MAI COME QUEST'ANNO

 

L'anno vecchio è finito ormai, ma qualcosa ancora qui non va. Si esce poco la sera, compreso quando è festa e c'è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra.

Ma la televisione ha detto che il nuovo anno porterà una trasformazione e tutti quanti stiamo già aspettando: sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno; senza grandi disturbi qualcuno sparirà, saranno forse i troppo furbi e i cretini di ogni età.

Vedi caro amico cosa si deve inventare per poter riderci sopra, per continuare a sperare? E se quest'anno poi passasse in un istante vedi, amico mio, come diventa importante che in questo istante ci sia anch'io?

L'anno che sta arrivando tra un anno passerà.  Io mi sto preparando, è questa la novità.

 

L’ANNO CHE VERRA’ (Lucio Dalla)

 

 

 

 

In questi mesi sarà capitato ad ognuno di noi quando, colti dalla paura, al primo segnale di influenza o mal di testa pensiamo subito “e se fosse il Coronavirus?, eccolo sì, è arrivato!”. Così si procede già ad allarmare la propria moglie “la chiami mia madre?” e poi, col termometro sotto l’ascella, di corsa su internet a cercare la frase “Covid, primi sintomi”. Ecco il mio test:

- Febbre;

(ancora son passati solo 4 minuti)

- Tosse;

(ce l’ho, un poco)

- Affaticamento e dolori muscolari

(ovvio, ho appena buttato la spazzatura)

- Brividi;

(avevo le cuffie alle orecchie e stavo ascoltando Heart of Gold)

- Congestione nasale o naso che cola;

(sì, è lui!)

- Perdita del gusto o dell'olfatto;

(magari!)

- Nausea o vomito;

(è appena finito I soliti ignoti con Amadeus, possibile che sia questo?)

- Mal di stomaco;

(consideriamo di essere sotto le feste natalizie, ci sta)

- Mal di testa;

(ce l’ho)

Poi leggo l’ultimo sintomo:

- Perdita di peso e scarso appetito.

….e mi rassereno.

(M.R.)

https://www.mimmorapisarda.it/2022/200.jpg

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Oggi ultima passeggiata dei catanesi in zona gialla, in una splendida giornata primaverile alla faccia delle previsioni meteo.

Sul lungomare incrocio una ragazza che porta al guinzaglio il suo barboncino che si pianta e non vuole saperne di continuare.

Allora la ragazza prende lo smartphone, gli scatta un po' di fotografie mentre lui, tutto impettito e contento, continua a rimanere in posa.

La padrona: "Fotine te ne ho fatte abbastanza. Adesso cammina!"

Il cane scodinzola compiaciuto e riprende la sua passeggiata al guinzaglio dell'umana.

Stiamo diventando tutti pazzi, mondo animale compreso.

 

 

 

Sicilia in arancione da lunedì. Comandi!

Però sta cosa del divieto di spostarsi fra i comuni in una città metropolitana ancora non la capisco. Non voglio ripetermi.

Visto che in Italia si stanno consumando tutti i colori in natura per classificarci, non potevano togliere questa scemenza collocando Catania non dico in zona color "terra di Siena" ma , che so, color "ocra umbertina del barocchetto romano"? Mi sarei accontentato anche di  un "giallo Portofino rafforzato".

Sarebbe stato un ottimo compromesso fra giallo e arancione, per fare tutti contenti.

 

 

- "Sollevi la manica ed esca fuori il braccio."

Mi viene un saluto romano tipo “A noi!”

- “no, più rilassato!”

Allora mi butto all'estrema sinistra del partito comunista nordcoreano e chiudo la mano a pugno.

- “no, è teso. più molle”.

Lo abbasso.

- “non ci siamo.”

_______

Ditemi voi, come si fa a comandare al proprio arto di essere più molle? Io non l’ho capito.

  

 

 

Stamattina, in piazza Europa a Catania, enorme spiegamento di forze dei Carabinieri. Gazzelle, motociclette e  giubbotti antiproiettili in assetto di guerriglia urbana. Per quale motivo? Nulla. Lo chiamano Controllo del territorio. Ma dove, qui? Al limite qui trovi lo spacchiosetto che parcheggia in tripla fila per pavoneggiarsi all’ingresso del Bar Epoca o da Quaranta un po' di chilometri prima.

