la maggior parte delle fotografie di gara sono di Filippo Gualtieri e provengono da www.Lasicilia.it

 

 

 

 

RETI: 14' Moscardelli, 22’Ricchiuti, 82’ Pellissier (rig)  

CHIEVO (4-3-1-2) Sorrentino; Sardo, Andreolli, Cesar, Mantovani; Luciano, Rigoni, Marcolini; Bentivoglio (67’ Bogliacino); Pellissier, Moscardelli (67’ Granoche). A disp.: Squizzi, Frey, Mandelli, Guana, Thereau. All.: Pioli.

CATANIA (4-3-1-2): Andujar; Alvarez, Silvestre (86’ Morimoto), Terlizzi (46’ Spolli), Capuano; Izco, Carboni, Ledesma; Ricchiuti; Maxi Lopez (62’ Antenucci), Mascara. A disp.: Kosicky, Potenza, Gomez, Pesce,. All.: Giampaolo.

ARBITRO: Bergonzi di Genova. NOTE: ammoniti Mantovani, Alvarez, Mascara

Come ogni anno, mi premuro di rassicurare tutti: il calcio è sempre lo stesso, non è cambiato. Cioè, conta sempre il campo, conta sempre il tempo. Cioè, non mi azzarderò a trinciare giudizi di qualsiasi tipo dopo 90' di gioco. Cioè, calma e gesso. Come un anno fa i rossazzurri cominciano maluccio, incassando una sconfitta figlia di un secondo tempo in netto calando atletico, ma sappiamo bene come andò a finire quel torneo... Ci vorrà un po' di tempo per valutare il lavoro del nuovo tecnico Giampaolo, e noi glielo daremo senza colpo ferire. Allo stato attuale si può solamente constatare come ci sia molto da lavorare... "Questo" Catania non è ancora il Catania di Giampaolo, negli schemi e nelle scelte. Dopo aver provato il 4-4-2 per tutto il precampionato, il trainer ex senese si è accorto, e ciò appare comunque sintomo di intelligenza, di non avere gli uomini adatti a quel modulo e ha virato sul più sicuro 4-3-1-2, non trovando tuttavia, nel computo dei 90', risposte definitive nemmeno in questo senso. In sostanza, non potendo contare su Barrientos e Gomez, in pratica i due esterni argentini di qualità che avrebbero dovuto rendere "nobile" il 4-4-2 del tecnico (non dimenticando Llama...), si è affidato al "vecchio" Catania. Stessa difesa di Miha, centrocampo con Carboni al posto dello squalificato Biagianti, Izco e il redivivo Ledesma, attacco Ricchiuti-Mascara-Maxi. Al cospetto di un Chievo, anch'esso "vecchio", con la sola rilevante eccezione del centravanti Moscardelli, acquisto dell'ultima ora, il Catania, a mio parere, ha fatto vedere discrete cose nella prima frazione, dove Ledesma e Ricchiuti sono riusciti a lavorare efficacemente in fase di possesso palla, fornendo geometrie e verticalizzazioni. Unico problema: la difesa, da rivedere. Al di à del grave errore di Silvestre in occasione del vantaggio di Moscardelli, complessivamente è sembrato "timido" tutto il reparto arretrato, soprattutto gli esterni Alvarez e Capuano, quasi mai propositivi in fase avanzata. Ad aggravare la situazione, l'infortunio di Terlizzi, sostituito da Spolli a inizio ripresa. In ogni caso, il pareggio di Ricchiuti, splendido, testimonia la capacità di reazione dei rossazzurri, una qualità che verrà buona in futuro, se si considera che anche nel finale, sotto per il rigore (inesistente) trasformato al 84' da Pellissier, gli etnei sono riusciti a sfiorare il pareggio con Capuano (traversa). Però, la ripresa del Catania non mi è piaciuta per niente. Un Chievo in nulla superiore, sol correndo un pochino in più, ha legittimato la vittoria sciorinando non più di un paio di azioni ficcanti, peraltro non pericolosissime dalle parti di Andujar. Sottolineo, un Chievo modesto, non trascendentale in difesa (nelle poche volte che il Catania ha accelerato ha quasi semtre fatto male), poco creativo in mediana (solo Marcolini all'altezza) e poco "tosto" negli attaccanti. Ciò deve fare riflettere e consigliare a Giampaolo i giusti correttivi. Che poi la sconfitta sia giunta sulla base di una decisione errata di Bergonzi (fuori area il fallo di Alvarez su Pellissier), può lasciare l'amaro in bocca, ma non deve creare alibi pericolosi. Faranno, infine, discutere per due settimane (la sosta "nazionale" incombe) le scelte in corsa di Giampaolo. Sinceramente, io non avrei sostituito, sull'1-1, il pur non scintillante Maxi Lopez per il "peso leggero" Antenucci, togliendo alla squadra un punto di riferimento centrale di tutta sicurezza. Non solo, Mihajlovic sapeva che Ricchiuti in quella posizione di centrocampo dura al massimo un'ora, e lo sostituiva giustamente. Lui non lo ha fatto... Inutile sottolineare come io non sia un tecnico, e quindi Giampaolo avrà sicuramente tutte le risposte del caso. Comunque, la mia opinione la esprimo tranquillamente: per adesso sospendo il giudizio, ma oggi non mi ha convinto del tutto. Lo attendo alla riprova, con tutta la stima di questo mondo, dato che lo considero un ottimo allenatore.

Max Licari (calciocatania.com)

 

 

 

 

 

 

 

RETI: 12' Mascara (rig.); 36' Antenucci (rig.), 46' st Giovinco.

CATANIA (4-3-1-2): Andujar; Potenza, Spolli, Silvestre, Capuano; Izco (12' st Gomez), Biagianti, Ledesma; Ricchiuti (12' st Carboni); Lopez (34 st Antenucci), Mascara. A disposizione: Campagnolo, Alvarez, Terlizzi, Delvecchio. All.: Giampaolo. Squalificati: nessuno. Indisponibili: Sciacca, Gomez, Llama.

PARMA (4-3-3): Mirante; Zaccardo, Paci, A. Lucarelli, Antonelli; Valiani, Morrone, Gobbi (16' st Candreva); Giovinco, Bojinov (16' st Crespo), Marques. A disposizione: Pavarini, Paletta, Dellafiore, Dzemaili, Pisano. All.: Marino. Squalificati: nessuno. Indisponibili: Galloppa, Paloschi.

Arbitro: Tommasi di Bassano del Grappa. Assistenti di gara De Luca e Giallatini. Quarto uomo Tozzi.

L’occhio vola subito alla panchina. Latitudine Parma, dove siede un ospite gradito al Massimino. Pasquale Marino torna, da avversario, e si apre, per un attimo, l’album dei ricordi: alla guida del Catania in due stagioni, protagonista della promozione in A. Alla lavagna tattica, si affrontano due tra i tecnici emergenti della scuola italiana. Coach anni Sessanta, si direbbe: il nuovo che parte dalla provincia, Giampaolo e Marino. Filosofie offensive a confronto. Sogni da tre punti per il Catania nella fantasia di Ricchiuti, alle spalle della coppia con Maxi Lopez e Mascara; il Parma cala sul biliardo del Massimino il tridente Marques, Bojinov e Giovinco. I 30 gradi di Catania non sono una sorpresa per gli etnei: e quando sale la temperatura, aumenta anche la pressione del Catania. Al primo affondo, la squadra di Giampaolo trova il jolly di giornata: è il 12’, Spolli cade in area dagli sviluppi di un calcio d’angolo, per Tommasi è rigore. L’architetto della balistica, Giuseppe Mascara, non perdona. L’avvio sprint del Catania è una valanga che non si arresta, nemmeno dopo l’1-0. 20’: Ricchiuti, il più piccolo del gruppo, incorna di testa e la palla è a un soffio dal palo. Il copione cambia di colpo a metà del primo tempo: inizia la domenica lunatica del Catania. Gli etnei scompaiono, e offrono la regia del match al Parma. Le incursioni di Zaccardo e Antonelli sono puntuali, ma è il tridente a non pungere. Parma dal fiato lungo e dal volto aggressivo, ma i colpi non arrivano al volto dell’avversario e non fanno male: ci provano due volte Zaccardo, poi Paci nel finale, e sempre dagli sviluppi di calci da fermo. Per Andujar è una domenica da straordinari.

Il Parma ci crede. Marino in avvio non cambia niente, e dà ordine di assaltare il fortino etneo. Nella ripresa la sofferenza della squadra di Giampaolo continua: sembra un pugile suonato macinato dal ritmo gialloblu. Zaccardo conferma il trand: è lui l’attaccante aggiunto, e continua la sfida personale con Marques (6’). Poi Giovinco si ricorda di avere un piede di velluto e al 13’ prende il palo pieno. Nulla da fare. Il Parma non passa. Marino pesca dalla panchina Candreva e Crespo, e sbilancia l’asse della squadra. Si apre la caccia al pari, ma la spinta del Parma si esaurisce a metà ripresa. Belli gli ospiti, ma vince il Catania. E i titoli di coda calano quando Antenucci si conquista il secondo rigore di giornata (al 37’: sgambetto di Paci). Rincorsa e gol dagli undici metri. Marino si fa espellere per proteste (nel finale rosso anche per Lucarelli); c’è ancora tempo per il 2-1 di Giovinco su punizione. Poi il Catania festeggia. Così è, se vi pare.

Mario Pagliara (gazzetta dello sport)

A tratti sofferta ma complessivamente meritata, proprio alla luce del notevole spessore caratteriale esibito nei frangenti della gara in cui l'avversario ha espresso evidenti qualità: è la sintesi della vittoria del Catania, che batte per 2-1 il Parma e si regala davanti al suo pubblico il primo successo in campionato. L'ottima partenza dei rossazzurri è coronata al 12' dalla rete di Mascara, che già in precedenza aveva impegnato Mirante: il Capitano, al 31° gol nella massima serie con la maglia dell'Elefante, trasforma spiazzando il portiere ospite un calcio di rigore concesso per un fallo ai danni di Spolli. Ricchiuti, poco dopo, va vicino al 2-0 con un insidioso colpo di testa. Il Parma cresce nella seconda metà della prima frazione ed inanella un paio di opportunità: al 33', in particolare, Andujar è straordinario nell'opporsi a Paci. Nella ripresa, i ducali intensificano la pressione: Zaccardo, sempre molto attivo anche in fase offensiva, trova sulla sua strada nuovamente Andujar già al 6', mentre al 13' Giovinco coglie il palo su punizione. La sofferenza rende ancora più forte il Catania, che rinviene nella seconda metà della seconda frazione. Esaurita l'onda d'urto del Parma, i padroni di casa tornano infatti a spingere. Le sostituzioni esprimono la capacità di lettura dell'incontro di mister Giampaolo: laddove serviva più compattezza tra le linee per non lasciare spazio ai palleggiatori gialloblù, tocca a Carboni; per ritornare ad avere il guizzo giusto nell'uno contro uno, dentro Gomez; per approfittare della stanchezza dei centrali difensivi ospiti, provati dal dispendioso confronto con l'energico Lopez, spazio al guizzante Antenucci. Proprio Mirco, che in settimana ha compiuto 26 anni, si regala uno spunto eccellente al 37', costringendo Paci al fallo da rigore. Mascara lascia che sia lo stesso Antenucci, a calciare dal dischetto, ed il numero 9 rossazzurro realizza il suo primo gol in serie A superando Mirante: palo interno e sfera in fondo al sacco. Espulsi per proteste, nel Parma, l'ex tecnico rossazzurro Pasquale Marino prima ed il difensore Lucarelli poi. Al 91', punizione vincente di Giovinco, ma il Catania regge bene nel recupero e può festeggiare i primi 3 punti. In vista dell'anticipo in programma sabato 18 settembre al "Meazza", i rossazzurri torneranno ad allenarsi già domani. Alle 15, in campo i protagonisti odierni per una seduta essenzialmente defaticante; alle 16, per gli altri, partitella con gli Allievi Nazionali.

calciocatania.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RETI: 27' Capuano; 45' Inzaghi.

Milan (4-3-1-2): Abbiati; Bonera, Nesta, Thiago Silva, Antonini; Boateng, Pirlo, Seedorf (45' st Gattuso); Inzaghi (40' st Oduamadi), Ibrahimovic, Ronaldinho. A disposizione: Amelia, Zambrotta, Yepes, Abate, Papasthatopoulos. All. Allegri
Catania (4-3-1-2): Andujar; Potenza (37' st Alvarez), Silvestre, Spolli, Capuano; Biagianti, Izco, Carboni (30' st Delvecchio); Ricchiuti (15' st Ledesma); Lopez, Mascara. A disposizione: Campagnolo, Terlizzi, Gomez, Antenucci. All. Giampaolo
Arbitro: Morganti Ammoniti: Boateng, Pirlo (M), Biagianti, Capuano (C)

Un guizzo di Inzaghi salva il Milan dalla vergogna.

 

Capuano spaventa il Diavolo, poi arriva «SuperPippo» e i rossoneri si salvano. Finisce 1-1 Milan-Catania, anticipo serale della terza giornata di serie A.

Ottima la prestazione degli etnei di Giampaolo che nel primo tempo giocano una gara tatticamente perfetta non concedendo nulla ai padroni di casa e sfiorando più volte il gol con ripartenze micidiali. Se c'è una squadra che può recriminare per questo pareggio è proprio il Catania che dopo essere passato in vantaggio al 27' con uno splendido sinistro al volo dai 30 metri di Capuano, sfiora almeno in 3 occasioni lo 0-2 per poi incassare, al 45', il gol dell'1-1 siglato da Inzaghi su assist di Ronaldinho.

Da rivedere il Milan che dopo la sconfitta di Cesena sembrava essersi ritrovato in Champions League con l'Auxerre: così non è. Senza Ambrosini, Pato e Robinho, Allegri non rinuncia al 4-3-3, inserisce Boateng a centrocampo e Inzaghi nel tridente, spostando Ibrahimovic sulla destra. Giampaolo risponde con un 4-1-4-1 molto elastico con Ricchiuti e Mascara pronti a dar man forte a Maxi Lopez. È un bel Catania, mentre il Milan fatica a trovare gli spazi.

Ricchiuti subito pericoloso, poi è Inzaghi, al 14', a divorarsi un gol fatto su assist di Ibrahimovic. Il «Diavolo» soffre le ripartenze dei rossazzurri che si fanno vedere con Ricchiuti e Potenza. Al 27' Catania meritatamente in vantaggio con uno splendido sinistro al volo dai 30 metri di Capuano. Il Milan non reagisce, si scopre e rischia. Ricchiuti, Maxi Lopez, Izco e Silvestre sbagliano il 2-0 e, al 45', Inzaghi punisce i siciliani con un gol dei suoi sul filo del fuorigioco e su assist di Ronaldinho.

Nella ripresa il Milan parte forte, Seedorf prova il destro su assist di tacco di Ibra, ma Andujar c'è. Il Catania tiene bene il campo, ma non è più pericoloso come nel primo tempo, anche perchè Giampaolo, dopo 15 minuti, toglie Ricchiuti e inserisce Ledesma coprendosi un po'.

 

Tra i rossoneri bene Boateng, uomo ovunque e bravo a fare le due fasi. Un po' in ombra Ibra, qualche lampo per Ronaldinho, ma il Diavolo non riesce a tenere alto il ritmo e il Catania è bravo a chiudere gli spazi e a ripartire. Un paio di tentativi di Mascara, qualche tentativo dalla distanza dei rossoneri, ma il risultato non cambia, finisce 1-1. Ottimo Catania, Milan deludente.

 

 

SAN CIRO!

 

Se qualcuno desiderava una risposta seria dal Catania dopo le prime due gare di campionato, giocate magari non benissimo seppur con risultati discreti (una vittoria e una sconfitta di misura), l'ha ricevuta in maniera inequivocabile dal match di Milano contro i rossoneri "stellari" di Allegri: quella rossazzurra è una squadra vera, la stessa del girone di ritorno della scorsa stagione, con i medesimi contenuti agonistici, mentali e tecnici. Insomma, una prestazione che attesta la tanto invocata "continuità" rispetto alle mirabilie mihajloviciane, una prestazione che tranquillizza e lascia intravedere margini di miglioramento importanti proiettati nell'immediato futuro. Una convincente esibizione che, soprattutto, fa emergere per la prima volta a tutto tondo la figura di Giampaolo, un tecnico serio e preparato che ancora viveva di scomodi "paragoni" rispetto al recente passato. Ha vinto lui, presentando a San Siro una squadra equilibrata, coesa nei tre reparti e, cosa fondamentale, mai rinunciataria, rapida a ripartire a ogni occasione, pronta a evitare in ogni modo di venir schiacciata dalla superiore tecnica rossonera. Adesso, questa compagine e questo tecnico sono attesi da un doppio impegno casalingo emiliano-romagnolo (Cesena mercoledì e Bologna domenica) che potrebbe addirittura consentire un importante passo in avanti in classifica, una classica peraltro già buona, considerato che gli etnei, attestatisi a 4 punti, si trovano in compagnia dello stesso Milan...

 

Contro un Milan schierato a sorpresa con un 4-3-3 anomalo (Ibra attaccante esterno a destra e Inzaghi centravanti), nonché orfano di Pato e Ambrosini, Giampaolo ha messo in campo la formazione ideale per creare parecchie problematiche al poco mobile centrocampo allestito da Allegri: una sorta di 4-5-1 con una cerniera mediana robusta composta da Izco, Carboni e Biagianti, due mezze punte (Mascara e Ricchiuti) e un centravanti assai mobile e pronto al sacrificio (Maxi Lopez). Uno schieramento che ha subito proposto notevoli difficoltà di manovra a Pirlo, Seedorf e Boateng, imbottigliati nel pressing rossazzurro, ben coadiuvato dai laterali bassi Potenza e Capuano, alla fine risultati migliori in campo, e di gran lunga per giunta. In questo modo, anche Ronaldinho e Ibra sono stati resi quasi inoffensivi, consentendo al team dell'Elefante rapide ripartenze in grado di spaccare in due la compassata difesa rossonera. Un primo tempo perfetto, quello sciorinato dagli uomini di Giampaolo, condito da un gol (Capuano), quattro-cinque contropiede quasi letali (e quanto rammarico provano i tifosi catanesi a ripetersi quel "quasi"...) e tanti anticipi/verticalizzazioni da parte dei vari Biagianti, Carboni e company. E' mancato solo il colpo del KO, quel saper approfittare con cinismo dello sbandamento dell'avversario tipico delle squadre abituate a stare da anni a certi livelli. Quando si farà anche questo salto di qualità, ne vedremo delle belle... Sull'1-0, a riprova di ciò, ben tre volte il Catania si è presentato con estrema pericolosità dalle parti di Abbiati, senza trarne profitto. Peccato, poi, per le uniche due disattenzioni, entrambe ascrivibili a imperfezioni nell'attuazione della tattica del fuorigioco, ancora non del tutto perfezionata, che hanno permesso a quella vecchia volpe di Inzaghi prima (sullo 0-0) di mangiarsi un gol fatto a tu per tu con il sempre bravo Andujar, poi di realizzare il pareggio in beata solitudine (assist di Dinho). Se andiamo ad analizzare, infatti, quanto accaduto nella ripresa, possiamo constatare come si tratti di ben poca roba (quasi niente, solo qualche mischia in area etnea), se commisurata alla "potenza di fuoco" di cui era accreditato il Milan "sulla carta" nei confronti del "piccolo" Catania. Inoltre, il tecnico rossazzurro mi è piaciuto, ancora una volta, nei cambi, azzeccatissimi nei tempi e nei modi. Significa che sta sempre più comprendendo l'universo in cui si è calato da un paio di mesi. Ricchiuti, a mio parere strepitoso nel primo tempo con la sua capacità di galleggiare fra le linee e proporre ripartenze centrali palla al piede (un paio di occasioni nitide davanti ad Abbiati se le è mangiate lui...), sostituito dopo un'oretta (la sua autonomia in quel ruolo) con un ottimo Ledesma, un giocatore che sta riproponendosi con autorità e sul quale si può puntare con fiducia; l'acciaccato (ma bravissimo) Carboni con un Delvecchio finalmente (è la prima volta) convincente nel ruolo di mediano (seppur con caratteristiche completamente differenti rispetto al "vichingo" argentino); Alvarez ad avvicendare l'esausto Potenza, protagonista di una prestazione formidabile in difesa su Ronaldinho e in propulsione (ha addirittura sfiorato il gol con uno slalom "tombesco" in piena area di rigore). La compagine rossazzurra ha, come naturale, un po' sofferto l'arrembaggio finale di Pirlo e soci, ma ha retto alla grande, non offrendo palle-gol facili al più quotato contendente. Del resto, non si può correre per tutti i 90' a un ritmo costante. E a proposito, anche da questo punto di vista, la squadra ha mostrato confortarti segnali di progresso: la condizione fisica migliora, sebbene il Milan, mi preme sottolinearlo, sotto tale profilo, non costituisca un cimento insormontabile. In buona sostanza, i rossoneri vanno a 2 all'ora, assimilabili a un incrocio fra un bradipo della Guyana francese e una lumaca del lago Titicaca.

