Ernesto Pellegrini.

Iniziò la sua carriera alla ditta Bianchi in veste di contabile e, successivamente, capocontabile e responsabile del servizio di ristorazione. Intuendo che, in anni di boom economico e di forte evoluzione delle abitudini alimentari degli italiani, la ristorazione sul posto di lavoro avrebbe conosciuto una fase di grande sviluppo, nel 1965 fondò l'Organizzazione Mense Pellegrini che, oltre alla ristorazione collettiva, si occupò successivamente anche di buoni pasto, pulizie, servizi integrati e distribuzione automatica.

Nel 2015 la Pellegrini S.p.A. e la Pellegrini Catering Overseas S.A. (azienda che opera in Angola, Camerun, Congo, Mozambico e Nigeria) hanno fatturato 500 milioni di euro contando un totale di 8500 dipendenti.

L'8 gennaio 1984 acquistò l'Inter da Ivanoe Fraizzoli. Sotto la sua gestione vennero acquistati Rummenigge, Matthaeus, Klinsmann e Brehme; la squadra conquistò il tredicesimo scudetto nella stagione 1988-1989, passato alla storia come "lo scudetto dei record" per i 58 punti guadagnati in 34 partite (allora la vittoria valeva solo 2 punti). Sempre nel 1989 l'Inter vinse la Supercoppa Italiana e nel 1991, dopo ventisei anni senza vittorie in Europa, conquistò la Coppa UEFA battendo in finale la Roma. Nel 1990 Pellegrini venne insignito dell'onorificenza di Cavaliere del Lavoro. L'ultimo trofeo dalla squadra sotto la sua gestione fu la Coppa UEFA conquistata nel 1994, vincendo la finale contro il Salisburgo. Nel 1995 lasciò la presidenza della società a Massimo Moratti.

Nel dicembre 2013 costituisce la Fondazione Ernesto Pellegrini ONLUS che si propone di aiutare le tante persone che si trovano in condizione di temporanea difficoltà economica e sociale e favorire così lo sviluppo di nuove idee e nuove risposte a bisogni che cambiano e divengono più complessi. Il Ristorante Ruben rappresenta l'avvio di questo progetto di sostegno. Ha sede a Milano, in via Gonin 52, ed è in grado di servire fino a 500 pasti ogni sera.

Grazie al contribuito della Fondazione, il costo del pasto per ogni commensale è simbolico, e pari a € 1.

 

 

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il cambio della guardia
Nel 1984 tocca al nuovo presidente Ernesto Pellegrini riorganizzare la squadra per centrare nuovi successi e nella stagione 1988/89 riesce ad allestire una squadra da record: è l'anno dei tedeschi Lothar Matthäus e Andreas Brehme e del record di punti, 58 (84 conteggiando tre punti a vittoria), con 26 vittorie, 6 pareggi e 2 sconfitte.

Tale risultato non è mai stato eguagliato nella Serie A a 18 squadre.
Nella stagione successiva l'Inter si aggiudica la Supercoppa Italiana e nel 1991, a distanza di 26 anni dall'ultimo successo europeo, conquista la Coppa UEFA battendo in finale un'altra squadra italiana, la Roma.

Gli anni Novanta, tuttavia, vedono i nerazzurri in difficoltà. Mentre i rivali storici della  Juventus e del Milan conoscono annate di successi, l'Inter ottiene mediocri piazzamenti in campionato. Nel 1994 arriva una gioia europea, la vittoria della Coppa UEFA dopo il successo nella doppia finale contro il Casino Salisburgo. I

l successo in Europa si contrappone con il piazzamento molto deludente nel campionato nazionale, che l'Inter chiude ad un solo punto dal Piacenza retrocesso.

 

 

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Per la stagione 1986/87, il presidente è deciso a dare una scossa all’ambiente, e per questo motivo decide di affidare la prima squadra a un tecnico che si era potuto apprezzare negli anni alla trascorsi alla Juventus, coronati da sei scudetti in 11 anni: Giovanni Trapattoni. Il Trap, era sicuro di poter replicare i successi ottenuti in bianconero: i fatti gli daranno ragione ma solo in parte.

La prima stagione di Trapattoni si chiude al terzo posto, a quattro punti dal Napoli di Maradona che diventa la squadra campione d’Italia. Dopo un buon avvio infatti, complice anche un nuovo malanno di Rummenigge, i nerazzurri non riescono a tener testa ai partenopei.

