Però se un giorno tornerai dalle mie parti.....

Il 27 pomeriggio vado al centro di Catania per salutare alcuni amici venuti da Palermo e Daniele Di Grazia del Rimmel Club. Dopo un casuale  caffè coi musicisti Valle, Giovenchi e Parenti, li lascio dando loro appuntamento per la sera al concerto di Francesco De Gregori, inserito nel suo tour "Left & Right".

Mi avvio al parcheggio dove ho l'auto, per tornare a casa. Percorro a piedi Via Etnea, poi Via Umberto e mai, mai mai mai..... ... e poi mai avrei pensato .......

(Miiiii... non ci possso credere!) di fare un incontro del genere: da un grosso furgone (Ford?) vedo scendere Francesco! Proprio lui, fra tanta gente come un comune passante, desideroso di farsi quattro passi a piedi in via Etnea prima di andare al teatro.

Gli vado vicino: 

- Ciao Francesco!

- Ciao, ci vediamo stasera....

Come al solito non mi riconosce e mi devo presentare. 

- Sono Mimmo Rapisarda (n.d.r. anzi, considerato il luogo: Mimmo Rapisarda sono!).

- Minchia! Mimmo!..... come stai? Che fai qui?

- Tu ..... che ci fai qui! .... (io ci abito)

Mi abbraccia nella mia Catania, in strada, fra i miei concittadini, nella centralissima Via Umberto. Per me, stare a parlare col mito e presentarlo, al contempo, alla mia amata città è un doppio motivo di orgoglio. Da tempo ho fantasticato su quel che è accaduto l'altra sera: incontrarlo sui marciapedi di casa mia, proprio quelli consumati dai galantuomini del gallismo di Brancati; proprio come loro, a discutere all'angolo del Caffè Savia; proprio in quei luoghi dove, trentacinque anni fa, le sue canzoni accompagnavano il mio cuore grondante sangue. L'altra sera questo desiderio si è avverato.

Stiamo un po' a parlare come fanno due catanesi prima di avviarsi in uno dei numerosi chioschi, ci diamo appuntamento per la serata e alla fine gli chiedo se posso fare qualche foto durante il concerto.

- ehh.... ehh..... veramente .......non si potrebbe. (in questo periodo, vista la prossima uscita del nuovo disco, è un'impresa ardua), poi fa un cenno al suo assistente  e gli dice "Alfredo (per discrezione chiamiamolo così), mi raccomando, lui è amico mio".

Ma gli scatti sono quelli che sono. Perchè, anche col placet di Francesco?

Perchè nonostante Alfredo mi avesse consentito di farne qualcuno in sala "senza esagerare" (e lo ringrazio), oltre lui c'era una mezza dozzina di addetti che giravano e stanavano, con piccole torce, qualsiasi segnale luminoso proveniente da una fotocamera, dalla più sofisticata a quella del cellulare. Siccome non mi andava di fare il raccomandato mettendo Alfredo in chiara difficoltà, ho cercato di fare quel che ho potuto: velocemente, di nascosto e con le mani che mi tremavano per la fretta e per il timore di essere beccato.

Sfido chiunque a scattare una foto durante un concerto con una scenografia  molto soffusa (quindi poca luce all'obiettivo, nonostante fossi a ISO 800 e 4.2 di diaframma),  con un tele che in cattive condizioni balla parecchio e sul collo il fiato di autentici kapò che ti braccano come un ebreo nei ghetti di Berlino. In pratica, chi riesce a scattare bene in situazioni del genere, dopo può scattare di tutto. Tuttavia, anche se non eccezionale, il ricordo della serata è rimasto lo stesso.

Il concerto, inutile dirlo, è stato bellissimo. Ciccio sempre di poche parole.