Con tutto il rispetto e il bene che voglio alla “truppa” dell’Arma e ai suoi caduti per difendere la cittadinanza, trovo tutto ciò assurdo. Perché chi dispone queste minchiate il sabato mattina, quando la gente vuole rilassarsi dopo una settimana di lavoro, sa benissimo dove dislocare i posti di blocco per controllare il territorio. Più a sud, molto più a sud; ma non c’è bisogno che sia io a indicargli l’itinerario. Lo conosce bene il percorso: è anarchico, polveroso e con tanti fili attaccati ai pali della luce lungo la strada.

I veri delinquenti non bivaccano il sabato mattina in piazza Europa, hanno cose più importanti da fare. Mostrare la paletta alla Panda, con una famigliola dentro, e con il mitra spianato chiedere al capofamiglia i documenti mentre i bambini dietro guardano terrorizzati, non è una bella cosa. Ogni minuto di controllo (inutile per controllare la malavita) lo considero soltanto uno spreco di denaro pubblico pagato dai contribuenti.

Hanno fermato anche me. Apro il portabagagli “cosa c’è in quella busta?”. Rispondo “muccu e cozzuli da Plaja”. Non ha capito, doveva essere un polentone di stanza a Catania. Ma la colpa non è sua, ma di chi lo mette lì .........ad minchiam !

  

 

 

 

Oggi ho dovuto varcare i confini del mio comune perchè nella farmacia più vicina non avevano il farmaco che avevo finito. Che bello!

Così, forte di questa giustificazione, mi è bastato attraversare la strada dal mio cancello per entrare nel Luna Park che da qualche giorno posso vedere solo da 10 metri. Pazzesco.

E visto che avevo già oltrepassato la "dogana" States-Mexico, che fa non me la facevo la spesa al vicino, fornitissimo e luccicante Decò?

Che sballo! Mi sembrava di stare a Las Vegas!

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Poco fa una botta di vita: sono stato al supermercato, sconfinando pure il Comune. Irresponsabile? No, perchè è lecito. Sconfino (già scritto tempo fa) per i servizi attorno a casa mia: citofoni, cancelli, salici piangenti, pavimentazione stradale, un'edicola, una scuola elementare e una farmacia.

Pur di non uscire dal supemercato, mi sono fatto anche un giro supplementare nel reparto Elettricità con quel largo corridoio colorato da tante cose che mi sembrava di passeggiare sull'Avenue degli Champs-Élysées. E poi gli attrezzi, i giravite, i chiodi, tutte cose che sono per me come  il vino per un astemio, essendo assolutamente negato per il bricolage! Ma in quel momento meravigliosi.

E alle casse? Mai stato così lento e cavaliere, facendo passare chiunque pur di vedere, ancora, ......... gli essere umani !

Help !

 

 

 

 

 

Lungomare di Catania, ore 17.30: un inferno!

La densità di presenza umana è impressionante. Per avvicinarmi con l'auto ad Ognina ho impiegato mezz'ora. Mai vista così tanta calca di gente, nemmeno alla festa di Sant'Agata. I locali così pieni, a mia memoria, non li ho mai visti o forse ho soltanto constatato cos'è davvero la Movida, che oggi si è manifestata in orari meno, per così dire, mondani.

Le corse affannate di ragazzi e ragazzine con le mascherine (in lamè, è sabato sera) ad accaparrarsi il tavolino per consumare l'apericena. L'Aperol bevuto in fretta e che risale in gola - perchè manca un quarto d'ora alle 18.00 - purchè si consumi al tavolo. E' più forte di loro, non possono farne a meno.

Ma anche famigliole, anziani e bambini che chiedevano alle mamme di acchiappare quella luna meravigliosa sul mare che c'era stasera.

In sostanza, tutto ciò che non potevano fare a sera lo hanno anticipato a .... merenda. Dal punto di vista di comportamenti, incoscienti o no oppure che valgano o meno, per difendersi dai contagi = meno di zero! Il coprifuoco alle 18.00 non serve a niente.

Ma non entro nel merito e non voglio entrarci, per carità. E nemmeno creare cortili.

Volevo solo far da cronista a una sorta di sfrenata Sodoma e Gomorra del giorno prima, in attesa che un certo Mosè scenda dalla montagna con i suoi comandamenti scritti sulle tavole del DPCM.

 

 

Stamattina al Centro storico le multe fioccavano come neve. Le Gazzelle blu salivano la Via Etnea e, senza pietà, non risparmiavano chi, sui larghi marciapiedi,  passeggiava senza mascherina.

Salendo, ho incrociato due ragazzi con la birra in mano già alle 10 del mattino, coda di cavallo su capigliatura "rasta", bermuda e allucinanti scarponi buoni solo per le Dolomiti.