E in Coppa UEFA la sorte è quasi identica, con l’eliminazione ai quarti, per mano della futura squadra vincitrice della Competizione: Il Goteborg.

 

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L’anno seguente va addirittura peggio: quinti in campionato a 13 lunghezze dal Milan campione e fuori agli ottavi di Coppa UEFA per mano dell’Espanyol.

I risultati tardano quindi ad arrivare e la folla rumoreggia. Lo stesso Pellegrini comincia a manifestare i suoi dubbi nei confronti dell’allenatore. Del resto Trapattoni a sua disposizione aveva dei giocatori di primissimo livello in ogni settore del campo: Walter Zenga, Giuseppe Bergomi, Riccardo Ferri, Daniel Passarella, Andrea Mandorlini, Alessandro Altobelli, Vincenzo Scifo e Aldo Serena. Questi solo per citarne alcuni. Ma sono ragionamenti fini a se stessi dal momento che il gioco è poco e mal assortito. E a causa di ciò si ha una carenza di risultati.

Diventa quindi evidente per il Presidente il fatto che deve rimettere mano al portafogli.

 

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ARRIVANO I PANZER TEDESCHI

C’è stato un momento – che ormai quasi trent’anni sono passati, ma paiono ancor di più – in cui Milano era l’arena in cui si consumava lo scontro finale tra Olanda e Germania. Non c’erano ancora i cinesi ma c’erano Rijkaard-Gullit-Van Basten con la maglia rossonera contro Brehme-Klinsmann-Matthaus con quella nerazzurra.

Lothar Matthaus, appunto. Fu l’ultimo dei panzer. Potentissimo, dotato di una visione di gioco eccezionale, tecnicamente fortissimo. Ci mise poco a riscattar l’onore della Germania nel cuore dei bauscia, delusi dall’ondivago Kalle Rummenigge.

L’Inter vuole vincere, Ernesto Pellegrini la costruisce puntando in alto. In panca si siede Giovanni Trapattoni. La società va a pescare, ancora, dal Bayern che già aveva rifilato Rummenigge. Spende poco meno di otto miliardi di lire dell’epoca (anno di grazia 1988) e arrivano a Milano Lothar Matthaus e Andreas Brehme.  Quello stesso anno arriverà in nerazzurro anche un altro centrocampista che scriverà le pagine più belle della storia interista, Nicola Berti.

  uno squadrone, in porta c’è Walter Zenga, in difesa lo zio Bergomi, Riccardo Ferri e Baresi senior. In attacco si fa notare il giovane Alessandro Bianchi, arrivato quell’anno dal Cesena. Poi ci sono la certezza umile di Ramon Diaz e la testa famelica di Aldo Serena, il talento selvaggio del balente Gianfranco Matteoli.

 Non lo sanno ancora, a Milano. Ma quella sarà una delle stagioni più belle dell’Inter. Finirà con lo scudetto dei record, cinquantotto punti quando la vittoria ne valeva solo due. Il titolo estorto al San Siro, al Napoli di Careca e Maradona. Estorto, già. Perché sarà una furba punizione dal limite di Lothar Matthaus a consegnare – a diciott’anni di distanza dall’ultimo – lo scudetto all’Inter.

 E’ il 28 maggio del 1989. Il Napoli si presenta al cospetto dei nerazzurri con il rientro a sorpresa di Diego Armando Maradona. Gli azzurri vanno in vantaggio con Careca, nel primo tempo. È una rete stupenda. Nel secondo tempo l’Inter si scuote e una botta calciata da Nicola Berti, sugli sviluppi di un corner, incoccia sulla schiena del povero Luca Fusi che beffa il suo portiere. Pari, ma non basta. Vincere consegnerebbe lo scudetto subito. Si arriva all’83esimo minuto, e l’arbitro fischia la punizione dal limite per l’Inter.

 Davanti a Lothar Matthaus c’è una barriera foltissima, sono in sei a separare lui dal compianto Giuliano Giuliani, estremo difensore degli azzurri. Da un tedescone ci si aspetta la botta, il siluro terra-aria che magari si insacchi facendo rumore. Invece Matthaus sceglie di scoccare un destro rasoterra che beffa tutta la barriera e si infila millimetrico vicino al palo alla destra del portiere. Gol, Milano (nerazzurra) impazzisce: può finalmente tornare a ricamarsi lo scudetto sulla maglia. Lothar entra nel cuore dei tifosi anche nel dopoguerra: “Uno scudetto qui? Vale come tutti e tre quelli vinti con il Bayern”.