Ne aveva siglato uno bello contro la Reggina il 22 febbraio 2009, per giunta decisivo, ma di gol come quello di San Siro non aveva mai sognato di realizzarne. Tiro al volo da 31 metri a 110 Km/h, roba da autovelox! Una "pizza" sensazionale, da Champions League, che ha mandato in visibilio i pochi sostenitori etnei presenti al "Meazza" e i tanti davanti alla televisione. Ma non solo. Prestazione da 10 in difesa su Ibra e poi su Oduamadi (e Boateng, quando si spostava dalla sua parte), da 11 in fase di propulsione, con il povero Bonera (non certo un fuoriclasse) a impazzire dietro alle sue accelerazioni. Il miglior Capuano di sempre in maglia rossazzurra. Un altro giocatore rispetto al discontinuo terzino mancino della scorsa stagione. Evidentemente la cura Giampaolo a lui e a Potenza fa bene. Benissimo. Probabilmente a ragione di una migliore adattabilità al nuovo assetto tattico voluto dal trainer ex senese rispetto a qualche compagno di squadra...

Se ne sono dette tante sulla "galina". Lui ha risposto a tutti, tecnico compreso, sul campo, fornendo una prestazione atleticamente, tatticamente e qualitativamente di alto livello. Non so perché il "Meazza" lo stimoli in maniera così particolare, ma fatto sta che in questo campo il centravanti argentino si scatena. Prima frazione da applausi: rientri profondi, sponde precise, mobilità a tutto campo, accelerazioni in verticale, assist e una "palombella" che, se in porta, avrebbe tirato giù il terzo anello dello stadio. E' ancora lui. Ma non avevamo dubbi. Farà tanti gol anche quest'anno...

(Max Licari (calciocatania.com)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RETI: 22' Silvestre; 58' Maxi Lopez.

CATANIA (4-3-3): Andujar; Potenza, Silvestre, Spolli, Capuano (67' Alvarez); Ledesma, Carboni, Biagianti; Gomez (78' Izco), Maxi Lopez, Mascara (86' Antenucci). A disposizione: Campagnolo, Terlizzi, Ricchiuti, Morimoto. All.: Giampaolo.
Squalificati: nessuno.
Indisponibili: Augustyn, Sciacca.

CESENA (4-3-3): Antonioli; Ceccarelli (64' Lauro), Von Bergen, Pellegrino, Nagatomo; Appiah, Colucci, Parolo (64' Malonga); Schelotto, Bogdani, Giaccherini (83' Ighalo). A disposizione: Cavalieri, Benalouane, Tachsidis, Caserta. All.: Ficcadenti.
Squalificati: nessuno.
Indisponibili: Chiavarini, Budan, Fatic, Piangerelli, Jimenez.
ARBITRO: De Marco di Chiavari, Altomare e Padovan, IV Doveri.

AMMONITI: Colucci, Biagianti, Ceccarelli, Maxi Lopez, Spolli, Giaccherini.

 

I rossazzurri infliggono la prima sconfitta stagionale all'ex capolista Cesena salendo al quarto posto in classifica: 2-0 con reti di Silvestre e Maxi Lopez . Ancora progressi per gli etnei, romagnoli mai pericolosi
La prima volta di Maxi Lopez e quella del Cesena. Nella serata degli inediti stagionali, è il Catania a fare festa. Il bomber rossazzurro per eccellenza si sblocca giusto in tempo per mettere la firma sul 2-0 che interrompe la corsa della rivelazione di questo avvio di campionato.

I romagnoli non hanno lo slancio e la brillantezza delle prime giornate. Merito del Catania. I meccanismi di Ficcadenti s'inceppano di fronte alla compattezza della squadra etnea, confermatasi in costante progresso e capace di inanellare il terzo risultato positivo, utile per ritagliarsi una posizione nobile di classifica, a ridosso delle primissime.

Giampaolo cambia un paio di pedine nell'undici di partenza (Ledesma e Gomez per Izco e Ricchiuti) tenendo alti gli esterni offensivi, ma evitando di prestare il fianco alle ripartenze avversarie grazie alla copertura garantita dai tre mediani. Il Cesena non trova lo spazio vitale per innescare la velocità di Schelotto e Giaccherini rimanendo inoffensivo quasi per l'intero incontro.

Più spigliati gli etnei, che si rendono pericolosi con Gomez (sinistro deviato in angolo da Antonioli), Spolli (colpo di testa alto su corner di Mascara) e Maxi Lopez (inzuccata fuori bersaglio su traversone di Potenza). Il vantaggio catanese arriva su calcio piazzato: punizione di Mascara, Silvestre scappa alla guardia di Von Bergen e sul secondo palo trova la correzione aerea vincente.

Per vedere una fiammata bianconera bisogna attendere il primo minuto della ripresa, quando Giaccherini non impatta per un soffio un cross di Schelotto. I romagnoli sanno di dover cambiare registro e provano ad alzare il ritmo, ma è il Catania a colpire ancora: duetto Gomez-Ledesma e palla a Maxi Lopez, che sul filo del fuorigioco raccoglie in area e batte Antonioli con un rasoterra.

Ficcadenti prova a dare la scossa ai suoi con un doppio cambio, ma non si va oltre un destro centrale del nuovo entrato Malonga, poi è Mascara a scoccare un destro a giro fuori di poco su elegante assist di Maxi Lopez. Il Catania amministra il vantaggio senza rischiare e incassa la seconda vittoria interna
stagionale su altrettanti incontri disputati al Massimino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RETI: 40' Di Vaio; 65' Britos (aut.)

CATANIA (4-1-4-1): Andujar; Potenza, Silvestre, Spolli, Marchese; Carboni (78' Delvechio); Ledesma (46' Ricchiuti), Biagianti, Gomez (65' Antenucci), Mascara; Maxi Lopez. A disposizione: Campagnolo, Terlizzi, Alvarez, Izco. All.: Giampaolo. Squalificati: nessuno. Indisponibili: Sciacca, Llama, Augustyn, Capuano.

BOLOGNA (4-3-3): Viviano; Garics, Portanova, Britos, Rubin; Perez (76' Ramirez), Mudingayi, Mutarelli; Siligardi (55' Casarini), Di Vaio, Gimenez (53' Meggiorini). A disposizione: Lupatelli, Moras, Esposito, Radovanovic. All.: Malesani Squalificati: nessuno. Indisponibili: Morleo, Pisanu, Buscé, Ekdal, Paponi, Della Rocca.

ARBITRO: Gava di Conegliano Veneto (Barbirati, De Pinto), IV Baracani. AMMONITI: Di Vaio, Perez, Gimenez, Maxi Lopez.

 

Marchese per Capuano Non recupera in tempo l'esterno rossazzurro uscito malconcio dalla partita di mercoledì scorso contro il Cesena, il suo posto sull'out sinistro è occupato da Marchese, per il resto completano la difesa Silvestre, Spolli e Potenza, il centrocampo è confermato in blocco con Carboni vertice basso, poi Biagianti, Ledesma, Gomez e Mascara, in avanti Maxi Lopez, in porta Andujar. Si accomodano di nuovo in panchina Ricchiutie e Izco. Il Bologna risponde con una formazione sulla carta sfrontata, Viviano in porta, in difesa Garics Portanova Britos e Rubin, a centrocampo Mudingay Mutarelli e Perez, due mezze punte come Siligardi e Jimenez e l'unica punta avanzata Marco Di Vaio; lo schieramento di mister Malesani può essere tradotto in un 4-3-2-1.
Un tiro un gol Il Catania parte forte, i rossazzurri sono consci dell'importanza di una partita come quella odierna, il doppio turno casalingo deve essere sfruttato al meglio. Già al primo minuto una combinazione Biagianti Mascara porta quest'ultimo a concludere al volo da fuori area, il pallone si alza di poco sopra la traversa. Dopo la fiammata iniziale la partita rallenta su ritmi meno elevati, lo schieramento del Bologna che sulla carta sembrava propositivo una volta in campo si trasforma in una specie di 4-5-1, a centrocampo i felsinei fanno densità e provano a bloccare le fonti del gioco rossazzuro. Il Catania prova a far girare la palla sulle fasce con Marchese a sinistra e Gomez a destra, ma i diversi cross che piovono in area non trovano altrettante conclusioni verso lo specchio della porta difesa da Viviano. Un'arma in più da giocare i rossazzurri la cercano nelle palle da fermo, al 20° su una punizione da destra il Catania sfiora il vantaggio: calcia Mascara, spizza al centro Gomez e proprio mentre Spolli, appostato sul secondo palo sta per depositare in rete un colpo di reni all'ultimo istante di Rubin devia la sfera in angolo salvando, di fatto, un gol. Sei minuti dopo, ancora su punizione, Mascara impegna severamente Viviano in angolo. Al 31° sugli sviluppi di un angolo ci prova Gomez che scarica un destro ad incrociare sul primo palo, solo esterno della rete per lui. Il Bologna non si è ancora visto dalle parti dell'area di rigore etnea, gli uomini di Malesani si limitano a controllare e a rompere le trame di gioco rossazzurre, al 38° però accade l'imprevedibile, Siligardi riceve palla in area sulla destra e nel corpo a corpo con Marchese in area finisce a terra, il sig. Gava, arbitro dell'incontro, dopo qualche istante di esitazione assegna il rigore. Sul dischetto si presenta Di Vaio, calcia di destro ma Andujar con un guizzo respinge a mano aperta, sfortunatamente per il Catania il pallone rimane lì nella terra di nessuno e il primo ad avventarsi è ancora Di Vaio che non ha difficoltà a ribadire in gol: 0-1, incredibile, un tiro e un gol. Il Catania dopo il gol subito riparte con la bava alla bocca, rabbioso si getta in avanti, al 41° Maxi Lopez viene atterrato sul limite dell'area, tutti gridano al rigore ma l'arbitro assegna solo una punizione dal limite tra le vibranti proteste generali.

Il Catania meritava la vittoria La ripresa si apre con un cambio per il Catania, dentro Ricchiuti e fuori Ledesma, l'ingresso del trequartista giova ai rossazzurri che ritrovano linfa e idee fresche nella zona nevralgica del campo. Subito al 47° Ricchiuti serve in area Mascara che stoppa di petto e poi clamorosamente, solo davanti a Viviano, scarica sul fondo oltre il secondo palo. Due minuto dopo Gomez dalla destra serve al centro per Lopez che realizza ma il guardalinee ravvisa il fuorigioco del biondo attaccante argentino. Il Bologna come nel primo tempo non si propone mai in avanti, solo in un'occasione al 50° su azione d'angolo Britos può colpire di testa ma alza la mira sopra la traversa. Cominciano i cambi, al 50° Meggiorini rileva Gimenez e poco dopo Casarini prende il posto di Siligardi. Al 62° occasione ghiottissima per Maxi Lopez, Mascara intercetta un pallone sulla trequarti e serve il bomber rossazzurro tutto solo davanti a Viviano, il destro però è debole e Viviano ha il tempo di bloccare in presa bassa. Giampaolo cerca idee in panchina, richiama Gomez e butta nella mischia Antenucci, vuole maggiore perso offensivo e una spalla per Lopez. La porta del Bologna che oggi sembra stregata viene violata nel modo più tragicomico, su un cross dalla sinistra di Marchese Britos si avvita in una goffissima deviazione volante e trafigge l'incredulo Viviano: 1-1! Il Catania adesso ci crede, mancano ancora diversi minuti alla fine dell'incontro e tutto lo stadio incita desideroso di portare a casa la posta piena. Al 74° Mascara, smarcato da una bella iniziativa di Ricchiuti, prova il pallonetto, la sfera supera Viviano ma si spegna sulla traversa; il Bologna pare cinto d'assedio e i rossazzurri premono sull'acceleratore con le forze residue, al 76° ci prova Ricchiuti con una rasoiata di sinistro che fa la barba al palo. Maxi Lopez e Antenucci lì davanti si battono su ogni pallone, sgomitano, sbuffano ma non riescono mai a trovare un varco giusto per sfoderare il tiro vincente. Il Bologna si chiude a riccio e sfinisce le forze dei rossazzurri che dopo tre partite in 7 giorni sono ormai al lumicino. Si chiude con un pari che va strettissimo al Catania, le occasioni capitate sui piedi dei rossazzurri sono state diverse, alcune delle quali clamorose, il Bologna invece con un tiro in porta stava per portare via dal Massimino ben tre punti, per fortuna esiste una sorta di giustizia nel calcio e la più clamorosa delle autoreti rimette quasi le cose a posto. Quasi, però, perchè oggi il Catania meritava la vittoria, peccato, vincendo oggi i rossazzurri si sarebbero sistemati in vetta alla classifica.
Orazio Cutrona (Calciocatania.it)

 

 

 

 

RETI: 36' Corvia

Lecce (4-3-3): 22A. Rosati, 33A. Rispoli, 14M. Fabiano, 13S. Ferrario, 11D. Mesbah, 20G. Vives, 21C. Grossmuller(4F. Gustavo dall'89'), 19I. Piatti, 10R. Olivera(32M.Coppola dal 77'), 9D. Corvia, 27J. Jeda( 8G. Munari dal 64') A disposizione: 81M. Benassi, 2G. Donati,15E. Ofere, 28D. Brivio, All.: De Canio Squalificati: Giacomazzi Indisponibili: Reginiussen, Chevanton, Di Michele

Catania (4-1-4-1): 21M. Andujar, 2A. Potenza, 6M. Silvestre, 3N. Spolli, 33C. Capuano, 5E. Carboni(8P. Ledesma dal 60'), 19A. Ricchiuti(9M. Antenucci dal 60') 13M. Izco(17A. Gomez dal 70') ), 27 M. Biagianti, 7G. Mascara, 11G. Maxi Lopez A disposizione: 30A. Campagnolo, 4G. Delvecchio, 22P. Alvarez, 23C. Terlizzi. All.: Giampaolo Squalificati: nessuno Indisponibili: Sciacca, Llama, Augustyn

Arbitro:Pierpaoli di Firenze. Assistenti Tonolini e Passeri, IV uomo Giancola.


Occasione sprecata per i rossazzurri, che fanno la partita a Lecce ma non sono abbastanza cattivi in avanti con Maxi Lopez e vengono castigati dal gol di Corvia. Confusa e sterile la pressione nella ripresa. La squadra di Giampaolo non trova il ritmo giusto e conferma le difficoltà contro avversari che aspettano e ripartono
Belli, magari un po' belli, ma troppo lenti, però e mai cattivi. Peccato, perché il Catania di Marco Giampaolo va a giocare a Lecce, così come quasi quasi a San Siro contro il Milan, provando per 45' ad imporre il suo gioco, il suo ragionamento in mezzo al campo, la sua intelligenza tattica e strategica.

Ma non colpisce, ci va spesso abbastanza vicino, ma non affonda quando crea, anzi con la stessa facilità con cui crea, il Catania distrugge. Problema, nemmeno da poco, perché dopo un primo tempo in cui Maxi Lopez divorava un gol fatto, uno quasi e si era giocato in pratica a porta romana, con Andujar in gita di piacere nel Salento, il Lecce sbucava da sinistra all’improvviso con Oliveira e sfondava inesorabilmente da destra con Corvia.

Inimmaginabile, perché se per tutto quel tempo c’era stato in campo soltanto il Catania, bisognava aprire e chiudere la pratica Lecce, evitando di prestarsi al gioco della squadra di De Canio, che si chiudeva in atteggiamento protettivo e sornione, aspettava quadrata nella sua metà campo gli attacchi rossazzurri, provava a ripartire con Jeda e gli altri, ma sempre timidamente e rischiando poco.

Il peccato è grosso, il rischio mortale, perché quando gli altri ti aspettano, come il Bologna otto giorni fa, i rossazzurri perdono il tempo e smarriscono il ritmo, e questo per il gioco di Giampaolo è estremamente controproducente. Tradotto sul campo significa che il Catania giocava tanto, ma a vuoto, il Lecce veniva avanti una volta e ti puniva. Ma sembra pure evidente che quando le cose si mettono così, Maxi Lopez là davanti diventa troppo solo, tanto più con gli astri che per ora si sono messi di traverso e non gli riescono le cose più semplici, i gol a porta quasi spalancata.

Giampaolo correggeva il Catania, ma stavolta non funzionava, perché fuori Carboni dentro Ledesma non aggiungeva molto alla manovra rossazzurra, mentre fuori Ricchiuti dentro Antenucci e se accresceva il peso davanti, non c’era corrispondenza di tiri e occasioni per pareggiare. Quando entrava anche Gomez il Catania stava producendo la spinta estrema, ma mai tanto confusa, mai tanto sterile. Non più bello, non più incisivo nemmeno per caso, ma soprattutto oltre che lento come prima anche con troppi palloni gettati via a casaccio, palloni alti, lanciati senza pensarci su.

Non se ne cavava più nulla, il Lecce si difendeva con atteggiamento rude, ma efficace, il Catania rincorreva un pareggio che nel primo tempo sarebbe stato poco, nella ripresa forse anche troppo. Incidente di percorso, mentale soprattutto, due o tre passi indietro rispetto alle partite precedenti. Molto da rifare, ripartendo dalle teste dei giocatori di Giampaolo.

 

 

 

 

 

 

 

RETI: 39' Cavani; 64'Gomez

Catania (4-1-4-1): Andujar; Potenza, Silvestre, Spolli, Capuano; Biagianti; Mascara, Izco, Gomez, Delvecchi(56' Ricchiuti); M. Lopez. A disposizione: Campagnolo, Alvarez, Marchese, Pesce, Llama, Antenucci, Terlizzi. All.: Giampaolo Squalificati: nessuno Indisponibili: Sciacca, Augustyn, Ledesma, Carboni

Napoli (3-4-2-1): De Sanctis; Campagnaro, Cannavaro, Grava; Maggio, Gargano, Pazienza, Dossena (60' Zuniga); Hamsik, Lavezzi; Cavani A disposizione: Iezzo, Santacroce, Cribari, Yebda, Sosa, Dumitru. All.: Mazzarri Squalificati: nessuno Indisponibili: Lucarelli, Aronica

Arbitro: Bergonzi di Genova(Viazzi e Nicoletti, IV Celi) RETI: 39' Cavani, 64' Gomez. Espulso Cannavaro al 91'.

