La Nazionale di calcio dell'Italia è la selezione maggiore maschile di calcio della Federazione Italiana Giuoco Calcio, il cui nome ufficiale è Nazionale A, che rappresenta l'Italia nelle varie competizioni ufficiali o amichevoli riservate a squadre nazionali.

È una delle Nazionali di calcio più titolate del mondo: annovera nel suo palmarès quattro campionati mondiali (1934, 1938, 1982 e 2006, record europeo e seconda al mondo dopo il Brasile) e un campionato europeo (1968). È inoltre una delle cinque nazionali maggiori (assieme a quelle di Belgio, Svezia, Uruguay e Regno Unito) a potersi fregiare del titolo di "olimpionica", essendosi aggiudicata il torneo a cinque cerchi del 1936 (uno dei sette riservati alle nazionali maggiori e disputati dal 1908 al 1948), mentre nella Confederations Cup, ultimo trofeo internazionale riconosciuto dalla FIFA, vanta un terzo posto come miglior risultato, nel 2013. In bacheca, infine, annovera anche due Coppe Internazionali, competizione continentale antesignana dell'attuale campionato d'Europa. Al mondiale è arrivata tra le prime quattro classificate in otto edizioni (sei le finali) e cinque volte all'europeo (tre le finali); dopo la Germania, è la Nazionale europea con il maggior numero di piazzamenti nei primi quattro posti nelle due competizioni.

Nella graduatoria FIFA in vigore da agosto 1993 ha occupato più volte il 1º posto, la prima volta a novembre dello stesso anno, mentre il peggior posizionamento è stato il 16º posto raggiunto a ottobre 2010; occupa il 9º posto della graduatoria al maggio 201

 

 

 

     

 

 

 

 

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I CAMPIONI

 

           
           

 

 

LA MALEDIZIONE DELLA COPPA RIMET

 

LA SUA NASCITA E LE PRIME VITTORIE DELLE NAZIONALI DI CALCIO

Il premio originale assegnato alle squadre vincitrici dei mondiali di calcio è stata la Coppa Rimet, utilizzata dalle origini di questa manifestazione fino all'edizione del 1970.

La coppa è stata conquistata definitivamente dalla squadra nazionale di calcio del Brasile nel 1970: il regolamento della FIFA imponeva che sarebbe entrata in possesso della squadra che l'avesse vinta per prima per tre volte.

La Coppa Rimet è stata protagonista di numerose e strane vicende che hanno avvolto la sua storia di misteri e domande senza risposta. Inoltre si dice che fosse maledetta.

È il 29 maggio del lontano 1929 quando il Congresso di Amsterdam approva il progetto di organizzare un torneo mondiale di calcio per nazioni, la "Coppa del Mondo".

Il Presidente della F.I.F.A., all'epoca, è il francese Jules Rimet, il quale incarica un orafo parigino, Abel La Fleur, di realizzare il trofeo da mettere in palio. La Fleur, cresciuto alla scuola del famoso Pierre C. Cartier, progetta dunque il trofeo che prende il nome del Presidente: Coppa Rimet.

Raffigura una vittoria alata, poggiata su un piedistallo di marmo a base ottagonale. Peso complessivo: 4 chilogrammi, di cui 1,8 in oro a 18 carati.

Il 30 luglio del 1930, l'Uruguay, padrone di casa della manifestazione, si impone per 4 a 2 sull'Argentina e si aggiudica la Coppa Rimet, vincendo il primo Mondiale di Calcio della storia.

I successivi due sono dell'Italia: a Roma nel 1934 e in Francia nel 1938.

I TEDESCHI VOGLIO L'ORO DELLA COPPA

Quando scoppia la Seconda Guerra Mondiale, quindi, la Coppa Rimet si trova in Italia. I nazisti, che dappertutto cercano ricchezze per la causa tedesca, sono attratti dall'oro della Rimet e vogliono la coppa.

Dal Comando tedesco di Roma parte un ordine perentorio: «Bisogna recuperare la Coppa Rimet a ogni costo».

Una mattina del 1941, la Gestapo bussa alla porta dell'ingegner Ottorino Barassi. «Buongiorno, signori», saluta cortesemente l'ingegnere. «Cosa posso fare per voi?» «Fuori la coppa, sennò per lei sono guai», con un sorriso che non promette nulla di buono. L'ingegnere allora sgrana gli occhi e guarda i nazisti come fossero marziani. «Qua-quale coppa?», chiede.

«Poche storie: la Coppa del Mondo».

L'ingegnere riferisce che lui la Coppa proprio non ce l'ha. «L'hanno portata a Milano quelli del Coni e della Federazione», proprio così. Lo giura. «Sono degli ingrati», aggiunge. Non hanno voluto che la tenesse. Spiacente, ma non può essere di nessun aiuto. I tedeschi mettono a soqquadro la casa sotto lo sguardo rassegnato dell'ingegnere, ma non trovano nulla. Tante scuse e arrivederci.

