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			Ernesto Pellegrini. 
			
			Iniziò la sua carriera alla ditta 
			Bianchi in veste di contabile e, successivamente, capocontabile e 
			responsabile del servizio di ristora zione. Intuendo che, in anni di 
			boom economico e di forte evoluzione delle abitudini alimentari 
			degli italiani, la ristorazione sul posto di lavoro avrebbe 
			conosciuto una fase di grande sviluppo, nel 1965 fondò 
			l'Organizzazione Mense Pellegrini che, oltre alla ristorazione 
			collettiva, si occupò successivamente anche di buoni pasto, pulizie, 
			servizi integrati e distribuzione automatica. 
			
			Nel 2015 la Pellegrini S.p.A. e 
			la Pellegrini Catering Overseas S.A. (azienda che opera in Angola, 
			Camerun, Congo, Mozambico e Nigeria) hanno fatturato 500 milioni di 
			euro contando un totale di 8500 dipendenti. 
			
			L'8 gennaio 1984 acquistò l'Inter 
			da Ivanoe Fraizzoli. Sotto la sua gestione vennero acquistati 
			Rummenigge, Matthaeus, Klinsmann e Brehme; la squadra conquistò il 
			tredicesimo scudetto nella stagione 1988-1989, passato alla storia 
			come "lo scudetto dei record" per i 58 punti guadagnati in 34 
			partite (allora la vittoria valeva solo 2 punti). Sempre nel 1989 
			l'Inter vinse la Supercoppa Italiana e nel 1991, dopo ventisei anni 
			senza vittorie in Europa, conquistò la Coppa UEFA battendo in finale 
			la Roma. Nel 1990 Pellegrini venne insignito dell'onorificenza di 
			Cavaliere del Lavoro. L'ultimo trofeo dalla squadra sotto la sua 
			gestione fu la Coppa UEFA conquistata nel 1994, vincendo la finale 
			contro il Salisburgo. Nel 1995 lasciò la presidenza della società a 
			Massimo Moratti. 
			
			Nel dicembre 2013 costituisce la 
			Fondazione Ernesto Pellegrini ONLUS che si propone di aiutare le 
			tante persone che si trovano in condizione di temporanea difficoltà 
			economica e sociale e favorire così lo sviluppo di nuove idee e 
			nuove risposte a bisogni che cambiano e divengono più complessi. Il 
			Ristorante Ruben rappresenta l'avvio di questo progetto di sostegno. 
			Ha sede a Milano, in via Gonin 52, ed è in grado di servire fino a 
			500 pasti ogni sera. 
			
			Grazie al contribuito della 
			Fondazione, il costo del pasto per ogni commensale è simbolico, e 
			pari a € 1. 
			
			  
			
			  
			
			
			  
			
			
			  
			
			  
						
							
								
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			il cambio della guardia  
			
			
			Nel 1984 tocca al nuovo presidente Ernesto Pellegrini 
			riorganizzare la squadra per centrare nuovi successi e nella 
			stagione 1988/89 riesce 
			ad allestire una squadra da record: è l'anno dei tedeschi Lothar 
			Matthäus e Andreas Brehme e del record di punti, 58 (84 conteggiando 
			tre punti a vittoria), con 26 vittorie, 6 pareggi e 2 sconfitte.  
						
			 Tale risultato non è mai stato eguagliato nella Serie A a 18 
			squadre. 
			Nella stagione successiva l'Inter si aggiudica la Supercoppa 
			Italiana e nel 1991, a distanza di 26 anni dall'ultimo successo 
			europeo, conquista la Coppa UEFA battendo in finale un'altra squadra 
			italiana, la Roma.  
						
			Gli anni Novanta, tuttavia, vedono i nerazzurri 
			in difficoltà. Mentre i rivali storici della  Juventus e del Milan 
			conoscono annate di successi, l'Inter ottiene mediocri piazzamenti 
			in campionato. Nel 1994 arriva una gioia europea, la vittoria della 
			Coppa UEFA dopo il successo nella doppia finale contro il Casino 
			Salisburgo. I 
						
			l successo in Europa si contrappone con il piazzamento 
			molto deludente nel campionato nazionale, che l'Inter chiude ad un 
			solo punto dal Piacenza retrocesso. 
			
