Randolph Peter Best (Madras, India, 24 novembre 1941), noto come Pete Best, è stato il primo batterista stabile dei Beatles, dal 12 agosto 1960 al 16 agosto 1962.

Figlio di Mona Best, proprietaria del club "The Casbah", suonava con i "The Blackjacks" regolarmente, quando il manager Allan Williams (per mettere fine ai continui cambiamenti dietro la batteria dei Beatles) lo scritturò per la tournée ad Amburgo. Best ha suonato durante le tournée britanniche e in Germania (lo Star Club di Amburgo e il piccolo locale trasandato di proprietà di un ex clown, Bruno Koshmider, chiamato Indra Club). La madre si attivò parallelamente al manager "ufficiale" per promuovere il "gruppo di Pete".

In seguito, nella prima registrazione EMI ufficiale del singolo di debutto, "Love me do", nel settembre del 1962, Pete viene sostituito dal batterista del gruppo rock 'n' roll "Rory Storm & The Hurricanes", Ringo Starr. La scusa era che Pete non fosse all'altezza come batterista e questa tesi era sostenuta sia dal manager Brian Epstein sia dal produttore George Martin che dal gruppo stesso.
In realtà vi erano problemi di compatibilità caratteriale: Pete aveva un comportamento pacato ed introverso, mentre gli altri tre componenti del gruppo spesso erano estroversi ai limiti del pudore. Ringo Starr ben si adattava allo spirito ribelle del gruppo.

Pete era stato fondamentale nell'evoluzione artistica e di immagine della band: aveva infatti doti e capacità di leader a livello musicale, e grazie al suo fascino contribuiva ad enfatizzare la notorietà dei primi Beatles, attirando una grande quantità di ragazzine urlanti all'interno dei locali, ben prima dell'avvento della "Beatlemania".

Pete Best nemmeno il quinto Beatle, forse il Beatle fantasma, o il Beatle scaricato, meno mitico di Stuart Sutcliffe, il bassista morto per emorragia celebrale, lontano dall'aura che circonda Il manager Brian Epstein. Comunque lo si voglia chiamare, il batterista che fece parte dei Fab Four dal 1960 al 1962, scaricato un attimo prima della registrazione di "Love me do", appena messi i piedi nei leggendari Abbey Road Studios.
 
Su Pete Best, autore di recente di un volume pieno di rammarico ma anche di esibito equilibrio dal titolo "Quando era un Beatle", in realtà le versioni divergono: secondo alcuni fu lui ad abbandonare il gruppo, non credendo nelle potenzialità del suo  sound. Per altri, versione più accreditata, fu mollato su due piedi da Lennon e McCartney; nella interpretazione più edulcorata, seguendo le indicazioni del produttore George Martin, scettico sulle doti di batterista di Pete: più verosimilmente, scaricato dal magico duo, mosso dall'invidia per il successo, il glamour e la bellezza affascinante di Best. Nessuno dei Beatles, in ogni caso, si è mai espresso chiaramente sulla vicenda.
Resta il fatto che il Nostro, passato alla storia con un singolare merito di sfortunato, nella migliore delle ipotesi, è riuscito a non farsi travolgere dal destino beffardo, continuando tuttora a vivere di una strana popolarità in gran parte frutto di uno strano pallido riflesso, in parte per merito suo. Dovunque si celebri il
quartetto, e lo si fa in ogni parte del mondo e in ogni stagione, lui è lì con la sua fama stranamente sinistra ad onorare quel suo triennio di vita carico di futuro e gloria, poi misteriosamente sfuggiti.

 

 

 

 

 

 

 

La storia di Pete Best, primo batterista dei Beatles

QUANDO ERO UN BEATLES. 

PENSATE AD UN MUSICISTA che poteva entrare nella storia della musica rock inglese e mondiale e che solo per un istante ha perso il treno. E non per colpa sua.
Questa è più o meno la storia di Pete Best, batterista del Beatles prima che questi gli preferissero Ringo Starr proprio un attimo prima di registrare il loro primo successo.
Gli scarafaggi di Liverpool non diedero mai spiegazioni al povero Pete che si ritrovò solo e spettatore del successo di cui stavano godendo i suoi ex compagni.
Il libro di Orselli ripercorre la storia dei Beatles e di Best cercando di ricostruire il loro ambiente interno e offrire elementi per capire cosa sia mai successo.
L'occasione è ghiotta per conoscere come sono nati, dove hanno suonato, come vivevano la loro vita pubblica, con il nostro Best che non manca di svelare notizie anche poco edificanti.
Oggi Pete Best sta raccogliendo le briciole di quello che poteva essere un grande successo, lui che piaceva alle ragazze, che aveva stile e un passo in più rispetto a Lennon e compagni.

In fondo al libro un'intervista ci mostra un uomo che comunque ha trovato un proprio equilibrio e qualche piccola soddisfazione che può servire a consolarsi per l'occasione persa.
Una storia, la sua, molto interessante anche capire in quali ambienti e in quale società i baronetti siano cresciuti. Alla fine della lettura si ha quasi l'impressione che un po' della magia dei Beatles sparisca per mostrarci tre bastardi che si sono lasciati guidare soprattutto da sentimenti di invidia nei confronti di quel ragazzo che aveva così successo e che era così brillante e capace. Solo dopo una fase di disintossicazione si può tornare ad ascoltare le loro canzoni e a sentirle, anche quelle post Pete Best, belle, e a perdonare quanto c'è di negativo nel carattere di ognuno.
Certo rimane irrisolto il perché di quell'allontanamento, di cui i baronetti mai diedero spiegazioni. Speriamo che un giorno lo facciano. Almeno per i fan.

Giampiero Orselli, Quando ero un Beatles, coll. Ritmi, 124 pagg., £. 14.000

I BEATLES CON PETE BEST

 

 

 

 

 

Stuart Fergusson Victor Sutcliffe, nato a Edimburgo, Scozia, il 23 giugno 1940; morto ad Amburgo, Germania, il 10 aprile 1962). Figlio di un marinaio scozzese stabilitosi a Liverpool dopo la guerra, "Stu" conobbe il coetaneo John Lennon alla scuola d'arte. Divenne il bassista dei Beatles e li accompagnò ad Amburgo, ma, quando il complesso nel 1961 tornò in Inghilterra, "Stu" Sutcliffe rimase nella città tedesca per continuare gli studi artistici e soprattutto per amore di Astrid Kirchherr, la fotografa e stilista che inventò le pettinature del gruppo e con la quale si era fidanzato. Nel 1962, un aneurisma cerebrale fu fatale al giovane, che spirò tra le braccia di Astrid.
Stuart era, insieme a Paul McCartney, il "bello" del gruppo, ma covava anche aspirazioni da intellettuale. Secondo alcuni, ebbe rapporti omosessuali con Lennon. Un suo quaderno venuto alla luce poco tempo fa contiene testi di canzoni inedite e diverse annotazioni diaristiche. Secondo la sorella Pauline, "da molte cose" si arguisce che fu proprio Lennon a provocare la morte di "Stu", colpendolo violentemente sulla testa durante una sciocca lite.