Finalmente solo, si lascia cadere su una poltrona mezzo morto dalla paura. Si riprende, beve un sorso d'acqua e si accerta che i tedeschi se ne siano andati. Va in camera da letto e, da sotto il talamo, tira fuori la Coppa. I nazisti saranno anche testardi, pensa, ma di certo sono stupidi. La Coppa Rimet è salva. Iniziano in questo modo le peripezie di un oggetto che presto sarà definito "maledetto".

LA PRIMA VOLTA CHE FU RUBATA IN INGHILTERRA, NEL 1966

Con qualche anno di ritardo, nel 1966 i Mondiali si tengono in Inghilterra, la patria del calcio, di Scherlock Holmes e di Scotland Yard. Al Westminster Hall di Londra viene organizzata una mostra celebrativa e si decide di esporre la Coppa Rimet. Così accade che il 20 marzo il trofeo viene rubato. L'Inghilterra è a pezzi.

Vengono strette d'assedio le metropolitane, perquisite centinaia di persone.

Perché hanno rubato la Rimet? In fondo, i francobolli esposti con la coppa valevano molto di più. Elementare, Watson: la coppa Rimet, con i suoi quasi due chili d'oro puro, può essere fusa. Il terrore si dipinge sul volto impassibile della Regina: l'Inghilterra non immaginava di incappare in un figura tanto barbina agli occhi del mondo.

Vengono arrestati un paio di sospetti. Tra questi, un tale di nome Edward Betchley, 47 anni, portuale disoccupato, che viene poi rilasciato sotto cauzione.

Nel frattempo arriva una lettera anonima, contiene un pezzo del basamento della coppa. I ladri vogliono intavolare una trattativa col Presidente della FA, Joe Mars.

Si è disposti a tutto pur di salvare l'immagine del Regno Unito, anche a scendere a patti con delinquenti.

Ma ecco cosa succede. Pickles – che in Italiano vuol dire "sottaceto" - è un simpatico bastardino. Mentre passeggia con il suo padrone – David Corbett, 26 anni, impiegato in un'agenzia di viaggi – si apparta perché deve fare un bisognino. Però non si decide.

Inizia ad annusare, gira in circolo, scava una piccola buca. Trova qualcosa. Sembra un pacco. Il cagnolino si innervosisce perché l'imprevisto sta ritardando il suo bisognino: inizia a strappare con furia la carta di giornale e...Ritrova la Coppa!

L'Inghilterra torna a essere gonfia e tronfia, tutto il mondo tira un sospiro di sollievo. Il cane diventa un eroe.

Ma restano molti interrogativi irrisolti. Perché il ladro ha voluto far ritrovare la Coppa senza chiedere un riscatto? Da più parti si paventa l'ipotesi che il cagnetto eroe abbia ritrovato solo una copia del trofeo il cui originale è stato già fuso.

Poco dopo essere stato rilasciato, Edward Betchley muore di enfisema. Di fatto, il primo di una lunga scia di morti che si lascerà dietro la Coppa Rimet.

E il simpatico Pickles? Muore soffocato dalla sua stessa bava.

 

LA SECONDA VOLTA CHE FU RUBATA, IN BRASILE, DOPO I MONDIALI DEL 1970

Dopo i mondiali del 1970 venne rubata di nuovo a Rio.

Balordi. José Luis Rivera, detto Luiz Bigode (baffuto), un decoratore, e Francisco José Rocha, detto Chico Barbudo (barbuto), ex detective e ora mercante d'oro.

Grazie alla indicazioni di Peralta, il 19 dicembre 1983 i due entrano nella sede della Federcalcio Brasiliana, immobilizzano il custode e si impossessano del trofeo.

Cosa farne adesso? Chiedere un riscatto miliardario? Macché, si decide di fondere l'oro del trofeo. I tre balordi trovano un altro complice, l'argentino José Carlos Hernandez, proprietario di un negozio di argenteria. Hernandez ha l'attrezzatura adatta, ma può fondere al massimo 250 grammi per volte. Si così fa scempio della Coppa che viene tagliata a fette.

In poco tempo, i quattro furfanti vengono rintracciati.

Nel gennaio del 1984, Peralta viene sorpreso dalla polizia per una strada di Rio de Janeiro. Incappucciato, come il peggiore dei terroristi, viene condotto in un posto segreto e tenuto tre giorni senza mangiare. Viene torturato, malmenato, insultato. Lo stesso capita a Bigode, a Barbudo e a Hernandez. Vengono tutti imprigionati. Poi, i quattro sono messi in libertà vigilata. Si danno alla latitanza quando arriva la sentenza di condanna.