 Tra l’Inter e Lothar Matthaus la storia d’amore va avanti, passa per una Coppa Uefa vinta nel ’91 ai danni della Roma ma prima si ferma a Italia ’90 quando la sua Germania alza la Coppa sotto il cielo di un’estate italiana che non scorderà tanto facilmente.

 Un amore grandissimo, finché qualcosa non si rompe. Nel caso specifico, i suoi legamenti crociati, a Parma, nel 1992. Tornerà a Monaco, dove – ultimo dei Panzer – firmerà tutti i record possibili. Giocherà cinque mondiali, terminerà la carriera come libero così come facevano i grandissimi negli anni ’60 e ’70.

http://www.barbadillo.it/65056-storiedicalcio-linter-dei-record-di-lothar-matthaus-lultimo-panzer/

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Lo scudetto dei record!

Il primo passo è l’ingaggio di due calciatori teutonici: il terzino Andreas Brehme, accantonato dalla Sampdoria poco tempo prima, e il centrocampista Lothar Matthäus, che tempo prima aveva ricevuto l’interesse di Juventus e Napoli. I due calciatori tedeschi non sono le uniche novità di una campagna acquisti importante del Presidente Pellegrini: Nicola Berti e Ramon Diaz vengono prelevati dalla Fiorentina, e c’è spazio anche per il giovane Alessandro Bianchi, acquistato dal Cesena.

Curiosa è la storia di Diaz che all’Inter non sarebbe dovuto arrivare. Era stato infatti comprato l’algerino Rabah Madjer, ed erano state già fissate anche la presentazione con la conferenza stampa, tuttavia le visite mediche evidenziarono un problema fisico che ne poteva compromettere l’integrità nel corso della stagione. Ecco quindi al suo posto la punta argentina. Chi saluta è invece Alessandro ‘Spillo’ Altobelli, che dopo undici stagioni in nerazzurro si accasa alla Juventus. Spillo è tuttora il secondo miglior marcatore nella storia dell’Inter con 209 reti complessive.

Si parte così così visto che prima dell’inizio del campionato i nerazzurri salutano la Coppa Italia, eliminati dalla Fiorentina sul neutro di Piacenza. 4-3 il risultato finale.

Pellegrini però, con molta pazienza e perseveranza rinnova la fiducia a Trapattoni e alla fine questa decisione si rivela quella giusta.

Infatti le cose cominciano a girare per il verso giusto, con ogni giocatore che si assesta  in determinati ruoli. Inamovibile il portierone della nazionale Zenga che a fine torneo, assieme a Diaz, vanterà 33 presenze su 34 incontri.

Il libero è un ruolo ricoperto da Mandorlini e Corrado Verdelli, mentre i due marcatori sono stabilmente Ferri e Bergomi. In cabina di regia c’è Gianfranco Matteoli, sostenuto da Berti e Matthäus nel ruolo di interni. Le ali sono Brehme, che ricopre anche il ruolo di terzino e Bianchi, dotato di grande resistenza nonostante il fisico all’apparenza inadeguato. In attacco i due tiratori scelti sono Serena e Diaz. Alla fine del girone di andata i nerazzurri, che avevano già estromesso dalla lotta per il titolo i cugini, vengono sconfitti ancora dalla Fiorentina con il medesimo punteggio ottenuto in Coppa. Questa rocambolesca sconfitta permette al Napoli, l’unica squadra in grado di sostenere il ritmo nerazzurro, riduce la distanza dai nerazzurri a un punto.

Ma è l’unico spavento per i tifosi dato che nelle giornate successive l’Inter ottiene un successo dietro l’altro, arrivando così allo scontro diretto del 28 maggio 1989, quando un siluro su punizione del centrocampista Matthäus trafigge il portiere partenopeo e sancisce di fatto il tredicesimo tricolore dei nerazzurri. È il trionfo di Trapattoni, con quel momento che aveva atteso sin dal 1986.