			  
						
			  
			
			
			  
			
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			Per la stagione 1986/87, il presidente è 
			deciso a dare una scossa all’ambiente, e per questo motivo decide di 
			affidare la prima squadra a un tecnico che si era potuto apprezzare 
			negli anni alla trascorsi alla Juventus, coronati da sei scudetti in 
			11 anni: Giovanni Trapattoni. Il Trap, era sicuro di poter replicare 
			i successi ottenuti in bianconero: i fatti gli daranno ragione ma 
			solo in parte. 
			
			La prima stagione di Trapattoni si chiude al 
			terzo posto, a quattro punti dal Napoli di Maradona che diventa la 
			squadra campione d’Italia. Dopo un buon avvio infatti, complice 
			anche un nuovo malanno di Rummenigge, i nerazzurri non riescono a 
			tener testa ai partenopei. 
			
			E in Coppa UEFA la sorte è quasi identica, con 
			l’eliminazione ai quarti, per mano della futura squadra vincitrice 
			della Competizione: Il Goteborg. 
			
			  
			
			
			
			https://www.bauscia.it/storia-inter/pellegrini-trapattoni-scudetto-dei-record-1984-1989/ 
			
			  
			
			  
			
			
			  
			
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						L’anno seguente va addirittura 
						peggio: quinti in campionato a 13 lunghezze dal Milan 
						campione e fuori agli ottavi di Coppa UEFA per mano 
						dell’Espanyol. 
			
			I risultati tardano quindi ad arrivare e la 
			folla rumoreggia. Lo stesso Pellegrini comincia a manifestare i suoi 
			dubbi nei confronti dell’allenatore. Del resto Trapattoni a sua 
			disposizione aveva dei giocatori di primissimo livello in ogni 
			settore del campo: Walter Zenga, Giuseppe Bergomi, Riccardo Ferri, 
			Daniel Passarella, Andrea Mandorlini, Alessandro Altobelli, Vincenzo 
			Scifo e Aldo Serena. Questi solo per citarne alcuni. Ma sono 
			ragionamenti fini a se stessi dal momento che il gioco è poco e mal 
			assortito. E a causa di ciò si ha una carenza di risultati. 
			
			Diventa quindi evidente per il Presidente il 
			fatto che deve rimettere mano al portafogli. 
			
			  
			
			
			
			https://www.bauscia.it/storia-inter/pellegrini-trapattoni-scudetto-dei-record-1984-1989/ 
			
			  
			
			
			  
			
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			ARRIVANO I PANZER TEDESCHI 
			
			C’è stato un momento – che ormai quasi 
			trent’anni sono passati, ma paiono ancor di più – in cui Milano era 
			l’arena in cui si consumava lo scontro finale tra Olanda e Germania. 
			Non c’erano ancora i cinesi ma c’erano Rijkaard-Gullit-Van Basten 
			con la maglia rossonera contro Brehme-Klinsmann-Matthaus con quella 
			nerazzurra. 
			
			
			Lothar Matthaus, appunto. Fu l’ultimo dei 
			panzer. Potentissimo, dotato di una visione di gioco eccezionale, 
			tecnicamente fortissimo. Ci mise poco a riscattar l’onore della 
			Germania nel cuore dei bauscia, delusi dall’ondivago Kalle 
			Rummenigge.  
			
			L’Inter vuole vincere, Ernesto Pellegrini la 
			costruisce puntando in alto. In panca si siede Giovanni Trapattoni. 
			La società va a pescare, ancora, dal Bayern che già aveva rifilato 
			Rummenigge. Spende poco meno di otto miliardi di lire dell’epoca 
			(anno di grazia 1988) e arrivano a Milano Lothar Matthaus e Andreas 
			Brehme.  Quello stesso anno arriverà in nerazzurro anche un altro 
			centrocampista che scriverà le pagine più belle della storia 
			interista, Nicola Berti. 
			
			  uno squadrone, in porta c’è Walter Zenga, in 
			difesa lo zio Bergomi, Riccardo Ferri e Baresi senior. In attacco si 
			fa notare il giovane Alessandro Bianchi, arrivato quell’anno dal 
			Cesena. Poi ci sono la certezza umile di Ramon Diaz e la testa 
			famelica di Aldo Serena, il talento selvaggio del balente Gianfranco 
			Matteoli. 
			