Dico "ragazzi, la mascherina! occhio, che ci sono i Carabinieri in giro".

Con quella superba spavalderia, tipica di chi si crede di essere cittadino del mondo, invulnerabile e invincibile, non mi hanno nemmeno c......o!

Dopo appena dieci secondi li vedo confabulare col maresciallo: 400 euro di multa che non so come pagheranno.

Non voglio entrare nel merito (scansatini) su questa sorta di coprifuoco ma quei ragazzi, probabilmente, oggi telefoneranno ai loro ..... Papà, per continuare a giocare agli Intoccabili!

 

 

Oggi ultima passeggiata dei catanesi in zona gialla, in una splendida giornata primaverile alla faccia delle previsioni meteo.

Sul lungomare incrocio una ragazza che porta al guinzaglio il suo barboncino che si pianta e non vuole saperne di continuare.

Allora la ragazza prende lo smartphone, gli scatta un po' di fotografie mentre lui, tutto impettito e contento, continua a rimanere in posa.

La padrona: "Fotine te ne ho fatte abbastanza. Adesso cammina!"

Il cane scodinzola compiaciuto e riprende la sua passeggiata al guinzaglio dell'umana.

Stiamo diventando tutti pazzi, mondo animale compreso.

 

 

 

Sicilia in arancione da lunedì. Comandi!

Però sta cosa del divieto di spostarsi fra i comuni in una città metropolitana ancora non la capisco. Non voglio ripetermi.

Visto che in Italia si stanno consumando tutti i colori in natura per classificarci, non potevano togliere questa scemenza collocando Catania non dico in zona color "terra di Siena" ma , che so, color "ocra umbertina del barocchetto romano"? Mi sarei accontentato anche di  un "giallo Portofino rafforzato".

Sarebbe stato un ottimo compromesso fra giallo e arancione, per fare tutti contenti.

 

 

- "Sollevi la manica ed esca fuori il braccio."

Mi viene un saluto romano tipo “A noi!”

- “no, più rilassato!”

Allora mi butto all'estrema sinistra del partito comunista nordcoreano e chiudo la mano a pugno.

- “no, è teso. più molle”.

Lo abbasso.

- “non ci siamo.”

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Ditemi voi, come si fa a comandare al proprio arto di essere più molle? Io non l’ho capito.

 

 

 

 

Da più di un anno viviamo in uno stato di preoccupazione, paura ed attenzione, quindi con le mascherine sempre addosso.

La ditta che le distribuisce a Catania come poteva mai chiamarsi? Inconsapevolmente geniali.

Supply very "Marca Liotru" !

PS Post solo per i catanesi. Non capireste.

 

 

 

Stamattina, in piazza Europa a Catania, enorme spiegamento di forze dei Carabinieri. Gazzelle, motociclette e  giubbotti antiproiettili in assetto di guerriglia urbana. Per quale motivo? Nulla. Lo chiamano Controllo del territorio. Ma dove, qui? Al limite qui trovi lo spacchiosetto che parcheggia in tripla fila per pavoneggiarsi all’ingresso del Bar Epoca o da Quaranta un po' di chilometri prima.

Con tutto il rispetto e il bene che voglio alla “truppa” dell’Arma e ai suoi caduti per difendere la cittadinanza, trovo tutto ciò assurdo. Perché chi dispone queste minchiate il sabato mattina, quando la gente vuole rilassarsi dopo una settimana di lavoro, sa benissimo dove dislocare i posti di blocco per controllare il territorio. Più a sud, molto più a sud; ma non c’è bisogno che sia io a indicargli l’itinerario. Lo conosce bene il percorso: è anarchico, polveroso e con tanti fili attaccati ai pali della luce lungo la strada.

I veri delinquenti non bivaccano il sabato mattina in piazza Europa, hanno cose più importanti da fare. Mostrare la paletta alla Panda, con una famigliola dentro, e con il mitra spianato chiedere al capofamiglia i documenti mentre i bambini dietro guardano terrorizzati, non è una bella cosa. Ogni minuto di controllo (inutile per controllare la malavita) lo considero soltanto uno spreco di denaro pubblico pagato dai contribuenti.

Hanno fermato anche me. Apro il portabagagli “cosa c’è in quella busta?”. Rispondo “muccu e cozzuli da Plaja”. Non ha capito, doveva essere un polentone di stanza a Catania. Ma la colpa non è sua, ma di chi lo mette lì .........ad minchiam !

 

 

 

 

 

Lungomare di Catania, ore 17.30: un inferno!