Stuart Sutcliffe, l'uomo che ha inventato i Beatles

In un Dvd la storia del pittore che e' stato il migliore amico di John Lennon, ha inventato il nome del gruppo di cui e' statoil bassista per i primi due anni. E' morto per un'emorragia cerebrale nel 1962 quando la sua carriera d'artista stava perdecollare. Oggi lo chiamano 'the lost Beatle', il Beatle perduto, ma, per lungo tempo, prima che il titolo passasse a Billy Preston, e'stato considerato 'il quinto Beatle'.Il suo nome e' Stuart Suttclife, curiosa figura d'artista morto prematuramente, che e' stato il primo compagno musicale diJohn Lennon, fondatore insieme a lui dei Dissenters, la band che ha preceduto i Quarrymen, il gruppo che ha dato leorigini ai Beatles la cui vicenda viene raccontata in un bellissimo Dvd, Stuart Sutcliffe, the lost Beatle, appena uscito.Stuart era nato a Edimburgo ma e' cresciuto nel Mersey, la regione di Liverpool. Il suo nome e' ancora oggi unaleggenda del Mersey Beat, il movimento i cui fermenti hanno generato la musica del quartetto con Lennon, PaulMcCartney, George Harrison e Ringo Starr. Compagno di Lennon alla scuola d'arte, Sutcliffe era un dotatissimo pittore dotato di grande carisma e di un lookparagonabile a quello di James Dean, fatto che, all'alba degli anni '60, non passava certo inosservato.E' stato prorprio il suo amico John a spingerlo a comprarsi un basso (un Hofner President) e a far parte dei Beatles per iprimi due anni di vita della band, della quale, a quanto pare, e' stato l'inventore del nome, ispirato a Crickets di BuddyHolly. Stuart aveva un gran talento da pittore ma era poco incline alla vita da rock star: sul palco si sentiva cosi' poco asuo agio da suonare con le spalle rivolte al pubblico. La testimonianza piu' celebre delle sue non eccelse qualita' dibassista e' 'Cayenne', pubblicata sul primo volume dell' Anthology. Per la verita' sia Bill Harry, fondatore del giornale delMersey Beat e Pete Best, il primo batterista dei Beatles, sono stati concordi nel definire esagerate le voci sulla suainadeguatezza musicale. Fatto sta che prima ancora che i Beatles avessero successo, Sutcliffe lascio' la band per dedicarsi alla pittura. Asostituirlo al basso fu Paul McCartney che abbandono' cosi' il suo ruolo di secondo chitarrista. Nel 1962, quando la sua carriera di pittore cominciava a decollare, Stuart e' morto per un'emorragia cerebrale attornoalla quale e' cresciuta una voce inquietante. Secondo la sorella Pauline la causa della sua morte sarebbe stata proprio John, il suo migliore amico che, durante unalite ad Amburgo, l'aveva ripetutamente colpito sulla testa. Nel 2001 Pauline ha dichiarato che negli ultimi anni di vita,Lennon avrebbe ammesso di aver convissuto con un profondo senso di colpa per il possibile ruolo avuto nella morte delsuo compagno d'arte prediletto.Questa tesi non ha mai trovato riscontri ufficiali ne' altri sostenitori, neanche tra la gente piu' vicina a lui.Nonostante sia apparso nel mondo della musica come una meteora e sia stato nel gruppo soltanto due anni, StuartSutcliffe ha avuto un'influenza enorme sulla vita dei Beatles. Il suo senso dell'arte ha fatto da guida per la definizione dellook dei primi Beatles mentre e' indiscutibile la profonda influenza esercitata su John Lennon, emersa chiaramentedurante il periodo psichedelico del gruppo (1966-1968) e, soprattutto, attraverso l'amore per l'arte e l'avanguardiacoltivato insieme a Yoko Ono I Beatles hanno reso omaggio a Sutcliffe inserendo il suo ritratto nella copertina di Sgt Pepper (appare all'estremasinistra, accanto all'amico-artista Aubrey Beardsley) e, piu' tardi, su quella del volume 1 dell'Anthology. A lui e' dedicato il film Backbeat e un ritratto in Birth of the Beatles di David Wilikinson.Ora questo Dvd che ha per protagonisti oltre ai quattro che con i Beatles sono giustamente entrati nella leggenda, i dueche questa leggenda l'hanno solo intravista: il povero Stuart, che l' ha sfuggita per inseguire il suo sogno d'artista, e PeteBest, il primo batterista, l'uomo che e' stato cacciato e che ha lasciato il posto a Ringo Starr perche' era un rompiballeche ad Amburgo faceva la paternale a John, Paul e George perche' troppo presi dalle anfetamine e dalle ragazze eperche', nella Liverpool povera di quegli anni, Ringo era l'unico ad avere la batteria Ludwig. Quel modello diventato asua volta una leggenda, mentre Pete Best e' passato alla storia come il principe delle occasioni perse.

Paolo Biamonte 

Cinemazhttp://www.cinemaz.it

 

 

 

 

 

Brian Samuel Epstein (19 settembre 1934 – 27 agosto 1967) fu un uomo d'affari inglese, maggiormente conosciuto come il manager dei Beatles. Il suo ruolo nei loro successi iniziali fu determinante. L'abilità manageriale e imprenditoriale di Epstein lo portò a una fama senza precedenti per un agente.

Epstein si fece carico della gestione del gruppo in un periodo nel quale il gruppo stava già lottando inutilmente da tempo per ottenere il successo. Allora i Beatles non erano altro che uno dei 200 gruppi Beat di Liverpool. Benché non avesse avuto altre esperienze come agente, Epstein rivelò un'innata abilità nel presentare e promuovere i Beatles. Dopo la sua prematura morte (a causa di overdose di tranquillanti) nel 1967, i Beatles iniziarono a perdere coesione.

