Fanuzza "

. La sua pittura è fortemente legata alla Sicilia, ai solenni e silenziosi paesaggi ed alla terra, arsa dal sole, dell' entroterra Ennese, alle colline della verdeggiante Morra, fra Assoro e Nissoria, nel cuore dei monti Erei, che diviene presto luogo delle sue " vision! contemplative " di intellettuale isolato : la terra sarà sempre al centro della sua narrazione pittorica.

Per Nigro , è un barbaro ......Non è difficile cogliere in Romano un' intramontabile stagione poetica in figura di pittura. Per Frazzetto, " l'attenzione per i problemi pittorici connessi alla natura morta (mensole con vasi e brocche, gli oggetti semplici della stanza del pittore) e per i) paesaggio caratterizza l'attività di Romano: una vicenda appartata e quasi solitaria "

Vergani parla di " lunga amorosa contemplazione " e Colacicchi scrive di" immagine quasi tellurica della Sicllia ". Per Apuleio vi è " un senso antico della visione " e la Trucchi elogia i" silenti paesaggi siciliani" e Guzzi ritiene la sua " una pittura di clima espressionista ".

Venturosi lo titola " elegiaco paesaggista " e per Dentice, " la sua e una Sicilia vera e poco retorica " e per Lepore ha " una pienezza di impostazione " e per Librando " ha risollevato in noi domande e progetti ". Per Bellonzi, " vive e lavora in solitudine " e Gallo parla di " realismo pittorico" e Mundo Lo chiama col soprannome "giudice Romano".

Mercuri scrive di "pittura parca, austera..... " e per D'Alessandro " i suoi paesaggi, campi con il peso nella parola della memoria di Verga si estendono senza confini....."

" Ho ogni istante la stessa inquietitudine ed emozione, come se dipingessi il mio primo quadro: per questo dipingo sempre le stesse cose ed in fondo sempre Io stesso quadro, anche se il soggetto è diverso", (B. Romano) L'interno della Cappella Chiara, al Cimitero monumentale di Catania,è opera di Elio Romano e Carmelo Comes .

Mostre Personali : Circolo Artistico(CT,'47),Galleria dell'Accademia (Firenze,'52),galleria Cairola(Firenze,'52),galleria Russo(Roma,'52), galleria Montenapoleone(Milano,'62),Circolo della stampa(CT,'62), galleria Navicella(Viareggio) .

Per Bonannno, " in virtù dell'ironia e della poesia,l'artista riesce a vivere solo nel suo silenzio " e per Giansiracusa , è " pittore dal segno veloce e dall'espressione immediata " .

Per Trucchi, " la cultura artistica di Romano ha un punto di partenza nel postimpressionismo.

Infine, preme ricordare che unico erede è il figlio, Dr.Guido, e la sorella Antonella .

Secondo Caporlingua, " la tematica preferita delle sue composizioni è quella della vita di tutti i giorni soprattutto con paesaggi e cose prettamente siciliane ; predilige anche le nature morte " .

 

 

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Emilio Greco ha una visione di derivazione classica e rinascimentale, come palesano con evidenza i suoi busti-ritratto ispirati ai precedenti quattrocenteschi del Laurana e all’antica ritrattistica romana, nonché ad altre fonti peculiari, quali la plastica etrusca. Sia in scultura che in ambito grafico l’artista predilige i nudi femminili pieni e sinuosi, tondeggianti, volumetrici, torniti da una luce che ne pone in risalto i contrapposti della posa, ne evidenzia le ombre ed esalta le modulazioni luministiche. Il gioco chiaroscurale e la sintesi dei volumi anatomici sono infatti caratteri stilistici precipui nell’alternanza di lisce superfici riflettenti luce ad altre scabre che invece l’assorbono.

