Un po' di storia

2400 anni di storia compiuti per Rodi città che diventa un centro importante quando ormai il mondo classico volge alla sua fine. Ai tempi dei macedoni Rodi conta secondo fonti 80 mila abitanti ricoprendo una superficie che si estendeva dal porto attuale Mandraki al colle di Ayios Stefanos (l'attuale Monte Smith) molto oltre i limiti attuali della città. I ritrovamenti effettuati nel borgo vecchio testimoniano che la parte bassa di Rodi era dotata di fortificazione muraria e aveva una razionale e imponente pianta urbanistica curata dall'allora caposcuola Ippodamo di Mileto. Il contatto con le vicine città ioniche favorì una certa ricchezza e un considerevole affermazione nelle scienze e nell'arte. La richezza in scuole, teatri, accademie e palestre di Rodi rese la città polo di attrazione per molti governatori e intellettuali romani: Cicerone, Cassio, Lucrezio e lo stesso Cesare completeranno a Rodi i loro studi superiori.
Plinio che visitò Rodi nel I secolo dC rimase estasiato dalla bellezza monumentale di questa città: venne in particolare colpito sia dalla quantità di statue che decoravano il centro che dal loro gigantismo. Del celebre carro di Helios costruito da Lissipo nel III secolo aC non si hanno tracce se non una copia del busto della divinità conservata nel museo cittadino. Laddove oggi vediamo la statua del cervo a Mandraki era eretta la più "colossale" delle opere monumentali antiche, il Colosso di Rodi, una delle 7 meraviglie del mondo antico. La sua esistenza è certa, anche se rimane difficile descriverlo in particolari che non riguardino la sua ragguerdevole dimensione. Il colosso fu distrutto da un violento terremoto e in seguito saccheggiato nelle sue componenti e venduto.
Quel che resta a Rodi del suo passato antico è purtroppo poco anche e soprattutto perchè i posteri utilizzarono e riciclarono i materiali antichi nelle loro costruzioni. Il resto l'hanno fatto i saccheggi, gli innumerevoli terremoti e il disprezzo esibito dai cristiani prima (ortodossi e franco-cattolici) e dai mussulmani poi nei riguardi del passato animista. L'antico si respira in città nelle piccole aree archeologiche sparse per il territorio urbano e soprattutto nelle fondamenta delle mura e di parte delle più importanti costuzioni del posto. L'area archoelogica vera e propria della città si trova sul cosiddetto Monte Smith a 5 km dal centro una collina dolce dotata di una vallata sommersa nella pineta: l'Acropolis di stile dorico allora tempio di Athena e Giove dove gli antichi custodivano i testi dei loro trattati con le altre città dell'Ellade si trova sulla punta del colle mentre a valle giace la più splendida delle costruzioni dell'area, il tempio di Apollo che fa da cartolina in occasione di luna piena. Nella sezione nord ovest del tempio si trova Ninfea, un sistema di gallerie sotterranee a 4 entrate che procede in profondità creandosi continui collegamenti. Dietro il tempio, i trova l'Odeion, un piccolo teatro molto rinomato nell'antichità per le gare di retorica che si tenevano. E' ben conservato e d'estate ospita suggestive manifestazioni musicali e teatrali. Resti dell'antico stadio (II secolo aC) troviamo nelle immediate vicinanze a sud est del colle rimessi un po' frettolosamente a posto dal regime coloniale italiano nei primi decenni del secolo scorso. L'Artemisio e il Gimnasio completano il nostro giro, il primo tempio destinato a Artemide il secondo, luogo destinato alla riflessione e lo studio, punto di incontro di filosofi e intellettuali provenienti da tutta la Grecia e più avanti anche da Roma. L'impronta protocristiana è a Rodi città estremamente marcata. La decadenza delle antiche religioni politeistiche favorì prima qua che altrove la diffusione del cristianesimo tra la popolazione. La cosa porta alla visita storica di Paolo il cui insegnamento (del 57 aC) viene trascritto nell'Evangelo. L'impero farà di Rodi uno degli avamposti della sua battaglia contro gli eserciti arabi che per un periodo riusciranno a spuntarla come ricorda la torre sul porto di Mandraki.

 La prima pianta del Palazzo dei Cavalieri e dell'enclave fortificata del borgo è da attribuire ai bizantini nel VII secolo dC e risponde a esigenze di difesa contro le incursioni di quel "nemico". Dopo l'anno mille è qua favorito l'insediamento della tribu ebraica dei Sefarditi che cacciati dalla Spagna creano nei limiti del forte un loro spazio destinato a sopravvivere fino ai nostri giorni.

 Durante il tardo impero bizantino la minaccia islamica si ripresenta con l'arrivo sulla scena degli ottomani che intanto si impadroniscono di larghe porzioni dell'antica Ionia. A difendere la cristianità ci penseranno i Cavalieri Giovaniti di ripiego dalla Palestina dopo le sconfitte rimediate dai mussulmani tra il XIII e il XIV secolo. Nel XIV secolo l'impero bizantino è in ritirata, i crociati strappano Rodi trasformandola insieme a Cipro e al resto delle isole del dodecanneso in base militare e importante centro logistico al servizio delle loro spedizioni nel Medio Oriente. Riusciranno per più di due secoli di continue scaramucce a frenare l'espansione degli ottomani che intanto avanzano sempre più massicciamente nell'Asia Minore. Saranno gli eserciti di Gesu nel tardo XIV secolo a definire le attuali dimensioni e geometrie della fortezza che circonda la città vecchia.
I cavalieri di San Giovanni erano una confraternita religiosa fondata nel XI secolo da commercianti e religiosi amalfitani a Gerusalemme. La loro caratterizzazione militare favorì col tempo la loro integrazione tra le fila dei Crociati. Fu un esercito multinazionale che raccoglieva adepti dalla Catalonia, dalla Francia, dall'Italia ma anche dalla Germania e dall'Inghilterra. La sua struttura segreta e fortemente piramidale molto simile a quelle dei templari e delle sette massoniche conduce alla figura del Gran Magister una strana figura di commerciante, guerriero e religioso nello stesso tempo, il gran condottiero delle armate di Gesù al servizio del Papato e di una "grande causa": la liberazione di Gerusalemme e delle terre sante dal dominio islamico che dall'XI secolo diffonde la propria fede a ritmi serrati in Siria e nella Palestina. Ai magister più importanti (De Villaret, Orsini, Auvergnac, D'Amboise, ecc.) sono associate le principali opere di fortificazione della città e i magnifici Palazzi, costruzioni altrove gottiche altrove barocche dall'aspetto imponente e austero ispirato al rigore un po' oscuro e sicuramente poco "mediterraneo" dei crociati.
 L'intera area nota come Castelos nella zona di Kolakiò a nord del borgo vecchio venne allora separata dal resto del borgo vecchio da una muraglia che circondava il castello. Nei suoi limiti saranno piazzati l'insieme delle strutture difensive crociate, i casermoni, l'arsenale e sul rettro il magnifico Palazzo del Gran Magister l'edificio più monumentale lasciato ai posteri dall'architettura franca. Tutto attorno la cattedrale gottica di San Giovanni, la Loggia dove i crociati tenevano i loro curiosi rituali a metà tra il sacro e il profano, l'imponente Castellania biblioteca e tribunale penale nello stesso tempo, l'ospizio (ospedale ma anche albergo che doveva ospitare chi era in viaggio verso le terre sante), e tanto altro ancora. Al di là delle mura si estende Chora, l'abitato riservato ai locali, un disordinato groviglio di stradine lastricate strettissime in mezzo a casette di pietra colorate unite in seguito tra loro da travi di legno.

I Cavalieri difesero l'isola e riuscirono ad ottenere parecchio successo popolare. Il primo grande assedio ottomano del 1480 verrà brillantemente respinto dai Crociati anche grazie all'appoggio attivo della popolazione. Gli eserciti di Osman dovranno impegnare le loro migliori energie per piegare la loro resistenza. Ci riusciranno nel 1522 grazie all'intervento diretto dello stesso Suleiman il Magnifico che dopo una rovinosa battaglia riuscirà a scacciare i francocrociati dall'isola. I turchi affermano la loro autorità sul piano sia militare che amministrativo potenziando anche la loro presenza numerica sull'isola. Occupano il vecchio borgo impossessandosi delle precedenti strutture e respingendo oltre la cinta le popolazioni non mussulmane, gli allora "raja" greci e armeni. La quasi totalità delle chiese bizantine e latine preesistenti viene convertita in moschee che prendono il nome del loro fondatore: Imbrahim, Redjep, Mustaphà, Abdul Jelil, Agà ecc. Sono invece risparmiati gli ebrei che permangono nei limiti del borgo in funzione di commercianti, artigiani e finanzieri conservando i loro santuari e le loro residenze tipiche.
L'ultima fase del dominio ottomano su Rodi sarà segnata da un terribile incidente: una polveriera abbandonata a ridosso delle mura esplode distruggendo gran parte del Palazzo dei Cavalieri e l'intero quartiere attorno allora popolato soprattutto da ebrei. Il destino volle che fosse Mussolini a ristrutturarlo e a recuperarlo dall'abbandono a cui era condannato, posizionando qua la regia estiva di Vittorio Emanuele e dei gerarchi più importanti.
Il regime coloniale italiano che intanto si sussegue ai turchi dopo la prima guerra mondiale e le guerre libiche investe una gran quantità di energie al restauro del borgo vecchio fin dai primi momenti del suo insediamento. Sotto il governo dei liberali Rodi fu popolata di un gran numero di artisti, architetti e professionisti del restauro che si impegnarono in opere di ristrutturazione su larga scala.
I gerarchi fascisti continuarono questa tradizione lasciando la loro impronta caratteristica centrata sulle bizzarre geometrie del futurismo e su un certo gigantismo che denotava la loro certa dose di megalomania: stupisce nello stile seguito un certo carattere "creole" che smista il ritmo arabesque lasciato sull'isola dai turchi a quello tipicamente più diffuso negli anni '20 e '30 in Italia. Questa commistione è ben visibile nella zona del porto e a Mandraki entrambi quartieri molto curati dal fascismo. A Mandraki Mussolini inaugurò la celebre "Uscita della Libertà" un ingresso monumentale nella muraglia crociata che doveva ricordare il carattere liberatore dell'intervento italiano dall'"oppressivo regime ottomano". Nella parte moderna della città sorpendono per il loro stile il teatro di Puccini, l'Acquario, il Palazzo di Governo, la Prefettura, il parco di Rudinì e alcune ville tipiche che stilisticamente ricordano la grandeur di quei tempi. Contemporanea a queste costruzione la diffusione a Rodi del vino frizzante, dello spumante (il celebre in Grecia CAIR Rodos) e dei relativi metodi di vinificazione importati dall' Italia in esclusiva da Rodi. Ma le avventure fasciste non potevano risparmiare Rodi dai drammatici effetti dello scontro mondiale. La pulizia etnica praticata sugli ebrei prende piede in modo massiccio tra il 1942 e il 1943 portando all'espulsione una delle comunità meglio integrate e più dinamiche dell'isola. L'elemento ebraico scomparve quasi integralmente dopo questa ondata di deportazioni che segue un decennio di intense migrazioni verso gli Stati Uniti d'America. 2 mila ebrei furono deportati nei lager nazisti e sulla loro memoria vigila una lapide nella centrale piazza che prende il loro nome: Dei Martiri Ebrei.