Il Capitano ha tolto subito le ancore del suo transatlantico ed ha sfoderato quattro canzoni appartenenti ad uno dei dischi a cui è più legato: Titanic.  Poi Festival, davvero emozionante, e la nuova versione di Natale che ha impregnato tutto il teatro di atmosfere parigine grazie alle mirabili mani di Arianti sulla sua fisarmonica. Sempre e per sempre, suonata da De Gregori al pianoforte, con un faro su di lui,  secondo me è stato il momento che da dato più phatos alla serata. Fino ai consueti bis, il pubblico catanese ha potuto godere più di trent'anni di storia italiana attraverso una scaletta farcita di nuovi pezzi e da classici intramontabili, e che gli ha dato modo di salutare il cantautore romano con calorose manifestazioni di affetto: "sei bellissimo, che Dio benedica tua madre, ecc.".

Lui lo sa che quando arriva a Catania, dalla platea possono partire le battute più estemporanee e colorite. Siamo fatti così (vedi il povero arbitro Farina che al Cibali è stato distrutto dall'improvvisa ironia che abbiamo nel DNA). Lo sa, lo sa, come sa pure che siamo tutti suoi amici, da sempre. Specialmente uno. 

"Lui è amico mio!" Anche tu sei amico mio, non so se l'hai sentito bene quando ci siamo lasciati l'altra sera su quel parcheggio a strisce blu, quando ti ho detto "Ciao Francesco, sei sempre il più grande, ti voglio bene!"

Il frutto di quell'antica amicizia è raffigurato in questa pagina.

 

 

 

 

 

Primo tempo...

01) Titanic 02) I muscoli del capitano 03) L'abbigliamento di un fuochista 03) La leva calcistica della classe '68 05) Battere e levare

06) Festival 07) Raggio di sole 08) Caldo e scuro 09) Natale 10) Generale 11) Sempre e per sempre  

 

La valigia del cantante

di Paola Pasetti
Ritroso, criptico, di poche, pochissime parole: sul palcoscenico di Catania Francesco De Gregori non si smentisce ma nel concerto dal vivo c'è tutta l'essenza dell'artista romano

(28 febbraio 2008) Ritroso, criptico, di poche, pochissime parole. Ma quando a pronunciarle, tra una "poesia in musica" e l'altra, è Francesco De Gregori, allora tutto cambia. E il suo pubblico, che lo acclama con un affettuoso quanto siciliano "Ciccio", non lo lascia mai solo, riempiendo ogni possibile vuoto. Così, nell'atmosfera intima del teatro, sottolineata da un raffinatissimo gioco di luci, è ripartito ieri sera al Metropolitan di Catania il tour invernale di De Gregori, prima tappa delle quattro previste in Sicilia (le altre: stasera, 28 febbraio, a Ragusa; venerdì 29 a Palermo; sabato 1 marzo a Marsala) tutte organizzate da Musica & Suoni.
Un tour partito lo scorso 23 novembre, in coincidenza con l'uscita dell'ultimo Cd, "Left & right" (letteralmente "sinistra e destra", le uscite stereofoniche del mixer), ennesimo live del Principe - cui è allegato un Dvd con una lunga intervista al cantautore - che raccoglie dodici dei suoi più grandi successi, registrati dal vivo durante la scorsa estate.
Coprotagonisti del concerto, i musicisti che da alcuni anni affiancano De Gregori nelle performance live e nelle registrazioni discografiche: Stefano Parenti alla batteria, Alessandro Arianti alle tastiere, Alessandro Valle pedal steel guitar e chitarra, Lucio Bardi e Paolo Giovenchi alle chitarre e, al basso, il capobanda Guido Guglielminetti, presentato ieri sera dallo stesso De Gregori come "colonna spirituale della band".
In questo live, che porterà De Gregori in giro per i teatri di oltre 50 città d'Italia, trova grande spazio la parte strumentale; una scelta che rende omaggio ai sei bravissimi musicisti sul palco ma che, in alcuni casi, non si rivela particolarmente azzeccata, dilatando a volte eccessivamente i tempi dei brani proposti. Non convince sempre neppure il riarrangiamento di alcuni pezzi, a volte stravolti al punto tale da non essere immediatamente riconoscibili dal pubblico.
Ad aprire il concerto, le note, queste sì riconoscibilissime, di Titanic, seguita da "I muscoli del capitano". Molto simile alla versione da studio anche l'intramontabile "La leva calcistica della classe '68". Per aficionados di lungo corso hanno trovato posto chicche come "Festival" e "Raggio di sole" (del '76 e del '78). Forse un momento non apprezzabile da tutti, che De Gregori si fa perdonare immediatamente: è il momento di "Generale", in una versione molto acustica, in questo caso funzionale all'importanza del testo, e dell'intensa "Sempre per sempre", cui è affidata la chiusura della prima parte del concerto.
La ripresa è molto più ritmata, con brani che vanno da "Vai in Africa Celestino" ad "Adelante Adelante". Ma è qualche pezzo più in là, con "La valigia dell'attore", che si tocca il momento più bello del concerto. "Eccomi qua…" esordisce De Gregori, tutte le luci concentrate su di lui "…sono venuto a vedere lo strano effetto che fa / la mia faccia nei vostri occhi…". Un capolavoro, che mette autore e pubblico l'uno di fronte all'altro. E capolavori si confermano brani come "Rimmel"e "Il bandito e il campione".
Poi la fine del concerto: "Buonanotte, ci siamo divertiti molto e sembra che sia stato così anche per voi". De Gregori esce di scena, e con lui la sua band. Si fa acclamare un po' - forse qualche secondo in più del dovuto - prima di tornare sul palco per regalare gli ultimi tre brani. Prima da solo: si siede al pianoforte e le note de "La donna cannone" si spandono, dolcissime, in sala. Poi tornano ad affiancarlo i sei musicisti, e De Gregori, di nuovo, parla: "Vi faccio ascoltare un brano che ho appena finito di scrivere". Parte così l'inedita "Per brevità chiamato artista", testo e melodia assolutamente degregoriani, quasi certamente destinata ad aggiungersi ai capolavori del Principe. Infine una "Buonanotte fiorellino" in salsa rock-blues, che cancella ogni traccia del walzerino originale: ancora strumenti in primo piano, con De Gregori che suona l'armonica: il pubblico, però, non può seguire. Ma a De Gregori, anche questo, lo si può perdonare. 