Epstein nacque in una famiglia ebrea. I suoi genitori possedevano un negozio di strumenti a Liverpool, Inghilterra (dove la famiglia di Paul McCartney comprò un piano). Studiò al Wrekin College nel Shropshire, poi studiò alla Royal Academy of Dramatic Art (RADA) a Londra; ma, quando abbandonò la scuola al terzo trimestre, suo padre lo mandò a lavorare nel nuovo negozio di dischi North End Music Stores (NEMS) a Liverpool. Infine, dopo che un secondo negozio fu aperto al 12-14 di Whitechapel, Epstein fu messo a capo dell'intera operazione. Dal 3 agosto 1961, Epstein iniziò a scrivere regolarmente nella rivista Mersey Beat.
Epstein notò per la prima volta il nome Beatles in una locandina di un concerto, pensando che suonasse "stupido". É comunemente accettata la versione che afferma che, poiché parecchie persone richiedevano il singolo che avevano inciso in germania con Tony Sheridan, e non riuscendo a procurarselo, Epstein andò direttamente dai Beatles per avere informazioni. Lui e il suo assistente Alistair Taylor andarono a verderli in una esibizione al Cavern Club. Epstein disse dell'esibizione dei Beatles, "Fui subito colpito dalla loro musica, dal loro beat, e dal loro senso dell'umorismo sul palco. E, quando li incontrai, fui colpito dalle loro personalità. E fu proprio allora che partì tutto." (Li riconobbe come abituali clienti del NEMS; Passavano il loro tempo a curiosare fra i dischi.)

Ma questa versione è smentita da un'altra; Bill Harry (l'editore di Mersey Beat in quel periodo) afferma di aver presentato personalmente John Lennon a Epstein. Questa versione non è verificata, e Lennon non ha mai parlato di questo in pubblico.

Ad un incontro il 10 dicembre 1961, fu deciso che Epstein sarebbe stato il manager del gruppo. I quattro membri firmarono un contratto quinquennale a casa del loro primo batterista Pete Best il 24 gennaio 1962. Epstein non firmò subito il contratto, lasciando ai Beatles la possibilità di firmare successivamente. (Il contratto non era tecnicamente legale, poiché McCartney e Harrison non avevano ancora l'età legale per farlo; in teoria dovevano firmare i loro padri. Nessuno si accorse di ciò allora.)

Benché non avesse una precedente esperienza come agente di gruppi, Epstein fu il principale autore del successo iniziale della band. Quando Epstein scoprì il gruppo, si vestivano con blue jeans e giacche di pelle, esibendosi in turbolenti concerti rock 'n' roll. Gli incoraggio a cambiare stile nel vestire e a rendere le loro esibizioni meno sporche. Li convinse a non fumare e mangiare durante i concerti, e li convinse a fare il famoso inchino alla fine dell'esibizione.

Dopo che i Beatles furono rifiutati dalle maggiori case di produzione dell' Inghilterra, compresa la Columbia Records, la Pye Records, la Philips, la Oriole Records, e, la più famosa, la Decca Audition, Epstein riuscì a fare un contratto con la Parlophone, una piccola casa di produzione legata alla EMI. Epstein visitò la locale HMV per far fare ai Beatles un demo. Un Tecnico dell' HMV (Jim Foy) fu impressionato positivamente dalla registrazione e mandò Epstein da George Martin, un dirigente della Parlophone. Martin accettò di sentire il gruppo di Epstein e programmò un'audizione, che passarono - ad una condizione: il batterista Pete Best. Quando giunse la notizia che Martin voleva sostituire Best con un altro batterista, Lennon, Paul McCartney, e George Harrison chiesero a Epstein di licenziare Best; il suo posto fu preso da Ringo Starr.
Benché non fosse stato rivelato pubblicamente prima della sua morte, Epstein era omosessuale. É noto che era attratto da Lennon. Ci furono dei pettegolezzi sul fatto che durante una vacanza di quattro giorni in Spagna nel 1963 ci fossero stati dei rapporti sessuali fra i due. Lennon negò sempre questo, dicendo a Playboy nel 1980 "fra di noi ci fu un'intenso e bel rapporto, ma niente di più." McCartney disse che il rapporto fra i due era solo platonico.

Oltre al managing dei Beatles, Epstein gestì anche con successo i Gerry & The Pacemakers, i Billy J. Kramer & The Dakotas, i The Fourmost, Cilla Black e molti altri artisti. Socializzò anche con George Martin e con la sua futura moglie Judy Lockhart-Smith, e presentò il loro banchetto nuziale nel 1966. Nell'Ottobre 1964, l'autobiografia di Epstein, A Cellarful of Noise, fu pubblicata prima nell'UK e poi negli Stati Uniti d'America. Fu scritto insieme a Derek Taylor, che fu l'assistente di Epstein quell'anno, poi addetto stampa dei Beatles dal 1968 al 1970. (Lennon prese in giro Epstein dicendo che la biografia avrebbe dovuto chiamarsi A Cellarful of Boys - Una Collezione di Ragazzi.)
Nei successivi tre anni, il rapporto con la band mutò riflettendo il cambiamento del gruppo. La loro decisione nel 1966 di cessare i concerti portò Epstein a pensare che non avrebbero rinnovato il contratto di management, che sarebbe cessato nel 1967. Questa preoccupaziome, insieme alla preoccupazione di mantenere segreta la sua sessualità, lo fece cadere in una spirale di depressione e assuefazione alla droga.
Epstein morì a causa di un'overdose di droga il 27 agosto 1967, il weekend in cui i Beatles erano in Galles per incontrare il guru indiano Maharishi Mahesh Yogi. Secondo l'inchiesta ufficiale, la sua morte fu dovuta ad un incidente stradale, ma fu probabilmente causata da un eccesso di barbiturici forse mischiato con alcool. Ci fu chi ipotizzò un'ipotesi di suicidio, ma questa ipotesi è sicuramente senza fondamento. In più, suo padre era appena morto, e forse questo portò anche alla morte della sua amata madre, Queenie &mdash.

 

 

 

 

 

 

