Come oggi, 45 anni fa l’uomo sbarcò sulla terra. Quella notte, la prima volta che avvenne, allunò con svariati colpi di culo che furono dichiarati dopo decenni. L’apparecchiatura informatica di bordo possedeva una potenza di calcolo inferiore a quella di uno smartphone di oggi; la CPU era stata inventata solo un anno prima e quel giorno l’armadio di transistor e valvole, un sistema paragonabile a un Olivetti M24 del 1981 che già allora era una sciccherìa, andò in tilt per la quantità di informazioni richieste e solo grazie all’esperienza aeronautica dei comandanti Armstrong e Aldrin, che nella fase finale elaborarono a mano con una Texas Instruments tutti i calcoli di avvicinamento, il LEM potè atterrare. Intanto Collins girava attorno alla Luna, pregando Dio di potersi presentare in tempo all’appuntamento con la navicella sparata dal Lem, per riportarli a casa. La frase, l’impronta, la bandiera, le pietre, sono tutte storie che ormai conosciamo e che ricordo con l’immagine celebrativa che ho postato. Ma quella notte, noi ragazzini di quel tempo, come vivevamo? O cosa fantasticavamo guardando quella palla che di sera illuminava le nostre vite senza bisogno di troppi neons?
Assieme a quei tre lassù, quella notte eravamo tutti svegli, in
tutto il mondo. In Italia, dando pugni sul televisore per evitare le
maledette strisce orizzontali, già tutti sul primo canale ascoltando
Tito Stagno che s’incasinò in diretta, più del rincoglionito Ruggero
Orlando da Houston. Io mi trovavo in vacanza in Puglia, nella casa a
mare dei miei nonni. Una di tante estati indimenticabili.
L’Italia era fresca Campione europeo e il Milan di Rivera e Prati
vinceva la Coppa dei Campioni, Nixon era stato eletto Presidente USA
e continuava a giocare a Risiko spostando le pedine sulla casella
Vietnam; i Beatles attraversavano le strisce pedonali di Abbedy Road
e i Rolling Stones infuocavano l’erba di Hyde Park; imperversava il
movimento studentesco in cui fascisti e comunisti se le davano di
santa ragione nei licei di tutta Europa. In Italia non si ricorreva
ancora alle cambiali per una lavatrice ma si pagava in contanti.
Ancora solo per un po’.
Ovviamente le esigenze non erano quelle di oggi. Non avevamo bisogno di tre-quattro televisori in casa, sette utenze telefoniche, P.C., condizionatori, l’immancabile vacanza dove oggi tira il vento del trend onde indirizzare il gregge della serie “altrimenti che dico quando ritorno dalle ferie?” Nel ’69, non conoscendo affatto le comodità che ci avrebbe riservato il futuro, era uno sballo lo stesso, anche la cosa più banale, anche un’estate senza partenze, e vivevamo spensieratamente, con entrate monoreddito. Significava che potevamo permetterci …. (udite, udite!) una mamma a servizio completo! Casalinga sì, ma con un ruolo importante, che contribuiva al bilancio familiare evitando sprechi sia nel locale lavanderia che nei locali sartoria e cucine. Vi pare niente? Sfido qualsiasi bambino di oggi a dirmi che riceve ogni giorno le magliettine belle stirate, le fette di nutella per la merenda del pomeriggio, il canale due già sintonizzato sulla Nonna del Corsaro nero e soprattutto il sorriso di una mamma sempre a portata di mano, invece del monitor illuminato! Vi pare poco farvi abbracciare dalla mamma anziché litigare con uno sconosciuto che commenta un vostro post su facebook?
La ragazzetta non si conquistava con nascosti sms, ma con un atto
molto più coraggioso che consacrava la propria maturazione: la
dichiarazione d’amore. Era un fottuto momento, specie la prima
volta: si balbettava, non si sapeva che dire, si arros Così, ogni sera, dopo Giochi senza frontiere…. un deux, trois, si andava a guardare la stessa luna bianca, irraggiungibile come la ragazzina, quasi la si pregava come se fosse un Dio, sperando nel “sì” dell’indomani. Che poi, a 11 anni, arrivava subito l’altro problema: che facciamo dopo il sì? Oggi si sa perfettamente, fin troppo, ma allora era un disastro. Però credo che, in fondo, era molto più romantico, la si conquistava con una penna usata e un cornetto Algida.
Che tempi! Non esistevano
Però, anche se cambiano i tempi e queste memorie li faranno certamente ridere, sono convinto che i nostri nipoti quella luna complice la guardano ancora, ogni sera, confidandole i loro desideri. Perché cambiano le mode, gli usi, i costumi, ma i cuori no. I cuori rimangono sempre gli stessi. Forse fra cinquant’anni qualcuno leggerà queste parole nei Social Network installati direttamente nelle proprie orbite, e lo so, riderà di me e del reperto archeologico scovato nell’internet del 2064. Ma se fra i commenti ci sarà qualcuno che, abbassando le ciglia, cliccherà “mi piace” vuol dire che avevo ragione. Vuol dire che i cuori non cesseranno mai di battere alla stessa maniera. Sono andato fuori tema? No, la luna è sempre lì che alzando gli occhi al cielo osserva, ogni sera, le nostre eterne sciocchezze." A modo mio, l’omaggio grafico ai tre eroi dell’Apollo 11.
Ma il seltz, limone e sale non si accontentò della sola Luna. Approdò in altri suoli, nel 1969 ancora irraggiungibili..............
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