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Fra i miei tanti “sbaddi”c’è pure quello di raccogliere fotografie di parcheggi liberi, specialmente a Catania. Per far parte dell’album, quei sacri cinque metri devono avere particolari requisiti che contribuiscono ad assegnare delle stelle da parte del sottoscritto e cioè: non essere dipinti da strisce di qualsiasi colore (ammesse solo quelle bianche), assenza di personale AMTS la cui età media è di 75 anni e considerare il luogo, l’orario e la particolare situazione in cui si trovano. Se mi capita di incrociare tanto ben di Dio, anche a rischio di farmelo fregare o farmi multare, scendo dall’auto, fotografo il possibile parcheggio e lo valuto come farebbe un sommelier dopo aver assaggiato un Brunello di Montalcino del 2008.
Tolgo una stella perché ci troviamo all’indomani della festa del 25 aprile e certi signorotti ancora stanchi, con mani linde che non hanno mai lavorato, non si sono ancora seduti al tavolino per consumare l’aperitivo prima di andare a pranzare da Mammà!
Multa Sostare, chi non l’ha mai trovata? Che meritavo in quanto parcheggiato in orario notturno in centro storico. Quello che non mi meritavo erano i 10 euro di sovrapprezzo che, senza nessun motivo, ho dovuto saldare sul c/c di Sostare. Un pizzo urbano. Per il pagamento, di bonifico non se ne parlava perché, dal verbale rilasciato sul parabrezza lungo 80 cm. (da Guinness!) , viene indicato nei primi venti centimetri un IBAN e nel rimanente “mezzo metro” un altro IBAN!!!! Come fidarsi di una partecipata municipale in odor di smantellamento, dopo le sirene di dissesto al Comune di Catania? Quindi due bollettini da pagare alla posta. E va bene, facciamo questo sacrificio. Parcheggio di fronte a un ufficio postale operativo nel pomeriggio; attivo il mio Neos Park che, con i nuovi aggiornamenti, è più facile attivare i codici di testate nucleari (sono arrivato a 6 ENTER per dirgli “Tariffa Catania attiva”, con tanto di 110 e lode e bacio in fronte in “Scienze e tecnologie applicate in soste metropolitane”) e mi avvio all’entrata. Per l’aria condizionata non c’è che dire: eccellente! Vedo solo 3 utenti e altrettanti dipendenti, ma sono uscito dopo un’ora! Perché? Spezzo una lancia a favore degli impiegati che, per quei pochi che sono rimasti, fanno il possibile per mandare avanti la baracca. Ma gli utenti? Peggio di Scapece in Benvenuti al Sud! Davanti a me, in attesa, che dopo mezz’ora stavo già boccheggiando di fronte a quei larghi monitor di Poste Italiane che ti fanno vedere effimeri paradisi gialli e blu, c’erano soltanto tre utenti: 1) La prima era un’anziana signora che usava lo sportello come il confessionale parrocchiale, confidando all’impiegato i lamenti di casa, della nuora che non sopporta, ai dolori alla schiena per via dell’artrosi e addirittura fino alle prestazioni coniugali del marito. Non sono sicuro se sia entrata prima di noi con un biglietto regalatole da chi era appena uscito (abitudine abbastanza in voga in un paese civile come il nostro); 2) Il secondo era il parente di un altro utente che mi era accanto in attesa, mentre diceva peste e corna e che cercava spiegazioni su certe incomprensibili operazioni bancarie sul proprio conto corrente. I correntisti di Poste Italiane sono i personaggi più temuti: se aprono il libretto di risparmio e sei alle loro spalle, è finita! 3) Il terzo era il più terribile. Io avevo il n. A216, lui il n. A215. Entrambi dovevamo pagare bollettini e, visto il suo A ministeriale , mi sono giustamente seduto dietro. Dopo 20 minuti, mi accorgo che davanti avevo uno straniero confuso, credo albanese, che aveva premuto il tasto di prenotazione sbagliato e stava cercando di spiegare all’impiegato che voleva inviare a casa del denaro: 40 minuti per questa operazione!!!! Era in canottiera e alle spalle aveva un grande tatuaggio a colori raffigurante un paesaggio orientale. Io indossavo degli occhiali da sole polarizzati, il che significa che in condizioni di riflesso si riduce il riverbero rendendo una migliore percezione dei contrasti e una visione nitida con colori naturali. Significava pure che, nell’attesa, in quel tatuaggio che fluttuava e che sembrava un quartiere cinese in movimento nel mercato di Shanghai, ero ormai diventato padrone dei viottoli, dei ruscelli e dei numeri civici nelle pagode presenti. Addirittura ci vedevo dentro delle geishe che con infiniti inchini e una tazzuola di vino báijiǔ, mi pregavano di consegnar loro i bollettini che avrebbero fatto pagare dal Direttore di filiale in persona, e senza mora! Mi stavo addormentando a Pechino quando fui svegliato dal campanello che annunciava il numero A216! Ecco finalmente il mio turno. Pago ed esco fuori, mi accomodo in auto e mi accorgo che sul parabrezza c’era un altro verbale della Sostare: 31 luglio, ore 16.30, col Neos Park attivo! No, non è possibile, questo è uno sfregio. Stavo per incazzarmi in strada come Steve Martin quando non trovò l’auto noleggiata all’aeroporto di Chicago nel film “Un biglietto in due”, ma mi sono calmato solo alla lettura del verbale, sempre lungo 80 cm: c’era un’altra targa. Non era la mia. Un mio concittadino, fregandosene e senza farsi mille problemi, l’aveva poggiato sul mio tergicristalli. A ricordo, e con tanti “sticazzi” alla suddetta Società. L’avrei abbracciato! (Mimmo Rapisarda)
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