			 Non lo sanno ancora, a Milano. Ma quella sarà 
			una delle stagioni più belle dell’Inter. Finirà con lo scudetto dei 
			record, cinquantotto punti  quando la vittoria ne valeva solo due. Il 
			titolo estorto al San Siro, al Napoli di Careca e Maradona. Estorto, 
			già. Perché sarà una furba punizione dal limite di Lothar Matthaus a 
			consegnare – a diciott’anni di distanza dall’ultimo – lo scudetto 
			all’Inter. 
			
			 E’ il 28 maggio del 1989. Il Napoli si 
			presenta al cospetto dei nerazzurri con il rientro a sorpresa di 
			Diego Armando Maradona. Gli azzurri vanno in vantaggio con 
			Careca, nel primo tempo. È una rete stupenda. Nel secondo tempo 
			l’Inter si scuote e una botta calciata da Nicola Berti, sugli 
			sviluppi di un corner, incoccia sulla schiena del povero Luca Fusi 
			che beffa il suo portiere. Pari, ma non basta. Vincere consegnerebbe 
			lo scudetto subito. Si arriva all’83esimo minuto, e l’arbitro 
			fischia la punizione dal limite per l’Inter. 
			
			 Davanti a Lothar Matthaus c’è una barriera 
			foltissima, sono in sei a separare lui dal compianto Giuliano 
			Giuliani, estremo difensore degli azzurri. Da un tedescone ci si 
			aspetta la botta, il siluro terra-aria che magari si insacchi 
			facendo rumore. Invece Matthaus sceglie di scoccare un destro 
			rasoterra che beffa tutta la barriera e si infila millimetrico 
			vicino al palo alla destra del portiere. Gol, Milano (nerazzurra) 
			impazzisce: può finalmente tornare a ricamarsi lo scudetto sulla 
			maglia. Lothar entra nel cuore dei tifosi anche nel dopoguerra: “Uno 
			scudetto qui? Vale come tutti e tre quelli vinti con il Bayern”. 
			
			 Tra l’Inter e Lothar Matthaus la storia 
			d’amore va avanti, passa per una Coppa Uefa vinta nel ’91 ai danni 
			della Roma ma prima si ferma a Italia ’90 quando la sua Germania 
			alza la Coppa sotto il cielo di un’estate italiana che non scorderà 
			tanto facilmente. 
			
			 Un amore grandissimo, finché qualcosa non si 
			rompe. Nel caso specifico, i suoi legamenti crociati, a Parma, nel 
			1992. Tornerà a Monaco, dove – ultimo dei Panzer – firmerà tutti i 
			record possibili. Giocherà cinque mondiali, terminerà la carriera 
			come libero così come facevano i grandissimi negli anni ’60 e ’70. 
			
			
			
			http://www.barbadillo.it/65056-storiedicalcio-linter-dei-record-di-lothar-matthaus-lultimo-panzer/ 
						
						
						  
			
			  
			  
			
			
			Lo 
			scudetto dei record! 
			
			Il primo passo è l’ingaggio di due calciatori 
			teutonici: il terzino Andreas Brehme, accantonato dalla Sampdoria 
			poco tempo prima, e il centrocampista Lothar Matthäus, che tempo 
			prima aveva ricevuto l’interesse di Juventus e Napoli. I due 
			calciatori 
			tedeschi non sono le uniche novità di una campagna acquisti 
			importante del Presidente Pellegrini: Nicola Berti e Ramon Diaz 
			vengono prelevati dalla Fiorentina, e c’è spazio anche per il 
			giovane Alessandro Bianchi, acquistato dal Cesena. 
			
			Curiosa è la storia  di Diaz che all’Inter non 
			sarebbe dovuto arrivare. Era stato infatti comprato l’algerino Rabah 
			Madjer, ed erano state già fissate anche la presentazione con la 
			conferenza stampa, tuttavia le visite mediche evidenziarono un 
			problema fisico che ne poteva compromettere l’integrità nel corso 
			della stagione. Ecco quindi al suo posto la punta argentina. Chi 
			saluta è invece Alessandro ‘Spillo’ Altobelli, che dopo undici 
			stagioni in nerazzurro si accasa alla Juventus. Spillo è tuttora il 
			secondo miglior marcatore nella storia dell’Inter con 209 reti 
			complessive. 
			