Altrettanto drammatica doveva rivelarsi la fase della capitolazione nazifascista alle forze alleate: essa fu infatti accompagnata da una pioggia di bombardamenti aerei inglesi di intensità tale da piegare irrimediabilmente il vecchio centro e la sua immediata periferia.
La fine della guerra vede il centro storico distrutto, degradato e svuotato dai suoi residenti tradizionali, gli ebrei e i turchi che negli anni '50 divennero oggetto di scambio con le popolazioni greche dell'Asia Minore. Ridotto in catapecchie viene popolato da povere famiglie di pescatori immigrati qua dal resto del Dodecanneso accasate alla rinfusa tra i maestosi palazzi crociati semidistrutti e le loro annessioni. A tirarlo fuori dalla condizione di slum sarà soprattutto il turismo che comincia a diventare di massa qua già alla fine degli anni '60. Gran parte del variopinto patrimonio architettonico e museale di questo centro viene recuperato nei primi anni '70 mentre a partire dal 1984 il borgo è un'area monitorata dal ministero dei Beni culturali.
La città vecchia è oggi, nonostante la mercificazione crescente, più bella che mai. Le ingenti risorse messe a disposizione del suo restauro hanno attrato artisti da tutta Europa che hanno contriuito in modo deciso al suo eccezionale rilancio: le sue vie principali, il vialone lastricato dei Cavalieri, l'Orfeos, l'Aristotelous, la Sokratous e l'Ippocratous, la Pindarou e la Achladejev vibrano 24 ore su 24 con le loro botteghe, i loro caffè, i locali notturni e il loro via vai da capogiro. Il Palazzo dei Cavalieri è tornato a brillare di luci e suoni nel quadro dell'omonimo festival Ichos ke Fos (Suono e Luce) che si tiene qua ogni estate. Musei archeologici, ecclessiastici e forcloristici si alternano a gallerie d'arte itineranti lungo e largo l'intera area urbana interna alle mura. Il tutto dà sicuramente un'impressione un po' troppo "insonorizzata" ma non poteva essere altrimenti in una città che vanta il centro storico più bello, vario e curioso della Grecia intera.

 

 

 

Un giro per il borgo vecchio

L'ingresso nel borgo vecchio avviene solitamente dalla Uscita della Libertà (Pili Eleftherias) nel settore settentrionale del porto a Mandraki. Questo è l'ultimo in ordine di tempo dei 7 ingressi del borgo e risale ai primordi della presenza fascista su Rodi (1924). Il tracciato lastricato che parte praticamente da Place Simis dove si trova l'arcaico santuario di Venere e la Pinacoteca si incrocia a pochi metri con la più scenica delle vie di Rodi, Odos Ipoton, la strada dei cavalieri. Questo avviene a livello dell'ospedale crociato che giganteggia nella sezione costiera della fortezza circondato da due pesanti casermoni: quello di Auvergne e quello inglese. Era in grado di ospitare un centinaio di degenti ed è il più vecchio ospedale organizzato di tutto il Dodecanneso. Costruito nel XV secolo dai Magister francesi Antoine Fluvian e Pierre d'Aubusson l'Ospizio ospita oggi il museo archeologico nazionale dell'isola dove sono esibiti una parte dei ritrovamenti effettuati a Rodi città, a Lindo, Ialissòs e Kamiros. Le sculture di Venere e quella di Elios del III secolo aC, sono veramente molto eleganti. Accanto a queste una serie di kouroi giganteschi e una collezione di vasellame, ceramiche e conio di età soprattutto ellenistica e romana. Una sala è dedicata a affreschi della prima era cristiana rinvenuti a Rodi e sull'isola di Carpato.
Assolutamente interessante anche la Pinacoteca con opere di Tsarouchis, Parthenis e dell'avangardista Engonopoulos, il più enigmatico dei pittori greci contemporanei dopo Embirikos.

Sui due lati della strada dei Cavalieri si estendono le restanti sedi di presidio crociato, quello provenzale, quello catalano, quello italiano, ecc., tutte costruzioni pesanti in stile gottico e barocco precedute dall'Arsenale (Armeria), una delle più vecchie costruzioni crociate risalente nel XIV secolo oggi sede di una galleria d'arte folcloristica. Superate le caserme si scorge imponente il gran Castello la parte meglio fortificata del vecchio borgo, sede del Gran Magister e dell'amministrazione crociata. E' stato parecchio modificato sia nelle dimensioni che nell'aspetto durante il fascismo dall'architetto Vittorio Mesturino. Tutto il secondo piano totalmente distrutto dalla dinamite nell'800 fu praticamente reinventato. E' una struttura in stile gottico parzialmente squadrata (80m x 75) costruita sulle fondamenta del vecchio forte bizantino. L'entrata principale si trova nella facciata meridionale del forte affiancato da due torri imponenti. Un'altra torre si trova d'avanti all'uscita monumentale che fora la muraglia occidentale del forte. Nella parte nord del forte una serie di magazzini e tanti rifugi sotterranei.. Tutto attorno alla corte centrale una serie di sontuosi stanzoni a arcate oggi sedi di varie esposizioni forcloristiche, storiche e archeologiche.
Dall'altra parte della piazza che ci introduce al Castello si estende la Loggia di San Giovanni che conclude in modo monumentale la strada dei Cavalieri. In stile gottico è collegata alla cattedrale di San Giovanni, il tempio ufficiale dei crociati del XIV secolo. Più in là due ulteriori ingressi della fortezza la monumentale uscita di d'Amboise che prende il nome di uno dei più importanti Magister rodhensi e quella di Sant'Antonio. La Strada dei Cavalieri si incrocia a questo livello con una delle più trafficate vie del borgo vecchio la Orfeos dove si trova il celebre campanile con l'orologio dal quale è possibile ottenere una delle più belle panoramiche della città vecchia e delle mura.

 Sempre su questa strada si trova la basilica crociata di San Marco, la torre di San Giorgio e tre monumenti importanti dell'eredità ottomana, la moschea di Enterum fondata da Suleiman il Magnifico sulle fondamenta di una basilica bizantina a sua volta ritoccata dai crociati. Di fronte alla moschea con il minaretto mozzato si trova la biblioteca islamica di Ahmed Hafuz e la Corte di Imaret con annessa la chiesetta degli Ayii Apostoli costruita nel XV secolo, ai tempi dei crociati trasformata in mensa dei poveri. E' stata di recente ristrutturata e ospita delle mostre d'arte itineranti. A Imaret si trova Al Diwan, il caffè turco di Rodi dove i più curiosi potranno provare di immergersi nel fumo del narghilè, la pipa ad acqua tradizionale degli ottomani.
Siamo ormai addentrati nella più vivace e insonorizzata delle vie del vecchio borgo la Sokratous, il più clamoroso via vai del mediterraneo orientale tra caffè, localini, botteghe e gallerie. Parallela alla Strada dei Cavalieri delimitava il quartiere crociato da Chora, il resto del borgo vecchio allora abitato da greci, armeni e ebrei. Un quartiere assolutamente labirintico si estende a sud della Socratous e attorno il tradizionale bazaar dove domina il ritmo urbanistico-architettonico lasciato dagli ottomani e dove si riscontra la più alta densità di minaretti di tutta la Grecia. .Le più importanti da vedere sono la moschea di Agà sulla Socratous e quella di Sultan Moustafa costruita su un piazzale al posto di una storica chiesa bizantina. Nella vicina Place Arionos si trova il celebre hammam (Jenì Hammam) dove è tuttoggi possibile godere delle sue acque vaporose alternativamente uno giorno aperto ai maschi uno alle femmine. Non lontano dalla Moschea di Moustafa si trova la più pittoresca delle moschee rodhensi quella dedicata a Redjep Pascià, la più spettacolare sovrapposizione di civiltà conosciuta nel vecchio borgo: costruita su fondamenta antiche dai bizantini, ha assunto in seguito caratteristiche gottiche dai franco-crociati per trasformarsi poi in Moschea da Redjep Pashà. Oggi sconsacrata è nota per la sua fontana.