Per dare un’idea della distanza dal calcio attuale, anche il Presidente degli acerrimi nemici della Juventus, Giampiero Boniperti, dovette levare il cappello di fronte a quest’Inter inarrestabile. Unica nota negativa di questa stagione è la sciagurata eliminazione dalla Coppa UEFA ad opera del Bayern Monaco. Dopo aver vinto in Germania per 2-0 la partita che verrà ricordata per la stupenda rete di Berti (cavalcata di 80 metri e pallonetto sul portiere), a Milano ci fu un suicidio calcistico. Infatti dopo il sollecito vantaggio conseguito da Serena, a causa di una sostituzione ritardata di Brehme i tedeschi seppero segnare tre reti in 7’ sancendo di fatto l’eliminazione dalla Coppa europea. Con buona (o meno) pace di noi interisti.

https://www.bauscia.it/storia-inter/pellegrini-trapattoni-scudetto-dei-record-1984-1989/

 

Chi negli anni ’90 era ancora bambino se la faceva raccontare fino alla noia dal papà o dal nonno, senza stancarsi mai. E’ la storia dello Scudetto dei record, quello dell’88-89 e quella del suo artefice principale, Giovanni Trapattoni da Cusano Milanino. Il Trap all’Inter era arrivato due anni prima, chiamato dal presidente Ernesto Pellegrini con un obiettivo: ricucire il tricolore sulle maglie nerazzurre. Il compito non era facile: da contrastare c’erano il Napoli di Maradona e il nuovo Milan di Sacchi, oltre alla Fiorentina di Baggio, la Samp di Mancini e Vialli, . Le prime due stagioni furono avare di soddisfazioni per il Trap, con un terzo e un quinto posto in Serie A, ma il capolavoro stava soltanto prendendo forma. L’Inter nell’estate del 1988 si rinforzò con l’acquisto di grandi campioni come Bianchi, Berti, Matthaus, Brehme e Diaz.

Fu la base di una squadra vincente. L’Inter in campionato macinò vittorie su vittorie. Un solo brivido con la Fiorentina all’ultima del girone d’andata: 4 a 3 per i viola e il Napoli che si riportò a un punto. Ma dalla prima del girone di ritorno la squadra condotta dal Trap riniziò la sua marcia trionfale: 11 vittorie in 13 partite e vittoria dello Scudetto a San Siro battendo proprio il Napoli di Maradona con 5 giornate d’anticipo. Trapattoni mise in fila tutti. Si tolse anche qualche sassolino dalle scarpe per chi gli aveva dato del difensivista. “Non mi piacciono, le etichette. La più pesante, poi… quella maledetta storia secondo cui sarei un allenatore difensivista. Le mie squadre hanno sempre segnato più delle altre”. E la sua Inter aveva sì la miglior difesa ma anche di gran lunga il miglior attacco.

Ho fatto l’allenatore perché non mi immaginavo altrove. Amo troppo il verde dei prati, e il pallone.

 Discorsi superflui: quell’Inter era prima in tutto. 58 punti su 68 e avversarie distrutte, come titolò la Gazzetta dello Sport il giorno della conquista matematica del titolo, con quattro giornate di anticipo. L’Inter del Trap era già leggenda.

fonte www.inter.it

 

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Trentaduesimi di finale

Vienna 19-09-1990 Rapid Vienna - Inter 2-1
Verona 03-10-1990 Inter – Rapid Vienna 3-1

Sedicesimi di finale

Birmingham 24-10-1990 Aston Villa - Inter 2-0
Milano 07-11-1990 Inter – Aston Villa 3-0

Ottavi di finale

Milano 28-11-1990 Inter - Partizan 3-0
Belgrado 12-12-1990 Partizan - Inter 1-1

Quarti di finale

Bergamo 06-03-1991 Atalanta - Inter 0-0
Milano 20-03-1991 Inter - Atalanta 2-0

Semifinale

Lisbona 12-04-1991 Sporting Lisbona - Inter 0-0
Milano 24-04-1991 Inter – Sporting Lisbona 2-0

 

WALTER ZENGA. Nato a Milano il 28 aprile del 1960, inizia a giocare a 9 anni nell’ A.C. Macallesi 1927 di Milano, poi a 11 anni viene acquistato dall’Inter che lo inserisce tra i pulcini. Appena compiuti 18 anni, i nerazzurri lo prestano in varie squadre di Serie C1 tra le quali la Salernitana, il Savona e la Sambenedettese con cui conquista una promozione in serie B.