La densità di presenza umana è impressionante. Per avvicinarmi con l'auto ad Ognina ho impiegato mezz'ora. Mai vista così tanta calca di gente, nemmeno alla festa di Sant'Agata. I locali così pieni, a mia memoria, non li ho mai visti o forse ho soltanto constatato cos'è davvero la Movida, che oggi si è manifestata in orari meno, per così dire, mondani.

Le corse affannate di ragazzi e ragazzine con le mascherine (in lamè, è sabato sera) ad accaparrarsi il tavolino per consumare l'apericena. L'Aperol bevuto in fretta e che risale in gola - perchè manca un quarto d'ora alle 18.00 - purchè si consumi al tavolo. E' più forte di loro, non possono farne a meno.

Ma anche famigliole, anziani e bambini che chiedevano alle mamme di acchiappare quella luna meravigliosa sul mare che c'era stasera.

In sostanza, tutto ciò che non potevano fare a sera lo hanno anticipato a .... merenda. Dal punto di vista di comportamenti, incoscienti o no oppure che valgano o meno, per difendersi dai contagi = meno di zero! Il coprifuoco alle 18.00 non serve a niente.

Ma non entro nel merito e non voglio entrarci, per carità. E nemmeno creare cortili.

Volevo solo far da cronista a una sorta di sfrenata Sodoma e Gomorra del giorno prima, in attesa che un certo Mosè scenda dalla montagna con i suoi comandamenti scritti sulle tavole del DPCM.

 

 

Stamattina al Centro storico le multe fioccavano come neve. Le Gazzelle blu salivano la Via Etnea e, senza pietà, non risparmiavano chi, sui larghi marciapiedi,  passeggiava senza mascherina.

Salendo, ho incrociato due ragazzi con la birra in mano già alle 10 del mattino, coda di cavallo su capigliatura "rasta", bermuda e allucinanti scarponi buoni solo per le Dolomiti.

Dico "ragazzi, la mascherina! occhio, che ci sono i Carabinieri in giro".

Con quella superba spavalderia, tipica di chi si crede di essere cittadino del mondo, invulnerabile e invincibile, non mi hanno nemmeno c......o!

Dopo appena dieci secondi li vedo confabulare col maresciallo: 400 euro di multa che non so come pagheranno.

Non voglio entrare nel merito (scansatini) su questa sorta di coprifuoco ma quei ragazzi, probabilmente, oggi telefoneranno ai loro ..... Papà, per continuare a giocare agli Intoccabili!

 

 

 

Caro sindaco Sala, dopo il disastro lombardo trovo vergognose le sue parole su vacanze e controlli

 

Sindaco Sala,

sono nata e cresciuta in Sardegna ma per motivi di lavoro vivo a Roma da tempo, quella stessa Roma che, a dispetto di tanti pregiudizi su tutto ciò che si trovi sotto Milano, ha affrontato questa emergenza sanitaria in maniera esemplare, sin dai primissimi due casi della coppia cinese in vacanza.

Ora, le confesso che ho cercato di trovare le parole giuste per esprimere ciò che ho provato leggendo la sua recente dichiarazione sull’ipotesi di alcune regioni di adottare misure di contenimento dei possibili contagi per le persone in ingresso, ma ho trovato una certa difficoltà e non perché io non sia in grado, ma semplicemente perché ero e sono molto incazzata.

Questa pandemia e la crisi economica che ha generato hanno evidenziato in modo netto e brutale le falle di una Regione che, ubriaca della sua stessa presunzione di essere la migliore, la più civile, la più operosa, ha improvvisamente fatto i conti con una realtà che se ne sbatteva di Milano e dei suoi apericena cool, delle sfilate di moda all day long, dei teatri e dei concerti più esclusivi, del primato per numero di imprese in Italia e che invece le ha sbattuto in faccia la propria incompetenza e che ha stracciato per sempre quella maschera di perfezione e rettitudine a cui tanto teneva.

La sua Regione, sindaco. Il velo è caduto e ciò che ha rivelato è stata soltanto una gestione scellerata delle risorse, una corsa al profitto che non ammette ostacoli e in cui non c’è nulla che non possa essere sacrificato, persino la salute dei cittadini. Ma sarà l’età o solo un po’ di distrazione, mi pare lei abbia dimenticato tutto quello che è accaduto negli ultimi mesi e forse necessita di un breve riassunto o se preferisce un brief, un recap, un summary.