La Sokratous taglia uno dei quartieri da un punto di vista architettonico più multietnici mai visti nel mediterraneo: una clamorosa sovrapposizione di civiltà si diffonde in ogni angolo dei suoi vicoli interni dove hanno a lungo convissuto insieme ai greci, comunità ebraiche, armene, occidentali, turche e arabe lasciando al posto un colore assolutamente inconfondibile. Si conclude nella principale piazza della città quella dedicata a Esculapio, la celebre Ipokratous sede della bellissima moschea di Santrivan e della tremenda Castellania Biblioteca, in stile rinascimentale che fungeva da palazzo di giustizia dei crociati.
In questa piazza si trova la fontana dei cavallucci marini di memoria fascista e uno stabile imponente che doveva fungere ai tempi dei bizantini a sede dell'arcivescovado. Nelle immediate vicinanze si scorge la più grande delle 7 sinagoghe ebraiche la celebre Kahal Shalom, il Santuario della Pace, visitabile in rete tuttoggi uno dei più frequentati luoghi di pellegrinaggio ebraico della Grecia secondo solo a quello della città di Ioannina. Attorno a questa sinagoga trovano rifugio per secoli gli ebrei serfaditi perseguitati in Occidente e costretti ad abbandonarlo in massa già nel corso degli anni '30.
L'Ippocratous è sicuramente il posto più fotografato in assoluto del borgo vecchio e ci collega con il porto attraverso la celebre uscita del Mare cosparsa da monumenti pseudo arabesque messi a punto dalla fantasia fascista. Nella piazza adiacente (Platonos) si trova la moschea di imbrahim mentre al di qua delle mura si estende un altro mostro sacro delle vie di Rodi, l'Aristotelous che che si conclude nella piazza della Shoah o piazza dei martiri Ebrei con la celebre lapide che riporta i nominativi dei 2000 ebrei saferditi depostati nei lager nazisti tra il 1942 e il 1943.

L'Aristotelous prosegue nella via Pidarou che comprende il celebre Ospizio di Santa Caterina un immobile crociato nel cuore del quartiere ebraico costruito in modo splendido nel 1392 dall'architetto italiano adepto della Loggia Domenico d'Allemagna. Era l'albergo dei crociati e doveva dare ospitalità a chi intraprendeva a suo rischio e pericolo il viaggio verso le terre sante. Fu distrutto da un terremoto e ricostruito un'altra volta ai tempi del Gran Magister italiano Fabrizio del Carretto. A poca distanza da qui si trova l'omonima uscita di Santa Caterina che conclude il borgo vecchio con destinazione la torre francese e il promontorio dei mulini di pietra sul mare.
La zona fu teatro dell'assalto crociato agli ottomani tenutosi nel 27 luglio del 1480 che vide i Cavallieri dell'Apocalisse vincitori e la città distrutta. Poco prima dell'Ospizio si trova la basilica gottica di Santa Caterina ricca di affreschi del XIV e XV secolo. Fu trasformata in moschea da Suleiman e prese il nome di Ilch Michrab (luogo di perghiera). Poco dopo una delle più antiche chiese bizantine di Rodi, quella dia Ayia Triada anch'essa trasformata in moschea (Dolapli mosque) e nel punto in cui la via Pindarou si incrocia con la via Achladejev, la più curiosa delle basiliche gottiche di Rodi, Santa Maria del Borgo di cui resta salvo un solo settore a tre arcate eggreggiamente illuminato di notte e di sicuro effetto scenico.

La Moschea di Solimano il Magnifico e il Bagno Turco sono una testimonianza della secolare dominazione turca. Il Bagno Turco, restaurato nel 2000, è ospitato in una struttura bizantina del VII secolo e offre una sosta davvero rigenerante. Si trova in Platea Arionos, tra una grande moschea e un teatro che ospita spettacoli di danza folcoristiche.

Del quartiere ebraico restano alcune case con iscrizioni in ebraico, la sinagoga e il cimitero. La piazza su cui si affaccia la sinagoga è stata dedicata ai martiri ebrei della seconda guerra mondiale. Se vi inoltrate nelle vie residenziali, troverete ancora case abbandonate e i segni dei saccheggi e degli incendi. Una toccante testimonianza per il futuro.
La visita alla città murata non può dirsi completa senza aver percorso le vie Socrates, con la torre dell'Orologio (1851) e la moschea Aga Dzamí (1820), e Aristotelous, dove sorgono le quattrocentesche chiesa di Aghios Pavlos e chiesa di Aghios Panteleimonas.La visita alla zona antica di Rodi è alquanto deludente, perché i monumenti sono troppo rovinati o troppo restaurati. Avendo qualche ora di tempo, tuttavia, la passeggiata specie se fatta al tramonto può costituire un degno suggello alle intense giornate vissute nella città.

Il teatro e lo stadio sono stati massicciamente ricostruiti dagli italiani prima dell'ultima guerra. Del tempio di Apollo, in stile dorico, purtroppo restano solo alcune colonne. La vista sulla città murata ricompensa della fatica per giungervi, ma è preferibile il panorama che si può ammirare dalla sommità del monte Smith. Quest'ultimo è stato identificato con l'antica acropoli e deve il suo nome all'ammiraglio inglese Smith che pose il suo quartier generale a Rodi nel 1802. Da qui si scopre una vista sulla città e sulle colline boscose della parte nord dell'isola.

Elli dopo Mandraki, di certo tra le più fotografate spiagge di tutta la Grecia con sfondo lo sfarzoso casinò e l'incredibile per colori e geometrie stabile che ospita l'Acquario. Sovradimensionata e sovrafrequentata è dai primi anni '50 punto di ritrovo delle più imminenti personalità del mondo dell'arte, degli affari e dello spettacolo. Una fila di ombrelloni coloratissimi sparsi per la spiaggia a sabbia oro e sul rettro piscine, giardini e costruzioni romantiche che richiamano alla Belle Epoque. Mare quasi sempre mosso e glamour senza limiti: sotto il sole cocente dell'Egeo, colpite da un venticello assolutamente gradevole affascinanti creature scandinave esibiscono qua corpi statuari in un ambiente che fatto di seduzione e sano edonismo.

 

 

 

Il Colosso di Rodi era un'enorme statua del dio Helios, situata nel porto di Rodi in Grecia nel III secolo a.C.. Era una delle cosiddette sette meraviglie del mondo antico.

Nel 305 a.C. il generale Demetrio, figlio di un successore di Alessandro Magno, invase Rodi con un'armata di 40.000 uomini. La città era ben difesa e Demetrio costruì delle enormi catapulte montate sulle navi, per distruggere le mura della città. Una tempesta gli distrusse le navi. Allora costruì a terra una torre d'assedio ancora più grande delle precedenti catapulte. I rodiesi allagarono il terreno prospiciente le mura, impedendo alla catapulta di muoversi e rendendola inoffensiva. Nel 304 a.C. il generale Politemo arrivò con una flotta in difesa della città e Demetrio dovette ripiegare abbandonando la maggior parte dell'equipaggiamento.

Per celebrare la loro vittoria i rodiesi decisero di costruire una gigantesca statua in onore di Helios, il loro dio protettore. La costruzione fu affidata a Chares di Lindo che aveva già costruito statue di ragguardevoli dimensioni. Il suo maestro Lisippo, aveva costruito una statua di Zeus di una trentina di metri.

La statua era alta circa 32 metri. Secondo l'opinione di alcuni storici, la struttura era costituita da colonne di pietra con inserite delle putrelle di ferro a cui venivano agganciate le piastre di bronzo del rivestimento esterno. Per costruirla fu usata come impalcatura la torre di assedio abbandonata sul posto da Demetrio.

La costruzione terminò nel 282 a.C., dopo 12 anni. La statua restò in piedi per 56 anni, fino a che Rodi fu colpita da un terremoto nel 226 a.C. La statua precipitò in mare. Politemo si offrì di ricostruirla, ma i rodiesi rifiutarono temendo l'ira del dio Helios a seguito della ricostruzione (che veniva interpretata come un'offesa nei riguardi del dio). La statua pertanto rimase sdraiata sul fondo per 800 anni ed anche così era talmente impressionante che molti andavano apposta a Rodi per ammirarla.

Nel 654, Rodi fu conquistata dagli arabi. I vincitori si portarono via la statua tagliandola in blocchi di cui si persero ben presto le tracce.

Secondo alcune ricostruzioni, il Colosso di Rodi doveva raffigurare il dio Helios con le gambe divaricate ed i piedi poggiati alle estremità del porto di Mandraki (dove ora sono presenti le due colonne su cui poggiano dei cervi in bronzo) ed essere alto al punto da permettere il transito delle navi all'interno del porto, infatti si dice che fungesse anche da faro.