Pari alla sudamericana (lasicilia.it)

Il Catania muove la classifica con l'1-1 contro il Napoli: Cavani firma il vantaggio della squadra di Mazzarri, i rossazzurri nel secondo tempo le provano tutte e trovano il gol con Gomez (foto Galtieri). Llama in campo dopo 7 mesi
Piccoli passi. Il Catania si rimette in moto, il Napoli prosegue la striscia positiva. Un punto non è nulla di stratosferico sotto l'aspetto numerico, ma basta per muovere la classifica di etnei e partenopei grazie a un pareggio a firma sudamericana.

Faceva bene il tecnico Mazzarri a tenere alta la soglia d'attenzione alla viglia della trasferta al Massimino. Il fatto che De Sanctis sia di gran lunga il migliore in campo conferma come la formazione di Giampaolo abbia saputo creare più di un problema agli azzurri, che possono comunque coltivare qualche rammarico per un paio di occasioni non sfruttate nel finale, in particolare l'ottima opportunità fallita da Cavani allo scoccare del novantesimo.

Tre interventi importanti di De Sanctis e un errore difensivo che spiana la strada proprio a Cavani racchiudono un primo tempo nel quale il Catania fa le cose migliori sbattendo però contro il portiere avversario, bravo a opporsi nel giro di 40 secondi a un destro sotto la traversa di Mascara e a un colpo di testa di Silvestre, imbeccato dallo stesso Mascara. Combinazione, quest'ultima, che si ripete più tardi con il medesimo esito: inzuccata del centrale argentino e ottimo riflesso dell'estremo difensore partenopeo.

Il Napoli corre qualche rischio sui calci piazzati etnei e mantiene un ritmo compassato. Il movimento tra le linee dei trequartisti non sembra produrre i frutti sperati, ma basta un cross dalla sinistra di Lavezzi per mettere in crisi Capuano, che si fa trovare fuori posizione e libera Cavani, inesorabile nel battere Andujar per il sesto centro personale in campionato.

Un tentativo aereo del solito Silvestre con palla di poco a lato apre una ripresa nella quale per forza di cose il Catania deve sbilanciarsi concedendo così qualcosa in più alle ripartenze napoletane. Le frequenze etnee salgono, ma la porta ospite pare stregata: De Sanctis si conferma in vena di prodezze distendendosi in tuffo su un colpo di testa a botta quasi sicura di Spolli.

Il tabù cade a metà della ripresa, quando Gomez si avventa su un cross dalla sinistra del nuovo entrato Ricchiuti trovando il gol con un sinistro al volo. Giampaolo butta della mischia anche Llama, al ritorno in campo dopo sette mesi d'assenza, ma nella manciata di minuti finale è il Napoli a mancare per due volte con Maggio la correzione vincente sottomisura. Il vero pallone da tre punti arriva sui piedi di Cavani proprio allo scadere: l'uruguaiano spreca tutto calciando alto da pochi passi.

Pulvirenti: "Accetto l'espulsione"
"Ho solo detto un no al signor Bergonzi, ma l'ho fatto in modo molto plateale, perciò la decisione è stata giusta. Con l'arbitro c'è già stato un chiarimento"

CATANIA - "La mia espulsione? Ho detto soltanto un 'no', ma il signor Bergonzi, poi, mi ha spiegato che mi ha mostrato il cartellino rosso perché ho fatto un gesto plateale e devo dire che mi ha convinto". Il presidente del Catania, Antonino Pulvirenti, accetta la decisione dell'arbitro per una protesta evidente nella fase finale di gioco.

"Il gesto è stato veramente plateale - ammette il presidente sorridendo - e l'espulsione ci sta e l'accetto. Con il signor Bergonzi ci siamo chiariti. La nostra società ha grande rispetto per gli arbitri, per tutti".

CATANIA - Da un campo difficile, dove nessuno passa da 15 partite, il Napoli torna con un buon punto che gli consente di rimanere nel gruppo di testa. Resta il rimpianto per non aver gestito al meglio il gol iniziale di Cavani e per aver mancato nel finale l'1-2. Ma va anche detto che il Catania ha legittimato il pari con un avvio di ripresa dirompente in cui ha messo alle corte gli azzurri fino a farli inevitabilmente capitolare.

NAPOLI, PROBLEMA PALLA INATTIVE - Pur in campo, in pratica, con la stessa formazione che ha sconfitto la Roma, eccezion fatta per l'innesto di Grava al posto di Aronica, il Napoli nel primo tempo è apparso a lungo troppo timido. Per mezz'ora si è limitato a contenere le iniziative di un Catania volenteroso quanto arruffone, capace di mettere in difficoltà De Sanctis solo su palle inattive. E, tra l'altro, proprio in queste circostanze, tre soprattutto, gli azzurri hanno dimostrato di soffrire non poco, specie gli inserimenti dei centrali difensivi Silvestre e Spolli, lasciati troppo liberi di andare alla battuta aerea.

GOMEZ REPLICA A CAVANI - Salvatosi in un paio di occasioni, il Napoli è passato alla prima occasione con un magnifico duetto Lavezzi-Cavani chiuso dall'uruguaiano con un perfetto destro in diagonale. Il gol ha caricato il Catania che, nella ripresa, spingendo a testa bassa, ha chiuso i partenopei nella propria area. E, alla lunga, ha trovato il meritato pari con Gomez, lesto a girare in rete al volo di sinistro un assist del neo-entrato Ricchiuti.

MAGGIO E CAVANI FALLISCONO L'1-2 - A questo punto il Napoli ha dimostrato di essere maturato riprendendo in mano le redini

dell'incontro senza vacillare. La squadra ha sfruttato meglio le fasce e, a più riprese, ha fatto tremare Andujar. Le migliori occasioni per siglare il gol-vittoria sono passate attraverso i piedi di Maggio e Cavani che, però, da due passi hanno calciato malamente alto. Catania, così, resta tabù per il 7° anno di fila per gli azzurri. Ma quel che importa per Mazzarri è che può tornare ancora una volta a casa soddisfatto. La squadra ha carattere ed è sulla strada giusta per diventare grandeLopez sfida il futuro
"Il Napoli lo vuole"
Lo Monaco, ad della società siciliana, conferma: "L'attaccante argentino a fine stagione andrà in una grossa squadra. Gli azzurri sono una delle possibili destinazioni". Però poi aggiunge: "A gennaio non andrà via, neanche per un'offerta irrinunciabile"
LOPEZ LASCERA' CATANIA" - Pietro Lo Monaco ammette che a fine stagione sarà quasi impossibile trattenere l'attaccante argentino e il Napoli è una delle possibili destinazioni, almeno stando alle voci di mercato. "A giugno Maxi Lopez andrà via, il terreno è fertile, ci sono già arrivate alcune offerte - annuncia Lo Monaco - Non so se piace a Mazzarri o a Bigon, so che non posso immaginare cosa potrebbe diventare l'attacco del Napoli con Lavezzi, Cavani e Maxi Lopez. Roba da far venire i capelli dritti". E' invece escluso che l'attaccante faccia le valigie prima. "Maxi Lopez è del Catania, gioca a Catania ma dovrebbe far parte di una grande squadra - spiega ancora l'ad -, il vento non si può trattenere, dopo un anno e mezzo faremmo un peccato di lesa maestà. A giugno non mancheranno le occasioni per esaudire il suo sogno ed anche un nostro desiderio. Se arrivasse un'offerta irrinunciabile a gennaio? Resterebbe con noi, perché al di là del business, la salvezza del Catania è prioritaria. Togliere punti di riferimento alla squadra sarebbe controproducente. Al massimo sono ammissibili correttivi".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RETI: 99' Rossi

Genova - Genoa: Eduardo; Chico, Ranocchia, Dainelli; Rafinha, Milanetto, Rossi, Criscito; Palladino, Toni, Rudolf. All.: Gasperini.
Panchina: Scarpi, Tomovic, Kaladze (40' 2T per Milanetto), Moretti, Zuculini, Mesto (23' 1T per Palladino), Destro (17' 2T per Rudolf)

Catania: Andujar; Potenza, Silvestri, Spolli, Capuano; Gomez; Mascara, Izco, Biagianti, Martinho; Maxi Lopez. All.: Giampaolo
Panchina: Campagnolo, Alvarez, Llama, Delvecchio, Carboni (21' 2T per Martinho), Antenucci (21 2T per Maxi Lopez), Ricchiuti (29' 2T per Izco)
Arbitro: Russo

 

Salvate il soldato Maxi

(Max Licari (calciocatania.com)

Le dichiarazioni rilasciate a fine partita da Maxi Lopez non lasciano adito ad alcun dubbio: "Giochiamo troppo per non prendere gol e troppo poco per farne. Vorrei scendere in campo con un attaccante al mio fianco"..

Pericolose, assai pericolose, perché sintomo di un malessere reale che coinvolge il giocatore più rappresentativo della "rosa", il terminale offensivo più potente, l'elemento su cui sono basate (quasi) tutte le speranze di una buona stagione (cioè: non solo salvezza stentata...) in chiave rossazzurra. Il tecnico Giampaolo dovrà tenerne fortemente conto, così come la società dovrà essere brava a gestire tale situazione, potenzialmente deflagrante. La realtà delle cose è che il Catania ha perso in maniera incredibile l'ennesima gara fuori casa, incamerato 2 punti in 4 partite (media retrocessione) e si ritrova a quota 9, a 2 punti dall'ultimo posto occupato da Parma e Cagliari. Di più, Maxi Lopez non ha fatto gol, ha beccato la solita ammonizione e domenica prossima sarà squalificato in occasione della delicatissima gara interna contro la Fiorentina dell'ex Mihajlovic (giuarda caso il "mentore" della punta argentina), anch'essa nelle condizioni di non poter permettersi passi falsi ulteriori, malgrado l'ultimo successo al "Franchi" con il Bari di Ventura. La "questione Maxi" è caldissima e dibattutissima fra i tifosi. L'unico, forse, a non averne avuto sentore è proprio Giampaolo, che continua imperterrito a riproporre il "puntero" ex Barca nello stesso ruolo e all'interno dello stesso modulo che il medesimo Maxi mostra apertamente di non gradire, viste le "facce" al momento della sostituzione odierna e le già citate "piccate" dichiarazioni postpartita. L'ho già detto a inizio campionato: l'allenatore svizzero dovrà stare molto attento, perché su questa faccenda si può giocare la panchina. Difatti, se è vero come è vero che sui quotidiani nazionali il nome di Lopez è sempre molto "hot" in relazione all'interessamento di grandi club come Juve o Napoli, non si deve comunque perdere di vista una considerazione apparentemente scontata: se Maxi, come suggerisce il trend di questi primi 8 turni, continuerà a "non" segnare (direi, a non essere messo nelle condizioni di segnare), in che modo potrà essere realizzata la famosa pulsvalenza di 20 milioni di euro a giugno prossimo? Un attaccante che fa 3 o 4 gol in campionato si deprezza, pur chiamandosi Maxi Lopez... Il Catania perderebbe il miglior affare della sua storia. E, sotto questo profilo, la dirigenza rossazzurra è "molto attenta". Per tali motivi rischia Giampaolo. E sul fatto che Maxi sia il miglior giocatore della storia del Catania, non penso che qualcuno possa nutrire dubbi di sorta. In verità, è il Catania, non Maxi, a non aver, per l'ennesima volta, "bucato" la rete, e questo è un "segnale" cui bisogna giocoforza porre attenzione. L'undici etneo è una squadra che gioca con ordine, dà sempre l'impressione di non soffrire l'avversario, addirittura di poterne disporre facilmente e poi... nulla. Poche occasioni da rete, pochi tiri in porta e, fatalmente, golletto preso in una delle poche occasioni concesse all'avversario (direi, "qualsiasi" avversario, Lecce docet), come capitato oggi contro un modestissimo Genoa dimezzato (anche il Lecce era dimezzato, oooops...), capace di capitalizzare al massimo l'incursione di Rossi, lasciato incredibilmente solo in piena area, al 23' del secondo tempo, dalla difesa etnea, peraltro ancora una volta disattenta sulla fascia sinistra in Capuano, assai distante da Mesto in occasione del cross vincente (un caso che gran parte dei gol subiti dal Catania provenga da errori similari?). Una disdetta? sfortuna? Non credo, perché questa è una situazione che si ripete. E quando le situazioni "sfortunate" si susseguono con una certa frequenza appare necessario rifletterci su, evitando di liquidare il tutto con le solite frasi fatte. Giampolo è un tecnico preparato, uno "studioso", uno che mastica calcio 24 ore su 24, di sicuro non sarà tanto superficiale da pensare che il destino cinico e baro si stia accanendo contro la sua squadra. Magari, comincerà a domandarsi se sia la strada giusta, questa; strada criticata dal suo giocatore più rappresentativo e non supportata dai risultati. Dicono i ben informati che il bellinzonese sia un "profilo" di trainer che abbisogni di tre mesi per far volare una squadra secondo i suoi dettami. Il mio augurio è che sia così, stimando il professionista. Ma qualche dubbio, anche corposo, comincia a insinuarsi nel mio candido cervello, per giunta assai ben disposto (quasi a prescindere) verso il tecnico.

Giampaolo, mosse conservative
Lo dico subito, per me questa partita la perde Giampaolo, non la vince Gasperini. Tralasciando tutte le discussioni sul modulo a unica punta (oggi 4-3-2-1 "formale" con Martinho, ma sempre 4-5-1 nei fatti, dato che Mascara e Gomez fanno mooooooolto più i centrocampisti che gli attaccanti), sulle difficoltà di Maxi, etc., un dato di fatto si mostra certo: dopo un buon primo tempo, in cui (come di consueto) non concedi quasi nulla e magari rischi di andare in vantaggio, non puoi al 20' della ripresa sostituire un centrocampista offensivo (Martinho) con un mediano spaccalegna (Carboni) e la tua unica punta con un pari ruolo (Antenucci)! Così invii a tutti, anche agli steward dell'ultimo anello, un segnale unico: voglio pareggiare. E, di default, prendi il gol (perché un episodio può sempre capitare) e non hai nessun attaccante in panchina in grado di cambiarti le sorti della gara. Non solo: ti metti contro Maxi, i tifosi (che pensano che tu sia "fissato" a non voler giocare con due punte), il mondo intero. Una mossa, a mio parere, errata pure sotto il profilo psicologico. Una mossa che "annulla" il coraggioso innesto di Martinho dal primo minuto, elemento di buona prospettiva e protagonista di un buon primo tempo (nella ripresa non ne aveva più, giusto sostituirlo) sulla corsia sinistra, prestazione fatta di corsa e piedi buoni. A quel punto, non sarebbe stato meglio dare un segnale diverso? Del tipo: voglio vincerla, magari inserendo al posto del brasiliano Antenucci o Ricchiuti, giocatore che i fatti dicono insostituibile...

Ricchiuti, imprescindibile

Non riesco a comprendere. Le prime sette giornate di campionato hanno detto che il Catania senza Ricchiuti non ha fantasia, non crea gioco. Appena entra Adrian tutto cambia. Ultimo esempio: Catania-Napoli. Il diktat dovrebbe essere contario: prima in campo Ricchiuti, poi gli altri. E invece, il fantasista (profilo unico nel Catania) va regolarmente in panchina!!! Inutile sottolineare come anche oggi, appena entrato, ecco fioccare tre occasioni da rete bell'e buone (Ricchiuti stesso, davanti alla porta; due volte Antenucci). Ma è così difficile prendere atto che si creano occasioni da rete quasi esclusivamente con Adrian in campo? Non lo dico io, lo dicono i fatti. Non solo. Il Catania nel girone di ritorno dello scorso campionato aveva trovato l'alchimia giusta: 4-3-3 con Ricchiuti in mezzo, due esterni offensivi e Maxi. Così si sono fatti 3 gol all'Inter e giocate partite meravigliose. Avevamo un impiato certo, una certa facilità a trovare la rete e, per dirne una, il miglior terzino destro del campionato (Alvarez), adesso "desaparecido"... Considerato che l'organico è praticamente rimasto intatto (solo Martinez via), perché stravolgere tutto e cambiare completamente filosofia? Non sarebbe stato meglio operare in continuità? Anche perché, che sia chiaro, i confronti non si fanno con il girone d'andata, inesistente, dello scorso anno, ma con quello di ritorno, eccezionale, dato che si vuole migliorare e non tornare indietro. Quindi...

Martinho, sorpresa positiva

Arrivato il transfer, subito in campo, a dimostrazione della stima di Giampaolo. E il brasiliano Martinho, ennesima scommessa (a naso, direi che sarà vinta...) di Lo Monaco, ha giocato un buon primo tempo. Impiegato da interno ha fatto bene, buona corsa e buon piede, ma l'impressione è che sia più un esterno di centrocampo. A inizio ripresa non ne aveva più, ma l'impatto con il nostro calcio mi è sembrato buono. Vedremo in futuro. Se son rose fioriranno...

Contro Miha vietato sbagliare...
Una cosa è certa. Dopo l'ennesima gara persa nel "solitissimo" modo, giocatori e tecnico devono confrontarsi nel chiuso dello spogliatoio e trovare una via d'uscita agli equivoci tattici. Perché di "scontenti" ce ne sono. E, soprattutto, preparare bene la gara con la Fiorentina (la Coppa Italia di mercoledì sera con il Varese conta, ma il campionato è altra cosa...) dell'ex Mihajlovic, una squadra che verrà al "Massimino" con il sangue agli occhi. Attendiamo magari meno "compattezza scientifica" e più concretezza "pane e salame"; in poche parole meno chiacchiere "einsteniane" e più gol e occasioni per farne. Nel calcio dei tre punti, sovente il pareggio si tramuta in una sconfitta. L'auspicio è che Giampaolo riesca a trovare la strada definitiva, quella che porti il Catania nella posizione di classifica consona al suo organico. Che non è quella attuale. Anche perché vedere un team come il Lecce, a dir poco inesistente, avanti in graduatoria (fortuna o non fortuna), appare un insulto al Dio del Calcio. In tutto questo, la speranza è che il "Massimino" si riempia, grazie anche alla nuova, giustissima politica (al ribasso) dei prezzi operata dalla società. Il sostegno dei tifosi diventa decisivo. Let's go, Liotru, let's go!!!

 

 

 

 

 

 

CATANIA (4-1-4-1): 21 Andujar; 2 Potenza, 6 Silvestre, 3 Spolli (53' Bellusci), 33 Capuano (44' Alvarez); 27 Biagianti, 13 Izco, 19 Ricchiuti, 7 Mascara (82' Llama), 17 Gomez; 9 Antenucci. A disp.: 30 Campagnolo, 20 Martinho, 5 Carboni, 15 Morimoto. All.: Giampaolo. Squalificati: Maxi Lopez. Diffidati: nessuno. Indisponibili: Ledesma, Augustyn.

FIORENTINA (4-2-3-1): 1 Frey; 25 Comotto (82' De Silvestri), 5 Gamberini, 14 Natali, 23 Pasqual; 18 Montolivo, 4 Donadel; 32 Marchionni, 10 Mutu, 7 Santana (70' Cerci); 11 Gilardino (92' Babacar). A disp.: 84 Boruc, 2 Kroldrup, 28 Bolatti, 24 Cerci, 22 Ljajic. All.: Mihajlovic. Squalificati: nessuno. Diffidati: Natali. Indisponibili: D'Agostino, Felipe, Jovetic, Zanetti, Vargas.

Arbitro: Rizzoli di Bologna, assistenti Dobosz Passeri, IV Giannoccaro.