Provvedo subito, partendo dal principio. E’ il 23 febbraio e nell’ospedale di Alzano Lombardo viene individuato il primo caso di coronavirus in bergamasca. L’ospedale di Alzano viene chiuso, ma a differenza di quello di Codogno riapre dopo poche ore. Pazienti e familiari, oltre al personale sanitario, in quei giorni si infettano proprio in ospedale, ma verranno lasciati liberi di circolare senza essere sottoposti al tampone.

Il 3 marzo l’Istituto superiore di Sanità chiede che Nembro e Alzano vengano dichiarate zone rosse perché ci sono più contagi di Codogno ma, nonostante fosse già tutto predisposto, né il Governo né la regione Lombardia autorizzano la chiusura. Fabrizio Sala, vicepresidente della Regione Lombardia, dimostrando di aver compreso a pieno quali sono i compiti di una Regione, sostiene che spettasse al Governo dichiarare la zona rossa.

Qualcuno ci tiene però a ricordargli che il potere di dichiarare la zona rossa può e deve essere esercitato anche dalla Regione; vabbè dai, non è che si può sapere tutto, qualcosa sfugge. Oppure, a pensarci bene, non è che è proprio sfuggito, diciamo che di fronte al profitto di cui sopra si è semplicemente scelto di non chiudere. Il risultato di questa scelta intelligente sono stati circa 5900 morti solo nella provincia di Bergamo.

Potrei continuare, ma ho bisogno di tornare a quella sua dichiarazione di qualche giorno fa: “Vedo che alcuni presidenti di Regione, ad esempio quello della Liguria, Giovanni Toti, dicono che accoglieranno a braccia aperte i milanesi quando si potrà viaggiare tra una Regione e l’altro. Altri, non li cito, dicono ‘magari se fanno una patente di immunità’ è meglio. Qui parlo da cittadino prima ancora che da sindaco: quando deciderò dove andare per un weekend o una vacanza me ne ricorderò”.

Sindaco Sala, sa cosa deve ricordarsi o meglio tatuarsi bene in fronte? Che la sua Regione, durante questa pandemia, è stata la vergogna dell’Italia intera e che da ora in poi ogni volta che penserò a Milano, alla sua amata città, mi verrà solo una grande malinconia, una tristezza per tutti quei malati lasciati a morire, per tutti quei medici eL'immagine può contenere: cibo, il seguente testo "Buona Pasqua Coronavirus Vaccine Injection ony 5ml Sto www.mimmorapisarda.it sbaddu e malucchiffari nel web" infermieri che hanno sacrificato il loro tempo, le loro competenze e purtroppo la loro vita per salvare una sanità che la sua Regione ha ridotto all’osso.

E sa un’altra cosa? Parlare di vacanze e di weekend fuori in una situazione come quella che sta vivendo la sua città la trovo una cosa vergognosa. Lei non ha la benché minima idea di cosa significhi vivere tutto l’anno in Sardegna, la meravigliosa terra da cui provengo. Un’isola con un sistema sanitario inevitabilmente limitato, che fatica a sopperire persino alle necessità dei propri abitanti. Una Regione estremamente più povera della sua, che se mai si dovesse verificare un’emergenza sanitaria come quella della Lombardia ne uscirebbe dilaniata.

Le do anche un’altra notizia: noi siamo circondati dal mare, perciò comprende da solo che sarebbe un pelino più complicato trasferire i malati o peggio i morti in altre regioni. Non sono decisamente un’ammiratrice dell’attuale giunta regionale sarda, ma quello che il Presidente Christian Solinas sta cercando di fare è evitare che una Regione così fragile come la Sardegna rischi il tracollo. Purtroppo le modalità di azione sono ancora incerte, ma le intenzioni sono buone e vanno oltre ogni tentativo di proibire a milanesi, torinesi, genovesi o chicchessia di bearsi del mare e delle spiagge della nostra isola.

Vede, signor Sindaco, la sua dichiarazione è stata quanto mai fuori luogo e parecchio irrispettosa nei confronti di chi, durante questo terribile periodo, ha lavorato sodo per permettere a lei e a me di stare qui a discutere di vacanze. Sia riconoscente e cosciente del suo ruolo, eviti quella famosa presunzione di cui abbiamo parlato che, come ha potuto notare, non vi ha portato da nessuna parte e che, se continuerete di questo passo, non vi porterà più in là di Mantova.

 Con rispetto.

Francesca Petretto

https://www.ilfattoquotidiano.it 

 

 

 

 

Rispetto a quella precedente che ha conosciuto peste, malaria, spagnola e guerre mondiali fra i popoli, credevo di essere nato in una generazione indistruttibile e invincibile a qualsiasi avversità, di qualsiasi natura.