 Nell’ estate del 1982 fa ritorno all’Inter: nella prima stagione è il secondo di Bordon, ma dalla stagione 1983/8Risultati immagini per zenga inter 19914 diventa titolare inamovibile e con il passare degli anni anche uno dei leader dello spogliatoio nerazzurro, diventando anche uno dei giocatori più amati della storia interista. Con l’Inter Zenga giocherà fino al 1994 totalizzando 328 presenze e vincendo 1 scudetto (quello dei record) e 1 Supercoppa Italiana nel 1989, e 2 Coppe UEFA nel 1991 e nel 1994 (quest’ultima finale fu la sua ultima partita con la maglia nerazzurra).

 Nell’ estate del 1994 passa alla Sampdoria in una trattativa che portò Pagliuca in nerazzurro. Nella prima stagione in blucerchiato gioca titolare, ma nella seconda, complici vari infortuni e scelte tecniche, vede il campo solo per 7 volte e così a fine stagione decide di svincolarsi.

 Nell’ estate del 1996 firma con il Padova in Serie B dove gioca 21 partite. Nel marzo del 1997 si trasferisce negli Stati Uniti ai New England Revolution che militano nella Major League Soccer (MLS) con cui gioca 22 partite.

 Nel gennaio del 1998 decide di appendere le scarpe al chiodo, ma nell’agosto dello stesso anno i New England Revolution lo nominano allenatore-giocatore della squadra fino all’ottobre del 1999 quando viene esonerato. In seguito, Zenga proseguirà la sua carriera di allenatore in varie parti del mondo, iniziando dalla Romania (dove vince uno scudetto con la Steaua Bucarest), poi in Serbia dove vince anche qui il titolo con la Stella Rossa. Allena poi varie squadre degli Emirati Arabi fino all’aprile del 2008, quando viene chiamato dal Catania in piena lotta per non retrocedere, e lui riesce nell’impresa meritandosi la riconferma per la stagione successiva dove raggiunge una salvezza tranquilla.

 

 

 

 Nell’ estate del 2009 viene ingaggiato dal Palermo ma la sua avventura in rosanero dura pochi mesi, quando per scarsi risultati il presidente Zamparini decide di esonerarlo. È così, Zenga torna ad allenare all’estero in particolare negli Emirati Arabi e in Arabia Saudita fino al giugno del 2015 quando fa ritorno in Italia voluto sulla panchina della Sampdoria dal presidente Ferrero.

 Dopo pochi mesi però Zenga viene esonerato a causa risultati negativi come l’eliminazione dai preliminari di Europa League. Terminata la sua esperienza alla Sampdoria, Zenga firma un contratto di 6 mesi con l’ Al-Shaab, ma nel febbraio scorso ha rescisso consensualmente il contratto.

 Con la maglia della Nazionale Italiana, Zenga ha partecipato ad 1 Europeo (quello del 1988) e 2 Mondiali: in Messico nel 1986 dove però non ha giocato nemmeno un minuto e quello di in Italia nel 1990 da assoluto protagonista. La sua esperienza in Nazionale si conclude nel 1992 quando il neo C.T. Arrigo Sacchi gli preferisce Pagliuca e Marchegiani. Zenga è il terzo portiere con più presenze in Nazionale (58) e detiene il record d’imbattibilità in un mondiale con 518 minuti senza subire gol.

 Per quanto riguarda la sua vita privata, Zenga si è sposato 3 volte: la prima con Elvira Carfagna con cui ha avuto suo figlio Jacopo (che gioca come attaccante nelle serie minori), poi ha sposato la conduttrice Roberta Termali con cui ha avuto Nicolò e Andrea, ed infine la sua attuale moglie è la rumena Raluca Rebedea da cui ha avuto Samira e Walter Jr. Il suo soprannome più celebre, cioè “uomo ragno“, deriva da una domanda fatta a lui dai giornalisti riguardo la sua esclusione in Nazionale da parte di Arrigo Sacchi e lui rispose canticchiando il brano degli 883 “hanno ucciso l’ uomo ragno“.

http://www.calciogazzetta.it/altro/la-storia-di-un-campione-trattata-da-calcio-gazzetta/storie-di-calcio-walter-zenga-luomo-ragno/

 

 

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Trentaduesimi di finale

Milano 15-09-1993 Inter – Rapid Bucarest 3-1
Bucarest 29-09-1993 Rapid Bucarest - Inter 0-2

Sedicesimi di finale

Milano 20-10-1993 Inter – Apollon Limassol 1-0
Limassol 03-11-1993 Apollon Limassol - Inter 3-3

Ottavi di finale

Norwich 24-11-1993 Norwich City – Inter 0-1
Milano 08-12-1993 Inter – Norwich City 1-0