Tutto dipende
"Che il bianco sia bianco, che il nero sia nero, che uno e uno siano due, che la scienza dice il vero, dipende" cantava qualche anno fa il mitico Jarabe de Palo. E mai parole furono più consone al Catania attuale. Devo dire che l'intervista postgara del tecnico Giampaolo mi ha convinto. In buona sostanza, il bellinzonese ha espresso un paio di concetti "papali papali" cui nulla può opporsi. Riassumendo: questo è un campionato difficile come dimostrano i risultati delle prime 9 giornate; ci sono 13 squadre racchiuse in 5 punti, dalle ultime (Parma, Bologna, Bari e Cesena) a quota 8 all'Udinese (13); il Catania sta facendo bene, essendo in linea di galleggiamento nell'ambito di queste difficoltà generalizzate (come testimoniano Fiorentina, Palermo e Genoa in posizioni di rincalzo) e al momento sarebbe salvo avendo 6 squadre sotto, in perfetta sintonia con gli obiettivi della società, che sono chiari. Detto ciò, detto tutto. Nulla da eccepire, potrei chiudere l'editoriale, dimenticando anche i 3 punti in 5 match e la distanza di due lunghezze dall'ultimo posto. Non solo, rimarco ancora una volta con forza che Giampaolo mi straconvince, perché è verissimo che le cose stanno così. Rimane solo l'amarezza, magari, di essermi un tantino illuso che con questo organico (a mio parere il migliore da quando i rossazzurri sono in A) l'asticella delle aspettative potesse essere innalzata di un centimetro. No. Secondo tale ineccepibile visione, il Catania è quello di sempre, dovrà lottare con il coltello fra i denti fino alle ultime giornate. Come da prammatica. Il mio, però, è errore in buona fede. Vedendo giocare il Catania nello scorso girone di ritorno e apprezzando fortemente l'operato societario in sede di calciomercato, teso a mantenere pressocché inalterata la "rosa", avevo pensato di issarmi sulle ali ddella fiducia mostrata dallo stesso presidente Pulvirenti, sognando, chissà, qualcosina di più. Giusto essere risvegliato dall'acqua fredda del sacrosanto "vero", perché forse troppo mi ero lasciato andare. Giampaolo, sottolineando la complessità di questo campionato e la temporanea (nel senso: ancora per quest'anno) limitatezza degli orizzonti rossazzurri, mi riporta ovviamente sulla retta via. Niente posso e devo obiettare. Del resto, continuo a pensare che quello attuale sia un buon allenatore cui debba essere lasciato il tempo per radicare una certa filosofia di gioco nel gruppo. Tuttavia, va da sé come unicamente il campo debba fornire il responso definitivo, bontà o meno dell'allenatore in carica. Se Giampaolo porterà risultati, verrà osannato, se non li porterà, subirà le conseguenze del caso, come dappertutto in Italia. Al momento, purtroppo, i "conti del campo" non arridono del tutto al Catania, dato che pareggio in casa e sconfitta fuori, trend delle ultime 5 gare, costituiscono una media da retrocessione "manualistica".

Calci piazzati e dintorni
C'è un'altro convincimento che mi accomuna a Giampaolo. E' verissimo che il Catania, a parte un'oretta con il Parma (paradossalmente, gara vinta), non è stato finora messo sotto da nessun contendente, a cominciare dal Milan "stellare" di Allegri. Quella etnea è sicuramente una compagine compatta, restia a concedere occasioni all'avversario, incline addirittura a far giocare costantemente male questo avversario. Il problema è che ncosì come raramente incontra soverchi problemi da superare, altrettanto non ne crea. Cioè, i pochi gol presi e le rare occasioni concesse vanno a braccetto con i pochi gol fatti e le poche occasioni create. O, per meglio dire, il Catania crea occasioni principalmente su calcio piazzato, vedi la gara con il Napoli e quella odierna con la Fiorentina, nell'ambito della quale ho contato due nitide palle-gol: traversa di Mascara su punizione e deviazione aerea di un soffio alta del "papu" Gomez su corner dalla destra dello stesso Topolinik. Segno di studio approfondito, e sul fatto che Giampaolo sia un trainer preparato e maniacale nel lavoro pochi dubbi nutro. Dovrebbe, però, il tecnico far sì che la squadra riuscisse a creare un maggior volume di gioco offensivo, cosa per adesso accostabile all'Utopia di Thomas More. Anche in questo caso, richiamo a Jarabe d'obbligo: da cosa dipende? Dal modulo, il 4-1-4-1, come pensano molti osservatori? Dalle caratteristiche dei giocatori (gli stessi dei 3 gol all'Inter)? Dalla sfortuna, che ha impedito a Maxi e Ricchiuti di realizzare facili reti "a tu per tu" con il portiere avversario? Allo stesso Giampaolo il compito di fornire risposte, giacché appare pacifico che se non si segna qualche golletto, non si vince; e se non si vince, non ci si salva.

Una partita "bloccata"
Per giocare al calcio bisogna essere in due. Talora si è soli. Qualche altra volta si è però in due a non voler affondare il colpo, magari per paura di una sconfitta devastante. Giampaolo e l'ex Mihajlovic, tutto sommato ben accolto al "Massimino", provenivano da risultati non certo esaltanti, pertanto hanno impostato una gara prudente, molto bloccata a centrocampo, condita da rare sortite offensive. Una partita in cui la paura di perdere sovrastava la volontà di vincere. In queste condizioni, se una delle due squadre non avrà la fortuna di sbloccare il risultato in maniera magari estemporanea, il risultato non potrà che attestarsi sullo 0-0. E 0-0 classicissimo è stato. Un paio di occasioni per parte e via, con gli ultimi 20 minuti giocati con la consapevolezza di non dover sbagliare nulla per non concedere nulla. E dire che:

-Giampaolo, alla fine, aveva deviso di rischiare il suo personalissimo 6 al Superenalotto, facendo giocare insieme Ricchiuti e Gomez, nonché posizionando Biagianti nel naturale ruolo di metodista, con il contemporaneo accantonamento del fido Carboni;

-Mihajlovic, pur privo all'ultimo momento dell'applaudito ex Vargas, aveva ritrovato, dopo lunga assenza, il rumeno Mutu, fuoriclasse di cristallina classe che nei primi 20 minuti supponeva di essere Maradona redivivo, mettendo a soqquadro la difesa etnea (bravo Andujar su una sua deviazione aerea da pochi passi).

Certo, gli infortuni di Capuano e Spolli, entrambi vittime di acciacchi di una certa importanza, non aiutano Giampolo, ma se i due sostituti, Alvarez e Bellusci (al debutto), danno risposte altamente positive come quelle fornite oggi, forse non tutti i mali vengono per nuocere. Ma si tratta di difensori. E il problema del Catania non è la difesa, "cattigghiata" (come si dice dalle nostre parti) dall'ectoplasmatico Gilardino e dalle (assai supposte) discese di Santana e Marchionni sugli esterni. E nemmeno i mediani, dato che Biagianti e Izco (male nel primo tempo, meglio nella ripresa), forse anche a fasi alterne, il proprio dovere quasi sempre lo fanno. Il problema è che oggi Ricchiuti non gira a pieno regime, Gomez non è scintillante, Mascara si sbatte ma non trova il guizzo vincente (la traversa, comunque, è tutta sua), Antenucci si muove alla grande, spaziando su tutto il fronte d'attacco, ma conclude poco (stretto nella morsa di Natali e Gamberini, nel medesimo ruolo di Maxi Lopez, il che lascia ai più supporre come non si tratti di una problematica di forma fisica e psicologica della "gallina", dato che l'ex ascolano gira a mille al momento), a dimostrazione che la fisicità di Maxi Lopez risulta fondamentale per questa squadra. Non solo. Avendo dovuto bruciare due cambi per infortuni a difensori, Giampolo può tentare poco dal punto di vista tattico, se non un tardivo ingresso di Llama per l'ennesimo acciaccato, Mascara. Se ci aggiungiamo che la Fiorentina, malgrado il 60% finale di possesso palla, si difende a prescindere per buona parte della gara, con l'evidente unico scopo di portare a casa lo 0-0, il dado è tratto. E' evidente come per sbloccare gare del genere serva qualcosa di diverso, non solo un pizzico di buona sorte in più. Due punte (Maxi e Antenucci)? Un centrocampista di riferimento in grado di far "girare" il modulo del tecnico che, per come è impostato, potrebbe non prescindere da un profilo similare (ma c'è in "rosa" il solo Ledesma, perennemente acciaccato)? Anche in questo caso, le risposte sono da richiedere all'allenatore...

"Comu finiu", bentornato!
Già ho accennato ad Alvarez, oggi di nuovo ai suoi livelli. Nella scorsa sagione era stato fra i migliori, divenendo mio idolo incontrastato. Persosi nelle nebbie della zona giampaoliana, lo rivediamo tosto, incazzato, attento e preciso sulla corsia sinistra (non la sua preferita) a devastare lo sperduto Marchionni. E' un giocatore fra i migliori della "rosa", speriamo riesca a convincere il tecnico della propria bontà...

A Genova serve il risultato
Si ritorna al "Ferraris", dopo la brutta esperienza vissuta con il modesto Genoa. Questa volta si gioca con la Samp "decassanizzata", reduce da 7 punti in 3 partite (compreso il pareggio a Milano conl'Inter). Appare chiaro come un'ulteriore sconfitta esterna che confermasse il pessimo trend attuale risulterebbe altamente destabilizzante e procurerebbe scricchiolii sinistri alla panchina di Giampalo. Quindi, urgono risposte concrete da parte dei giocatori, i quali devono dimostrare di credere nell'allenatore e nel suo lavoro, disputando una gara all'ultimo sangue e, soprattutto, foriera di un buon risultato. Anche un pareggio "ben giocato" sulla falsa riga di Milano sarebbe ben accetto. Non sarà facile, ma se è vero che il lavoro certosinamente svolto in settimana non può non portare, prima o poi, ai risultati, non ci sarebbe modo migliore per cominciare a invertire una tendenza pericolosa. Ciò potrebbe costituire l'inizio di una nuova era nella gestione Giampolo e l'avvio, chissà, di nuove prospettive fatte di consapevolezza nei propri mezzi e fiducia nelle risultanze pratiche di un certo tipo di approccio alla gara. Il mio più accorato auspicio è che Giampaolo abbia ragione, ragionissima e che si sia alle porte di una svolta che metta le ali al Catania.

(Max Licari - calciocatania.com)

 

 

 

 

 

Sampdoria (4-4-2): Curci, Zauri, Gastaldello, Lucchini, Ziegler Koman, Palombo, Tissone (al 23' st Poli), Guberti (al 23' st Mannini); Marilungo (al 41' st Fornaroli), Pazzini. A disp.: Da Costa, Accardi, Volta, Dessena. All. Di Carlo.
Catania (4-1-4-1): Andujar; Alvarez, Silvestre, Bellusci, Potenza, Carboni, Gomez (al 41' st Ricchiuti), Izco, Ledesma (al 14' st Del Vecchio), Mascara (al 31' st Lllama), Lopez. A disp.: Campagnolo, Marchese, Martinho, Antenucci. All. Giampaolo.
Arbitro: Giannoccaro di Lecce Ammoniti: Marilungo, Potenza

Cassano/ I tifosi della Sampdoria sin dall’inizio si sono schierati con Garrone nella ‘vicenda Cassano‘. 

Oggi allo Stadio Ferraris di Genoa, prima di Sampdoria-Catania gli ultrà doriani hanno confermato la presa di parte con uno striscione chiaro:“Forza Duccio, tutti uniti per la Samp“. A favore di Cassano niente cori e un solo piccolo striscione con scritto “Garrone perdonalo”, che ha tutta l’aria di essere un’iniziativa di un singolo supporter.

Catania, avanti adagio.

Il pareggio senza reti a Marassi contro la Sampdoria conferma quel che già si sapeva sui rossazzurri: solidi in difesa, poco efficaci in attacco (307 minuti senza gol all'attivo). Partita priva di lampi, pochissime occasioni da rete. Bellusci (foto Galtieri) il migliore degli etnei
Stesso stadio, partita simile, risultato diverso. Il Catania torna a Marassi a soli quindici giorni di distanza dalla sconfitta con il Genoa e stavolta porta a casa un risultato positivo impattando con la Sampdoria. Il pareggio senza reti contro i doriani conferma quanto già si sapeva sulla formazione di Giampaolo, precisa dietro e leggera in avanti.

I rossazzurri ribadiscono la loro solidità in fase difensiva, nonostante le assenze che hanno decimato l'organico. Orfano degli infortunati Spolli, Capuano, Terlizzi e Augustyn, il reparto arretrato si presenta in versione assolutamente inedita con Bellusci, al debutto dal primo minuto in questo campionato, al centro accanto a Silvestre e Alvarez preferito a Marchese sulla sinistra cavandosela più che bene contro un attacco, quello ligure, che può vantare clienti difficili come Pazzini.

E proprio l'esordiente Bellusci spicca per precisione e puntualità nelle chiusure concedendo nulla al centravanti della Samp. I padroni di casa non riescono a rendersi pericolosi e quando, nella ripresa, trovano uno spiraglio è Andujar a disimpegnarsi con efficacia opponendosi a Guberti (diagonale dalla sinistra) e Ziegler (punizione dal limite).

L'altra faccia delle medaglia è rappresentata dalla scarsa incisività in attacco. Anche a Marassi, il Catania non riesce ad andare a segno giungendo così al terzo incontro consecutivo senza gol all'attivo e a ben 307 minuti di astinenza realizzativa. Un filotto che va di pari passo con il digiuno di vittorie che perdura da ormai sei incontri e che impedisce a Mascara e compagni di scalare qualche posizione in graduatoria.

Non basta il rientro di Maxi Lopez per dare vivacità all'attacco. Come contro il Genoa, il bomber argentino mostra di non attraversare un buon periodo di forma, ma paga anche la penuria di rifornimenti. I rossazzurri, spigliati in avvio, hanno l'occasione migliore al quarto d'ora su palla inattiva con Bellusci (colpo di testa alto nell'area piccola su angolo di Mascara), ma restano a lungo troppo lontani dalla porta avversaria.

Qualche rara accelerazione di Gomez sulla destra e un paio di iniziative di Izco, il più intraprendente del centrocampo, non sono sufficienti per creare problemi alla Sampdoria in un incontro in cui le palle gol sono rarissime. Gli innesti di Delvecchio, Llama e Ricchiuti nel finale conferiscono energie nuove senza però cambiare gli equilibri. Il problema finalizzativo - strettamente legato all'assenza di vittorie - rimane, a Giampaolo il compito di risolverlo.
07/11/2010

 

 

 

 

 

 

Rete: nel st 15’ Maxi Lopez.

Catania (4-3-1-2): Andujar 6, Alvarez 6, Bellusci 6 (23' pt Terlizzi 6), Silvestre 6.5, Marchese 6, Izco 6, Biagianti 6 (30' st Carboni 6), Ledesma 5, Mascara 6, Maxi Lopez 6.5, Antenucci 5 (18' st Gomez 6). (30 Campagnolo, 4 Delvecchio, 15 Morimoto, 20 Martinho). All. Giampaolo 6.
Udinese (3-5-2): Handanovic 6, Benatia 6, Coda 6 (36' st Cuadrado sv), Domizzi 6, Isla 6, Pinzi 5.5 (23' st Floro Flores 6), Inler 6.5, Asamoah 6.5, Armero 6.5, Sanchez 6.5, Denis 5 (27’ st Corradi). (6 Belardi, 19 Badu, 26 Pasquale, 45 Angella). All. Guidolin 6.
Arbitro: De Marco di Chiavari 5.5.
Note: angoli 6-5 per il Catania. Recupero 1' e 4'. Espulso Ledesma (40' st per doppia) ammonizione. Allontanati dalla panchina Pasquale e il tecnico dell'Udinese, Guidolin (38' st), entrambi per proteste. Ammoniti Terlizzi e Armero per comportamento non regolamentare, Pinzi e Ledesma per gioco scorretto, Benatia per proteste. Spettatori paganti 3.135, abbonati 9.283, incasso 41.121.

Catania, il digiuno è finito
I rossazzurri tornano al gol dopo 367 minuti e alla vittoria dopo sei giornate battendo l'Udinese per 1-0. Decide un colpo di testa di Maxi Lopez. Espulso Ledesma nel finale
Il Catania spezza la serie di sei incontri senza vittorie e di 307 minuti senza gol all'attivo. A incaricarsi di rompere il sortilegio è Maxi Lopez, chi se non lui.

Dopo avere battagliato a lungo con la difesa avversaria, il bomber argentino trova il guizzo di testa che decide la partita con l'Udinese firmando così la sua seconda rete stagionale e interrompendo a sua volta un'astinenza personale che durava dalla gara interna col Cesena.

Non è stato semplice per gli etnei avere ragione dei friulani nonostante la decisione di Giampaolo di passare a un assetto più offensivo optando per un 4-3-1-2 con Mascara suggeritore e Lopez affiancato da un altro attaccante, Antenucci.

Il cambio di modulo non aggiunge particolare incisività alla manovra etnea. Nell’intero primo tempo gli etnei non vanno oltre una punizione dal limite di Mascara respinta da Handanovic e due tiri dalla distanza di Biagianti fuori bersaglio. Antenucci e Maxi Lopez cercano di non dare riferimenti scambiandosi spesso di posizione, ma l’Udinese, corta e compatta a centrocampo, tiene bene il campo.

Qualche affanno in più ce l'hanno i rossazzurri quando i friulani alzano le frequenze affidandosi alla qualità di Sanchez, non di rado capace di mettere in apprensione il reparto arretrato etneo, in versione d’emergenza e costretto a perdere un altro pezzo a metà del primo tempo, quando Bellusci accusa un problema muscolare e cede il posto a Terlizzi. Neppure i bianconeri, comunque, impegnano Andujar più di tanto reclamando due volte il penalty con Denis e dando vita a un paio di mischie in area che non producono effetti.

La partita è bloccata: pochi spazi e molto equilibrio. A imprimere la svolta all’incontro è il gol di Maxi Lopez. E’ del bomber argentino il colpo di testa vincente su corner di Mascara che sblocca il Catania. Guidolin modifica subito l’assetto inserendo una punta in più (Floro Flores per Pinzi) e buttando poi nella mischia anche Corradi, ma l’Udinese è deficitaria in fase di finalizzazione e non riesce mai a impegnare Andujar.