Il 3 gennaio 1926 nasce a Londra il produttore George Martin, l'uomo che meglio di altri ha saputo affiancare la istintiva creatività dei Beatles aiutandola a crescere ed evolversi. La sua storia musicale inizia negli anni Cinquanta quando, dopo essersi diplomato alla Guildhall School of Music, entra come musicista di studio alla EMI, passando poi alla produzione. Fino al 1962 il suo lavoro non esce dai confini di quel genere che in Italia verrà poi definito melodico-moderno. Non mancano gli elementi d'innovazione come, per esempio, il tentativo di elaborare strutture sonore che escano dai ristretti ambiti degli standard statunitensi. Al suo lavoro di produzione sono attribuibili alcuni successi di Shirley Bassey e Matt Monro, nonché l'inatteso exploit discografico di un attore popolare come Peter Sellers: buone intuizioni condite da un pizzico di genialità, ma niente di più. La svolta della sua carriera, destinata a inserirlo tra i personaggi leggendari della produzione discografica del Novecento, avviene nel 1962, quando ascolta un quartetto di ragazzi di Liverpool scartati dalla Decca. Sono i Beatles. È lui il primo a percepire, dietro l'apparente semplicità delle loro esecuzioni, la forza del cambiamento epocale. C'è chi dice che senza di lui i Beatles sarebbero rimasti probabilmente nella memoria dei frequentatori del Cavern Club di Liverpool e basta. La storia non si fa con i se, ma è certo che la band, reduce dal fiasco del provino alla Decca, senza quel primo contratto discografico strappato con i denti da George Martin, avrebbe probabilmente tirato i remi in barca. Dà molto ai quattro ragazzi di Liverpool, ma riceve anche molto. Grazie a loro diventa uno dei protagonista del più imponente movimento d'innovazione musicale dei Novecento. Resta il produttore dei Beatles fino al 1969 e accompagna l'evoluzione del gruppo per tutto il periodo d'oro. Con John Lennon e Paul McCartney forma un team affiatato e capace di sperimentare nuove tecniche aprendosi alle contaminazioni. La musica pop, come già aveva fatto il jazz, si rimette in discussione, accetta la sfida e si apre a generi diversi come il classico ed il sinfonico. Nel 1965 George comincia a sentire il peso dei limiti imposti dalla sua casa discografica e lascia la EMI per creare una propria etichetta: la AIR London. Dopo la separazione dai Beatles produrrà nuovi artisti, senza più riuscire a realizzare quella mescola magica capace di segnare un'epoca.

 

La pazzia di Sir George

Sgombriamo subito il campo da equivoci: per me Love è uno dei dischi dell'anno. Non vi sareste mai aspettati un'affermazione così da uno che ha un blog con quel titolo e quel sottotitolo, da uno che ha iniziato ogni singola puntata di una sua trasmissione con una canzone diversa dei Beatles, eh? Ma ho i miei motivi. Oltre al fatto che i Beatles sono la più grande band mai apparsa sulla faccia della Terra. Ovvio.

Prima di tutto: Love è la definitiva consacrazione del genio di George Martin, prima che dei Beatles stessi. Sir George, il quinto Beatle, chiamatelo come volete: c'è lui dietro al risultato del disco. Insieme al figlio Gilles ha avuto in mano tutti (e dico tutti) i pezzetti di nastro che i Beatles abbiano mai registrato. Stiamo parlando di chiacchiericcio, cazzeggio, le linee vocali di un pezzo, una parte di chitarra di un altro, effetti sonori, fruscii, assoli di batteria, tutto. Considerate anche che i quattro, notoriamente prolifici, sono rimasti in studio per anni, da quando hanno smesso di fare concerti. Bene. Martin conosce perfettamente ogni pezzo di nastro: e grazie, li ha prodotti lui, ma non solo. Non era solo il produttore dei Beatles. Insieme a loro li sentiva crescere, comporre, provare e scartare soluzioni, modificarne altre. Dio solo sa l'emozione che lui stesso ha dovuto provare quando si è ritrovato davanti a quelle migliaia di ore di registrato. Però Martin è inglese, quindi avrà nascosto l'emozione e si sarà messo al lavoro. E già questo riprendere dei brani che sono scolpiti nella memoria di tutti e "sconvolgerli", in qualche modo, non è qualcosa che ti aspetti da uno che ha ottant'anni suonati e che potrebbe tranquillamente starsene in poltrona a sentire la discografia dei Beatles urlando: "L'ho fatta io, 'sta roba". E invece no: si ricomincia. Risultato?
Quello che fa Martin con questo disco è dire a tutte le band del pianeta: toh. Un "toh" lungo ottanta minuti e passa. E' banale, lo so, ma sentite
dei passaggi di "Tomorrow Never Knows" e ci ritroverete tutto il neofolk, sentite la chitarra di "I Want You" che spazza via lo stoner, e certi ritmi che anticipano punk, punkfunk, funkpunk, *unk, e altro. Toh. Per non parlare di quello che Martin ha detto con Love ai "mashuppers" del globo (non riferisco, perché sarebbe volgare e quel gentiluomo di Sir George non apprezzerebbe): mischiare la linea di basso di un pezzo con la batteria di un altro, rallentando o velocizzando le tracce, in maniera perfetta e naturale, creando qualcosa di nuovo e riproponendo qualcosa di ben conosciuto, in un rimando continuo e fluido tra le due (o più) parti.

Già, mettendo mano ai pezzettini di nastro: ma in fondo queste erano cose che lui e la band, in studio, facevano sempre, di continuo. La ricerca sulla produzione, oltre che sui timbri e sulla forma canzone, ha sempre fatto parte dei Beatles: in Love è portata ai massimi livelli, viste anche le possibilità che la tecnologia offre oggi. Comprate la versione cd+dvd: sentire questo disco in surround è un'esperienza, davvero, anche senza drogarsi prima. Credo.
Non voglio arrivare a dire che "se i Beatles fossero tornati in studio" eccetera eccetera, no. Ma questo disco è corretto da un punto di vista filologico e, permettetemelo, "spirituale": non è "muzak", non ci sono pacchianate: Love è più divertente di un film, coinvolge e appassiona. E, in fondo, è "solo" musica dei Beatles.
No, non tutta, a dire il vero. C'è una singola cosa che non proviene dai nastri di Abbey Road, una sola. Un nuovo arrangiamento per archi per "While My Guitar Gently Weeps". L'ha scritto George Martin ex novo. Ma del resto aveva scritto anche la partitura per il quartetto di "Yesterday" e il sestetto di "Eleanor Rigby". Gli sono riusciti abbastanza bene. E sono sicuro che da qualche parte King George approva, ancora una volta

 

 

 

 

Yoko Ono Lennon (nata il 18 febbraio 1933) è un'artista e musicista giapponese che ha vissuto la maggior parte della sua vita negli Stati Uniti. Era già una celebrità minore nel mondo dell'arte quando raggiunse fama (o notorietà) mondiale attraverso la sua relazione - e il successivo matrimonio - con l'allora Beatle John Lennon. Attualmente, vive a New York. In giapponese kanji, il suo nome è scritto ?? ?? (Ono Yoko) e letteralmente significa "bambina dell'oceano (o occidentale)" ed il cognome "piccolo prato". Recentemente, la stampa Giapponese e le copertine dell'album di Ono hanno scritto il suo nome in katakana, un sistema di scrittura usato soprattutto per le parole straniere, visto e considerato che l'artista in oggetto spende la maggior parte del suo tempo in altri paesi.