 

 

In definitiva, la città è costituita da due parti ben distinte: la città antica, cinta da mura imponenti erette dai cavalieri, e la città moderna, sviluppatasi dopo il 1912 sotto l'amministrazione italiana.
Arte Nel periodo dei cavalieri (XIV secolo - XVI secolo) e in particolare al tempo del gran maestro Pierre d'Aubusson, Rodi si arricchì di splendidi edifici in stile tardo gotico. Sul Collachio, il nucleo della città murata raggruppato intorno alla cittadella classica, sorsero le costruzioni più interessanti e i vari alberghi delle "Lingue", ovvero residenze ufficiali delle rappresentanze delle varie nazioni. Entro le mura si trova poi il vecchio quartiere turco. Infine, scavi archeologici hanno permesso di individuare i templi di Atena e Zeus sull'acropoli; sono stati localizzati anche l'antico stadio, l'odeon, la palestra del Ginnasio e il tempio di Apollo in stile dorico.
Città vecchia di Rodi La città vecchia di Rodi, racchiusa entro le cinta di mura costruite al tempo dei Cavalieri di Rodi, è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1988.
Le mura di Rodi Le mura di Rodi, ritenute un capolavoro di architettura militare, furono innalzate verso la metà del XIV secolo sul tracciato delle precedenti, rifatte dopo l'assedio turco del 1480 e dopo il terremoto dell'anno successivo. Furono munite di bastioni e torri di avvistamento. Il bastione di San Giorgio ha forma poligonale; quello del Carretto, circolare. Nelle mura si aprono alcune porte, tra cui la porta d'Amboise e la porta di San Atanasio attraverso la quale Solimano il Magnifico fece il suo ingresso nella città nel 1522. La porta Marina, sul fronte del mare, è ornata di due torri merlate.
Collachio è il nome del quartiere fortificato che ospitava le rappresentanze diplomatiche chiamate allora "Alberghi delle Lingue" e gli edifici pubblici dell'ordine cavalleresco.
Ospedale dei Cavalieri L'Ospedale dei cavalieri è un edificio del XV secolo, restaurato negli anni del dominio italiano. Oggi ospita il museo archeologico.
Il palazzo dell'Armeria è un edificio del XIV secolo destinato a luogo di degenza. Oggi ospita il museo delle arti decorative.
La via dei Cavalieri (in Lingua greca: odòs Ippotòn) è la strada più suggestiva di Rodi lungo la quale erano situati gli "Alberghi delle Lingue". L'ordine dei cavalieri di San Giovanni era diviso per lingue, in quanto a quei tempi non esisteva ancora il concetto di nazione. Gli alberghi servivano anche da ricovero per i pellegrini diretti a gerusalemme, che spesso sostavano a Rodi. La via dei Cavalieri inizia in corrispondenza del Nuovo Ospedale dei Cavalieri, in succesione troviamo l'Albergo della lingua d'Italia, il Palazzo del Grande Maestro Francese, l'Albergo della Lingua di Francia, l'Albergo della Lingua di Spagna e l'Albergo della Lingua di Provenza. La via termina davanti a un grande portone gotico, che congiunge il Palazzo del Grande Maestro con la chiesa di San Giovanni, oggi distrutta.
Palazzo del Gran Maestro il cortile del Palazzo del Gran MaestroIl Palazzo del Gran Maestro fu costruito nel XIV secolo, trasformato in galera nel periodo ottomano e andò distrutto nel 1856 per l'esplosione di una polveriera alloggiata nella chiesa di San Giovanni, che sorgeva nella parte opposta della piazza. Fu innalzato di nuovo negli anni del dominio italiano; la ricostruzione finì nel 1940, poco prima che gli italiani lasciassero l'isola. L'ingresso con le sue imponenti torri è uno dei pochi elementi originali. Al suo interno presenta un grande cortile porticato; i suoi interni sono lussuosamente decorati. In un angolo della via dei Cavalieri si trova il primo ospizio dei Cavalieri, la cui costruzione durò dal 1440 al 1489; oggi è la sede del Museo archeologico.
Moschea di Solimano La moschea fu eretta in onore di Solimano il Magnifico dopo l'espugnazione della città nel 1522, l'odierno edificio fu ricostruito nel 1808. Peculiarità dell'edificio è il suo intonaco rosa acceso, l'interno è caratterizzato da una generale sobrietà. La moschea è utilizzata ancora oggi come luogo di culto da parte della comunità turca, ma in genere è chiusa.
Monte Smith - L'acropoli Al Tempo dei Romani molti autori raccontavano della sfarzosità del luogo, con i suoi fontanili e le terrazze circondate da boschi rigogliosi. Oggi la cima appare quasi completamente spoglia e ciò che è pervenuto fino a noi appare in pessime condizioni. Il tempio di Apollo.  Le tre colonne del tempio sovrastano tutta la zona e si possono scorgere già in lontananza, in realtà solo la piattaforma è originale. L'Odeón. Sotto il tempio di Apollo troviamo un teatro all'aperto di circa 800 posti, completamente ricostruito dagli italiani. In realta è molto probabile che un tempo fosse un odeón, una sala concerti coperta. Lo stadio Vicino all'odeón troviamo lo stadio sempre ricostruito dagli italiani della lunghezza di 201 m.

Le opere pubbliche e l’architettura fascista del periodo italiano

Durante l’occupazione italiana protrattasi dal 1912 al 1943 e riconosciuta a livello internazionale con il Trattato di Losanna del 1923, fu dato avvio a numerose opere pubbliche e private e si procedette altresì al restauro di numerosi monumenti. Da qualche anno è in corso una rivalutazone del lavoro dell'amministrazione italiana, anche da parte dei greci stessi; il sito istituzionale del comune di Rodi, ad esempio, individua nella storia della città un "periodo italiano" e così recita : "Gli Italiani... preservarono le strutture dei periodo dei Cavalieri, demolendo le superfetazioni del periodo Ottomano..., intrapresero un ampio programma di infrastrutture (strade, elettricità, porto, etc.) trasformando radicalmente la città di Rodi, che veniva fornita di un nuovo piano regolatore, di una normativa edilizia e di molti nuovi edifici pubblici e privati." Ancora oggi se ci aggiriamo per Rodi moderna possiamo facilmente riconoscere le architetture, gli spazi e i particolari architettonici, gli arredi urbani (lampioni, balaustre, panchine ecc.) l'ambiente costruito tipico italiano del periodo tra le due guerre.

Le opere pubbliche principali realizzate furono:

- la ricostruzione del Palazzo del Gran Maestro che era stato distrutto in periodo Ottomano dall'esplosione di una polveriera;
- il Palazzo del Governo, 1926-27 - arch. Florestano di Fausto, oggi Prefettura;
- il grande Albergo delle Rose, 1925-27, oggi casinò;
- il Municipio di Rodi;
- il Teatro Nazionale, 1937, del quale si ignora al momento l'architetto progettista;
- la chiesa dell’Annunciazione, modellata sulla distrutta chiesa dei Cavalieri di San Giovanni;
- il Palazzo di Giustizia, oggi Capitaneria di porto, degli architetti Florestano di Fausto e Rodolfo Petracco;
- il Palazzo delle Poste, sempre dell'architetto Florestano di Fausto;
- la nuova Agorà, un nuovo mercato di fronte al porto, di Mandraki;
- il palazzo Aktaion (1925), che era il “Circolo d’Italia” e il luogo dove si incontravano nel tempo libero gli ufficiali italiani;
- l’acquario dell’architetto Armando Bernabiti;
- la chiesa di S. Francesco;
- la banca di Grecia.

Le architetture rispecchiano le due fasi di governatorato che si ebbero a Rodi: quella di Mario Lago, protrattasi sino al 1936, e quella di De Vecchi, sino agli anni della Seconda guerra mondiale. Quelle del primo periodo furono più eclettiche e ciò si legge soprattutto negli edifici progettati dall’architetto Florestano di Fausto. I richiami sono i più disparati, dal neorinascimento del Palazzo delle Poste (uno dei primi edifici pubblici), all'arabesco della tradizione locale con la nuova Agorà, al veneziano del Palazzo del Governo, che ricorda molto da vicino il Palazzo Ducale di Venezia o, infine, alla vicina Art Déco del Grand Hotel delle Rose. Nel secondo periodo invece si ha il predominio di quel "neoclassicismo semplificato", tipico di Piacentini e tanto caro al regime per i suoi effetti monumentali e propagandistici. In quest’ultimo periodo si ritrova anche qualche accenno razionalista in edifici minori, alcuni di pregevole fattura come la chiesa di S. Francesco, o un misto di razionalismo e neoclassicismo come il Teatro Nazionale o l’Acquario.

Certo a Rodi non si raggiunge quella espressione e quei canoni architettonici dell’International Style che invece si affermano, negli stessi anni, nella realizzazione “ex novo” della cittadina di Portolago, nell'isola di Leros. Rodi è il capoluogo del Dodecaneso, la città delle visite ufficiali, con una storia importante, e agli occhi del regime non può che essere celebrativa dei sogni imperiali di quegli anni. L’essenzialità funzionale delle architetture di Portolago, e addirittura la purezza di alcune di esse, mentre potevano adattarsi, forse a pennello, ad una città militare, contrastavano con quell'idea di "romanità" che il Fascismo propugnava e che voleva esportare anche nelle colonie.

 

 

 

 

Palazzo del Governo, progettato da Florestano Di Fausto fu realizzato nel 1926-7, esso ospitava gli uffici governativi, l'archivio, l'ufficio del turismo, il gabinetto del Governatore con un ampio salone di rappresentanza pavimentato in maiolica ed arredato con mobili in stile e lampadari di Murano. Questo edificio è la maggiore realizzazione del Di Fausto ispirata al gotico veneziano che riesce a fondersi mirabilmente con motivi locali ed orientali, attualmente sede della prefettura.  