La palla buona per gli ospiti, dopo l’espulsione per doppia ammonizione di Ledesma e quella dalla panchina di Pasquale e Guidolin, arriva sui piedi di Cuadrado a cinque minuti dallo scadere, ma la deviazione sottomisura del nuovo entrato si perde oltre la traversa.
Final..Maxi!!!

di Max Licari (calciocatania.com)

Maxi Lopez, finalmente...Rivoluzione "Jeanpaul""
In un colpo solo, risultato, classifica e Maxi Lopez. Giampaolo non poteva chiedere di più al match casalingo contro i bianconeri friulani di Guidolin (privo del suo uomo migliore, Di Natale) e, soprattutto, non poteva approcciare in modo migliore il difficile derby di domenica prossima a Palermo, come al solito una delle gare più sentite dalla tifoseria rossazzurra. Il Catania, con l'odierna vittoria di misura, si attesta a metà classifica (14 punti), in condominio proprio con i rosanero e l'Udinese, sfata il tabù gol (in rete dopo 3 match in "bianco") e si pone in condizione di guardare al futuro con maggiore serenità, senza l'assillo del risultato a qualsiasi costo. Molti tifosi attribuiranno tali accadimenti alla cosiddetta "rivoluzione" giampaoliana: in pratica, dentro il tanto sospirato tandem Maxi-Antenucci, con Mascara a sostegno (trequartista nell'ambito del 4-3-1-2 prescelto) e, addirittura, Ledesma al posto di Carboni a centrocampo. Fuori Carboni, Ricchiuti e Gomez, fra i più utilizzati durante l'attuale gestione. Quattro giocatori offensivi in campo, per di più (a differenza del "sistema" Ricchiuti-Gomez-Mascara-Maxi della partita contro la Fiorentina) con due punte vere a dividersi i compiti in avanti. In tanti penseranno che, seppur non sciorinando calcio d'alta scuola, macinando poche occasioni da rete (ma l'Udinese ha "cattigghiato" Silvestre & co, diciamolo, compreso il pur bravo Sanchez, mal supportato dallo scandaloso Denis, "tanke" da birreria fuori porta, in tutti i sensi), soffrendo come sempre si soffre nel nostro equilibratissimo campionato (chiedere stasera a Juve e Inter...), proprio il fatto di poter mettere pressione all'avversario con un maggior numero di elementi offensivi abbia nuovamente condotto il Catania al successo dopo 6 lunghi turni. Ebbene, ritengo che questa possa risultare una sorta di mezza verità o, se preferite, mezza bugia. E' vero che, prestando finalmente ascolto alle invocazioni mistiche della "piazza" e di metà della sua stessa squadra, Giampaolo ha, se non altro, inviato un segnale ai naviganti, in special modo ai propri giocatori; in buona sostanza, il succo: io vi aiuto, ora aiutatevi. Un segnale positivo che ha giovato a tutto l'ambiente, in quanto ha tranquillizzato, e non poco, i tifosi impazienti di assistere a prestazioni più "coraggiose". Tuttavia, e il primo tempo lo dimostra, non è che si possa mutare pelle in un "amen", due, tre o mille punte che siano. La vera differenza l'ha fatta la voglia più che il modulo o il numero di giocatori d'attacco in campo. Si è visto subito, malgrado le difficoltà già citate, un approccio diverso, più "cattivo", da parte di Maxi, di Biagianti, di Mascara, di tutta la compagine etnea. Voleva vincere, voleva il sospirato gol e, nell'ambito di una ripresa di certo maggiormente propositiva, ha ottenuto tutto ciò, per giunta facendo "bingo": rete di Lopez, prima di testa nel campionato italiano. E non sfugga che la segnatura sia giunta su calcio piazzato e non su azione, a testimonianza che risiede proprio nelle "palle ferme", magistralmente calciate da Mascara, il punto di forza della squadra. Quelle stesse palle ferme "nemiche" contro Bologna, Napoli e Fiorentina, per esempio. Quindi, piano con elucubrazioni tattiche, scandagli filosofici e minchiate (cito lo stesso Lo Monaco) similari. Un fondo di verità c'è, ma ancora siamo agli inizi, andiamoci piano. Godiamoci la vittoria, la seconda migliore difesa del campionato, la classifica tranquilla e proiettiamoci verso il derby di Palermo con passione e civiltà.

Maxi, nuova vita
Che le paturnie della "gallina" possano cessare appare, a questo, punto pacifico. Ha fatto gol (il secondo in campionato), ha giocato accanto a una punta vera per buona parte della gara, ha disputato una parita d'impegno, volitiva, di sostanza, ha segnato un punto a suo favore nella diatriba con l'allenatore. Adesso, però, basta, niente più alibi. Può tornare serenamente a essere Maxi Lopez, a segnare, a far sognare i tifosi del Liotru. La cosa che fa più ben sperare è che, anche dopo la sostituzione di Antenucci (sufficiente la sua prestazione, ma ci attendiamo di più da uno del suo valore), con Gomez (un esterno di centrocampo, quindi) in campo, l'argentino ha continuato a lottare, a pressare, a sferragliare, senza incupirsi in fumiganti contorcimenti mentali dovuti a presunta assenza di adeguato accompagnamento offensivo. Un "salto di qualità" evidente. Anche perché le probabilità che Giampaolo schieri contemporaneamente lui e Mirko al "Barbera" sono uguali a quelle che Ruby "rubacuori" entri in un convento delle Orsoline.

Ledesma, dolce e amaro
Pablo, croce e delizia del pubblico catanese. A sorpresa in campo, ha giocato discretamente, producendosi in alcune verticalizzazioni che nel Catania solo il suo piede vellutato produce. E correndo, lottando... Poi, l'espulsione, giusta, comminatagli dall'arbitro De Marco per un doppio fallo da ammonizione. Un "rosso" evitabile che, fra l'altro, ha fatto soffrire non poco negli ultimi 10' i suoi compagni, pressati dall'Udinese di Guidolin (anch'egli espulso per proteste, come il panchinaro Pasquale). Ecco, Pablo dovrebbe evitare, per la squadra e per sé stesso. Salterà Palermo e uno dai piedi buoni, nelle ripartenze, sarebbe servito contro i rosanero, cui fra l'altro (se ben rimenmbro) ha già segnato...

Disdetta Bellusci
La maledizione della difesa si abbatte ancora sul Catania. Dopo Spolli e Capuano, ecco il giovane ex ascolano, che stava facendo benissimo. Esce dopo pochi minuti, sostituito dal solito, solido Terlizzi (e meno male...). Speriamo non sia niente di grave, sebbene a Palermo si possa contare sul rientro dalla squalifica di Potenza.

Il derby della civiltà
Mai come questa volta il risultato sarà in secondo piano nel derby dei derby. L'imperativo categorico sarà fare bella figura, dimostrare al mondo che tutto è cambiato, che Catania e Palermo sono isole di civiltà, gettando nell'oblio il passato di violenza che, purtroppo, ancora troppo spesso continua ad aleggiare in talune solipsistiche ricostruzioni mediatiche o pseudotali. I tifosi del Catania saranno ospitati al "Barbera" e, ne sono sicuro, daranno esempio di maturità, così come faranno i supporters rosanero. Questa "apertura" dobbiamo meritarcela fino in fondo. Certo, se poi giungesse da Palermo, come in occasione di un famoso 1 marzo, un certo grido, poi un altro, successivamente un terzo e infine un quarto (ma ci si accontenterebbe di qualcosina in meno...), il tifoso catanese chiuderebbe il cerchio della Beatitudine.

 

 

 

 

RETI: nel pt 33' Pastore; nel st 1' Terlizzi, 2' e 40' Pastore.

Palermo (4-3-2-1): Sirigu 6.5, Cassani 6, Munoz 6, Bovo 6, Balzaretti 6.5, Migliaccio 6.5, Bacinovic 6, Nocerino 6, Pastore 8 (42' st Goian sv), Ilicic 7 (47' st Kasami sv), Miccoli 6.5 (19' st Maccarone 6). (99 Benussi, 29 Garcia, 24 Rigoni, 90 Jara Marinez). All.: D. Rossi 6.5.
Catania (4-1-4-1): Andujar 5.5, Potenza 5.5, Silvestre 6, Terlizzi 6.5, Marchese 5, Biagianti 6, Gomez 6 (14' st Ricchiuti 6), G. Delvecchio 5 (1' st Izco 6), Martinho 6.5 (39' st Antenucci sv), Mascara 6, M. Lopez 6. (30 Campagnolo, 22 P. Alvarez, 16 Llama, 26 Sciacca). All.: Giampaolo 6. Arbitro: Valeri di Roma 6.
Note: angoli 6-4 per il Palermo. Recupero: 0' e 3'. Ammoniti: Bacinovic e Munoz per gioco falloso, Mascara per proteste. Spettatori: 25.532, per un incasso di 375.397 euro.

Il tango è del Palermo
In un derby spettacolo l'argentino decisivo è quello rosanero: Pastore segna una tripletta e stende il Catania. Pareggio provvisorio di Terlizzi, gara equilibrata e piena di emozioni. Nel prologo Pulvirenti e Zamparini insieme in campo
Tango argentino per il derby di Sicilia. A ballare, però, è solo il Palermo. Nonostante la colonia sudamericana del Catania sia sempre più nutrita, l'uomo del match veste la maglia rosanero. E' Javier Pastore. Il trequartista fa la differenza con una tripletta che testimonia la sua classe e decide una gara equilibrata e piena di emozioni.

Dato in dubbio sino alle immediate ore della vigilia a causa dell'infortunio rimediato a San Siro contro il Milan, Pastore trascina la formazione di Rossi a un gioia che nella grande classica del calcio siciliano mancava da qualche tempo. Il Catania se la gioca con cuore e tenacia, ma non affonda i colpi quando potrebbe e stavolta palesa qualche lacuna in difesa vedendo così interrompersi un'imbattibilità che durava da tre gare.

Il prologo conciliante con Pulvirenti e Zamparini in campo a salutare entrambe le tifoserie lascia presto spazio a una partita intensa. La fase di studio dura venti minuti, al termine dei quali Lopez divora una maxi palla gol concludendo alto a porta spalancata dopo un tiro di Gomez - bravo a saltare Bacinovic - respinto da Sirigu. I rosanero replicano con un colpo di testa di Migliaccio fuori bersaglio di poco, ma il Catania, incisivo nelle ripartenze, mostra di essere nel vivo del gioco sfiorando nuovamente la rete con Martinho, che da pochi passi alza sopra la traversa un pallone messo in mezzo da Maxi Lopez, e con lo stesso bomber argentino, autore di un colpo di testa che sorvola la porta di Sirigu.

Gli etnei hanno il torto di non sfruttare il buon momento e il Palermo viene fuori spingendo a sinistra, dove Balzaretti si propone con continuità. E’ proprio il laterale mancino a servire a Miccoli un pallone che il capitano gira in porta trovando il bel riflesso di Andujar. Il gol arriva un minuto più tardi, quando un cross di Balzaretti viene corretto in fondo al sacco dall’inzuccata vincente di Pastore, dimenticato in piena area dalla difesa catanese.

Fuochi d’artificio in avvio di ripresa. Neppure sessanta secondi e Terlizzi pareggia sfruttando un corner di Mascara che filtra in mezzo, dove il centrale rossazzurro è libero di calciare a rete. Palla al centro e il Palermo torna in vantaggio: Miccoli serve Pastore sulla destra, l’argentino prova il destro da posizione defilata e sorprende Andujar riportando avanti i padroni di casa.

Doccia freddissima per il Catania, costretto a correre altri brividi su due tiri dalla distanza di Miccoli e Ilicic. Giampaolo, che ha già rimpiazzato Delvecchio con Izco, manda in campo Ricchiuti per Gomez. Rossi risponde avvicendando Miccoli con Maccarone e il nuovo entrato fallisce due ottime opportunità nel giro di un minuto facendosi prima murare da Andujar e poi calciando fuori un pallone respinto corto da Potenza. Big Mac ci riprova poco più tardi, ma stavolta è Andujar a salvarsi di piede.

Costretto a scoprirsi, il Catania rischia dietro ma riesce a farsi vivo in avanti con un’iniziativa di Lopez (tiro alto) e soprattutto con Izco, il cui inserimento in area si conclude con un destro che va a timbrare la traversa. I ritmi restano alti, le emozioni si susseguono. Sirigu deve superarsi a un quarto d’ora dalla fine per opporsi a un colpo di testa di Ricchiuti su corner di Mascara, quindi è Bovo ad andare vicino al gol con una punizione ben calibrata. A chiudere la partita è il solito Pastore, pronto a sfruttare un'accelerazione di Maccarone.
14/11/2010 (Lasicilia.it)

Una tripletta di Pastore per trionfare nel derby contro il Catania. Delio Rossi, ai microfoni di Sky Sport, ha così commentato la prestazione del suo Palermo: “Le due squadre hanno cercato la vittoria in ogni modo. Abbiamo vinto perché siamo stati migliori, ma onore e merito alla gran partita del Catania. Il risultato è fuorviante rispetto alla loro grandezza. Siamo contenti di aver regalato questa gioia alla nostra gente. C’abbiamo messo quello che serviva per vincere un derby. Pastore? E’ un ragazzo a cui Dio ha dato il talento. I giocatori si vedono nelle partite importanti. Se continuerà così, parleremo di un giocatore di livello molto, molto alto. I cali di tensione della difesa? Ci stiamo lavorando. Abbiamo nuovi giocatori venuti da oltre-oceano: schieriamo titolari in Serie A giovani che altri non prenderebbero neanche. E’ difficile trovare il giusto equilibrio”.
“Il Palermo, grazie a Zamparini, è da 5-6 anni nella prima metà della classifica – ha proseguito Rossi -. Chiaro che, vendendo sempre i grandi giovani, non cresceremo mai. Dobbiamo competere con le grandi non dal punto di vista economico, ma grazie ad una migliore azione di scouting. Noi sappiamo giocare a calcio, ma dobbiamo smettere di fare così tanti errori. Dobbiamo trovare il giusto metro: il Palermo ha una potenzialità pari a quella di molte squadre. Chiaro che le richieste dei club prestigiosi ci costringano a vendere, ma non abbiamo venduto nessuno che sia andato a giocare in squadre migliori di questa. Dobbiamo stare sempre dietro alle grandi, ma se un anno va male, rischi pure di retrocedere”.

 

 

 

 

RETI: nel st 37' Terlizzi.

Catania (4-3-3): Andujar 6, Potenza 6, Silvestre 6, Terlizzi 7, Alvarez 6, Izco 5 (14' st Ledesma 6), Biagianti 6, Ricchiuti 5.5 (35' st Morimoto sv), Gomez 6.5, Maxi Lopez 5, Mascara 6 (14' st Llama 6.5). (30 Campagnolo, 12 Marchese, 20 Martinho, 26 Sciacca). All. Giampaolo 6.
Bari (4-4-2): Gillet 7, Raggi 6, Belmonte 6, Rossi 5.5, Parisi 6, Galasso 5.5 (45' st Strambelli sv), Pulzetti 6, Gazzi 6, Crimi 5.5 (38' st Rana sv), Alvarez 6 (28' st D'Alessandro 5.5), Caputo 5. (25 Padelli, 6 Rinaldi, 35 Cilfone, 39 Giandolfo). All. Ventura 6.
Arbitro: Russo di Nola 5.5. Note: angoli 11-1 per il Catania. Recupero 1' e 4'. Espulso Maxi Lopez (34' st) per proteste. Ammoniti Pulzetti, Rossi, Alvarez e Belmonte per gioco scorretto. Spettatori paganti 2.290, abbonati 9.283, incasso 25.532.

Il bomber è Terlizzi
Un colpo di testa del difensore rossazzurro (foto Galtieri), alla seconda rete consecutiva, risolve la gara con il Bari. Brutto primo tempo, nella ripresa il Catania aumenta la pressione e passa dopo l'espulsione di Maxi Lopez per proteste
Ancora Terlizzi. Come a Palermo, anzi meglio. A sette giorni di distanza dal gol messo a segno nel derby di Sicilia, il difensore rossazzurro si ripete. Ma se la rete realizzata al Barbera si era rivelata ininfluente ai fini del risultato, stavolta l'inzuccata del centrale etneo vale tre punti pesanti.

Così il Catania risolve a proprio favore una gara molto più complicata di quanto classifica e difficoltà contingenti dell'avversario potessero far presumere. La formazione di Giampaolo la spunta sul Bari solo a sette minuti dalla fine e per di più inferiorità numerica a causa dell'espulsione di Maxi Lopez frustrando le speranze dei biancorossi, presentatisi al Massimino in grave emergenza (undici indisponibili tra squalificati e infortunati) e capaci di reggere con tenacia prima di incassare una sconfitta che acuisce una crisi ormai sempre più lunga (ultimo posto in graduatoria e un solo punto nelle ultime sette giornate).

Nonostante i problemi dell'avversario, il Catania gira a vuoto per l'intero primo tempo, o quasi. I ritmi modesti rendono sterile il perdurante possesso di palla dei rossazzurri, ai quali manca il cambio di passo: Gillet viene impegnato seriamente solo da un colpo di testa di Mascara su cross di Alvarez e corre un altro brivido su un'inzuccata a lato di Silvestre su corner di Mascara.

Il Bari fa quel che può intasando la propria metà campo per togliere respiro alla manovra etnea e affidando le rare ripartenze a Caputo e soprattutto alla velocità di Alvarez, che appena si affaccia sulla trequarti prova a tirare da ogni posizione senza però trovare mai la porta di Andujar.

Un destro dalla distanza di Gomez respinto in tuffo da Gillet apre una ripresa nella quale il Catania aumenta la pressione guadagnando metri. Giampaolo passa a un assetto più offensivo rimpiazzando Izco e Mascara con Ledesma e Llama e avanzando Ricchiuti. Russo annulla un gol di Gomez per un fallo su Parisi, poi una girata di testa di Maxi Lopez sfiora il palo alla sinistra di Gillet.

Il Bari non esce più dalla propria metà campo, i rossazzurri insistono. Gillet si oppone a una conclusione ravvicinata di Ricchiuti, ma proprio nel momento di maggiore pressione il Catania resta in dieci a causa dell'evitabile cartellino rosso rimediato da Maxi Lopez per proteste. Paradossalmente, la squadra di Giampaolo passa proprio inferiorità numerica: punizione dalla sinistra di Llama e Terlizzi stacca in area battendo Gillet. Il Bari si riversa in avanti, ma è troppo tardi.

(Lasicilia.it)

Il tecnico dei pugliesi: «Ci mancano troppi giocatori». Giampaolo: «La vittoria di oggi era importante»

CATANIA, 21 novembre - «Il Bari ha un collettivo affiatato e grande spirito di squadra, non è stato facile batterlo». Così Marco Giampaolo fotografa la vittoria del suo Catania, giunta quando gli etnei erano in 10 per l'espulsione di Maxi Lopez. «L'importante era guadagnare i tre punti - aggiunge il tecnico - e la squadra li ha ottenuti producendo un grande lavoro con il massimo impegno. Abbiamo una discreta classifica, e con questo campionato equilibrato bisogna tenere alta l'attenzione, sempre».

VENTURA: «NEL PRIMO TEMPO CONCESSO POCO» - È invece "immeritata" per Giampiero Ventura la sconfitta del suo Bari al Massimino. «Avevamo molte assenze, ma nonostante ciò - osserva l'allenatore dei pugliesi - nel primo tempo non abbiamo concesso alcunchè al Catania. Non meritavamo di perdere a otto minuti dalla fine e senza aver subito un tiro in porta nell'arco del gara». L'allenatore parla anche dell'ultimo posto in classifica occupato dal Bari: «Nella mia lunga carriera - osserva - non ricordo un momento così nero, ma devo essere contento e orgoglioso di quanto fatto dalla squadra anche oggi».

«SPERIAMO DI RIAVERE GLI INFORTUNATI» - Ventura guarda la futuro con ottimismo: «Quando rientraranno gli infortunati - si dice certo - rinasceremo e torneremo a essere il Bari di sempre, quello vero». Il presidente del Catania, Antonino Pulvirenti, spiega così le difficoltà incontrate dalla sua squadra: «Loro si difendevano in undici e abbiamo fatto fatica a trovare gli spazi liberi, noi abbiamo cambiato ritmo nel secondo tempo e abbiamo trovato il gol del successo, e la vittoria ci sta tutta». Amareggiato Alessandro Parisi per «un gol preso a sette minuti dalla fine con un uomo in più». «Il campionato è difficile - aggiunge il difensore del Bari - non vinciamo da tempo e per noi è dura, ma abbiamo dimostrato di non volere mollare e piano piano i risultari arriveranno». Maxi Lopez non svela i contenuti dello scambio di vedute con l'arbitro che lo ha espulso: «Ha deciso lui - si limita a dire l'attaccante argentino - e io imparerò a non parlare più con loro».