Mi sbagliavo.

Cresciuto con la cultura del catechismo, del presepe a Natale, del precetto pasquale, come tutti oggi ho assistito in diretta alla storia dell’uomo, a qualcosa di diverso a cui eravamo abituati e che soltanto le prossime generazioni potranno ricordare sui libri di scuola (se esisteranno ancora); qualcosa che ci ha messo in croce come colui che oggi è stato implorato dal suo rappresentante in terra, il Pontefice, immerso in una piazza vuota davanti al sangue di Cristo, in venti interminabili minuti pesanti come la nostra esistenza sulla terra.

Immagini che nessuno di noi avrebbe mai voluto vedere e che ricorderemo per sempre, e forse è stata Madre Natura che, stanca di quel che stava provocando quel po' di minuscola polvere poggiata sul pianeta - perché di questo si tratta -, ha creato il virus, inevitabile leggendo il post, per rimettere ordine ad ogni sistema.

Esempi sono l'acqua limpida a Venezia, la diminuzione del buco nell’ozono, il cessate il fuoco nelle guerre nel mondo, gli animali che si riappropriano dei loro legittimi spazi, il drastico abbassamento dell'inquinamento, il ripopolamento ittico, il rientro dei ghiacciai, il ritrovato giocare tra vicini di casa sui balconi come si faceva tempo fa, il riprendere finalmente il ruolo di genitori e tante altre cose che non elenco per annoiarvi (sono tante), che dovrebbero farci riflettere sul nostro Status di essere umani, ma soprattutto su quello autentico di esseri viventi ospiti di quella straordinaria e “misteriosa", e le virgolette sono d’obbligo, palla di pietra che ruota nell’immensità dell’universo e che da più di 2000 anni si porta addosso la storia di quello scriteriato pulviscolo poggiato sulla sua pelle.

Sembra che con questo virus, Madre Natura voglia dirci “Coglioni, avete esagerato. Adesso mi sono rotta le palle, vediamo se con questo castigo vi date una regolata!”

 

 

 

Nuova restrizione tra regioni ma permane quella tra comuni e comuni. Scusate, sarò duro di comprendonio, ma questa non l’ho capita. Oppure non si è voluto capirla.

Mi spiego. Dopo il caro e ahimè mai più ritornato boom economico, complice l’offerta edilizia negli anni Settanta, molti comuni limitrofi alle grandi città si sono così tanto allargati da essere diventati, di fatto, dei veri e propri quartieri che fanno parte del tessuto urbano del capoluogo di provincia. Conosco persone che hanno il soggiorno con una parete a Gravina, un’altra a Battiati, una a Catania e una a S.G. La Punta.

Faccio l’esempio di Catania, dichiarata Area Metropolitana. La città, come altre, è una spugna con funzionamento giornaliero a due mandate: mattina e sera; circa l’80 per cento della sua forza lavorativa dorme in zone residenziali appartenenti ad altri vicini comuni quali Mascalucia, Ficarazzi, Acicastello, Pedara, ecc., e l’effetto lo si può notare la mattina, con lo svincolo autostradale intasato e alla sera, al momento del rientro a casa.

Adesso, leggendo gli atti governativi, posso anche capire – ma non tanto, poi - il divieto tra Catania e le lontane Scordia, Viagrande, Palagonia, Bronte, Randazzo. Non capisco, invece, gli autentici “catanesi” (perché di questo si tratta) costretti a non uscire dal comune di residenza, distante solo pochi chilometri da Catania, sol perché il Governo ha fatto di tutta l’erba un fascio senza pensare alle grandi aree metropolitane con zone residenziali a ridosso del Centro ma appartenenti ad altri comuni. E’ come dire a un residente di Monza, che ogni giorno nemmeno si accorge di essere entrato nella capitale, “No, tu non puoi entrare, perché SOLO DAL PUNTO DI VISTA AMMINISTRATIVO (lo dice una linea blu sull’Atlante) non sei di Milano. Inaudito.

 

 

 

Ok, per il bene comune ci può anche stare, anche se fa rabbia vedere le foto dei concittadini passeggiare al lungomare solo perché residenti qualche metro più in là. In fondo si tratta di un po’ di settimane di sacrificio in più nel nome della salute di tutti noi, e poi quei comuni limitrofi etnei sono dotati di ogni servizio essenziali quali banche, uffici comunali, negozi al dettaglio, ecc. Niente da dire, giusto: non c’è alcuna necessità di fare un prelievo bancomat a Catania perché, per esempio, a S. Agata Li Battiati, SE UNO VIVE DAVVERO DENTRO IL PAESE, ci sono già. Sarebbe un capriccio in questo periodo di pandemia.