 

 

 

La Piazza dell'Impero poi denominata piazza Balbo (giugno 1940). Sulla destra in fondo la Casa del Fascio e sulla sinistra il Palazzo delle Forze Armate. La Casa del Fascio fu realizzata tra il 1936 ed il 39 sotto il Governo De Vecchi, l'edifico in pietra locale ricalca gli schemi accademici dell'architettura di regime, nel 1939 vengono donate da Mussolini tre statue di imperatori romani ora conservate nei giardini del Palazzo del Gran Maestro. Attualmente è sede del Municipio di Rodi.  

 

 

 

 

Il Grande Albergo delle Rose. E' il simbolo degli anni d'oro del Dodecaneso di cui conserva ancora oggi il fascino intrigante della bella vita che fu. Progettato da Florestano Di Fausto e Michele Platania fu realizzato dalla società SAGAR negli anni 1925-27. Considerato il più lussuoso albergo del Mediterraneo Orientale era dotato di 160 camere su quattro piani con i comfort più moderni (ascensori, riscaldamento centrale,sistema di aerazione caldo-freddo,telefoni etc..), fu realizzato in uno stile misto che univa l'architettura islamica, la merlatura veneto-bizantina ed elementi gotici derivati dal decò. Fu quindi rimaneggiato sotto il Governo De Vecchi per renderlo più austero e conforme allo stile squadrato e freddo di regime. Abbandonato dopo la guerra e saccheggiato dei suoi interni dopo molti anni di degrado è tornato ora al vecchio splendore.  

A dsetra il Grande Albergo delle Rose come appare oggi, trasformato in Casinò sulla spiaggia dell'Acquario, è stato lussuosamente ristrutturato ma i piani superiori non sono utilizzati.

 

L'Ordine dei Cavalieri a Rodi. Storia di una presenza (1310-1522)


" Il 1 gennaio 1523, una flotta di cinquanta vascelli lasciava definitivamente il porto di Rodi per una destinazione ignota. Sulle navi erano ammassati i superstiti cavalieri dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme e circa 4000 abitanti di Rodi, che preferirono andar via ed abbandonare la loro isola piuttosto che vivere sotto le leggi del Sultano Solimano.
La piccola flotta era in una condizione pietosa. Sulle navi molti erano i feriti e tutti, cavalieri e rodiani, erano in un stato di povertà estrema.
Per sei mesi avevano resistito eroicamente all'assedio del formidabile esercito dell'Impero Ottomano e del suo più grande Sultano, Solimano il Magnifico.

L'Europa aveva guardato con ammirazione questa lotta impari, stupita da tanta resistenza, ma nessuno stato cristiano si era mosso per portare aiuto.
Ora l'Ordine, sconfitto e fiaccato da mesi di guerra stava lasciando la sua isola, che possedeva da 212 anni, navigando verso l'occidente per implorare la Cristianità di dotarlo di una nuova sede da cui attaccare l'infedele.
I Cavalieri di Rodi - come ormai erano chiamati a causa della lunga dominazione sull'isola - erano uno dei pochi Ordini militari rimasti in vita tra i tanti nati dalle Crociate .
Due secoli prima i loro grandi concorrenti, i Templari, erano stati sciolti violentemente e la grande parte dei loro beni era andata proprio agli Ospedalieri. Il segreto del durevole successo dell'Ordine di San Giovanni era stata la sua capacità di adattarsi ogni volta ai rovesci militari e ai cambiamenti storici.
Invece, dopo la cacciata dei cristiani dalla terra Santa, i Templari avevano perso di vista ben presto il loro scopo di cavalieri combattenti, cosa che portò ad una veloce distruzione dell'Ordine.

Infatti in tutta la loro storia i grandi Ordini cavallereschi dovettero difendersi non solo dagli infedeli, ma anche dalle monarchie europee che cercarono sempre di cogliere ogni opportunità per mettere le mani sulle loro cospicue ricchezze, ed ogni scusa o pretesto venne usato per attenere questo risultato.
Perciò i Templari, perdendo di vista lo scopo per cui erano stati fondati, furono facilmente disciolti.
Gli Ospedalieri invece avevano compreso che il loro scopo principale, di cavalieri nati per combattere gli infedeli in Terrasanta, non era più realizzabile.

Ecco perché nel 1310, dopo aver conquistato l'isola di Rodi, divennero abili marinai e con la loro flotta continuarono sul mare la loro guerra contro gli infedeli, di cui diventarono il pericolo maggiore.
Infatti nessun monarca cristiano avrebbe potuto affrontare facilmente la superiorità delle armate turche sulla terraferma, invece l'occidente conservava sui mari una grande superiorità tecnica e militare.

I Cavalieri iniziarono, con energia e determinazione, la loro lotta sui mari contro l'impero ottomano "1, divennero così in breve tempo una temibile potenza navale che inflisse duri colpi al dominio ottomano nel Mediterraneo orientale.
L'isola di Rodi divenne il confine tra occidente ed oriente, tra civiltà islamica e civiltà cristiana, ultimo avamposto cristiano contro l'islam che inesorabile avanzava.

 Le possenti mura costruite dai cavalieri permisero all'isola di resistere agli attacchi del sultano dell'Egitto nel 1444 e di Mehmed II nel 1480.
Tuttavia, nel 1522, Rodi non poté resistere al grande esercito di Solimano il Magnifico, troppo grande era la sproporzione numerica e militare tra gli attaccati e gli attaccanti.

Così il 24 dicembre 1522, dopo sei mesi di resistenza eroica e disperata, il Gran Maestro Villiers de l'Isle-Adam ottenne da Solimano di lasciare l'isola di Rodi con l'onore delle armi.
Iniziava così un lungo periodo di incertezza per l'Ordine, che sarebbe terminato solo con il suo trasferimento sull'isola di Malta dove sarebbe cominciata una nuova stagione per l'Ordine che mutava ancora una volta la sua fisionomia trovandosi a combattere contro un nuovo nemico, i pirati barbareschi.

 

 

 

 

KAMIROS

Tornati a Rodi a una ventina di chilometri a nord di Scala e con il monte Ataviros alle spalle si estende il secondo per importanza sito archeologico di Rodi dopo Lindos, l'immensa città di Kamiros, una delle più distese aree archeologiche della Grecia intera. Centro dorico importante a partire dal XII secolo aC venne scoperto nel solo 1928 da archeologi prima inglesi e poi italiani. Nonostante le sue notevoli dimensioni è poco conservata essendo ripetutamente saccheggiata da "fedeli" e "infedeli". Costruita in modo anfiteatrico sulla base di un piano regolatore ideato dal più famoso urbanista dei tempi classici, Ippodamo, fu prima abbandonata dai suoi abitanti (che nel IV secolo aC  si spostano nei limiti dell'attuale capoluogo) e poi distrutta da un terremoto nel 229 aC e da un secondo all'incirca un secolo dopo. Probabilmente in quel periodo fu distrutto anche il tempio di Athena e la famosa stoa. Oltre che nel museo archeologico interno all'area archeologica, reperti di Kamiros sono esposti a Rodi e in diversi musei esteri.
L'area archeologica di Kamiros sorprende soprattutto per le sue dimensioni. Dai resti è dimostrato che la città era costruita su tre livelli senza alcuna forma di fortificazione (manca infatti, l'Acropolis). Su un livello più elevato troviamo il tempio dorico di Atena di cui si salvano alcune colonne, il peribolo e le fondazioni. L'acquedotto datato tra il 6o e il 5o secolo aC, è la costruzione meglio conservata sul luogo con le sue tubazioni in terracotta. La stoa di età ellenistica (3o secolo aC), con l'altare e le sue due file di colonne doriche che supportano un'arcitrave scolpita di iscrizioni ci introduce nel secondo livello. Sotto la pavimentazione si scorge la rete di rifornimento idrico del sito. Conduceva all'Agorà (Forum) di fronte alla piazza delle fontane, e doveva rappresentare un punto nevralgico della vita civile e religiosa ai tempi. Infine nel terzo livello nella parte nordorientale del sito una serie di altari dedicati a diverse divinità (Agathos Daemon, Artemis, Zeus, Poseidon ecc.). Dietro le fondazioni del tempio di Athena Camiriade si trovano delle catacombe protocristiane e un piccolo monastero bizantino oggi abbandonato.

 

 

 

LADIKO'

(Baia di Antony Queen)

 

Si trova a pochi chilometri a nord di Afantou, vicino a Faliraki; si tratta in effetti non di una sola spiaggia, ma di un complesso di calette: due sono raggiungibili con la macchina,  che si può parcheggiare abbastanza comodamente, una (la cosidetta Baia di Anthony Queen), si può raggiungere solo a piedi, con uno stretto sentierino.

Il fondo è di ghiaietto fine, l'acqua è molto cristallina e sulla riva sono ormeggiate alcune barche di pescatori, che danno a tutto l'insieme un aspetto molto pittoresco. Sulla riva impianti igienici e taverne che offrono piatti locali e non. 

Una tranquilla insenatura, piu' popolata in luglio e agosto, situata a 15 km da Rodi citta', e resa unica dalle bellissime pinete che la circondano e dalle sue acque sempre fresche.

In questa baia furono girati "Zorba il greco" e "I cannoni di Navarone", con Antony Queen. Sembra che per riconoscenza, la baia fu regalata dal Re Costantino all'attore, e poi toltagli all'epoca del regime dei Colonnelli.  La diatriba fra gli eredi di Queen e il governo greco non si è ancora conclusa.

 

 

 

TSAMPIKA

Si trova pochi chilometri a sud di Afantou, ed è sabbiosa, di una bella sabbia fine; qui i bambini, dopo tanta ghiaia potranno finalmente costruire qualche castello! L'acqua è molto trasparente e la riva degrada dolcemente: ideale per i bambini.