 

 

 

 

 

 

 

 

RETI: 44' Silvestre  - 46' Hernanes

Lazio (4-2-3-1): Muslera; Lichtsteiner, Biava, Dias, Radu; Brocchi, Ledesma (65' Matuzalem); Hernanes, Floccari (84' Rocchi), Mauri (65' Foggia); Zarate A disposizione: Berni, Diakite, Cavanda, Bresciano. All.: Reja. Indisponibili: Meghni, Quadri, Biava.

Catania (4-1-4-1): Andujar; Potenza, Silvestre, Terlizzi, Alvarez; Biagianti; Gomez, Ledesma, Llama (52' Izco), Mascara (52' Martinho); Morimoto (73' Antenucci). A disposizione: Campagnolo, Capuano, Sciacca, Ricchiuti. All: Giampaolo. Squalificati: Maxi Lopez (1). Indisponibili: Augustyn, Spolli, Pesce, Bellusci, Carboni.

Arbitro: Gava di Conegliano Veneto (Musolino-Vuoto, IV Celi). Ammoniti: Silvestre, Morimoto, Hernanes.

 

Giampaolazio

Continuità di risultati Nelle ultime 8 gare, fra campionato e Coppa Italia, il Catania ne ha persa una. Si trova agli ottavi nella prima competizione, in attesa dello scontro con la Juventus; occupa il centro classifica, a quota 18 (6 punti di distanza dalla zona Champions e altrettanti dal terz'ultimo posto), nella seconda, a 5 partite dalla conclusione del girone d'andata, anche in questo caso in attesa di incontrare l'undici torinese in maglia bianconera. Potremmo finire qui e passare oltre, al di là di qualsiasi considerazione su gioco, modulo, scelte tecniche o quant'altro. Per adesso i risultati danno ragione a Giampaolo e alla società. Nient'altro da dire. Anche il sottoscritto, estimatore del calcio d'attacco (e lo sarò sempre), non può che esprimere soddisfazione per il trend della squadra, più che positivo. Del resto, io ho sempre apprezzato un certo tipo di giudizio, anche "contro" (o assai "contro"), ma costruttivo; pertanto, mi risultano incomprensibili le critiche feroci al tecnico di Bellinzona, anche dopo aver pareggiato in trasferta con le prime due in classifica... Questi risultati, che per un tifoso del Barcellona o del Manchester United potrebbero pure sembrare discreti, non piacciono evidentemente a una parte della tifoseria, abituata negli anni a scintillanti esibizioni in Europa League (o forse Champions?) e a rutilanti performance di campioni cristianoronaldeschi. Capisco... Tuttavia, se vogliamo possedere un minimo di credibilità e, direi, di dignità, forse dovremmo ascoltare le dichiarazioni postpartita di Brocchi o Reja in merito all'attuale forza del Catania. Altrimenti rischiamo di rimanere ancorati alla nostra triste condizione di effimeri consumatori di fantascienza di terz'ordine. Una considerazione "costruttiva", per esempio è che non è il Catania a giocare in maniera così, diciamo, "solida" (eufemismo per "accorta"), ma tutto il calcio italiano.

 La Lazio gioca così, e infatti ha trovato (come prevedevo) grandi difficoltà a superare la ragnatela tattica approntata da Giampaolo. Il Milan gioca con tre mediani spaccagambe e vince con 4 azioni da rete a partita (dimenticando il 4-2-fantasia...). La Juve non ne parliamo. Il Napoli? Lo stendiamo un velo pietoso sul gioco di Mazzarri? La Fiorentina dell'ex Miha? L'avete vista una partita del Chievo o della Sampdoria? E allora, se diciamo che è tutto il nostro calcio a dover fare un passo avanti sul piano del gioco offensivo e della capacità di offrire uno spettacolo più intrigante o un prodotto commercialmente più appetibile (o, almeno, non assai meno appetibile rispetto a Premier e Liga), ci siamo. Se affermiamo che il tecnico del Catania è l'unica "pecora nera" pseudodifensivista nell'ambito del Paradiso Terrestre del Calcio Champagne, be', siamo da ricovero. L'unica realtà dell'oggi è che il Catania pare aver trovato quella continuità di risultati che a inizio campionato era mancata. Per un team che ha un preciso obiettivo (salvezza), è più che positivo. Direi pazzescamente positivo. Contro la Lazio abbiamo assistito, al di là delle scelte tecniche del trainer, alla partita che tutti attendevamo. Buona organizzazione difensiva, qualche ripartenza, grande pericolosità sugli eventuali calci piazzati, situazioni in cui il Catania è maestro, avendo battitori sopraffini come Mascara o Llama e colpitori di testa magnifici come Terlizzi o Silvestri. Questo è il Catania, questo sarà il Catania. Punto. Se consideriamo che mancava il nostro miglior giocatore, Maxi Lopez, sostituito da un Morimoto assai poco reattivo, possiamo comprendere la dimensione del risultato odierno. Si è addirittura rischiato di vincere, se al 94' Gomez finalizza come si deve un facile contropiede 3 contro 2. Non sarebbe stato giusto, perché il pareggio fotografa perfettamente l'equilibrio delle forze in campo, ma il calcio è questo, lo sappiamo.

Giampaolo, scelte sorprendenti
Alzi la mano chi non è rimasto sorpreso dalle scelte iniziali del tecnico rossazzurro. Non di modulo, ovviamente, perché il 4-1-4-1 non si tocca. Ma di uomini. Ledesma a centrocampo, Llama interno sinistro, Gomez e Mascara esterni di centrocampo. Unico "falegname", il buon Biagianti, orfano dei "Carbonizcodelvecchisti" di inizio campionato. In pratica, quattro giocatori di qualità contemporaneamente in campo, segno che Giampolo nota un miglioramento della condizione atletica generale del gruppo e si fida di più. Certo, l'atteggiamento rimane quello di sempre, quello che abbiamo definito "solido", teso a non concedere spazi all'avversario e a ripartire rapidamente con ficcanti azioni portate avanti da uomini come Llama o Gomez, ma rimane l'intenzione di fornire maggiore organicità al gioco, puntando su elementi maggiormente tecnici. La Lazio, così, ha avuto poche occasioni di mettersi in mostra, quasi unicamente con la mobilità di Floccari, sul quale fa un miracolo Andujar a inizio partita, i tiri dalla distanza del giovane fuoriclasse brasiliano Hernanes (migliore dei suoi), e Zarate. E sui calci piazzati i rossazzurri sono micidiali. Il gol di Silvestre al 44' (secondo stagionale) è la fotocopia di quelli di Terlizzi. Peccato che...

Peccati di concentrazione
... sembra ci sia una maledizione sul Catania da trasferta. Dopo Palermo, altro inspiegabile (soprattutto per una squadra che difende in 10 dietro la linea del pallone come il Catania...) calo di concentrazione che annulla la prodezza precedente nel giro di un minuto., Questa volta tocca a Llama perdere una palla a centrocampo e ai centrali difensivi non uscire su Hernanes che, dopo essersi fatto 30 metri in beata solitudine "centrale" (nel campionato italiano, questa sì, fantascienza), spara un destro dai 20 metri che Andujar riesce solo a toccare, ma non a deviare fuori. Un pareggio fulmineo che non ci sta per niente. Il secondo tempo giocato in vantaggio sarebbe stato un'altra cosa, anche perché abbiamo poi visto le difficoltà dei padroni di casa a superare il muro catanese. Ci sarebbe stata la concreta possibilità di portare a casa la prima vittoria esterna stagionale, contro la seconda in classifica... Ripeto, queste sono defaiances che non ti aspetti da una squadra organizzata come il Catania. Su queste cose bisogna proporre critiche costruttive, ritengo. In queste circostanze negative (reiterate) bisogna chiedere qualcosa in più a tecnico e giocatori!

Cambi perfetti
La ripresa è un compendio della filosofia giampaoliana. Lazio imbrigliata senza speranze (un paio di parate di Andujar su Zarate e Hernanes, ma sempre su tiri dalla distanza); sporadiche ripartenze che non possono avere buon fine con un Mascara sotto tono, uno Llama ancora non al 100% e un Morimoto francamente deludente; cambi funzionali al raggiungimento dell'obiettivo (come accaduto in occasione della gara del "Massimino" contro il Bari). Malgrado Izco non azzecchi un passaggio da circa sei mesi (preoccupante l'involuzione del simpatico Marianito), la sua corsa, congiunta a quella di Martinho, ha fornito le giuste contromisure tattiche agli ingressi di Foggia, Matuzalem e Rocchi, comandati da Reja con l'intenzione di conferire maggior peso offensivo al gioco dei padroni di casa. Assolutamente corretto, in quella situazione, sostituire lo spento Mascara e lo stanco Llama, che comunque avevano dato il loro contributo fino a quel momento. Lo stesso ingresso di Antenucci per Morimoto mi è parso azzeccato, tanto che il Catania ha pure rischiato di vincere in contropiede. Però, una riflessione sulla punta nipponica dobbiamo farla. E' chiaro come abbia tutte le giustificazioni di questo mondo. Ha fatto quasi sempre tribuna e non può in nessun modo avere il ritmo partita. Tuttavia, non mi sembra che possa avere le caratteristiche giuste per il gioco di Giampolo. Non è giocatore da "spalle alla porta", giacché raramente riesce a tenere palla permettendo alla squadra di salire (qualche difficoltà in fase di palleggio esiste...); non ha una "fisicità" determinante, non è costituzionalmente in grado di sfruttare il gioco aereo. Non è, insomma, a onta di quanto dice Giampaolo (che pare averlo "scoperto" dopo avergli sempre preferito Antenucci), uno in grado di fare reparto da solo. Ha, di contro, bisogno di essere lanciato profondo in velocità con una certa continuità, in modo da sfruttare una buona rapidità nei sedici metri. E il Catania non mi pare che faccia questo tipo di gioco... Al momento, mi pare indubbio che Antenucci sia più indicato a interpretare il ruolo di unica punta centrale proprio dei dettami tattici di Giampaolo. Poi, è chiaro che il mercato sia un'altra cosa. Ovvio che Antenucci, dopo le 24 reti messe a segno nella scorsa stagione in B e alcune buone esibizioni in campionato e Coppa (condite da qualche gollettino che mai guasta), abbia più richieste e maggiori possibilità di costituire una importante plusvalenza per una società giustamente sempre oculata come quella rossazzurra. Quindi, tutto nella normalità. "Tirem innanz"...

Hanno risuscitato Pablo
De Gregori cantava della sua uccisione, ma Pablo è vivo, anzi risuscitato! Finalmente una buona prestazione, sia sotto il profilo fisico, sia dal punto di vista tecnico-tattico, fornita da questo ottimo giocatore troppo spesso sotto tono, in quanto condizionato da problemi fisici. Si è detto spesso che il Catania abbisogni di un centrocampista di qualità in grado di dettare i ritmi del gioco. Ledesma ha queste doti, l'acquisto l'abbiamo già in organico; però Pablo deve riuscire a dare continuità alle sue prestazioni, in modo da convincere tutti. Questa bella prestazione dell'Olimpico, dove si è segnalato come il migliore dei suoi, assegna un punto a suo favore...

Gran Gala con la Juve
Malgrado i prezzi stellari, ci sarà per la prima volta in stagione il "tutto esaurito" al "Massimino". Ciò dovrebbe far riflettere. Saranno presenti i soliti 10.000 supporters etnei e 12.000 tifosi juventini. E' questo quello che vogliamo? A voi la risposta. Per il resto, con questa squadra possiamo star tranquilli che Delneri (allenatore della stessa scuola di Giampaolo) non verrà a Catania a fare spettacolo (c'è qualche tifoso bianconero che glielo chiede?). Soffrirà le pene dell'inferno. Sosteniamo e aiutiamo concretamente, riponendo le minchiate nella "sacchetta", che è meglio... 
CALCIO, CATANIA; LO MONACO: NON CEDIAMO MAXI LOPEZ

Pietro Lo Monaco, amministratore delegato del Catania, a calciomercato.it risponde così alle domande sull'ipotesi di una cessione di Maxi Lopez: "Maxi Lopez via a gennaio? Assolutamente no. Non c'è niente di nuovo, la società si è già espressa e non vogliamo tornare sull'argomento. La Juve troverà pane per i suoi denti. Rispettiamo tantissimo i bianconeri, ma sono sicuro che li affronteremo con il piglio giusto".

 

 

 

 

 

 

 

 

Reti: nel pt 35' Pepe, 37' Morimoto, 44' Quagliarella; nel st 13' Quagliarella.


Catania (4-3-1-2): Andujar 6, Potenza 5, Silvestre 5, Terlizzi 5.5, Alvarez 6, Ledesma 6, Biagianti 5, Martinho 6.5 (43' st Carboni sv), Gomez 6.5 (26' st Ricchiuti 5.5), Morimoto 6.5 (23' st Antenucci 5.5), Maxi Lopez 5.5. (30 Campagnolo, 7 Mascara, 13 Izco, 33 Capuano). All. Giampaolo 5.5.
Juventus (4-4-2): Storari 7, Sorensen 5.5, Bonucci 6, Chiellini 7, Grosso 5, Krasic 6, Aquilani 5 (12' st Sissoko 6), Felipe Melo 6.5, Pepe 6.5 (37' st Salihamidzic sv), Iaquinta 7, Quagliarella 7.5 (35' st Del Piero sv). (13 Manninger, 2 Motta, 20 Lanzafame, 33 Legrottaglie). All. Del Neri 7.
Arbitro: Damato di Barletta 5.
Note: angoli 9-4 per il Catania. Recupero: 1' e 4'. Ammoniti: Storari per comportamento non regolamentare. Spettatori: paganti 7.273, abbonati 9.283, incasso 395.365 euro.

Sulla giusta strada
Cominciamo dai paradossi tipici di una piazza come Catania. Fino a tre ore prima del posticipo domenicale di gran gala con la Juve di Delneri, molti tifosi volevano "gia...mpalare" il tecnico rossazzurro che, a onta di una classifica di tutto rispetto, non faceva divertire il pubblico, interpretando un calcio sparagnino e poco spettacolare. A cominciare dal 15' della ripresa, gli stessi fieri emuli di Vlad Tepes l'Impalatore, lancia (o palo?) in resta, volevano ghigliottinare (sempre strumento d'esecuzione è...) il suddetto povero trainer ex senese, imputandogli la grave colpa di aver messo in campo la squadra proprio, esattamente proprio come volevano che fosse disposta essi stessi prima della gara!!! I medesimi insulti rivolti al Giampaolo difensivista vengono così rivolti al Giampaolo "scriteriato" offensivista, capace di regalare a una "grande squadretta" -da notare l'ossimoro, a significare che la Juve è una grande di nome, una piccola nei fatti- giunta peraltro al quattordicesimo risultato utile consecutivo, un match che una compagine come il Catania doveva giocare, di contro, "umilmente", con 9 giocatori davanti alla linea di porta! Cioè, Giampaolo schiera a sorpresa due punte pure (Maxi-Morimoto), un trequartista (Gomez), due centrocampisti offensivi (Ledesma-Martinho) e il solo sventurato Biagianti a correre e mordere le (costose) caviglie piemontesi, e già i draculei sostenitori del "tutto e il contrario di tutto" si disperano per quella carenza di "equilibrio tattico" che tanto avevano sbeffeggiato nelle loro cattedratiche disamine della "supercazzola", volgarismo (ma lo è) per il più colto e latineggiante "ad minchiam" di scogliana memoria. Delle due l'una: ci siamo o ci facciamo? La coerenza e l'onestà intellettuale, pur rendendomi conto di come siano doti per lo più sconosciute, le vogliamo dare sempre, irrimediabilmente sempre, "al gabinetto", citando un

Dalla d'annata e dannato? Io non mi accodo, perché altrimenti si potrebbe veramente pensare che tutti i giudizi siano unicamente condizionati dal risultato. A me il Catania è piaciuto, Giampaolo è piaciuto, penso che siamo sulla retta via per disputare un buon campionato, al di là della sconfitta con i bianconeri, che ci può stare, dato che Quagliarella e soci hanno dimostrato inequivocabilmente (e ci mancherebbe altro...) di avere qualcosa in più rispetto ai rossazzurri. Un'ottima squadra differisce da una buona squadra dalla capacità di sfruttare le occasioni con cinico opportunismo, pur trovandosi talora in difficoltà. Ebbene, la Juve è un'ottima compagine, in grado di far male agli avversari nelle poche occasioni a disposizione. Il Catania non lo è ancora. Se andiamo a fotografare prestazione e numeri delle due squadre, ci accorgiamo che, a fronte di una grande prima mezzora del Catania, straripante con Gomez, Martinho e Ledesma sul centrocampo ospite (male Aquilani e Melo), si contano 3 azioni da rete e 0 gol. Al contrario, nei 15 minuti di supremazia (per così dire) dei bianconeri, contiamo 2 reti valide (Pepe e Quagliarella), una regolare non convalidata (clamoroso l'errore di Damato e collaboratore sulla staffilata al volo dell'ex napoletano, che prima coglie la traversa e poi si spegne 30 cm dentro la porta catanese) contro un solo gol del Catania, il fulmineo pareggio di destro realizzato da Morimoto su gran cross di Gomez dalla sinistra. Nella ripresa, generalmente pro-Juve, 5 nitide occasioni (clamorose quelle di Del Piero e Krasic) e un gol per la Juve, 3 grosse palle gol (Morimoto, Antenucci, Ledesma) e nessuna rete per i rossazzurri. Questa è la differenza, facciamocene una ragione. Non Giampaolo, che a mio parere ha messo in campo una gran bella formazione (per giunta limitato dalle cattive condizioni di Mascara, costretto alla panchina), uno schieramento propositivo e volitivo capace di mettere inizialmente in grossa difficoltà gli uomini di Delneri e, complessivamente, offrire una buona prestazione in grado di farci ben sperare per il futuro. La differenza la fanno gli uomini, insomma. Il Catania ha commesso tre gravi errori difensivi, errori individuali (Terlizzi e Potenza in occasione del primo gol; Silvestre nel secondo; Biagianti nel terzo), la Juve no. Punto.

Onore agli ospiti che hanno sbagliato di meno e, nel complesso, meritato la vittoria. Capitolo chiuso e proseguiamo per la nostra strada, che è sempre quella della salvezza, nella quale siamo avvantaggiati. Se si dà, infatti, uno sguardo attento alla classifica, ci si accorge che, a parte il Chievo (a 20 punti con una gara da recuperare a Bologna), tutte le dirette concorrenti sono sotto (o, a limite, pari, come il Parma) quota 18 occupata dal Catania. Le terz'ultime sono a 6 punti, avendo tutte perso. E male... Considerati gli obiettivi, solo questo ha un senso. E il fatto di aver finalmente visto il calcio che piace a gran parte dei tifosi. Quello offensivo. Poco conta che Maxi, forse oberato da troppo forti pressioni "Juventineggianti", non abbia disputato una gran partita, o che Gomez si sia spento dopo una una prima frazione straordinaria oppure che Biagianti e Silvestre abbiano commesso errori marchiani che solitamente non commettono, o magari i terzini Potenza (soprattutto) e Alvarez siano stati messi in croce da Pepe e Krasic (i gol e le azioni pericolose della Juve sono quasi sempre giunti in fotocopia: discesa sulla fascia di uno dei due o di Iaquinta, palla al centro per l'accorrente attaccante pronto a mettere dentro da posizione invitante). Capita. Appuntiamo, invece, l'attenzione sulle cose che sono piaciute. Il già ricordato Gomez in posizione centrale, da riprovare. Martinho, una furia sulla sinistra, seppur anche lui alla lunga con il fiatone. Ledesma, sempre più "convinto". Morimoto di nuovo in gol (e ne ha sfiorato un altro). Tutte indicazioni che verrano buone per il prosieguo del campionato.