Nata in uno sfondo privilegiato a Tokyo, Giappone, era la figlia più grande di Isoko Isuda, un membro di una delle più ricche famiglie di banchieri giapponesi, e Eisuke Ono, una pianista classica che sacrificò la carriera per lavorare in banca. Frequentò una prestigiosa accademia a Tokyo (la Gakushuin) dalle elementari al college. La Ono ha raccontato che i suoi genitori avevano delegato l'educazione di lei e dei suoi fratelli per lo più a tate ed assistenti, quindi ebbe dei genitori distanti fisicamente ed affettivamente.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, la famiglia Ono sopravvisse al bombardamento di Tokio in un bunker sotterraneo. Con i fratelli si rifugiarono poi nella campagna e patirono anche la fame. Fu in questo periodo che sviluppò la parte più aggressiva del suo carattere: i bambini del posto schernivano i fratelli Ono, abituati alle buone maniere dell'alta classe ed ora ridotti in povertà. Suo padre rimase in città e, lasciando la famiglia all'ignaro, fu imprigionato in un campo di prigionia in Cina.

Dopo la guerra la famiglia Ono si traferì in America a Scarsdale, New York. Si iscrise presto al Sarah Lawrence College e sebbene i suoi genitori approvassero questa scelta, deploravano invece il suo stile di vita, punendola spesso perché frequentava persone considerate "inferiori" al suo rango. Nonostante ciò la Ono adorava circondarsi di artisti, poeti e personalità dalla vita "bohemienne" in una ricerca di libertà che lei aspirava per la sua persona. Visitava spesso gallerie d'arte e partecipava agli "happening" artistici in città, spinta anche dal desiderio di poter esporre prima o poi anche i suoi lavori artistici.

Nel 1956, sposò il compositore Toshi Ichiyanagi, dal quale divorziò nel 1962. Il 28 novembre dello stesso anno, sposò l'Americano Anthony Cox, che era un musicista jazz, produttore cinematografico e promotore artistico. Il loro matrimono fu annullato il 1 marzo 1963; si risposarono il 6 giugno e divorziarono il 2 febbraio 1969. La loro figlia, Kyoko Chan Cox, nacque l'8 agosto 1963. Dopo una battaglia legale, a Ono fu assegnata la custodia permanente della bambina, tuttavia nel 1971, Cox, che nel frattempo era diventato un fondamentalista cristiano, rapì Kyoko e scomparve. Ono ritrovò sua figlia solo nel 1998.
Yoko Ono fu fra i primi membri di Fluxus, un'associazione libera di artisti d'avanguardia che si sviluppò all'inizio degli anni '60.

La Ono fu tra i primi artisti ad esplorare l'arte concettuale e le performance artistiche. Un esempio delle sue performance è Cut Piece, durante la quale lei stava seduta su un palco ed invitava il pubblico a tagliare con delle forbici i vestiti che aveva addosso fino a restare nuda. Un'altro esempio di arte concettuale è il libro Grapefruit (Uva), edito per la prima volta nel 1964, che comprendeva delle surreali istruzioni in stile Zen da completare nella mente del lettore, come Nascondino: nasconditi finché tutti si scordano di te. Nasconditi finché tutti muoiono. Il libro fu ripubblicato diverse volte, l'edizione a maggior tiratura risale al 1971, distribuito da Simon and Schuster, ristampato nel 2000.

Yoko Ono ha diretto anche alcuni film sperimentali, 16 fra il 1964 e il 1972, fra i quali ottenne un certo successo No. 4 del 1966, più spesso chiamato Bottoms. Il film consiste in una serie di inquadrature di natiche umane di soggetti che passeggiano su di una pedana mobile. Lo schermo è suddiviso in quattro parti quasi uguali per mezzo dalla fessura e dalla piega orizzontale dei glutei. La colonna sonora consiste di interviste con coloro che sono stati filmati o hanno collaborato al progetto. Nel 1996, la Swatch ha prodotto un orologio in edizione limitata per commemorare questo film.

Il lavoro della Ono può essere apprezzato al meglio da una mente aperta. Ella è stata, infatti, descritta come "la più famosa sconosciuta artista: tutti conoscono il suo nome ma nessuno sa cosa fa".

Ono è stata talvolta diffamata e calunniata dai critici che condannano la sua arte. Per esempio, Brian Sewell, critico d'arte per il giornale londinese Evening Standard e personalità televisiva, disse: "Ella non ha creato e non ha contribuito a niente, è semplicemente stata un riflesso del suo tempo...Penso che sia una dilettante, una donna molto ricca che sposò qualcuno che aveva del talento ed era la forza trainante dietro i Beatles. Se non fosse stata la vedova di John Lennon, sarebbe stata totalmente dimenticata adesso...Yoko Ono era semplicemente una parassita. Avete visto le sue sculture o i suoi quadri? Sono tutti orribili." Comunque, la più comune critica è che il lavoro di Ono è stato incompreso e che meriti attenzione e rispetto. Molti allievi, critici d'arte e membri dei media hanno iniziato a riconsiderare la sua arte e a esaminarla attentamente. Negli ultimi anni il suo lavoro ha regolarmente ottenuto riconoscimento e ovazioni. Per esempio, Matthew Teitelbaum, direttore della Galleria d'arte dell'Ontario, dice che "Yoko Ono è una delle artiste visuali più originali e inspirate." Michael Kimmelman, il capo-critico d'arte del New York Times, scrisse: "L'arte di Yoko Ono è uno specchio—come la sua opera 'a Box of Smile,' noi ci riconosciamo nella nostra reazione ad esso— un piccolo stimolo ad un'illuminazione personale, molto Zen."

Nel 2001, YES YOKO ONO, una retrospettiva di 4 anni del lavoro di Ono ricevette il prestigioso premio americano dell' Associazione internazionale dei critici d'arte per la miglior mostra museale svoltasi a New York. (Questo premio è considerato uno dei più importanti encomi nella professione museale .) Nel 2002 Ono fu premiata con la Skowhegan Medal per opere in diversi media. E nel 2005 ricevette il Lifetime achievement award dalla Società giapponese di New York.