La lunga spiaggia sabbiosa di Tsampika si trova a 26 chilometri a sud-est del capoluogo di Rodi,sotto l’imponente roccia dove si trova il miracoloso monastero di Tsampika (la spiaggia ha preso il nome da questo monastero). Acque turchesi e sabbia dorata creano un bellissimo scenario, ideale per rilassarsi e godersi il sole. 

 

 

Poco prima della spiaggia una deviazione porta al Monastero omonimo; lasciata la macchina ad un certo punto, bisogna proseguire a piedi...dopo i primi cento gradini noi abbiamo desistito, ma la vista che si deve godere da lassù vale sicuramente la pena.

P.S. se passate da lì, sulla statale di fronte al Monastero, non perdetevi un pranzo alla Taverna Panorama. Solo da entrarci vi sazierete già con gli occhi perchè è un concentrato greco al 100 %. Appena seduti, poi.....

Stegna. Spiaggia di sabbia e ciottoli situata a 29 km dalla citta' di Rodi e a solo mezzo km dal paese di Archangelos. Nella baia di Stegna troverete diverse piccole taverne dove degustare la cucina locale.

 

 

 

FILERIMOS

A 15 km dal capoluogo, raggiungibile da una traversa della litoranea ovest che si inerpica per le pendici boscose del monte. Sulla cima si trova un monastero con annessa una chiesa gotica dedicata alla Madonna ricostruita negli anni dell'amministrazione italiana. In epoca dorica il luogo era occupato da un'acropoli di cui rimane qualche traccia di templi. Poco lontano dal monastero si trovano i resti di una fortezza medievale eretta dai Cavalieri sul sito di una preesistente costruzione di epoca bizantina. Notevole il panorama.

Questo monastero sta nel villaggio di Filerimos (a sud della Città di Rodi) e risale al dominio dei Cavalieri.

E’ situato in un ambiente verdeggiante pieno di cipressi ed altri alberi.

Le celle dei monaci sono contrassegnate, ognuna, da una placca decorata con un fiore differente per ogni cella.

All’interno del monastero c’è l’interessante chiesa dei Cavalieri che sembra un castello medioevele con cupole rotonde.

Prima della costruzione della chiesa dei Cavalieri, una basilica del primo periodo cristiano (V o/VI osecolo) si trovava sul sito dell’attuale monastero ed aveva tre navate che finivano in un’abside.

La data di distruzione della basilica è sconosciuta ma solo i resti del suo battistero sono rimasti come anche il suo pavimento decorato da un bellissimo mosaico.

Durante il periodo bizantino, una chiesa a cupola con una navata fu costruita nella navata settentrionale della basilica distrutta, durante il dominio dei Cavalieri, il campanile della chiesa dei Cavalieri fu costruito intorno al XIII o secolo oltre l’abside della navata centrale.

Il monastero fu costruito all’inizio del XIV o secolo sul sito della chiesa bizantina e fu restaurato dagli italiani.

Davanti al monastero il visitatore può vedere i resti del tempio dorico di Atena Polias.

I resti di un pavimento lastricato appartenenti a un tempio fenicio più antico si possono vedere davanti ad una delle basi di statue.

Questa cappella sotteranea si trova vicino al tempio antico di Atena nel villaggio di Filerimos e fu costruita durante il primo periodo bizantino.

Le sue pareti sono abbellite da splendidi affreschi del XIV o-XV o secolo e si suppone che siano stati lì collocati dai Cavalieri di San Giovanni ( si spiega così la forte influenza occidentale).

Difronte all’entrata c’è un quadro di Cristo fiancheggiato dagli Apostoli Pietro e Paolo e dagli altri santi.

L’arcodi questa graziosa chiesa bizantina è decorato con dipinti della Vergine Benedetta e della Passione di Cristo.

 

 

 

 

EPTA PIGES

 

questo il nome greco, è un posto tranquillo tra le montagne in cui è possibile trovare refrigerio anche quando lungo la costa il caldo torrido non dà tregua… Per raggiungerla si svolta verso l’interno dell’isola proprio in prossimità di Kolymbia. Appena arrivati ci si trova di fronte ad un ristorante a dire il vero eccessivamente turistico, ma che rappresenta un buon punto d’appoggio per una pausa-ristoro. Oltre il ristorante, dei paletti di legno infissi sul terreno identificano le 7 sorgenti, da cui sgorga gelida dell’acqua dolce.. A detta dei locali ovviamente una volta la quantità d’acqua era molto maggiore, ora invece anche a seguito di un aumento forse sconsiderato dello sfruttamento delle risorse idriche, alcune delle “sorgenti” sono diventate un minuscolo zampillo…
Si può percorrere il bosco a piedi ed arrivare al punto in cui le sorgenti confluiscono in un laghetto, oppure è possibile avventurarsi in un tunnel artificiale, scavato in passato per incanalare l’acqua da far giungere alle colture circostanti, lungo circa un centinaio di metri e largo quanto una persona.. da percorrere completamente al buio con l’acqua che scorre alle caviglie.. Vivamente sconsigliato a chi ha paura del buio o soffre di claustrofobia....

 

 

 

 

PETALOUDES

(Valle delle Farfalle)

 

nota in tutto il mondo come la Valle delle Farfalle, è una zona verdeggiante in leggera salita che si trova nell'interno dell'isola a sud est di Rodi città. Nella bella stagione, attirate dal profuno della resina sprigionato dagli alberi di ambra della zona, centinaia di farfalle sciamano nella zona: si tratta in particolare di Callimorpha quadripunctuaria, dalle ali nere punteggiate di arancio e giallo.

Appena entrati nel parco, percorribile seguendo piccoli sentieri di tronchi d'albero farete fatica vederle: mimetizzate sulle cortecce ne vedrete una, due e all'improvviso un'intero tronco ricoperto... proseguendo, se sarete fortunate le vedrete roteare sopra un laghetto, una pioggia di macchie arancioni, una coreografia veramente spettacolare! Si è comunque pregati di evitare schiamazzi per farle volare, pratica che ne ha progressivamente diminuito il numero e che evidentemente non è loro gradita! All' interno troverete anche un piccolo museo e una taverna dove ristorarvi!

 

 

LINDOS

Quarto sito turistico della Grecia  e grande Mecca turistica di Rodi, Lindos dista dal capoluogo 56 km in direzione sudest ed è una delle più privilegiate gite scolastiche in assoluto nel mediterraneo. Lindos è bellissima a settembre quanto le folle cominciano un po' a dare il via e il paese torna a una più accettabile normalità: è un villaggio di all'incirca un migliaio di abitanti chiuso al traffico e dichiarato area protetta dal ministero dei beni culturali. E' sede di una delle aree archeologiche più clamorose dell'Egeo ed è stata il punto di approdo dell'Apostolo Paolo sull'isola di Rodi avvenuta 57 anni dopo la morte di Cristo. Associata ai villaggi turistici Kalathos, Lardos e Charaki a nord, Pefki, Gennadi e Kiotari a sud rappresenta una delle migliori soluzioni turistiche che la Grecia offre nei mesi estivi. Da qui si potranno intraprendere escursioni verso il meno sviluppato turisticamente sud dell'isola fino alla punta meridionale in corrispondenza di Prassonissi, la miglior palestra di surfing conosciuta in Grecia dopo Paros.
Potenza marittima durante l'antichità classica Lindos fece a partire dal XII secolo aC parte della confederazione delle tre città doriche dell'isola insieme a Kamiros e Ialissòs, alleanza che si estenderà più tardi in una confederazione più ampia l'Exapolis comprendente anche Alicarnasso, Knidos e Coo. Lindo assume una posizione di leadership a partire dal VI secolo aC ai tempi del tiranno Cleovoulo fondatore del santuario di Athena e della colonia sicula di Gela. In quel periodo eccelle nei commerci, nell'arte e nelle scienze: la sua moneta lo statere diventa una delle principali monete di scambio nel mediterraneo, le tecniche di costruzione navale progrediscono in modo deciso (il trireme di Lindo è citato da tutti i manuali di navigazione) mentre il suo codice marittimo sarà destinato a costituire la prima legge di navigazione conosciuta nei tempi antichi. L'arte scultorea locale sarà nota soprattutto per il suo gigantismo (il colosso sarebbe ideato da uno scultore locale, Haris) sebbene un'opera di estetica e senso della misura imparreggiabili è oggi esposta nel museo archeologico del capoluogo: la Venere dai capelli sciolti in attesa di avere il bagno.

 

 

La storia di Lindo è insetricabilmente legata a quella della sua Akropolis dorica costruita in età geometrica (IX secolo aC) su un monolite di granito a 120 metri di altezza a picco sul mare. La fondazione del Tempio di Athena Lindia che domina la parte orientale del forte risale invece al VI secolo aC ed è associata a Cleovoulo uno dei 7 saggi dell'antichità. Questo fù distrutto nel 342 aC probabilmente da un terremoto per

 essere ricostruito seguendo la stessa pianta dell'originale a 4 colonne per facciata su scala altrettanto monumentale e nella stessa posizione in cui appare oggi a pochi passi dal precipizio. 

 

 

Su quel santuario salirono i re di Lidia, i tirrani della Sicilia, Alessandro magno, i magnati di età ellenistica, da Alessandro Magno a Antigono. Fu profondamente venerato dal mondo arcaico o destinatario di magnifiche donazioni.
 Il santuario è oggi retto da una facciata in cemento reinventata dagli archeologi danesi nei primi anni '50 e da quelli italiani ai tempi dell'occupazione coloniale. Nel suo interno si salvano la tavola delle offerte e la base del tempio dedicato alla Dea. Un suo settore fatto di tre colonne ad angolo è leggermente staccato verso il burrone dando luogo a una delle più impressive "rovine" greche (l'archetipo secondo qualcuno della rovina greca) seconda solo per effetto scenico a quella di Delfi e il Partenone.