Cercasi Llama
Semmai, una domanda a Giampaolo sarebbe da rivolgere in merito a Llama. Da sicuro titolare a "desaparecido" in tribuna: perché? Io uno come lui, se in condizione, lo farei sempre giocare, soprattutto se manca Mascara e a maggior ragione contro un team allenato da Delneri, che punta tutto sulle corsie laterali. La sua capacità di corsa, dribbling, cross e tiro sulla sinistra avrebbe fatto comodo, in specie nella ripresa quando la Juve sembrava aver preso in mano il pallino delle operazioni. L'auspicio è che torni presto a esser titolare. Fisso.

Scene da Nippon Tour
Avete presente quando la Juve, l'Inter, il Real o il Manchester United vanno in estate a prendere soldi in quelle improponibili amichevoli estive in Asia? Ecco, il "Massimino" sembrava l'impianto di Osaka o Tokio in occasione di un ipotetico Nippon Tour dedicato agli "zebrati" del Sol Levante. Mi dispiace dirlo, ma gli spalti hanno fatto ridere l'Italia intera. Che tristezza vedere, in una gara casalinga, alzarsi ed esultare come un sol uomo metà stadio!!! 10.000 juventini "arricugghiuti" (termine tecnico) da ogni dove a "sculettare" gridolini orgasmici per i bicipiti di Felipe Melo, a fotografare le chiome di Krasic, a beatificare l'uccellino di un Del Piero da Tramonto dell'Impero d'Occidente! Questo sarebbe "o fortino"? E quanto avranno goduto gli juventini catanesi, pronti da lunedì mattina a gonfiare il petto con frasi del tipo: "ma chi vulevuuru fari contra a Juventz? Semu (siamo, cioè "noi piemontesi", ovvio) troppu fotti"! Nemmeno Vittorio Emanuele avrebbe potuto sperare in una "integrazione" così riuscita: il catanese che, colto da allucinazione da peyote peruviano, crede di essere diventato un cittadino della Mole e comincia a sputacchiare qualche "nè" d'ordinanza! Come ci siamo ridotti...

Punti al "Sant'Elia"
Archiviare questa sconfitta e passare oltre diventa l'imperativo categorico della settimana a venire. Il Catania ha diputato una buona gara e da lì deve ripartire, fagocitatndo le buone cose fatte in attacco e facendo un'attenta riflessione sui clamorosi errori difensivi commessi, inusuali per un team che dispone di una delle migliori difese del campionato. A Cagliari, in uno scontro diretto al cospetto di una squadra a un solo punto di distanza, bisognerà ricominciare a fare legna, giocando con coraggio misto ad attenzione. Questo Catania, ne sono sicuro, ha tutto per fare risultato contro la compagine allenata da Donadoni. Matri o non Matri.

Max Licari (calciocatania.com)

 

 

 

 

 

 

 

 

Reti: non importano i minuti: Nenè, Nenè, Nenè..... nemmeno quello di Riva, Nenè e Albertosi avrebbe fatto tanto. 

 

CAGLIARI: Agazzi sv; Perico 6, Canini 6, Ariaudo 6, Agostini 6; Biondini 6, Conti 6, Nainggolan 6,5; Cossu 6,5 (dal 45' Lazzari 6); Matri 5,5, Nené 8 (dal 79' Acquafresca sv). Allenatore: Donadoni 7

CATANIA Andujar 6; Potenza 5, Silvestre 5, Terlizzi 5, Capuano 4,5; Ledesma 5, Carboni 5 (dal 68' Sciacca sv), Martinho 5; Gomez 5,5 (dal 55' Izco 6); Lopez 5 (dal 45' Antenucci 5,5), Morimoto 5. Allenatore: Giampaolo 5

Arbitro: Tommasi 4,5

Troppo brutto per essere vero
Dopo "Tre scapoli e un bebè", dato che siamo in tema natalizio, ecco il remake "Tre scoppole e un Nenè" andato in onda al Sant'Elia, con gli etnei attori non protagonisti. Davvero, il peggior Catania dell'era Pulvirenti. Verrebbe da pensare, da "buonista", troppo disastroso per essere vero. Tuttavia, l'attuale situazione richiede un'analisi un tantino più approfondita in modo da evitare brutte soprese in futuro. "Sorprese" perché continuo a pensare che i rossazzurri siano di due spanne superiori alla gran parte delle formazioni concorrenti nella lotta per evitare la retrocessione. La riflessione non partirà dai numeri, di cui fra poco darò giusto conto, ma proprio dall'approccio mentale da beach soccer al match del Sant'Elia e dallo svolgimento della partita. "A pelle" verrebbe da dire che una prestazione del genere possa essere giustificata solo dalla volontà di far fuori l'allenatore, tanto orripilante, quasi "irridente" nei confronti dei tifosi e della stessa società. Vedere gente che non corre in campo, che non suda la pagnotta, fa inorridire. Ma questo è successo. E siccome questi sono per la maggior parte i gladiatori dello scorso girone di ritorno, nessuno che sia un tantino sano di mente pensa che possano essersi ridotti a tanta insipienza tecnico-tattica nel giro di tre o quattro mesi. Ma non regge nemmeno la prima tesi, perché si sa che la dirigenza del Catania è fra le più coerenti della Serie A, tanto che Atzori dovette giungere all'ultimo posto in classifica in solitaria e alle porte di una retrocessione quasi inevitabile prima che si materializzasse lo scontato esonero. In tal senso, la prossima partita, ultima del 2010, in casa con il Brescia, scontro diretto divenuto fondamentale, dirà tutto quello che v'è da dire. La realtà è che Giampaolo, al momento, non ha trovato la strada definitiva. Ha cominciato con il 4-1-4-1, ottenendo buona copertura e scarsa efficacia in zona offensiva, per poi virare (a sorpresa) sul 4-3-1-2, garantendosi uguale insufficienza in zona gol e minore "impermeabilità" difensiva (eufemismo: sei reti subite in due partite... e il Cagliari s'è passata una mano sulla coscienza in 11 contro 9). E lo spogliatoio, inevitabilmente (lo testimoniano le dichiarazioni di alcuni giocatori nei due postpartita), comincia a scricchiolare. I risultati delle dirette concorrenti e i numeri, oltre tutto, non danno ragione ad Amleto Giampaolo. Le ultime vittorie del Bologna e i successi interni odierni di Brescia e Lecce consegnano una classifica non "pulitissima", trovandosi il Catania, a quota 18, a soli tre punti dal terz'ultimo posto occupato proprio da rondinelle e salentini. Non certo il salto di qualità richiesto da dirigenti e tifosi alla squadra. Per adesso, il solito "tran tran" da cardiopalmo, insomma... a dispetto di aspettative (confortate dall'organico) un pizzichino più elevate. Non solo, non regge più nemmeno l'alibi della "miglior difesa del campionato". Infatti, a fronte di un attacco da retrocessione (13 reti, hanno fatto peggio solo Bari, Cesena e Brescia), la difesa adesso è soltanto al decimo posto (18 gol subiti). Se ci mettiamo su che Maxi Lopez, "stella" del mercato, ha segnato solo due reti, tanto quanto i difensori centrali, il cerchio si chiude. Ho sempre detto, e lo ripeterò fino alla morte, che coerentemente giudicherò Giampaolo, il cui gioco non mi entusiasma in alcun modo, sulla base dei risultati. Ebbene, a differenza di qualche turno addietro, i numeri non gli sono amici, anche se al momento il Catania sarebbe salvo. Ma mancano 22 partite e 22 punti a quota 40... Troppo presto per sentirsi in una botte di ferro. Sebbene, qui lo dico e qui lo nego, retrocedere con una squadra come il Catania equivarrebbe a far fallire la Microsoft in tre mesi. La mia impressione dall'esterno è che ci sia bisogno di un intervento fermo da parte della società per comprendere dai giocatori stessi quale sia la situazione e se sussistono malesseri profondi. Quello che viene fuori da certe dichiarazioni è una certa qual "maretta"... Ma il silenzio risulterebbe aureo. Non sono di sicuro i tifosi che scendono in campo e vincono o perdono. A Cagliari c'erano quattro gatti sugli spalti e i padroni di casa hanno asfaltato i rossazzurri. Nessuna pressione sugli ospiti. Inutili, assolutamente inutili, quindi, certe polemiche con i sostenitori del Catania e relativo "calore" che continuiamo a sentire. Meglio parlare con i fatti, con il campo. Altrimenti si fanno figuracce come quella odierna. E i tifosi s'incazzano ancor di più.

Nessuna analisi tattica
Di fronte a tale scempio, che analisi tecnico-tattica vuoi fare? Senza alibi (Biagianti e Alvarez out), hanno giocato malissimo tutti, con punte "d'eccellenza". Il Catania non ha fatto un tiro in porta. Dico solo che si è fatto diventare un fenomeno, dopo Pastore (che almeno un potenziale fenomeno è...), tale Nenè, finora un solo gol in campionato. E farlo segnare di testa... Un obbrobrio. Diciamo che metterci una pietra sopra e ripartire da basi completamente differenti sarebbe imprescindibile. Di contro, alcune riflessioni sparse si possono proporre:

-Il 4-3-1-2, almeno con questi uomini, cioè con un centrocampo atleticamente leggero (Carboni lento e Ledesma inguardabile), Gomez (mi pare meglio da esterno) e "quelle" due punte, non funziona. Il Catania è diventato un colabrodo. Poteva subire 7 gol dalla Juve e 11 dal Cagliari. E ne ha realizzato uno solo, con un tiro clamorosamente "sgrasciato" ("ciccato" per i non siculofoni) da Taka Morimoto.

-Morimoto. I fatti dicono che il Catania deve pensarci su molto. Moltissimo. Rivalutare un giocatore non deve significare il rischio di una retrocessione. E l'esperienza di Mihajlovic insegna. Visto oggi, sarebbe il caso di virare rotta. Non riesce a tenere una palla che una.

-Potenza. Riesumato da Giampaolo, cui deve tanto, ha soppiantato a destra uno dei migliori giocatori del Catania, Alvarez. Misteri del calcio, o meglio, della zona. Nelle ultime gare viene regolarmente asfaltato. Colpa sua o del mancato aiuto dei compagni (segnatamente Ledesma)? Ai posteri l'ardua sentenza. Ma i tifosi c'entrano poco...

-Capuano. Quanti gol dovrà prendere il Catania sempre nello stesso modo per consentire a Giampaolo la comprensione di certe cose? E' vero che rientra da un infortunio, ma lascia rimpiangere un adattato come Alvarez.

-Terlizzi. Come può lo splendido centrale che furoreggia a Roma con la Lazio, segnando anche gol pesantissimi come quello con il Bari, disputare due partite tragiche come quelle in casa con la Juve e quella di oggi? Forse siamo giunti al capolinea?

-Difesa a zona. Si ritorna al discorso di Capuano. Il Catania l'anno scorso marcava in maniera diversa. E faceva bene. La zona è nelle corde di questi giocatori? Faccio solo notare che Pastore, dopo il derby, ha preso 4,5 (ed espulsione) con lo Sparta Praga, 4,5 con il Napoli ed è stato sostituito dopo un tempo contro il Parma. In tutti i casi marcato da cani da caccia (stile Pazienza).

-Maxi Lopez. Ogni giorno è sui giornali. Giocando così uscirà presto dalle prime pagine dei quotidiani... Anche se non sappiamo quali siano le sue valutazioni, le sue sensazioni sul modo d'impiego di Giampaolo. La domanda è sempre quella: può il fuoriclasse della seconda parte della scorsa stagione essere diventato improvvisamente un brocco? A voi la risposta.

-Nervosismo. Due espulsioni. Una ingiusta (Martinho), una sacrosanta (Morimoto). Troppo nervosismo. Anche questo un segnale che qualcosa da sistemare ci sia...

-Giampaolo. Il Catania della seconda parte della scorsa stagione era una bella squadra, da metà classifica in su. I giocatori sono gli stessi. Lui, giustamente (io avrei cambiato pochissimo...), ha voluto imporre la propria personalità. Non con risultati, fin qui, eccezionali. Deve far vedere qualcosa in più.

Non sbagliare con il Brescia
Non avrei voluto dirlo. E non lo pensavo nemmeno. Ma quella con il Brescia diventa una gara molto importante. Una vittoria, i 21 punti, costituirebbero un toccasana essenziale per il futuro. Per questo non bisogna sbagliare. Non dimentichiamo che negli scontri diretti il Catania ha 3 vittorie interne, 3 sconfitte esterne e un pareggio al "Massimino". Bisogna darsi una mossa. E dare una risposta con i coglioni ai tifosi giustamente inferociti dopo la comparsata del "Sant'Elia". Quei 10.000 che vanno regolarmente allo stadio (circa 7.000 di media in più che al "sant'Elia" o al "Bentegodi"...) e che non scendono in campo a Cagliari... L'importante è dimenticare la gara di Coppa Italia: quello era un altro Brescia. E un altro Catania. Let's go, Liotru, let's go!!!

 

 

 

 

 

 

 

Reti: 33' Maxi Lopez

 

CATANIA (4-1-4-1): Andujar; Alvarez, Silvestre, Bellusci, Capuano; Carboni; Gomez (48' st Delvecchio), Ledesma, Ricchiuti (23' st Izco), Pesce (21' st Llama); Maxi Lopez. (A disposizione: 30 Campagnolo, 9 Antenucci, 12 Marchese, 26 Sciacca). Allenatore: Marco Giampaolo.
BRESCIA (4-3-3): Sereni; Zambelli, Bega, Mareco, Martinez (26' st Daprelà); Hetemaj (31' st Taddei), Budel, Baiocco; Diamanti, Possanzini, Eder (8' st Feczesin). (A disposizione: 1 Arcari, 4 Filippini, 8 Vass, 17 Baiocco). Allenatore: Mario Beretta.
ARBITRO: Daniele Orsato di Schio. Assistenti di linea Bianchi e Altomare, quarto uomo Velotto.

Maxistrenna natalizia - La gallina, neopapà, è tornata

Una settimana fa non quadravano del tutto. Oggi sorridono. E' il campionato di Serie A. Una partita, in specie uno scontro diretto, magari giocata a fine anno, può risultare, se non decisiva, ma di certo mooooooolto importante. Per tante cose. Classifica, morale, mercato, giocatori, allenatore, società. E tifosi. Parlo dei numeri, naturalmente. I numeri, dopo la meritata vittoria contro il Brescia, danno ragione a Giampaolo. Sono 21 i punti conquistati dal Catania, accompagnati dall'undicesimo posto (metà classifica) e da una rassicurante distanza di sicurezza dal terz'ultimo posto occupato da tre squadre: Brescia, Lecce e Cesena, tutte e tre, con il Bari, destinate a lottare fino in fondo per non retrocedere. Facendo un bilancio obiettivi/risultati, ci siamo. Ovviamente, non consideriamo i numeri complementari, tipo gol realizzati/gol subiti o numero di vittorie in trasferta. Lì ci siamo meno (soprattutto per quanto concerne il gioco offensivo), ma conta relativamente poco. La salvezza è stata richiesta a "Jeanpaul" e la salvezza sta portando a casa. A due giornate dal termine del girone d'andata, e considerate le avversarie, si può dire che soltanto un incrocio fra l'uragano Katrina e lo tsunami di Sumatra potrebbe generare la remota possibilità di retrocessione per i rossazzurri. Tuttavia, per il bene del Catania e dei suoi tifosi, non vanno dimenticate le due ultime "scoppole", in modo da evitare gli stessi errori in futuro. Errori del tecnico e dei sostenitori, a mio parere.

modulo obbligato
"Venco e mi spieco", come dice Abatantuono. Le ultime vicessitudini rossazzurre non lasciano adito a dubbi, la "via tattica" appare obbligata: 4-3-3, 4-1-4-1, 4-4-1-1, chiamiamolo come vogliamo, ma la conformazione della "rosa" a disposizione di Giampaolo impone che si prosegua sulla strada tracciata da Mihajlovic. Ne dobbiamo prendere atto tutti. In primis il sottoscritto. Volevo vedere se si potesse giocare in modo diverso, magari con due punte. E lo volevano alcuni giocatori, come quasi tutti i tifosi. L'allenatore ci ha accontentati. Con quali risultati lo si è visto: due sconfitte consecutive, 6 reti subite (e il Catania aveva una delle migliori difese del campionato), un "epurato", polemiche a non finire. E questi sono errori nostri. Gli errori del tecnico, oltre al tentativo tattico "offensivo" colato a picco, si riferiscono alla mancata "accettazione" di alcuni punti fermi della precedente gestione. Alvarez, per esempio. Mi auguro che la contingenza dell'indisposizione di Potenza possa avergli fatto finalmente comprendere chi debba essere il titolare sulla corsia destra difensiva... Ma, soprattutto, l'aver voluto giocare con un centrocampo troppo "operaio". La prima cosa che il trainer serbo, attualmente alla "viola", capì all'atto del suo insediamento: via un mediano, dentro un "fantasista", perché non avendo un regista, il gioco da qualche parte si doveva pur far scaturire. Oggi si è giocato alla Miha. Ricchiuti in mezzo, due ali (Gomez e Pesce) e Maxi prima punta. Un primo passo. Non si è giocato benissimo; Pesce non è il giocatore più adatto a fare l'esterno offensivo; probabilmente il "vero" Biagianti è più idoneo di Carboni a far da perno davanti al reparto arretrato, forse lo stesso Ricchiuti non è ancora quello della scorsa stagione (e potrebbe anche essere sostituito da un elemento equivalente in quella posizione), ma almeno si sono create 4/5 occasioni da rete e, di contro, si è sofferto poco in difesa. Ricordo solo una parata di Andujar su Eder e il salvataggio di Carboni sulla linea. Sarebbe stata una beffa. E il Brescia, pur privo di Caracciolo, non avrebbe meritato di beffare il Catania, dimostratosi superiore come impianto e organico. Salvo l'impegno dell'ex Baiocco, osannato dal pubblico, la buona sostanza di Hetemaj e qualche giocata di Diamanti, peraltro graziato dall'arbitro Orsato, in quanto avrebbe dovuto essere espulso per doppia ammonizione. E Sereni... Si è rivelato il migliore in campo, con parate importanti su Ricchiuti, Gomez, Lopez e Silvestre (pazzesca la respinta sul colpo di testa del centrale difensivo argentino, che avrebbe realizzato il suo terzo gol in campionato). Inssomma, oggi una prima "mattonella" per costruire un futuro denso di qualche certezza in più si è posta. Non penso, infatti, che Giampaolo non si sia reso del tutto conto della situazione e non sappia come proseguire, senza dubbi, sulla strada maestra. C'è voluto qualche mese, ma alla buon'ora!!! La strada, diciamolo, era già tracciata. Bastava (e basta) seguirla. La impone l'organico, non la filosofia o la bravura dell'allenatore, anche perché nessuno dubita delle doti di Zenga, Miha o Giampaolo.

 

Futuro Llama
Penso che la partita di oggi possa costituire un "punto di non ritorno" in proiezione futura. Questa è la strada, basta inserire i giocatori giusti, una volta recuperati. In questo senso, il recupero pieno di Llama darà ulteriori certezze al tecnico etneo. E' il giocatore giusto per riproporre il 4-3-3 di oggi, con un Ricchiuti o un simil-Ricchiuti in mezzo. Cristian fornirebbe profondità, dribbling, cross, tiri e gol. Considerato che Gomez ancora oggi si è dimostrato il migliore in campo (da manuale il dribbling e il cross dalla destra per il gol di Lopez), si potrebbe pensare a una riedizione del Martinez-Lopez-Llama o Mascara-Lopez-Llama. L'importante, comunque, è che Giampaolo utilizzi questi 17 giorni di pausa per recuperare tutti gli infortunati, fare il punto della situazione con la società in merito al mercato in uscita e lavorare certosinamente al fine di presentare una squadra consapevole dei propri mezzi e del proprio modulo (basta più ondeggiamenti) nei cimenti con Roma e Inter.