Ono ottenne una Laurea ad honorem in Legge dall'Università di Liverpool nel 2001; nel 2002 le fu offerta la laurea come Dottore delle belle arti dal Bard College. Scott MacDonald, professore ospite, che insegna film alla Bard, disse: "Lei deve essere ringraziata per le opere che ha fatto, e celebrata per ciò che è venuta a rappresentare, nella storia dei media e in tutto il mondo: coraggio, resilienza, persistenza, indipendenza e soprattutto immaginazione e fiducia ne lfatto che la pace e l'amore rimangano la via verso un futuro dell'umanità più luminoso e diverso."
John Lennon e Yoko Ono con il primo ministro canadese Pierre Trudeau, 22 dicembre 1969 Ottawa, OntarioYoko Ono è conosciuta più che altro per aver sposato il cantante dei Beatles John Lennon. Si incontrarono per la prima volta quando Lennon visitò un'anteprima di un esibizione della Ono all' Indica Gallery di Londra, il 9 novembre 1966. Lennon fu suggestionato dallo humor e dall'interattività delle opere esposte, come l'installazione che prevedeva una scala davanti ad una tela nera e che per mezzo di specchietti faceva leggere la parola "Yes". C'era anche una vera mela (o almeno che sembrava tale) esposta con la targhetta "Mela": quando Lennon venne a sapere che il prezzo della mela era 200 pounds pensò ad uno scherzo, ma lo ritenne divertente (Spitz, pag. 650). Un'altra opera consisteva in un muro dove i visitatori erano invitati ad appendere un chiodo con un martello, ma poiché l'esibizione sarebbe dovuta iniziare solo il giorno successivo, la Ono vietò a Lennon di infilare il primo chiodo. Dopo le insistenze del cantante e dopo un'accesa discussione con il proprietario della galleria, la Ono permise a Lennon di mettere il primo chiodo, ma solo a condizione di ricevere 5 scellini. Al che Lennon replicò: "Ti darò 5 scellini immaginari se tu mi lasci appendere un chiodo immaginario" (Spitz, pag. 632). Iniziarono a frequentarsi 2 anni dopo, in seguito al divorzio di Lennon dalla sua prima moglie Cynthia. Si sposarono il 20 marzo 1969 al Rock di Gibilterra. Loro figlio, Sean, nacque nel giorno del 35° compleanno di Lennon, il 9 ottobre 1975.

Lennon menziona la Ono in molte delle sue canzoni. Quando era ancora nei Beatles scrisse "The Ballad of John and Yoko" e la menziona implicitamente in "Julia" ,una canzone dedicata a sua madre dove un verso recita : "Ocean child calls me, so I sing a song of love" (let. La bambina dell'oceano mi chiama, così canto una canzone d'amore) (il kanji ?? ("Yoko") significa letteralmente "bambina dell'oceano"); altre canzoni di Lennon su Ono sono: "Oh Yoko!", e "Dear Yoko".

Yoko Ono e Lennon collaborarono in molti album, a partire dal 1968, prima dello scioglimento dei Beatles, in Unfinished Music No.1: Two Virgins, un album di musica elettronica particolarmente difficile e sperimentale. Lo stesso anno la coppia partecipò ad una traccia sperimentale di The White Album intitolata Revolution 9, che, a tutt'oggi, è uno pezzi più legati ad un rapporto di amore/odio con i fans. Molti degli album della coppia vennero in seguito pubblicati sotto lo pseudonimo Plastic Ono Band.

Il primo album di questa formazione è del 1969 Live Peace In Toronto, registrato durante il "Toronto Rock and Roll Revival Festival". Oltre a Lennon e Yoko Ono il gruppo aveva come chitarrista Eric Clapton, come bassista Klaus Voorman, Alan White alla batteria. Nella prima parte di questa esibizione il "rock" è piuttosto negli standard, ma nella seconda parte, quando Yoko Ono prese il microfono, la band si esibì in quella che si può considerare come il debutto del mondo dell'avanguardia nel rock. Il finale del disco consiste per lo più in musica di sottofondo sulla quale Yoko Ono cantava e urlava.

Ono pubblicò il suo primo album da solista, Yoko Ono/Plastic Ono Band nel 1970, come versione alternativa del più famoso John Lennon/Plastic Ono Band. I due album avevavo le copertine per lo più identiche, ma su quello della Ono era presente una foto di lei che si piega verso Lennon, mentre nell'album di Lennon era lui a piegarsi verso Yoko Ono. Secondo alcuni, era stato fatto in modo che alcuni fans di Lennon comprassero l'album della Ono per sbaglio. In entrambi gli album veniva esplorato il cosiddetto primal scream, le urla più primitive, tuttavia mentre Lennon aveva un approccio più convenzionale alla stesura delle canzoni, il lavoro della Ono era un vero e proprio assalto urlante. Nell'album di lei erano presenti vocalizzi ruvidi e crudi, forse influenzati anche dal teatro Noh giapponese. Forse la canzone più famosa dell'album è Why, durante la quale lei urla la parola "why" ("perché?") per 5 minuti. Alcuni critici furono ricettivi verso questo lavoro e dichiararono che la sua voce era "lo strumento più interessante dopo Robert Moog". Su US Charts arrivò al #183.

Nel 1971 pubblica l'album doppio Fly . In tale pubblicazione Ono esplorò un punk rock leggermente più convenzionale con tracce come "Midsummer New York" e "Mind Train." Ottene anche una diffusione radiofonica minore con la ballata "Mrs. Lennon". Forse la canzone più famosa dell'album è "Don't Worry, Kyoko (Mummy's Only Looking For Her Hand In The Snow)", una ode alla figlia rapita. Ono in seguito pubblicò due rock album femministi nel 1973, Approximately Infinite Universe e Feeling the Space, che ricevettero poca attenzione in quel periodo ma che sono oggi valutati con molto rispetto dalla critica,particolarmente per canzoni come "Move on Fast," "Yang Yang" e "Death of Samantha."

Ono è spesso accusata dai fan dei Beatles di aver fatto sciogliere il gruppo. Altri sostengono che non fu lei la causa, poiché negli ultimi anni 1960 i menbri dei Beatles si stavano inevitabilmente muovendo in diverse direzioni sia musicalmente che nella vita privata .

Quando i Beatles registravano la loro musica, estranei non erano generalmente lasciati entrare nello studio di registrazione, ma comunque, John Lennon invitò Ono ald accompagnarlo dirante le sessioni iniziali di registrazione per il White Album. Essi rimasero insieme durante queste e altre sessioni. All'inizio, Ono osservava solamente, ma successivamente dette consigli a Lennon che era interessato e influenzato dalla sua opinione. Alla fine, Ono offriva suggerimenti e a volte critiche all'intero gruppo. Gli altri membri non la presero bene. Secondo George Harrison, Ono stava producendo delle "vibrazioni negative." Le registrazioni di Abbey Road (album) eranp già caratterizzate da litigi e molti credono che la sua presenza aumentasse la tensione.