Sabato, 19 Aprile 2008

 

 

Secondo tempo...

12) Vai in africa, Celestino! 13) La ballata dell'uomo ragno 14) Adelante! Adelante! 15) Finestre rotte 16) Numeri da scaricare

  17) Compagni di viaggio 18) Un guanto 19) Rimmel 20) La valigia dell'attore 21) Il bandito e il campione

 

Il "Principe" e la sua band sbarcano in Sicilia
Pubblicato in: Musica
di Salvo Longo - 1 Marzo 2008

Abito scuro, spezzato dalla camicia chiara, chitarra acustica a tracolla, in testa uno degli inseparabili cappelli. Si presenta così Francesco De Gregori al Teatro Metropolitan di Catania il 27 febbraio per la prima tappa siciliana del tour Left&Right. Partito a novembre da Venezia, il viaggio del cantautore romano in oltre cinquanta teatri italiani si concluderà in primavera. Un brevissimo saluto al pubblico e subito spazio alla musica. D'altra parte si sa, De Gregori è sempre misurato, schivo, di poche parole, dalla mimica essenziale. Avvolto nella sua timida eleganza, preferisce comunicare con le canzoni, esprimersi attraverso i testi. Forse anche per questo è chiamato il principe. E' lui con la sua chitarra ad iniziare il concerto, dopo qualche pennata i musicisti lo seguono, si comincia con Titanic. L'avvio è molto promettente ma la prima parte dello spettacolo non graffia, il concerto stenta a decollare, forse per scelta dello stesso De Gregori, che mira a un crescendo di emozioni. Il pubblico comunque è sempre con lui, lo applaude, lo incita, lo accompagna nelle canzoni più note. Si passa da I Muscoli del Capitano all'Abbigliamento di un Fuochista, da La leva calcistica della classe '68 a Natale fino a Generale.