LA LUNGA LISTA DI MORTI

Il padre di Peralta muore per la vergogna. È solo il primo di una lunga lista. La maledizione della Coppa esige, come già in passato, il suo tributo di sangue.

Siamo di nuovo in Brasile.

Nel 1989, Hernandez fugge in Francia dove si dà al narcotraffico. Viene catturato a Parigi e sconta sette anni di carcere. Nel 1998, torna in Brasile dove viene beccato con quasi otto chili di cocaina in valigia. Un poliziotto lo riconosce: «Tu sei quello che ha fuso la Rimet», gli dice prima di arrestarlo. Attualmente è malato e non deve passarsela troppo bene in un carcere duro di Rio.

Nel frattempo, nel 1994 Peralta fugge a Cabo Frio. Un compaesano lo riconosce per averlo visto in un programma TV e lo fa catturare. L'anno successivo, viene rilasciato in libertà vigilata, ma la sua vita è ormai segnata. Muore poco dopo abbandonato da tutti.

Il Barbudo viene assassinato nel 1989 a Santo Cristo, in quello stesso bar dove tutto è cominciato.

Tutto sommato, a Luiz Bigode è andata meglio che agli altri: catturato nel 1995, finisce nel carcere duro di Bangu. Da qualche tempo è in libertà vigilata. Si dice che, durante le sue interminabili passeggiate nel centro cittadino, giochi con un cucciolo immaginario che chiama Pickles. Di tanto in tanto, si accoscia di fronte al bastardino. Le persone che passano di lì giurano di sentirlo parlare con Pickles. Pare che gli dica: «Pickles, quand'è che quel maledetto trofeo sarà sazio e ci lascerà in pace?»

La leggenda vuole che, a questo punto, si oda uno straziante guaito.

PELE',

Edson Arantes do Nascimento, O Rei, O Rei do Futebol, la Pérola Negra. Più semplicemente, Pelé.

L'unico calciatore a vincere tre edizioni dei Mondiali di Calcio, nel 1958, 1962 e 1970.

La foto che lo immortala con la Coppa Rimet al cielo ha fatto il giro del mondo. Era tra quelle mani, probabilmente, che la Rimet voleva rimanere.

Forse, nessun altro al mondo era degno di toccarla. Solo un dio. Pelé, il Dio del calcio. Invece, anche i comuni mortali hanno preteso di maneggiarla, la Coppa si è voluta vendicare.

Quella con Pelé è anche l'ultima fotografia della Rimet. Non si è mai saputo che fine abbia fatto realmente.

C'è chi dice che Peralta e compagni abbiano fuso solamente una copia.

C'è chi ritiene che la stessa coppa innalzata al cielo da Pelé fosse già una copia. Forse, dopotutto, la vera Rimet è sempre rimasta nell'unico posto dove si sentiva al sicuro.

Magari è ancora lì, sotto il letto dell'ingegnere italiano Ottorino Barassi, e continua a prendersi gioco di noi e di tutti quelli che sono stati raggiunti dalla sua maledizione.

http://www.latelanera.com/misteriefolclore/misteriefolclore.asp?id=163

 


La Coppa del Mondo FIFA (in inglese FIFA World Cup)

 

 è il trofeo assegnato alla squadra vincitrice del campionato del mondo di calcio. Ideata e disegnata dall'orafo e scultore italiano Silvio Gazzaniga, prodotta dall'oreficeria Bertoni di Milano, è diventata il simbolo della massima manifestazione calcistica internazionale.
Dopo la vittoria a Messico 1970 per la terza volta della Coppa Rimet da parte del Brasile, che si aggiudicò la coppa definitivamente come da regolamento, la FIFA ebbe la necessità di creare un altro trofeo.
Bandito un concorso, tra 53 proposte fu quella dell'italiano Silvio Gazzaniga ad essere scelta.
Rappresenta la gioia e la grandezza dell'atleta nel momento della vittoria; due atleti stilizzati, che esultando sorreggono il mondo.
È alta 36,8 cm, è in oro massiccio a 18 carati, il diametro della base è di 13 cm, e pesa 6175 g . Alla base ci sono due bande di malachite semipreziosa, mentre al di sotto sono incisi i nomi delle nazioni che dal 1974 si sono aggiudicate il trofeo.
Al contrario della Coppa Rimet, questa coppa non sarà assegnata alla squadra che la vincerà per tre volte, ma continuerà a "girare" fino a quando tutti i possibili 17 spazi per le incisioni delle nazioni vincitrici verranno riempiti, quindi fino ad i mondiali del 2038.
A partire da Germania 1974 Il trofeo è stato ad oggi assegnato due volte alla Germania Occidentale (1974, 1990), all'Argentina (1978, 1986), all'Italia (1982, 2006), al Brasile (1994, 2002), ed una sola volta a Francia (1998) e Spagna (2010).
 

 

 

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