Il mio caso è diverso. Nel dopoguerra, il Comune di Catania rifiutò alcune aree di due comuni limitrofi i cui territori arrivano fin dentro la città. Con l’avvento dell’IMU, Catania li richiese ma quei comuni, giustamente, si rifiutarono. Per questo motivo, se devo andare al mio Municipio dopo aver fatto il bagno al Lungomare, devo arrivare alle pendici dell’Etna. Bello, no?

Trattasi di verdi zone residenziali ma, in sostanza, autentici dormitori con attorno prati fioriti, salici piangenti, pochi servizi essenziali e grandi supermercati. Tutto qui. Ma poi che bisogno ci sarebbe dello spirito di vivere nell’Urbe? Catania è proprio qui sotto, solo a duecento metri, no? Basta prendere l’auto o, magari, scenderci anche a piedi.

Ieri. Oggi no.

E io sto ancora peggio, perché abito (dormo) in una di quelle “isole", con una farmacia e una piscina privata. Nient’altro. In questo maledetto periodo, per far la spesa al solito supermercato di fronte (basta attraversare la strada a piedi) devo munirmi di autocertificazione perché quell’esercizio appartiene al comune di Catania o a quello di Tremestieri Etneo.

In sostanza, sarei un prigioniero.

 

 

A concludere, non vorrei annoiare, mi pongo queste domande:

1) E’ giusto che gli italiani del Sud, dopo 50 giorni di reclusione e virtuosi nei comportamenti visti i risultati dei contagi nazionali, debbano pagare lo stesso dazio degli indisciplinati lombardi che continuano a correre lungo i Navigli?

2) Atteso che questa restrizione duri anche a giugno, che senso ha riaprire gli stabilimenti balneari, quando più della metà dei bagnanti non sono residenti (solo geograficamente) sulla riviera?

3) Come devono comportarsi le forze dell’ordine quando si ritroveranno centinaia di autocertificazioni in cui sta scritto che il guidatore si sta recando dai propri genitori considerato un improvviso ed “inaspettato” bisogno di abbracciarli, dopo averli ignorati per decenni? Grazie a questo escamotage, quanti mammoni dovremmo aspettarci per le strade il 4 maggio?

4) Perché due persone che vivono nella stessa casa per 50 giorni, non possono andare nella stessa auto?

5) Perché si potrà andare anche al Bingo ma non si potranno celebrare le messe?

6) Come devo giustificarmi quando mi fermeranno senza autocertificazione e il bisogno di sconfinare (come già detto, c’è solo una farmacia) per andare a comprare una nuova cartuccia per la stampante, visto che il Presidente Conte me l’ha consumata a forza di provvedimenti?

Questo è quel che vorrei chiedere a quel comitato tecnico scientifico composto da 450 esperti, che già con atteggiamenti da luminari degni del miglior baronaggio stanno solo facendo a gara a chi la dice meglio, sfruttando il momento per pontificare le loro carriere accademiche e future poltrone attraverso conferenze stampa, comparsate su divani televisivi, post, twitt e cinguetii vari.

_________

Un detto siciliano dice “A tempu di guerra ogni minchiuni mustra la so' putenza”

 

 

 

Come si nota, per ovvi motivi, in questa pagina non sto aggiornando attività o svaghi organizzati "peri peri" a Catania e provincia e gli aggiornamenti sono abbastanza limitati. Non c'è niente da passeggiare, da applaudire o da sorseggiare. Siamo quasi tutti a casa. Dico quasi perchè c'è ancora qualche imbecille che rischia di vanificare il nostro sacrificio. 

Non ci stanno chiedendo di andare in guerra, come erano costretti a fare i nostri antenati, rischiando di beccarsi una pallottola al fronte. Certo, la nostra generazione non c'era abituata, però ci stanno chiedendo solo di stare a casa a leggere un libro, goderci le nostre smart tv, parlarci e raccontarci, comunicare fra noi con i social e whatsapp, contattare i nostri cari al cellulare, svolgere il telelavoro da casa e sistemare cose che avevamo ripromesso di fare. Tante comodità che i nostri anziani genitori (i primi da tutelare, mettetevi la mascherina quando li andate a trovare) nemmeno si sognavano durante situazioni ben più difficili e tragiche di quella che stiamo vivendo.