I disegni, i fogli a stampa, di norma acqueforti e litografie, rispettano anch’essi questa prassi formale. La figurazione è determinata da un reticolo segnico che si dirada e infittisce, da un superbo tratteggio qualificante la globalità dell’immagine: la cui lettura è sempre agevole, nitida e si origina da uno spontaneo e felice impulso creativo rispondente al concetto espresso da Greco medesimo, per il quale l’arte "nasce da un moto sincero dell’anima, come acqua limpida da una sorgente che non può essere inquinata".

Apprende i fondamenti dell’arte scultorea mediante l’impiego presso uno scultore di monumenti funebri, che era stato obbligato ad assumere date le condizioni non agiate della famiglia.. Successivamente si reca a Roma. Risiede stabilmente nella capitale dal 1946. Nel 1948 espone alla Biennale di Venezia e partecipa alla mostra d’arte italiana allestita nel Museum of Modern Art di New York. È uno dei maggiori esponenti dell’arte contemporanea, artefice dei celebri monumenti di Pinocchio a Collodi (1954), a Papa Giovannni XXIII in San Pietro (1965-1967), delle Porte bronzee della facciata principale del Duomo di Orvieto (1961-1964).

L’artista, autore anche di scritti e poesie, vede ben presto riconosciuto il proprio ruolo artistico e culturale (1956, Gran Premio della Scultura alla Biennale di Venezia; 1961, Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica per i Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte).

Dal 1953 è docente della cattedra di scultura dell’Accademia di Belle Arti romana; insegna pure a Monaco e a Salzburg. L’Università di Palermo gli conferisce la laurea honoris causa. È accademico di San Luca e dell’Accademia Reale del Belgio. Dagli anni Cinquanta l’attività di Greco, morto nel 1995, è documentata da numerosissime mostre italiane ed estere (tra le personali: 1952, Roma, Quadriennale; 1954, Rhode Island, Rhode Island Museum; 1956, Venezia, Biennale; 1957, San Paolo del Brasile, Biennale; 1961, Parigi, Musée Rodin; 1962-’63, Lisbona, Fondazione Gulbenkian; 1966, Canberra, Albert Hall; 1966, Melbourne, National Gallery of Victoria; 1970-1971, Ferrara, Galleria Civica d’Arte Moderna). Si segnala inoltre l’interessante e ampia mostra in Palazzo Ducale a Orvieto (1980).

L’Ermitage di San Pietroburgo gli ha riservato uno spazio espositivo permanente e altre opere si trovano presso raccolte pubbliche mondiali (Bruxelles, Musée Royal des Beaux-Arts; Colonia, Walraf-Richartz Museum; Firenze, Museo Internazionale d’Arte Contemporanea; Kyoto, National Museum of Art; Londra, Tate Gallery; Monaco, Neue Pinakothek; Parigi, Musée National d’Art Moderne; Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna).

da www.sipleda.it

Jean Calogero: Catania 20 Agosto 1922 - 15 Novembre 2001. Fin dall'adolescenza ha manifestato la sua passione per il disegno e la pittura e ha cercato negli studi artistici la risposta ai suoi quesiti tecnici, alle sue costruzioni compositive, alle sue necessità espressive.

Nella città etnea ha frequentato il Liceo Artistico. Poi i disagi del dopo-guerra e il bisogno di guardare lontano, verso i luoghi del confronto delle idee, lo hanno spinto a viaggiare e si è recato in Francia sia per approfondire gli studi che per conoscere le nuove tendenze dell'arte.

Nel 1947 è a Parigi dove frequenta i corsi di pittura all'Ecole Des Beaux-Arts. La capitale francese è il luogo ideale per le sue aspirazioni professionali e per i suoi sogni creativi.

Vive in maniera intensa, dedicandosi alla pittura e allo studio e, coinvolto dai momenti più vivaci della vita culturale parigina, partecipa alle mostre e ai dibattiti di maggiore rilievo.

Del 1949 è il suo primo contratto artistico, lo firma per la Galerie Hervé di Parigi che, notoriamente in quegli anni, seguiva gli svi- luppi della giovane pittura europea.