L'artista occupa esattamente il centro della scena tra i suoi sei compagni di viaggio. Alla sua destra Stefano Parenti alla batteria, Paolo Giovenchi alle chitarre acustica ed elettrica e il fido storico capo band Guido Guglielminetti al basso. Dal lato opposto Alessandro Arianti alle tastiere, Alessandro Valle alla pedal steel guitar e l'altro chitarrista Lucio Bardi. Nel finale del primo tempo il cantautore romano concede ai suoi musicisti anticipatamente il meritato riposo e resta solo sul palco. Si siede al pianoforte e regala ai presenti un'intensa Sempre e per sempre. Il feeling con i fan cresce e si capisce che il meglio deve ancora arrivare.

Quando si apre nuovamente il sipario s'intuisce subito che sarà tutta un'altra musica. Vai in Africa Celestino, Adelante Adelante, Pezzi, l'atmosfera si scalda, adesso anche il principe sembra più sciolto e si diverte con la band. Si susseguono e si alternano canzoni storiche e più recenti. Ad un brano come Un guanto, definito dallo stesso autore complesso e ostico, De Gregori fa seguire, quasi per scusarsi, la bellissima Rimmel. Ma non è finita qui. C'è ancora il tempo per ascoltare Il Bandito e il Campione, poi l'artista si avvia alla conclusione con La valigia dell'attore coinvolgendo tutto il teatro. Il principe ha cotto tutti a puntino. Il bis è un vortice di emozioni. Una giovane ragazza seduta non lontano da noi piange e singhiozza sulle note e le parole de La donna cannone. Quindi dal suo cappello De Gregori tira fuori una nuova magia: una canzone inedita, definita da lui stesso molto autobiografica, dal titolo Per brevità chiamato artista. Si chiude con una Buonanotte Fiorellino irriconoscibile, completamente stravolta. Qualcuno fatica a canticchiarla ma alla fine tutti tributano sinceri e lunghi applausi alla band e al principe capace sempre di emozionare.

 

 

 

Bis...

22) La donna cannone 23) Per brevità chiamato artista 24) Buonanotte fiorellino  

 

Preludio ad un disco bellissimo

Daniele Di Grazia (Rimmel Club)

 

Non mi godevo un concerto di Francesco sprofondato in una bella poltrona rossa da un bel po' di tempo e forse questo ha contribuito ad esaltare un concerto che era già bello di suo.
La scaletta la conoscete già, non si è discostata dalle precedenti, se non per l'inserimento dei due inediti: "Gente senza cuore", un blues interessante e piacevole da ascoltare e "Per brevità artista" che mi ha letteralmente fatto venire la pelle d'oca.
Di solito il primissimo ascolto delle canzoni inedite mi lascia sempre perplesso, per poi acquistare man mano spessore e gradimento, ma "Per brevità artista" è davvero un bel pezzo.
Se dovessi equipararlo a qualcosa di già conosciuto, direi che si tratta di un miscuglio tra "Pezzi di vetro e Gambadilegno a Parigi", anche se è solo una mia impressione.

Gli arrangiamenti mi sono sembrati come sempre ben curati e spesso si respirava un'atmosfera magica, anche grazie al bellissimo gioco di luci sul palco.
Mi fa piacere che in questo tour sia stato curato anche un minimo di aspetto scenico, come i giochi di luce.
Francesco ama Catania e i catanesi (nonostante la concorrenza con la partita di calcio Catania-Milan) hanno risposto adeguatamente.
Qualcuno dal pubblico ha anche pensato di ringraziare la mamma di Francesco per averlo messo al mondo (...sia benedetta tua madre!!!!).
Insomma, vedere e sentire questi giovanotti suonare è davvero uno spettacolo.
Non voglio sbilanciarmi, ma credo che in questo tour la band abbia trovato il suo massimo splendore, ogni nota era al suo posto, ogni accordo suonava limpido e cristallino.
Insomma, un concerto che davvero rappresenta il degno preludio ad un disco (previsto per il mese di maggio) che a dispetto delle attese, vi assicuro, sarà bellissimo!
Concludo come sempre salutando e ringraziando tutti, da "er capoccia":Alex Valle, ad Andrea che come sempre si è dimostrato gentilissimo, passando per Gianmario Lussana.
Ringrazio per la bellissima giornata passata insieme anche Matteo e Valentina che si sono sobbarcati due ore di viaggio da Palermo per arrivare fin qui, anche se credo che il viaggio sia stato ben ricompensato ;-)
Infine, un grazie di cuore a Francesco che non si è sottratto ad un mio rigurgito talebano, quando l'ho "costretto" a firmarmi la copia di Theorius Campus in vinile, che da buon collezionista, per anni è stato l'oggetto delle mie ricerce.
Ciao grande Francesco!