Ad oggi, le donne che hanno avuto a che fare (più o meno intenzionalmente) con musicisti famosi vengono paragonate ad Ono: Nancy Spungen e Courtney Love per citarne un paio. In un'intervista del 2003 con Jay Leno, Ono ha parlato del disagio provato per lo scioglimento dei Beatles.
Ono ha realizzato il successo come musicista nella sua propria destra. In 1961, anni prima della riunione Lennon, ha avuta sue prime prestazioni pubbliche principali in un tutto-Ono concerto al Recital Corridoio (non il più grande “Corridoio principale„ di Carnegie) delle 258 sedi. Questo concerto ha caratterizzato la musica e le prestazioni sperimentali radicali. Inoltre ha collaborato con i luminaries sperimentali quali la gabbia del John e la leggenda Ornette Coleman di jazz. La musica del Ono è cambiato dopo la sua unione; mentre molte delle sue canzoni iniziali mantengono la qualità surreal della sue arte e pellicole, le sue canzoni successive sono solitamente più convenzionali - per esempio, le sette canzoni che ha contribuito all'album, doppia fantasia di schiocco. Nella primavera di 1980, Lennon ha sentito Lene Lovich e il B-52's “aragosta della roccia„ in un nightclub e gli ha ricordato del suono musicale del Ono. Ha funzionato ad un telefono pubblico, denominato Yoko e detto “sono infine aspettano per noi, amore!„ Effettivamente, molti musicisti, specialmente quelli del movimento della nuova onda, hanno renduto l'omaggio a Ono (entrambi come artista nella sua propria destra e come un muse e figura iconic). Per esempio, Elvis Costello ha registrato una versione della canzone del Ono “che cammina sul ghiaccio sottile„, i B-52 coperti “non si preoccupano, Kyoko (Mummy unico cercando la sua mano nella neve)„ (che riduce il titolo a “non preoccupazione„) e la gioventù Sonic ha incluso lle prestazioni della parte concettuale in anticipo di voce del Ono “per il Soprano„ nel loro album SYR4 dell'fin de siecle: Arrivederci ventesimo secolo. Una delle canzoni più note delle signore di Barenaked è “è il mio Yoko Ono,„ e Dar Williams ha registrato una canzone chiamato “che non sarò il vostro Yoko Ono.„ Il cantante Patti Smith della roccia del punk ha invitato Ono a partecipare “alla fusione,„ un festival di due settimane di musica che Smith ha organizzato a Londra durante il giugno 2005; Ono ha effettuato alla regina Elizabeth Corridoio. Sulla notte dell'8 dicembre 1980, Lennon e Ono erano nell'studio che lavora alla canzone del Ono “che camminano sul ghiaccio sottile.„ Quando hanno rinviato nel Dakota, la loro sede a New York City, Lennon è stata assassinata all'età 40 dalla a deranged il ventilatore, contrassegna il Chapman di David. “Camminare sul ghiaccio sottile (per John)„ è stato liberato come un singolo di meno che un mese più successivamente e si è trasformato in in primo successo della tabella del Ono, alzante a no 58 e guadagnante il maggiore nel sottosuolo airplay. In 1981, ha liberato la stagione dell'album di vetro con la foto notevole della copertura di Lennon frantumata, occhiali sanguinanti vicino ad un vetro half-filled di acqua, con una finestra che trascura Central Park nei precedenti. Ciò ha condotto alcuni critici ad accusarla di essere insipida ed exploitative. Tuttavia, Ono ha detto che ha scelto questa immagine così provocatoria perché ha desiderato ricordare alla gente che Lennon non era morto suicida, ma era stata assassinata. Ha dichiarato che coloro che ha pensato che l'immagine degli occhiali sanguinanti fosse troppo allo stomaco dovrebbero ricordarsi di che John ha dovuto stomaco molto più. (Questa fotografia venduta ad un'asta a Londra nell'aprile 2002 per circa $13.000.) nelle note del rivestimento alla stagione di vetro, Ono ha spiegato che l'album non è dedicato a Lennon perché “sarebbe stato offeso - era uno di noi.„
Nel 1982è uscito It's Alright (I See Rainbows), un album più positivo, all'inizio di quello che potrebbe essere definita come la ripresa di Ono dopo la perdita del marito. La copertina mostra Ono con i sui famosi occhiali avvolgenti che guarda verso il sole con audacia, mentre sullo sfondo una sorta di fantasma di Lennon osserva Ono e Sean. L'album è stato definito il punto d'incontro tra la sensibilità pop di Ono e le sue influnze avanguardiste. Ha ottenuto un certo successo di classifica e radiofonico con i singoli "My Man" and "Never Say Goodbye."

Nel 1984, è uscito un tribute album dal titolo Every Man Has A Woman , che comprende i classici di Ono cantati da altri artisti, come Elvis Costello, Roberta Flack, Eddie Money, Roseanne Cash eHarry Nilsson. Era uno dei progetti che Lennon non aveva avuto il tempo di realizzare. Quello stesso anno, è uscito anche l'ultimo album di Lennon e Ono: Milk And Honey anche se sotto forma di demo.

The program from Ono's 1986 "Starpeace" world tour.L'ultimo album di Ono risalente agli anni '80 è Starpeace, un concept album pieno di entusiasmo positivo, concepito come un antidoto al sistema missilistico di difesa ideato da Ronald Reagan e conosciuto come "Star Wars" . Sulla copertina troviamo una Ono sorridente e serena che tiene sul palmo della mano la Terra. Nonostante le pressanti richieste di un nuovo album da parte della critica, Starpeace ricevette ben poca risposta commerciale. Il singolo "Hell in Paradise" , comunque, fu un successo, arivando al numero 16 della classifica dance americana.

Nel 1986 Ono iniziò il tour mondiale di Starpeace, in gran parte dedicato all' Europa dell'est e a paesi che riteneva bisognosi di un messaggio di pace.

 

"Sul Gange scoprimmo il potere dello spirito"

di ERNESTO ASSANTE La Repubblica, 16 febbraio 1998 


L'incontro con il loro guru fu la tappa più importante della carriera dei Fab Four. "Mangiavamo vegetariano, facevamo meditazione e scrivevamo canzoni"

SONO passati trent'anni da quando, il 16 febbraio del 1968, i Beatles partirono alla volta di Rishikesh, in India, per raggiungere il loro guru, Maharishi Mahesh Yogi. Quel viaggio segnò una tappa importante nello sviluppo della musica del gruppo e nella geografia spirituale dei giovani di quegli anni. I Beatles scoprivano l'India, la sua musica e la sua cultura, e con loro lo faceva un'intera generazione.

In realtà il rapporto con la musica indiana per George Harrison era iniziato molto prima, nel 1965, quando David Crosby gli aveva consigliato l'acquisto di un album di Ravi Shankar, grande maestro del sitar. George restò affascinato dalla musica indiana e convinse gli altri del gruppo, durante il tour in Asia di quell'anno, a far tappa per la prima volta in India. Ci rimasero quattro giorni, e a Nuova Delhi, George acquistò il suo primo sitar.

Poche settimane dopo, Harrison ebbe modo di conoscere Ravi Shankar: "Si offrì di darmi una mano per capire le basi dell'uso dello strumento. Cominciai ad ascoltare moltissima musica indiana e per i successivi due anni toccai la chitarra solo poche volte, se non per registrare con i Beatles. Avevo tutto quello che volevo: soldi, fama, amore, successo, amici. Ma volevo qualcosa di più. E proprio nel momento in cui avevo questo desiderio mi apparve Ravi Shankar, la musica indiana e una filosofia che non conoscevo. Pochi mesi dopo partii di nuovo per l'India con mia moglie Patti e mi trattenni per un mese. La mia vita stava cambiando. Lì mi sentivo a casa".