Calogero fa della Francia la sua seconda patria e inizia con coraggio e sentimento una frenetica attività espositiva che, grazie al consenso della critica, lo porterà in giro per il mondo.

Alle innumerevoli mostre parigine, negli anni cinquanta, si aggiungono le esposizioni americane a New York (Associated American Artists, 1952), a Los Angeles (James Vigevano Galleries, 1953) e poi in seguito anche in Giappone e nelle maggiori gallerie italiane.

Del 1954 è la sua prima monografia curata da uno dei maggiori critici francesi del tempo, Maximilien Gauthier (Ed. Les Gèmeax, Paris 1954) il quale, con la profondità di analisi che di solito si riserva ai grandi maestri e ai giovani prodigi, traccia in maniera esaustiva la personalità dell'artista e ne espone con chiarezza le aspirazioni.

Gauthier non rinunzia all'analisi critica delle opere e scava in maniera incisiva rilevando le scelte formali e la matrice espressiva di Calogero: "Les tableaux de Calogero ont cette luminositè pathétique, inexplicabile, dont on chercherait en vain la recette dans les traités d'est-hétique. Initiés ou profanes, elle nous touche. C'est le grand mystére du talent, un miracle qui s'accomplit sans le secours de la pédagogie et qui n'a jamai été deux fois le même...".

A Gauthier seguono George Waldemar (1956), Francois Christian Toussaint (1957), Leonardo Sciascia (1969) e poi in tempi più recenti Vanni Ronsisvalle (1977), Vito Apuleo (1979) e Francesco Gallo (1985).

Se George Waldemar mette in evidenza lo spirito d'avventura dell'artista ("Calogero si avvia a conquistare nuovi continenti e isole misteriose. I suoi vivi interessi, il suo osare, il suo spirito d'avventura e il suo istinto come un lirico visionario...") Sciascia consacra Calogero tra i surrealisti: "Direi, ecco, che Calogero è un surrealista quale poteva nascere in Sicilia: uno che non opera l'epanchement du rêve dans la vie réelle, ma totalmente sfugge alla vita reale".

Nel 1957 la città di Parigi lo premia con la Grande Medaglia d'Argento, massimo riconoscimento ad artisti viventi, e successivamente, nel 1959, viene inserito nel catalogo internazionale dell'arte BENEZIT tra i più autorevoli della pittura mondiale.

Dagli inizi degli anni settanta, dopo avere esposto a Chicago (Florida Gallery, 1970), si fa più presente in Italia ma mantiene il suo studio parigino e continua ad esporre negli Stati Uniti e in Giappone.

Dal 1971 la stampa italiana, che per vent'anni avveva riportato l'eco delle mostre francesi e americane, si inserisce nel vivo del dibattito artistico riguardante Jean Calogero grazie a Vincenzo Di Maria.

Il 25 Aprile 1971 dalle pagine de "La Sicilia" Di Maria finalmente chiarisce il rapporto tra Calogero e la sua terra e pubblica una visione struggente della piccola Acicastello.

Se a Parigi Jean Calogero rievoca la Sicilia, i suoi miti, i suoi colori forti e luminosi, ora ad Acicastello fa riemergere la capitale francese carica di glamour. Parigi e la Sicilia negli anni settanta, e anche in seguito, costituiranno così la linea preferenziale dei suoi sogni pittorici, dei suoi spostamenti fisici e la critica saprà coglierne puntualmente il significato, il valore.

Così scrive Vanni Ronsisvalle a tal proposito: "Jean Calogero è un buon nuotatore ed anche un buon trasvolatore. Un viaggio, due viaggi tre viaggi...Dal vecchio porto di Acicastello...da questo golfo della memoria altrui, che gli fornisce persino il bagaglio, Calogero intraprende i suoi viaggi" (da "Viaggi Innaturali", Roma 1977).