 

 

Ciccio strega il suo pubblico.

La Sicilia, 29.2.2008 - di MARIA LOMBARDO
CATANIA. Né la settimana sanremese, né la serata di mercoledì votata per gli appassionati al campionato di calcio di serie A, né la concorrenza di Etnafest poterono nel confronti di Francesco De Gregori. Un Metropolitan straripante e particolarmente caloroso ha accolto il cantautore romano che, benché si sia esibito a Taormina, sia nell'estate 2007 che nella precedente, a Catania città mancava da un paio d'anni. Tutti incollati al campo di gioco per i campionati? O a seguire le polemiche su Baudo, gli ascolti tv e la Bertè. I degregoriani sono tipi alternativi e hanno preferito le evoluzioni sul campo di gioco di Nino "che corre più veloce del vento" e del suo pallone "che sembrava stregato". Canzone inno, "La leva calcistica del '68" eseguita nell'arrangiamento tradizionale dal Principe e dalla sua band.- E un altro segno d'attenzione al momento in cui avviene il concerto e il ricordo di Tenco "giovane angelo" che chiuse gli occhi nella città dei fiori.

"Left & Right Tour" si chiama questa tournée invernale nei teatri (ieri Ragusa Teatro Duemila, oggi Golden di Palermo, domani Teatro Impero di Marsala) sta andando alla grande portando fra il pubblico i successi più antichi e i nuovi di "Ciccio" con arrangiamenti più latini" rispetto ai ritmi rock sentiti in precedenza, tra echi di bossa nova e note al mandolino. "Adelante", "Rimmel", "Caldo e scuro", "Generale", "Numeri da scaricare", "La valigia dell'attore", "Compagni di viaggio", "II bandito e il campione": le canzoni non hanno età. Quelle di 30 anni fa e quelle dell'altro ieri navigano tutte in un mare di luce (un palco nudo è trafitto dai fasci luminosi colorati) e galleggiano nella liquida, a volte stridente, armonia che le chitarre e il basso fanno scivolare lungo la stipata platea avvolgendola calorosamente. "Ciccio sei bellissimo! " è un classico grido lanciato verso il palco da una delle fedelissime fan. Ma anche "la tua musica ci fa vivere! ". Dai 20 ai 70 anni: un pubblico di tutte le età per un grande che non ha età. Giovanissimo cinquantenne che continua a sfornare nuovi ritmi e nuove canzoni come quella dal titolo provvisorio "Per brevità chiamato artista" che presenta in anteprima, anticipazione del nuovo album al quale sta lavorando. Una bellissima canzone dal testo poetico, naturalmente, che ricalca i ritmi già noti con suggestioni diverse. "Perdonami se sto lontano e cercami vicino" canta accompagnato dal mandolino. 

Fra i bis per l'osannante pubblico "Buona notte fiorellino".
In gran forma De Gregori e di grande vigore la band composta dai soliti Paolo Giovenchi (chitarra elettrica), Stefano Parenti (batteria), Alessandro Valle (pedal steel guitar), Alessandro Arianti (tastiere), Lucio Bardi (chitarra), Guido Guglielminetti (basso e capoband), "il pastore spirituale" dice Ciccio. E se lo dice lui.

 

 

 

 

 

PHOTO REPORTAGE SCIACCA 2008

 

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