Maxigol
Un caso che, ritornati ai "mihajloviciamenti", Maxi giochi la sua miglior partita stagionale? Forse. Ma io ci rifletterei su. Il Lopez odierno è il vero Lopez. Corre, lotta, pressa a tutto campo, si smarca in verticale, segna in acrobazia, dribbla e spara a go go. Un avviso ai naviganti: ci si è chiariti nello spogliatoio, adesso si torna a macinare gol e gioco. Con un Costantino in più...

2010, anno fantastico
Il 2010 può essere considerato il miglior anno della storia rossazzurra. Partite indimenticabili come quella con l'Inter, una salvezza portata a termine a ritmi miracolosi, 54 punti complessivi, la costruzione del Centro Sportivo, le basi per una ulteriore, tranquilla salvezza. Un ringraziamento d'obbligo va alla società del presidente Pulvirenti, capace di portare avanti con bravura un progetto complessivo votato alla crescita. Un grazie ai giocatori. Un grazie agli allenatori. Anche a Mihajlovic. Il suo l'ha fatto. E non è bello, né elegante dimenticarlo... Il 2011 si "snoderà" alla stessa maniera? Ditemi dove devo firmare...

Arrivederci Roma
Adesso, sciroppiamoci in tranquillità queste vacanze, per poi ricominciare da Roma, sponda giallorossa. Una gara difficile, ma non impossibile. La speranza è che il nuovo anno possa portare un'altra cosa, fondamentale: il pubblico al "Massimino". Obiettivamente manca. Sta alla squadra e alla società far riavvicinare la gente. Con i risultati e con una "distensione" dei rapporti inevitabile. E proseguendo con questa politica dei prezzi. Giustissima. Let's go, Liotru, let's go!!!

Max Licari (calciocatania.com)



 

 

 

 

 

 

 

Reti: Borriello al 5' p.t., Silvestre al 29' p.t., Maxi Lopez al 37' p.t., Borriello al 2' s.t., Vucinic al 41' s.t., Vucinic al 47' s.t.

 

ROMA (4-3-1-2): Julio Sergio; Cassetti, Méxes, Juan, Riise; Simplicio (Perrotta dal 1' s.t.), Taddei (Vucinic al 34' s.t.), De Rossi (Greco dal 1' s.t.); Menez, Totti, Borriello. Allenatore: Ranieri A disposizione: Doni, Burdisso, Cicinho, Brighi.
CATANIA (4-1-4-1): Andujar; P.Alvarez, Silvestre, Bellusci, Capuano; Carboni; Gomez, P.Ledesma (Del Vecchio al 28' s.t.), Pesce, Llama (Martinho al 22' s.t.); Maxi Lopez. Allenatore: Giampaolo A disposizione: Campagnolo, Spolli, Marchese, Sciacca, Ricchiuti, Antenucci.

Arbitro: Brighi di Cesena Assistenti: Musolino e Angrisani
Ammoniti: Ledesma al 46' p.t., Andujar al 2' s.t., Alvarez al 16' s.t., Silvestre al 30' s.t., Cassetti al 46' s.t.

 

Furto con... scarso
Meno male che il catanese tipo possiede una virtù unica: la "liscia", la capacità cioè di sdrammatizzare anceh le tragedie, di ironizzare nella bufera, di trovare il lato umoristico delle vicende più strampalate. Altrimenti ci sarebbe da piangere. Ma non per il Catania; per questo calcio italiano che non sa e non vuole risollevarsi dal baratro di credibilità in cui è caduto dopo Calciopoli. Roma-Catania targata "befana" riporta alle più sconclusionate gag di Oronzo Canà o Alberto Sordi. Con due protagonisti d'eccezione: l'arbitro Brighi e il collaboratore (si fa per dire) Musolino. Un furto con... scarso (l'arbitro) o meglio scarsi (il suddetto Musolino è ormai un mito). La cosa seria la dico subito: andrebbero fermati per lunga pezza, in quanto inadeguati alla direzione di una gara del massimo campionato italiano. Ma poi ci penso su e mi metto a sorridere, perché si è trattato di una riedizione altamente umoristica del "peggio" gialappiano relativo alla sudditanza psicologica: mancavano solo Albanese o il mitico trio "Aldo Giovanni e Giacomo". Come si fa a diventare "fischietti" internazionali in Italia? Semplice, basta arbitrare come Brighi in una gara-modello come quella odierna.

 

 Riassumendo: dopo un primo tempo in cui la squadra di casa viene subissata dalla "piccola" di turno, direi quasi ridicolizzata (e i fischi dei tifosi della Lupa si sentivano...), ecco fiorire dal nulla la classica "cattiva giornata arbitrale che ci può stare", fornita di tutti gli orpelli dle caso, dal fischio a senso unico (di un umorismo quasi kafkiano), al cartellino a senso unico, al fuorigioco sbagliato di un metro fischiato a Maxi Lopez in grado di involarsi in solitudine verso lo sconsiderato Julio Sergio (inguardabile), al gol del pareggio di Borriello viziato da un "out" di venti centimetri sul cross di Riise, alla rete del raddoppio concessa malgrado un evidente fuorigioco di Vucinic. E mi fermo qui. Evidentemente i rossazzurri sono sempre "sfortunati" con i giallorossi. Ma sempre sempre... Come dimenticare, per citare l'episodio più recente, l'invenzione petrelliana del corner che consentì alla Roma di pareggiare al "Massimino" in occasione dlela gara d'andata dello scorso torneo. Mi sorge un dubbio: è possibile che le linee di delimitazione del campo si offuschino e diventino poco visibili proprio quando sono in campo capitolini ed etnei, giusto giusto solo e invariabilmente dalle parti dell'estremo difensore rossazzurro? Un caso da segnalare a Piero Angela? Sono sicuro che una spiegazione scientifica ci sarà. Ma di "scientifica", purtroppo, si è vista unicamente una cosa oggi all'Olimpico... Che Musolino si sia sentito in colpa dopo aver convalidato un sacrosanto gol al Catania (Silvestre, palla dentro di mezzo metro)? Di solito questi "gol-nongol" alle "piccole" nel campionato italiano non si danno, e che diamine! Il presidente Pulvirenti, che giustamente, e sottolineo "giustamente", ha ironizzato sull'arbitraggio a fine partita, ha chiesto di andare a fare un'indagine sulle "pressioni" esercitate dai giocatori giallorossi sul povero (e inadeguato) collaboratore di linea subito dopo la convalida della rete di Silvestre... Sarà fatto? Poco importa. Il succo è che il miglior Catania da trasferta del Campionato ha perso 4-2, con un un punteggio cioè abnorme, una partita che non avrebbe mai dovuto e potuto perdere. Il succo è che il Catania rimane nello score con soli tre punti in trasferta, frutto di tre pareggi. Certo, la classifica resta buona, sono ancora sei le lunghezze di vantaggio sul terz'ultimo posto, ma l'amarezza è tanta, perché aleggia la certezza di aver subito un torto grande come una casa. Non è bello. Anche perché ammantato di recidività.

Crescere in personalità
Giampaolo aveva preparato bene la partita, scegliendo la strada del futuro: Gomez e Llama a supporto di Maxi, due ali e un centravanti, come ai bei tempi. E ancora una volta la "gallina" ha sfoderato una prestazione maiuscola (anche un palo esterno al suo attivo), prestazione da top team. Llama, non è ancora al massimo ma in ripresa, Gomez come al solito il migliore, quasi imprendibile. Da segnalare un buon Carboni davanti alla difesa e un ordinato Ledesma a fare la regia. Forse, il solo fuori ruolo (interno sinistro) è risultato Pesce, bravo nel pressing alto ma troppo impreciso in appoggio. In definitiva, l'unico appunto che si può fare al Catania oggi è quello relativo alla personalità. Una squadra che domina, ribalta il risultato dopo essere passata subito in svantaggio (Borriello dopo errore di Andujar sulla battuta da fuori area dell'inconsistente De Rossi) grazie al terzo colpo di testa vincente di Silvestre e alla splendida "imbucata" centrale di Maxi (quarto sigillo stagionale) su assist di Gomez, non può fallire tre, quattro ripartenze in chiara superiorità numerica. Deve, deve chiudere la partita con cinsimo. Ancora, sotto questo profilo, il Catania deve compiere il salto di qualità, il passaggio cioè da "piccola" a "media". Non parlo di birra, naturalmente... Pure l'approccio alla ripresa, fatte salve le nefandezze di Brighi e company, non è apparso congruente e conseguente all'atteggiamento tenuto nei primi 45', perché non si è avuta la forza di ripartire con la stessa continuità. Probabilmente la scelta operata da Ranieri di sostituire i nefasti De Rossi e Simplicio con Greco e Perrotta (che almeno corrono...) ha influito, ma non può essere la sola spiegazione. E' un fattore puramente di personalità. Anche perché, e qui proprio non capisco, sostituire Ledesma con il monolito Delvecchio appare un azzardo troppo grosso (Sciacca corre di meno?)... Di contro, non è che Giampaolo abbia Vucinic in panca, e quindi stare a disquisire troppo su questioni tattiche sarebbe superfluo. Del resto, la tattica va a farsi benedire di fronte a "petrel-musolinate" di natura varia.

(Max Licari (calciocatania.com)

L'ad Lo Monaco attacca in conferenza: "A Roma errori incredibili. Dovevamo vincere, ma abbiamo perso a causa della sudditanza della terna arbitrale. Il risultato era già scritto. E in più la multa: cornuti e mazziati"

CATANIA - "Ieri abbiamo visto cose incredibili. Abbiamo perso la partita a causa della sudditanza psicologica della terna arbitrale nei confronti della Roma. La sudditanza psicologica ha rovinato la partita che è stata irregolare. La nostra è una denuncia contro il sistema". L'amministratore delegato del Calcio Catania Pietro Lo Monaco ha usato una conferenza stampa per esprimere tutta la rabbia del Catania all'indomani della sconfitta subita dalla squadra etnea all'Olimpico di Roma.
"Non voglio fare polemica con la Roma - ha proseguito Lo Monaco -, società con cui abbiamo buoni rapporti, ma non possiamo però assistere alle sceneggiate di diversi giocatori giallorossi che insultavano la terna arbitrale come se nulla fosse". Per Lo Monaco, poi, "gli arbitri sono condizionati non solo dai grandi giocatori ma anche dai media. Proprio i media nazionali, poi, hanno minimizzato quando di ingiusto avvenuto ieri all'Olimpico. Ci sentiamo defraudati e gradiremmo lo stesso peso, la stessa misura per tutte le squadre".
"Con la vittoria di Roma - evidenzia Lo Monaco - oggi saremmo ottavi con una posizione di classifica prestigiosa. Poi, come si dice dalle nostre parti siamo stati anche 'cornuti e mazziati', oggi sappiamo, infatti, di dover pagare anche una multa per frasi ingiuriose che avrei detto solo perché ho invitato l'arbitro a sedare gli animi".
Lo Monaco ha poi analizzato la partita dettagliatamente: "Non vogliamo in alcun modo giudicare le decisioni seppur errate della terna arbitrale. Noi siamo stati sempre una voce fuori del coro non sindacando mai le decisioni degli arbitri. Vogliamo dire che abbiamo gli stessi diritti delle grandi. Non contestiamo che il gol del pareggio della Roma sia avvenuto attraverso un'azione viziata da una palla fuori di ben mezzo metro. Non contestiamo che sul 2-2 ci sia stato fischiato un fuorigioco che non c'era e non contestiamo neanche che il gol del 3-2 sia stato viziato da un fuorigioco. Quello che ci ha indisposto e che lo stesso guardalinee che nel primo tempo aveva preso delle scelte importati in nostro favore è stato poi ingiuriato pesantemente con offese quali figlio di qua e figlio di la, ha fatto finta di non sentire ed e entrata in gioco poi la famosa sudditanza psicologica che lo ha condizionato pesantemente in quanto ha poi cambiato il suo modo di comportarsi. Noi non ci stiamo. Che il Signor Nicchi o chi di dovere dicono che non esiste la sudditanza psicologia non e vero perche e reale. Esiste e chi ci va di mezzo sono sempre le piccole: abbiamo gli stessi diritti delle grandi".
L'amministratore delegato rincara: "Non è stata la Roma a vincere la partita contro il Catania, solo gli errori degli arbitri non hanno dato la possibilità al Catania di essere oggi ottavo in classifica. Non vogliamo fare polemiche contro la Roma, ma solo sottolineare che è giusto punire frasi ingiuriose dette da grandi giocatori contro il guardalinee che invece non sono stati neanche sanzionati. Ho visto sceneggiate incredibili dei giocatori contro l'arbitro e non sono stati sanzionati. Non penso ci sia mala fede, ma solo sudditanza psicologica. Ieri non ci hanno rispettato. La stessa cosa sarebbe successa se al nostro posto ci fossero stati il Lecce o il Cesena. Sono proprio curioso di vedere chi di dovere come si comporta con questa terna. Sfido chiunque alla fine della partita a non sentirsi defraudato di un risultato che il campo aveva detto che doveva essere diverso. Solo un cieco poteva non vedere quello che è successo ieri. Eravamo a 6 minuti dalla fine. Il Catania ha perso la partita per azioni non corrette".
Lo Monaco conclude il suo sfogo: "Sfido chiunque a dirmi che il risultato di ieri non sia stato scritto. In ballo ci sono degli obbiettivi e quelli delle piccole sono importanti come quelli delle grandi. Per noi la salvezza è vitale. Se il Catania dovesse retrocedere deve essere il campo a dirlo e non la sudditanza psicologica. Che arbitro mia aspetto per domenica? Uno che non conosca nemmeno i giocatori. La mia, lo sottolineo, è una denuncia contro il sistema".
07/01/2011

 

 

 

 

 

 

Reti: 71' Gomez, 74' e 77' Cambiasso.

CATANIA(4-1-4-1): Andujar; P.Alvarez (81' Spolli), Silvestre, Bellusci, Capuano; Carboni; Gomez, P.Ledesma, Pesce (81' Antenucci), Llama (50' Martinho); Maxi Lopez. A disp.: 30 Campagnolo, 26 Sciacca, 4 Delvecchio, 7 Mascara. All: Giampaolo

INTER(4-3-1-2): Castellazzi; Maicon, Lucio, Cordoba, Chivu; J.Zanetti, Cambiasso, T.Motta (81' Mariga); Stankovic; Milito (90' Ranocchia), Eto'o. A disp.: 21 Orlandoni, 23 Materazzi, 11 Muntari, 17 Mariga, 88 Biabiany, 15 Pandev. All.: Leonardo

ARBITRO: Damato di Barletta. Cariolato e Maggiani gli assistenti; quarto uomo Giannoccaro di Lecce INDISPONIBILI: Biagianti, Izco, Potenza, Augustyn, Morimoto; Samuel, Sneijder, Coutinho, Julio Cesar. SQUALIFICATI: - DIFFIDATI: Alvarez, Silvestre; Stankovic, Chivu.

Catania, un'altra beffa

Ancora una sconfitta immeritata per gli etnei, che attaccano di più e meglio dell'Inter andando in vantaggio con Gomez (foto Galtieri). Due disattenzioni difensive permettono però a Cambiasso di siglare in sei minuti la doppietta che consegna la vittoria ai nerazzurri

La settimana delle beffe. Giovedì a Roma, oggi al Massimino. Il 2011 del Catania continua a essere avaro di soddisfazioni. Dopo la sconfitta esterna all'Olimpico, arriva quella in casa con l'Inter. Ma se nella capitale era stata la terna arbitrale a penalizzare i rossazzurri, stavolta sono due disattenzioni difensive a castigare ben oltre i propri demeriti gli etnei.

La squadra di Giampaolo sognava di ripetere l'impresa dello scorso anno per dimenticare le amarezze romane: missione quasi compiuta grazie a una prestazione attenta nel primo tempo e arrembante nel secondo. A vincere, però, è stata l'Inter, concreta, cinica e spietata come ai tempi di Mourinho. I nerazzurri proseguono la risalita rispolverando la personalità e la capacità di reazione che ne avevano fatto le fortune nel recente passato.
Così nasce il colpo di Catania, dove i campioni d'Italia non carburano per un'ora subendo le iniziative avversarie e latitando in avanti. Il meritato vantaggio dei padroni di casa ha però l'effetto di una sveglia sugli interisti, che nel giro di sei minuti ribaltano la situazione con una doppietta di Cambiasso, uomo del match e più che mai simbolo del nuovo ciclo (tre reti in due gare).
Preceduta da una panolada in tribuna con tanto di fazzoletti bianchi sventolati per protestare contro i torti arbitrali subiti a Roma, la gara resta a lungo bloccata, senza un solo tiro in porta per l'intero primo tempo. L'unico tentativo offensivo degno di tale nome è un rasoterra di Pesce fuori non di molto a cinque minuti dall'intervallo.
Il resto è una partita a scacchi. Il Catania evita di abbassare la linea di centrocampo mandando Ledesma e Pesce in pressing alto sui portatori di palla nerazzurri, ai quali mancano il tempo e lo spazio per la giocata di qualità. La formazione di Leonardo non riesce ad accendersi, Eto'o si allarga a sinistra nella speranza di ricevere qualche pallone in più, ma gli etnei raddoppiano con puntualità e non concedono metri.
I ritmi si alzano in avvio di ripresa, quando i rossazzurri nei primi sette minuti creano due occasioni da rete con Capuano (sinistro fuori dopo una buona percussione) e Ledesma (rasoterra dal limite bloccato a terra da Castellazzi). Leonardo arretra Stankovic dando maggiore licenza di avanzare a Cambiasso e Thiago Motta, ma è ancora il Catania a farsi vivo due volte con Maxi Lopez, autore prima di una potente conclusione poco oltre la traversa e poi di un destro piazzato sul quale Castellazzi arriva in tuffo.
Giunta all'ora di gioco abbondante senza aver mai impegnato davvero Andujar, l'Inter cambia modulo passando al 4-2-3-1 con l'innesto di Pandev al posto di Chivu, rilevato a sinistra da Zanetti. Leonardo osa e viene premiato. Non subito, però. Il Catania insiste e sfiora nuovamente la rete con Maxi Lopez, ben servito da Martinho: Castellazzi si supera in tuffo.
Il primo guizzo di Milito (destro deviato in angolo da Andujar) fa da prologo al legittimo vantaggio etneo: il solito Maxi Lopez recupera un pallone sul secondo palo sugli sviluppi di un angolo e si fa luce in area calciando di sinistro, Lucio salva sulla linea, ma la palla arriva all'accorrente Gomez, che da pochi passi scarica in rete. Il Massimino esplode, ma la gioia catanese dura tre minuti: assist di Stankovic per Cambiasso, che scatta sul filo del fuorigioco e batte Andujar.
Il Catania accusa il colpo, l'Inter ci crede e colpisce ancora. E' nuovamente Cambiasso, lasciato troppo solo dalla difesa di casa, a timbrare il cartellino con un colpo di testa su cross tagliato di Maicon dalla destra. Nel finale Milito avrebbe l'opportunità per triplicare, ma dopo un duetto con Pandev angola troppo il sinistro e non trova la porta.
(Lasicilia.it)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL TIFO ETNEO