Anche Francesco Gallo non manca di raccogliere il senso del rapporto tra la Sicilia e Parigi: "Gli anni ottanta di Calogero confermano una sua maturità poetica che fa a gara con una raggiunta omogeneità che hanno ancora come polarità didattiche, Parigi e la Sicilia, oggetti di amore e di odio, oggetti che valgono tutta una vita di sogni e di delusioni..." (da "Jean Calogero", Caltanissetta 1985).

Negli anni novanta, lontano da ogni clamore, vive un'intensa stagione artistica caratterizzata dalla presenza delle città vissute e dalle città del sogno. Il suo pennello indagatore, i suoi colori vivaci, il suo segno allegro e festoso viaggiano tra le nuvole e le cupole dei luoghi cari alla memoria, tra il cielo e l'acqua dei mari attraversati...

da Jean Calogero - "Le città del mondo" Acicastello 1996 (Paolo Giansiracusa)

Il pittore, incisore, scenografo Nunzio Sciavarrello, nato il 23 Maggio 1918 a Bronte ( CT ), dove, a dieci anni, ha frequentato la Scuola Serale di Disegno, vive e lavora a Catania . Dal 1932 si occupa di decorazione murale, facendo da apprendista ad un artigiano decoratore murale ; nel 1936, a diciotto anni, si trasferisce a Roma e frequenta la Scuola libera di Via Margutta , I'Accademia BB.AA. e si interessa ai problemi della Scuola Romana (Trombadori, Pirandello, Scipione e Mafai ).

Nel 1940 realizza le prime incisioni alla Scuola di Mino Maccari ; nel 1946 si trasferisce a Catania e nel 1950 promuove la nascita dell' ISA di Catania, dove una volta gli artisti si incontravano attorno alla statua di Garibaldi, vicino Villa Bellini, o presso il Caffè Italia di Via Etnea.

Nel 1963 è titolare della cattedra di incisione all' Accademmia BB.AA a Palermo e dal 1967 è Direttore dell'Accademia BB.AA. di Catania. Egli è certamente tra le figure più rappresentative dell'incisione in Italia e sicuramente è stata meritata la sua premiazione ( '75 ) con medaglia d' oro della Presidenza della Repubblica, quale benemerito della cultura e dell' arte.

Ha partecipato alla Quadriennale (Roma, ' 51, ' 55, ' 59, ' 63 ), alla Biennale( Venezia, ' 52, * 54 ). Mostre degne di menzione : Roma ( ' 50, '53 ), S. Paolo ( Brasile, '54 ), Pisa ( ' 55 ), Venezia (' 55 ), Suzzara (' 55 ) .Palermo ('66 ), Taormina ( '72 ), Milano ('76 ), Catania ( ' 78 ), Siracusa ( ' 85 ), Centuripe ( ' 96 ), Casa del Mutilato ( CT, '01 ), GCAM " P. Giuffrida " (Misterbianco, '02 ).

Ha inoltre collaborato con l' Editore Prandi di Reggio Emilia ed ha infine realizzato scenografie e costumi per opere teatrali.

Tematiche predilette : l'ambiente ed i paesaggi brontesi, i fiori, le colombe, i gabbiani, i paladini ed i contadini. Un suo grande quadro trovasi presso il salone della Banca Mutua Popolare di Bronte, unitamente a cinque acqueforti a sei colori del 1971, " I Paladini " .

Per Giansiracusa, " con le sue pennellate, ora fitte e continue, ora larghe e vaporose, ha cercato il Genius Loci nascosto tra i solchi profondi della cave di argilla, tra i chiaro - scuri forti delle rocce modellate dal tempo. I colori, sempre chiari, come lame di luce penetrano la materia corposa del territorio, la scavano per sentirne il battito vitale, per conoscerne il respiro che gonfiando in profondità emerge poi nell' esplosione cromatica del paesaggio".

Primo - Siracusa 2001

da www.galleriaroma.it

 

 

 

 

 

 

Blood on the Rooftops                         Genesis                          Wind & Wuthering  1976