 

L'insediamento a valle costruito anfiteatricamente sulla baia di Ayios Pavlos conserva integra la propria caratterizzazione cicladico-medievale: un'ammucchiata di casette a cubo bianco annabagliante intervallate dalle dimorre dell'aristocrazia locale in stile barocco o neoclassico fatte in pietra a partire da materiali locali. Tanti i cortili interni lastricati di ciottoli coloratissimi e decorati di piante inerpicanti di infinita bellezza

Il tutto solcato da una iperlabirintica rete di stradine lastricate tutte in salita assolutamente caratteristiche e di larghezza minima tanto che neanche due muli possono attraversarle contemporaneamente. Qua e là sparse per il territorio urbano un elevato numero di basiliche bizantine a partire dalla cattedrale dedicata a Maria ritoccata nel suo campanile dal Magister D'Aubusson nel XV secolo in un senso cattolico-romano.

Il centro di Lindos, nonostante le evidenti strettezze urbanistiche, vibra di vita 24 ore su 24. Taverne, ristoranti di ogni genere e tipo (dall'eggs & bacon ai panzerotti e dal sushi al doner kebbap), bar, caffè, bistrot e pubs, discoteche e rooms to let creano un ambiente talmente insonorizzato che ravvicina il posto alle più blasonate località turistiche del mediterraneo. Gran rumore e gran caldo in agosto, sicuramente molto meglio seguire i tempi delle scolaresche (maggio, giugno) oppure la fine della stagione turistica (a Rodi come a Creta e a Cipro l'estate regge almeno fino a novembre). 

Lindos mare ha ottenuto il premio della bandiera azzura da parte delle autorità comunitarie dopo i lavori di fognatura e depurazione biologica realizzati a metà degli anni '90: il mare è bello di sicuro, ma nei mesi di punta ormai, "non c'è posto".

L'aspetto fortificato dell'intera area va attribuito ai bizantini e soprattutto più tardi ai cavalieri giovaniti che riconobbero a Lindo un'importante ruolo difensivo installando qua un loro presidio. La faticosa scalinata che conduce al governatorato crociato e di là all'area archeologica vera e propria è stata costruita proprio da loro nel XIV secolo e costeggia quella ellenistica oggi in ruderi. Prima di intraprendere la lunga salita sotto il sole cocente una foto merita la celebre trireme di Lindo scolpita sulla roccia ai piedi della scala che ci ricorda la posizione di potenza navale rivestita da Lindo nell'antichità classica, ellenistica e romana.

 

L'acropoli può essere raggiunta anche a dorso d'asino. La stazione di una cinquantina di asineli si trova al centro di Lindos. Al ritorno dall'acropoli troverete la vostra foto sull'asinello.

 

 

 

Gli asinelli di Lindos

Un consiglio del sottoscritto per chi, un giorno, potrebbe trovarsi a Lindos. A dorso d'asino ci sono stato, ma me ne sono pentito appena arrivato all'acropoli per come sono trattate queste povere bestie.

 A Lindos le temperature sono molto elevate, quindi la salita dal paese all'acropoli, specialmente nelle ore calde, è a dir poco asfissiante. 

Questi asinelli (a coppia, guidati da animali "umani") portano sul loro dorso i turisti, arrivano all'acropoli e senza un minuto di sosta per riprendere fiato o bere un secchio d'acqua, vengono fatti scendere a velocita impressionante (col rischio di rompersi una zampa) per prender altri turisti che aspettano al Centro, a 5 euro a risalita.

 

 

Il mio consiglio è quello, innanzi tutto, di non far arricchire questo gruppo di lestofanti sulla pelle di poveri animali; decidere di salire all'acropoli di Lindos nelle prime ore fresche del mattino o nel tardo pomeriggio... a piedi.

 

 

 

 

In questi viaggi, fra assaggi, cene e colazioni abbondanti, si prende sempre qualche chilo. Salire all'acropoli a piedi, anche se ci impiegate di più (nel frattempo vi godete un panorama eccezionale), è una buona occasione per smaltire gli eccessi e per allungare la vita agli asinelli. Se mai doveste trovarvi a Lindos, cercate di vedere la tristezza che c'è nei loro occhi. Sono certo che sulla loro groppa non ci salirete mai.

Chissà, forse morirebbero lo stesso o finirebbero in mortadella. Meglio così che un'agonia così infinita.

 

Mimmo Rapisarda

 

 

L’Acropoli di Lindos è la più antica di tutta la Grecia, dove sono conservati i resti dell’antico tempio dedicato ad Atena Lidia. Ma quello che veramente colpisce ed impatta di più agli occhi degli ospiti di Lindos è la straordinaria vista del mare azzurro con i suoi giochi di luci e colori che contrastano con il bianco acceso delle sue case. Nell’Acropoli troviamo inoltre la chiesa dedicata alla Madonna di Lindos (datata XII sec.) nel cui interno potrete ammirare originali e ristrutturati affreschi dell’epoca.

Il castello di Lindos giace anch'esso sul sito dell'antica acropoli. Fu rifatto al tempi dei Cavalieri di Rodi nel XIV secolo e ricostruito ai tempi del dominio italiano 1913-1947. In cima alla scala di accesso vi è un rilievo raffigurante una nave (v. foto) sulla quale poggiava la statua dell'ammiraglio Agesandro di Mikion, opera di Pitocrito, l'artista che realizzò la Nike di Samotracia esposta al museo del Louvre. All'interno c'è un vasto cortile con tre cisterne, i resti di una chiesa bizantina dedicata a San Giovanni. Qui si trovano anche alcune colonne del III secolo a.C. che facevano parte della vasta stoà del periodo ellenistico.

 

 

Baia di San Paolo - Spiaggia di Aghios Pavlos
Inutile parlare delle panoramiche che si ottengono da qui suelle coste di Rodi a nord e a sud di Lindo, sulla bellissima baia di Ayios Pavlos (San Paolo) che si estende ai piedi del tempio, sulle coste della Turchia e infine sulla pianta cicladica dell'attuale insediamento. Sono oggetto delle migliori cartoline in commercio e producono da un anno all'altro migliaia se non milioni di scatti fotografici. Il tramonto con sullo sfondo le montagne della Turchia è la miglior esperienza da provare dopo una giornata passata al mare sotto il sole non poco faticoso dell' egeo meridionale.

La piccola baia di Aghios Pavlos (San Paolo) si trova sotto l’acropolis di Lindos , a una breve distanza, a piedi, dal villaggio di Lindos e a 50 chilometri a sud-est dalla Città di Rodi.Una leggenda locale spiega che, questa baia ha preso il nome dall’apostolo Paolo che, era andato lì nel 43 d.C. a predicare il Cristianesimo; la graziosa cappella bianca che sta sulla spiaggia è dedicata a San Paolo. 

La spiaggia è composta da sabbia dorata e ciottoli e su di essa si possono trovare sedie a sdraio da affittare. E’ inoltre circondata da rocce ,dando la possibilità di immergersi nelle acque pulite e turchesi.

 

 

 

 

KATTAVIA

Paesino di poche anime con una stazione di servizio della Shell dove la proprietaria è molto gentile con gli italiani, avendo, come del resto tutti gli abitanti dell'isola di una certa età, un ottimo ricordo della "Rodi dei tempi italiani

 

 

 

LACHANIA

Benvenuti a Lachania: un paesino immerso tra le montagne nella parte meridionale dell'isola, a circa 80 km dall'aeroporto e a 73 km del capoluogo Rodi. E, come su qualsiasi altra isola, anche qui vale la regola secondo cui “l'aumento della distanza dall'aeroporto è direttamente proporzionale alla tranquillità del luogo di villeggiatura”. Sebbene in linea d'aria l'isola sia lunga circa 77 km e larga 37 km, a causa della montagne e stradine serpeggianti che la circondano, il vostro contachilometri potrebbe indicare di più. 

I negozi non sono ancora arrivati in paese. Tuttavia, ad appena una decina di chilometri da qui, potrete trovare tutto quello che vi siete dimenticati di portarvi da casa.

In paese troverete infatti alcune tipiche taverne chiamate Platanos (il nome la dice lunga), in cui clienti abituali e passanti si danno appuntamento per assaporare i piatti dell'autentica cucina greca e in cui le immancabili bevande greche e i discorsi filosofici non si faranno certo attendere.

Visitate anche il baretto del prete (Chrissis) soltanto poche vie più in alto: qui potrete incontrare gli abitanti più genuini del paese. 

La cucina è ottima, sappiate però che non potrete sfuggire a “Pope Georgos”, (*) padre spirituale ortodosso al limite del folkloristico,  La sua chiesetta si trova accanto alla taverna Platanos sulla piazza del paese. Le faccende politiche o di pubblico interesse di solito vengono discusse nella taverna Horizon di fronte al bar Chrissis. Si tratta di un'osteria alla buona gestita dall'ex sindaco di Lachania e sua moglie.

 

N.D.R:  (*) (caspita! senza saperlo, l'ho beccato!)