Quarti di finale

Dortmund 01-03-1994 Borussia Dortmund - Inter 1-3
Milano 17-03-1994 Inter – Borussia Dortmund 1-2

Semifinale

Cagliari 30-03-1994 Cagliari - Inter 3-2
Milano 12-04-1994 Inter - Cagliari 3-0

 

 

 

 

 

 

 

CARO MORATTI, LE VENDO L' INTER'

MILANO - Ernesto Pellegrini e Massimo Moratti si sono incontrati nella mattinata di ieri ed hanno avviato ufficialmente la trattiva per la cessione del pacchetto azionario di maggioranza dell' Inter. Non siamo all' ennesima "voce" , questa volta c' è Risultati immagini per pellegrini trofei interaddirittura un comunicato ufficiale congiunto, diffuso nel primo pomeriggio dall' ufficio stampa della società nerazzurra su carta intestata del club, che mette fine alla rincorsa di voci e all' accavallarsi di ipotesi. Dopo il lavoro preliminare sui bilanci da parte degli esperti contabili ieri Pellegrini e Moratti si sono seduti allo stesso tavolo e dopo aver messo da parte timori, diffidenze e incomprensioni si sono messi al lavoro con un preciso obiettivo: arrivare nel più breve tempo possibile alla firma definitiva. L' Inter presto avrà un nuovo presidente, la giornata di ieri ha segnato indubbiamente l' inizio di una nuova storia. "E' intendimento del signor Pellegrini valutare la possibilità di una cessione del pacchetto azionario di maggioranza" annuncia il primo comunicato ufficiale uscito su questo argomento dal club di Piazza Duse in tanti mesi. E poi si aggiunge: "E' intenzione del signor Moratti valutare la possibilità di acquisto del predetto pacchetto azionario". Siamo alla svolta chiarificatrice e definitiva invocata nelle settimane scorse dal petroliere milanese e siamo al traguardo che stava a cuore a Pellegrini, che ieri nella sede della Pefin, a due passi da Piazza San Babila, ha fatto sapere con tono scopertamente soddisfatto di essere arrivato a questo punto. "Ho pensato con grande serenità prima di arrivare a questo appuntamento e sono contento di averci pensato per bene". Un passo importante, che avvicina la soluzione della sofferta vicenda ma che non significa la caduta delle difficoltà che questa trattiva porta con se. Il lavoro di contabili e avvocati non è certo finito, ma ieri i due contraenti-contendenti hanno deciso di superare i reciproci sospetti e di incontrarsi a metà strada, mossi dalla consapevolezza che l' Inter è rimasta da troppo tempo in mezzo ad un insidioso guado. "Nell' interesse prioritario dell' Internazionale FC - si dice nel comunicato - la trattativa dovrà essere confinata in tempi brevi". Subito dopo però Pellegrini e Moratti fanno anche sapere che "trattiva aperta" non significa anche scontata conclusione. Precisazioni d' obbligo. E' certo che da ieri, 1 febbraio, il dosso è stato superato e si è messo in moto il meccanismo che porterà alla tanto attesa svolta societaria, quel passaggio dall' era Pellegrini a quella di Massimo Moratti, come chiesto a gran voce in quella tesa e difficile domenica dell' 11 dicembre dai tifosi a San Siro mentre la squadra cadeva di fronte al Napoli. L' incontro è avvenuto forse sulla famosa cifra dei 40 miliardi? Il comunictato di ieri è servito anche per chiedere agli organi di informazione di non diffondere notizie incontrollate. Di questo avviso non è il quotidiano britannico "Daily Star" che ha rilanciato l' operazione Moratti- Cantona parlando di una trattiva segreta in corso con il giocatore che avrebbe promesso all' industriale milanese una risposta. Interessamento si, ma nessuna intesa aveva fatto sapere Moratti che ieri ha dovuto prendere la parola per una precisazione a proposito di un presunto suo coinvolgimento, annunciato da un quotidiano, in una inchiesta sulla attività del comitato per portare a Milano le olimpiadi del 2000. "Non ho ricevuto nessuna richiesta da parte della Corte dei Conti. Il Coni ha già ricevuto il rendiconto relativo alle attività svolte e ai loro costi, rendiconto che il dottor Moratti non ha alcuna difficoltà a presentare".

di GIANNI PIVA

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/02/02/caro-moratti-le-vendo-inter.html