Anche questa è una guerra, ma possiamo vincerla comodamente seduti al calduccio sui nostri divani invece che attorno a un tavolo 2 x 2 assieme a degli irresponsabili che credono un aperitivo più importante della loro stessa salute e di quella altrui.

Basta poco, anche evitare frasi del tipo “chi è, ti scanti?” appartenenti a quell'orgoglio “Marca Liotru” che, in questo caso, porta inesorabilmente a conseguenze devastanti per la nostra comunità.  Quello che stiamo vivendo non è un gioco e neanche una gara su chi ha più coraggio.

Dai, sono solo un po' di settimane di sacrificio, ma a 5 stelle. Forza, con un po' di volontà ne usciremo fuori, così potremo finalmente riabbracciarci tutti assieme.

Insomma, stativi 'e casi .... ca jè megghiu pi tutti! Cerchiamo di essere "spetti" davvero e non "babbi di l'ova".

 

Mimmo Rapisarda

 

Dal 27 febbraio in quarantena (40 gg) ed oggi, svegliandomi, pensavo al lunedì come al giorno in cui ognuno di noi si rimette in marcia dopo il riposo. Si fanno programmi e con la mente si rivedono i progetti settimanali. Ma la realtà ti dice “No, niente, oggi è uguale a ieri e all’altro ieri.”

Ieri pomeriggio sono uscito a piedi da casa (con mascherina e guanti) perchè non ce la facevo più. Dovevo respirare e vedere, con insolito affetto, il cemento del marciapiedi, quell’asfalto rugoso che ci fece tanto impazzire quando lo calpestavamo con le nostre auto e le insegne dei negozi, ahimè, tutti chiusi e non perché era domenica.

A dire il vero, non c'era quasi nessuno e mi sembrava quasi di camminare, in quell’orario, in una situazione simile a quella di certi film catastrofici. Mi faceva quasi piacere, significava che i miei conterranei stanno facendo il proprio dovere, in contrasto con quello che pubblica certa stampa pur di campare. Niente, nessuno, eppure sapevo che erano tutti lì, dietro le loro finestre ad osservare invidiosissimi quel Lupo mannaro (*) che camminava lungo la strada.

Non chiedevo tanto, volevo soltanto un po’ d’aria; mi sarei accontentato solo di guardare i nomi sui citofoni del condominio adiacente a quello mio o di leggere il cartello del salumiere che indicava i periodi di chiusura.

Purtroppo, dopo 100 mt. di camminata vedo in lontananza una Gazzella dei Carabinieri. Mi guardano minacciosi da lontano mimandomi la trascrizione del verbale e poi una "taliata" che la diceva tutta: "Attìa, a casa passa! Marsch!"

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(*) se il mio barbiere non riapre al più presto, c’è il concreto rischio di essere abbattuto per strada con una pallottola d’argento. Altro che polmonite da Covid-19!

M.R. (Facebook)

 

Catania - «Piango perché sono vecchio, perché questo coronavirus mi fa sentire vecchio. Piango perché sento il mondo lontano, perché dal balcone non vedo più nessuno. Piango per questa mia vita interrotta, per la brutta prospettiva di usare la maschera quando uscirò. Già, ma quando uscirò, quando tornerò a calpestare le basole del marciapiede? Piango perché ricordo i miei genitori come non facevo da tempo, piango perché ricordo gli amici che non ci sono più, perché penso a quando ero giovane e felice come se il mondo fosse mio e io fossi del mondo.

Piango perché non ho alcuna certezza del domani, perché non so quando potrò uscire e se uscendo correrò il rischio di incontrare la morte. Piango perché quando si riaprirà il mondo non potrò più viaggiare a causa della mia sopravvenuta decrepitezza, piango perché mi è stato rubato l'ultimo pezzo della mia vita, quella che era destinata alla libertà assoluta, alla spensieratezza, agli amici, al gioco, ai piccoli piaceri della vita. Piango perché un piccolo virus bastardo arrivato dall'Asia sta cambiando il mondo e le mie abitudini. Piango perché è Pasqua, perché le musiche liturgiche mi ricordano l'innocenza perduta, piango perché mi commuovo sotto il peso dei ricordi e non so bene se questa è la mia ultima Pasqua. Abbraccio tutti i vecchi come me che si interrogano sul domani e a cui non può bastare il calore degli affetti familiari, il tricolore sui balconi e l'inno nazionale».

Tony Zermo

 

Un'immagine che farà parte della storia di Catania

 

 

 

 

 

 

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