 

 

 

PRASSONISSI

 

E' l'estrema punta meridionale dell'isola dove si incontrano i due mari, quello orientale più calmo e quello occidentale più mosso; lungo una striscia di sabbia che collega la piccola isola del faro all' isola di Rodi si assiste ad uno spettacolo surreale che i gli amanti del windsurf amano in modo particolare, infatti grazie alle forti correnti di vento che si creano in questa zona sono molti gli sportivi che si dilettano con la tavola e la vela. La zona, fino a pochi anni fa pressochè disabitata negli ultimi anni ha assistito ad un notevole sviluppo di taverne, ristoranti e piccoli apartments ma l'atmosfera un pò selvaggia e lontana dal turismo di massa si conserva tuttora.

La lunga ed estesa spiaggia di Paronissi si trova nell’estremità meridionale di Rodi, a 92 chilometri a sud del capoluogo dell’isola e a 40 chilometri a sud-ovest dal villaggio di Lindos.

Prassonissi è un paradiso per i windsurfers, in particolare durante i mesi di luglio ed agosto, quando soffiano i venti del nord (chiamati meltemi). La spiaggia consiste in due insenature sabbiose che finiscono in un’isola che può essere raggiunta a piedi o a nuoto, dipende dal livello delle acque. Nelle vicinanze si può affittare l’attrezzatura da windsurfing, anche se la maggior parte dei surfisti porta la propria; si possono trovare inoltre taverne e camere da affittare. Il paesaggio è idilliaco e le acque sono cristalline.

Il Vento. Da Aprile ad Ottobre, il Meltemi soffia da Nord-Ovest, girando poi ad Ovest lungo la costa Sud dell’isola di Rodi. Nello stretto tra la costa Sud di Rodi e l’off-shore “Green Island”, il vento per effetto Venturi, soffia con maggiore intensità. Ragion per cui, a Prassonisi ci sono solitamente 1 o 2 Bft in più rispetto al resto dell’isola.

 

 

 

 

INOLTRE, DA VISITARE

 

COSTA ORIENTALE

KALLITHEA: splendida baia dove si trova un complesso di fonti termali, oggi in restauro ma visitabili.
FALIRAKI: lungo litorale sabbioso con moderni complessi alberghieri.
AFANDOU: uno dei piú antichi e tradizionali paesi di Rodi, circondato da frutteti, nei dintorni si trovano i terreni del Golf.
ARCHANGELOS: grande e tradizionale paese conosciuto per la lavorazione delle ceramiche, dominato dai resti di un castello medievale; nelle sue vicinanze molto bella e scenografica la baia di Stegná.
LARDOS: paesetto immerso nel verde con nelle vicinanze il monastero Panaghia Ypsení e la localitá di villeggiatura di Pefki.
KIOTARI: localitá di villeggiatura e villaggio di pescatori. A nord il tradizionale paese di Asklepieio con case bianche e un forte bizantino-veneziano, domina una meravigliosa valle.
GHENNADI: bel paese su un notevole golfo dal quale si possono raggiungere i paesi montani di Vati e Apolakkiá sull'altra costa; verso sud si trova Lachaniá con la spiaggia Plimmyri e numerosi antichi monasteri tra cui Zoodochos Pighis.

AGATHI - Piccola spiaggia ben attrezzata, famosa per la sua sabbia fine e dorata, unica sull'isola, il basso fondale e l'acqua pulitissima.

 

 


COSTA OCCIDENTALE
KRITINIA: paese tradizionale in una zona molto verde; nelle sue vicinanze l'imponente Kastellos, abbarbicato su un'alta scogliera. Da qui si possono vedere le isole di Chalki, Alymiá, Makrí, Strogghilí e Tragousa.
MONOLITHOS: situato nelle vicinanze del paese tradizionale di Sianna, é famoso per il castello medievale in posizione panoramica, tra i piú importanti monumenti di Rodi. Nelle vicinanze i monasteri Aghios Georgios e Skiadi, non lontano dal paese di Apolakiá, dove si trova un lago artificiale.
APOLLONAS: famosa localitá tradizionale dove sono stati ritrovati i resti dei un tempio al Dio Apollo. Carino anche il paesino di Plataniá che ha preso il nome dai molti platani della zona.

 

 

 

 

 

 

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La Grecia con le sue innumerevoli isole baciate dal sole offre un tipo di cucina prettamente mediterranea. Il gusto dei greci per la vita e l'amore per le cosi semplici si riflette anche a tavola: olio d'oliva, melanzane, pomodori, zucchine, peperoni, carne d'agnello e pesce sono infatti gli ingredienti che più vengono usati.tzatziki
Cucina antichissima, era già di alto livello quando in Italia più che cuocere qualcosa alla brace non si faceva. In Grecia, 2500 anni fa, per diventare cuoco bisognava frequentare due anni di scuola. Temachides di Rodi scrisse ben undici volumi su "diverse sorte di banchetti" e solo i Greci arrivarono a consacrare la gastronomia, dedicandole una dea: Adefagèa. Quando i Romani occuparono la Grecia ne scoprirono anche le meraviglie gastronomiche e ne furono conquistati tanto che Catone il Censore protestò invano, affermando che i Greci corrompevano i puri (primitivi) costumi romani. Così la cucina greca si trasfuse a Roma, la cui cucina, nella realtà, è cucina greca. E cucina greca è tutta la cucina dell'Impero bizantino che si ramificò in Italia ed in Europa, attraverso le repubbliche marinare prima, attraverso la diretta presenza poi d'Italiani e Francesi. Dunque tutte le cucine europee, attraverso Italiani e Francesi, furono influenzate dalla cucina greca.
Nel 1500 arrivarono i Turchi, un popolo di nomadi. Il massimo delle espressione gastronomica di questo popolo era mettere la carne degli animali uccisi tra la montatura e la sella per renderla tenera, visto che la mangiavano cruda! Tutti noi dimentichiamo che la penisola anatolica che si specchia nel Mar Egeo era
abitata da Greci fino ai primi decenni di questo secolo e che la cucina, la cucina del Sultano con tutte le sue raffinatezze, era cucina greca o, meglio, cucina dell'Impero bizantino, vale a dire la cucina dell'Antica Roma, cioè ellenistica. Certo con tutte le contaminazioni, le infiltrazioni, l'evoluzione che il tempo ed i contatti con altri popoli inevitabilmente provocano.
Tornando ai nostri giorni, in una casa greca si cucina di solito un piatto unico di carne o pesce accompagnato da verdure a mezzogiorno ed invece un pasto più leggero a base di insalate, yoghurt e frutta per la cena.
horiatiki, insalata grecaI mézé (antipasti) che ritroviamo anche nella cucina araba e turca, sono una tradizione dei giorni di festa e dei ristoranti. Sono molto variati : tarama, di melanzane, peperone alla griglia, tsatziki, ecc. I mézé ricoperti da pasta sfoglia sono molto popolari, soprattutto nel Nord della Grecia, e la sfoglia, la famosa filo, ha la particolarità di essere finissima.
Il pesce ed i frutti di mare sono una vera passione per i greci: di solito vengono cotti in padella o al forno con solo un po' di olio di oliva.
I greci consumano anche molto pane: di solito grosso e compatto. Il formaggio viene invece integrato nelle varie preparazioni e la feta è quello più conosciuto. I dessert sono a base di miele e frutta secca: uvetta, pistacchi, noci, mandorle. Annaffiano il tutto con il retsina vino dal sapore molto particolare aromatizzato con la resina dei pini, metodo usato fin dall'antichità per conservarlo meglio.
Dovete assolutamente assaggiare l'ouzo, aperitivo nazionale aromatizzato all'anice, nel "Kafenion", tipico bar greco che funziona da salotto per la comunità.

souvlaki me pitaNei ristoranti, molto spesso a gestione familiare, avrete modo di apprezzare le decine di sfiziosi retsina, vino resinatoantipasti di gusto tutto mediterraneo; oltre ovviamente all'ottimo pesce fresco. Ottimi l'agnellino, la porchetta e gli spiedini alla griglia; famosi il Moussaka, i Souvlakis, i Dolmades e la Taramo Salade. Ottimi anche lo yoghurt, i formaggi pecorini, e il Metaxa, il brandy greco, dal gusto intenso e vellutato. Specificate al cameriere se volete un vino non resinoso. In questo caso provate il Naoussa della cantina Boutari.

Il caffè rappresenta invece un rito particolare: viene preparato nel briki versando la polvere di caffè e lo zucchero nell'acqua fredda. Poi si mette il briki sul fuoco e aiutandosi con un cucchiaio si mescola bene in modo che il caffè sia ben sciolto. Quando l'acqua incomincia a bollire e la schiuma arriva ai bordi del briki, si spegne la fiamma e lo si fa riposare per qualche minuto. Poi se ne versa un piccola quantità in ogni tazza in modo che tutte abbiano la schiuma e poi si finisce di riempirle.
Sketos è il caffè amaro; metrios è quello che contiene un cucchiaino di zucchero; glykys è quello decisamente dolce.

Ovviamente non può mancare il vino: la RESTINA è un vino tipico greco ottenuto con l'aggiunta di resina di pino, si beve fresco ed è assieme all'ouzo la bevanda più bevuta e consciuta della Grecia. Caratteristico è il suo aroma asprigno molto rinfrescante!

 

 

A questo punto, mi aspetto solo che l'Ente Turismo della Grecia visiti questa pagina

per offrirmi un'altra vacanza a Rodi. Gratis.

 

 

 

Salvo diversamente indicato, tutte le informazioni e i diari di viaggio presenti sono stati prelevati dal web.

Per trascuratezza non ho inserito la loro provenienza.

 Chi si riconosce nelle parole qui sopra, se lo desidera è pregato di segnalarmelo.

 

 

Xekina Mia Psaroboulla Alexandros Xenofontos Traditional  - Il mio grosso grasso matrimonio greco - original soundtrack