Poi, nell'agosto del 1967, un amico di Harrison, David Winnie, lo invitò a una conferenza di Maharishi Mahesh a Londra. "Diceva che con un semplice sistema, quello della meditazione per 20 minuti al giorno, si poteva migliorare la nostra vita. Lo incontrammo alla fine della conferenza, ci invitò ad andare a trovarlo ancora, quel fine settimana, nel Galles. Restammo con lui alcuni giorni e fu davvero fantastico. Ascoltavamo le sue conferenze, studiavamo la filosofia indiana", racconta Paul.

Il 1968 iniziò, per i Beatles, sotto il segno dell'India e della sua filosofia, alla quale tutti sembrarono interessati. George partì da solo, il 7 gennaio, per Bombay, per completare la colonna sonora del film Wanderwall e registrare alcuni raga da utilizzare nelle canzoni dei Beatles. Dopo il suo ritorno, il 16 febbraio, tutto il gruppo partì per Rishikesh. Al viaggio partecipò anche un gruppo di artisti del quale facevano parte, tra gli altri, alcuni componenti dei Beach Boys, il cantautore inglese Donovan e l'attrice americana Mia Farrow. Destinazione Rishikesh, ai piedi dell'Himalaya, dove il Gange abbandona la montagna e si apre verso una splendida valle. "Facevamo la vita dei reclusi", ricordò Lennon in un'intervista a Playboy, "mangiavamo dell'orrendo cibo vegetariano e praticavamo la meditazione trascendentale. Ma soprattutto scrivevamo canzoni".

Se c'è un motivo per cui il viaggio in India dei Beatles merita di essere ricordato è per il gran numero di canzoni che prese forma nella tranquillità di Rishikesh. Più di trenta composizioni, gran parte delle quali furono pubblicate nel White Album. Alcune sono legate a doppio filo al viaggio, come Dear Prudence, scritta da Lennon e dedicata alla sorella di Mia Farrow, che aveva preso la meditazione talmente sul serio che non usciva più dalla sua piccola capanna. "Andammo io e George a cercare di convincerla", ricordò Lennon, "dicendole, cara Prudence perché non vieni fuori a giocare?". Altre canzoni hanno una connessione meno evidente ma altrettanto forte, come Yer blues e I'm so tired di Lennon; alcune sono ironiche come Sexy Sadie, dedicata al guru, e Happy Rishikesh song, mai pubblicata su disco, oppure hanno soltanto una connessione casuale, come Back in the Ussr, suggerita a Paul a Rishikesh da Mike Love dei Beach Boys, o Wild honey pie, nata da un coro collet tivo sul Gange. E tra i capolavori "indiani" vanno anche annoverate Blackbird e While my guitar gently weeps.

Molte altre canzoni non incise all'epoca, hanno visto la luce nei dischi solisti dei quattro, come Jealous guy, la cui melodia fu scritta da Lennon proprio a Rishikesh. Altre ancora esistono solo nei dischi pirata, come i nastri registrati con Mike Love dei Beach Boys e le riprese effettuate dal nostro Tv7, dove i Beatles intonano Hare Krishna e Blowin' in the wind di Dylan.

Ringo restò dal Maharishi solo due settimane, Paul un mese, George e John quasi tre mesi. Per tutti l'esperienza fu interessante, anche se le molte attenzioni sessuali da parte dell'entourage del guru e del Maharishi stesso per le ragazze dei Beatles, insinuarono in tutti dei dubbi. McCartney da allora è diventato vegetariano, Lennon per qualche tempo rimase legato alle filosofie orientali, Ringo ha perso interesse in breve tempo. Solo Harrison ha conservato il suo amore per la musica indiana, coltivando la sua amicizia con Ravi Shankar. Per il Partito della Legge Naturale del Maharishi ha realizzato uno spettacolo dal vivo, nel 1979.

Billy Preston, ribattezzato il Quinto Beatles (The Fifth Beatles) e l'unico al mondo ad aver suonato sia con i Beatles che con i Rolling Stones, è morto a 59 anni dopo una lunga malattia provocata da una ipertensione maligna che gli aveva provocato un blocco renale e altre complicazioni e dopo essere stato in coma profondo dal 21 novembre.

Era stato soprannominato il Quinto Beatles perché,sotto contratto della Apple, aveva suonato la tastiera in Let It Be, The White Album e Abbey Road. Aveva anche suonato in Miss You e Can't You Hear Me Knocking? dei Rolling Stones e spesso come accompagnatore di Eric Clapton.

Negli anni Settanta il tastierista si era fatto un nome con una serie di singoli di successo tra cui Nothing From Nothing, Will It Go Round in Circles e You Are So Beautiful, che Joe Cocker trasformò poi in un fenomeno internazionale. Con Outta Space nel 1973 aveva vinto un Grammy. E se la sua carriera di musicista è stata brillante, altrettanto non può dirsi della sua vita privata; nel 1992 era stato condannato a nove mesi di prigione commutata nella riabilitazione forzata per droga. Cinque anni dopo era stato condannato a tre anni di prigione per aver violato la libertà vigilata. Nel 1998 si era dichiarato colpevole per frode e aveva accettato di testimoniare contro altri imputati in una truffa da circa un milione di dollari.

 

Andy White. Batterista professionista, session-man della EMI. Negli anni '60 era consuetudine registrare in studio usando strumentisti professionisti da sala, e i Beatles non sfuggirono alla prassi: siccome George Martin non si fidava appieno di Ringo Starr, chiamò Andy White a incidere la batteria in Love Me Do e in P.S. I Love You, mentre Ringo suonava il tamburello. Successivamente Ringo re-incise la batteria per quei brani. La batteria nella versione conosciuta di Love Me Do, comunque, è quella incisa da Andy White.

 

 


Jimmy Nicol (Liverpool, UK, 3 agosto 1939). Batterista. Abbastanza noto sulla scena di Liverpool, fu scelto da Brian Epstein - di comune accordo con i Beatles ma con qualche riluttanza soprattutto da parte di George Harrison - per sostituire Ringo Starr durante il tour del 1964. Nicol si esibì nei concerti di Copenhagen (Danimarca), Hong Kong, e in quattro concerti australiani, tre a Sydney e uno a Melbourne.

 

SCUSATE, AVEVO DIMENTICATO L'ULTIMO "QUINTO BEATLE" ......

 

L'immagine può contenere: 1 persona, auto e spazio all'aperto

stavolta è successo davvero!

 

ABBEY ROAD WEBCAM