			Si parte così così visto che prima dell’inizio 
			del campionato i nerazzurri salutano la Coppa Italia, eliminati 
			dalla Fiorentina sul neutro di Piacenza. 4-3 il risultato finale. 
			
			Pellegrini però, con molta pazienza e 
			perseveranza rinnova la fiducia a Trapattoni e alla fine questa 
			decisione si rivela quella giusta. 
			
			Infatti le cose cominciano
			a 
			girare per il verso giusto, con ogni giocatore che si assesta  in 
			determinati ruoli. Inamovibile il portierone della nazionale Zenga 
			che a fine torneo, assieme a Diaz, vanterà 33 presenze su 34 
			incontri. 
			
			Il libero è un ruolo ricoperto da Mandorlini e 
			Corrado Verdelli, mentre i due marcatori sono stabilmente Ferri e 
			Bergomi. In cabina di regia c’è Gianfranco Matteoli, sostenuto da 
			Berti e Matthäus nel ruolo di interni. Le ali sono Brehme, che 
			ricopre anche il ruolo di terzino e Bianchi, dotato di grande 
			resistenza nonostante il fisico all’apparenza inadeguato. In attacco 
			i due tiratori scelti sono Serena e Diaz. Alla fine del girone di 
			andata i nerazzurri, che avevano già estromesso dalla lotta per il 
			titolo i cugini, vengono sconfitti ancora dalla Fiorentina con il 
			medesimo punteggio ottenuto in Coppa. Questa rocambolesca sconfitta 
			permette al Napoli, l’unica squadra in grado di sostenere il ritmo 
			nerazzurro, riduce la distanza dai nerazzurri a un punto. 
			
			Ma è l’unico spavento per i tifosi dato che 
			nelle giornate successive l’Inter ottiene un successo dietro 
			l’altro, arrivando così allo scontro diretto del 28 maggio 1989, 
			quando un siluro su punizione del centrocampista Matthäus trafigge 
			il portiere partenopeo e sancisce di fatto il tredicesimo tricolore 
			dei nerazzurri. È il trionfo di Trapattoni, con quel momento che 
			aveva atteso sin dal 1986. 
			
			Per dare un’idea della distanza dal calcio 
			attuale, anche il Presidente degli acerrimi nemici della Juventus, 
			Giampiero Boniperti, dovette levare il cappello di fronte a 
			quest’Inter inarrestabile. Unica nota negativa di questa stagione è 
			la sciagurata eliminazione dalla Coppa UEFA ad opera del Bayern 
			Monaco. Dopo aver vinto in Germania per 2-0 la partita che verrà 
			ricordata per la stupenda rete di Berti (cavalcata di 80 metri e 
			pallonetto sul portiere), a Milano ci fu un suicidio calcistico. 
			Infatti dopo il sollecito vantaggio conseguito da Serena, a causa di 
			una sostituzione ritardata di Brehme i tedeschi seppero segnare tre 
			reti in 7’ sancendo di fatto l’eliminazione dalla Coppa europea. Con 
			buona (o meno) pace di noi interisti. 
			
			
			
			https://www.bauscia.it/storia-inter/pellegrini-trapattoni-scudetto-dei-record-1984-1989/ 
						
						  
			
						
						  
			
						Chi negli anni ’90 
						era ancora bambino se la faceva raccontare fino alla 
						noia dal papà o dal nonno, senza stancarsi mai. E’ la 
						storia dello Scudetto dei record, quello dell’88-89 e 
						quella del suo artefice principale, Giovanni Trapattoni 
						da Cusano Milanino. Il Trap all’Inter era arrivato due 
						anni prima, chiamato dal presidente Ernesto Pellegrini 
						con un obiettivo: ricucire il tricolore sulle maglie 
						nerazzurre. Il compito non era facile: da contrastare 
						c’erano il Napoli di Maradona e il nuovo Milan di 
						Sacchi, oltre alla Fiorentina di Baggio, la Samp di 
						Mancini e Vialli, . Le prime due stagioni furono avare 
						di soddisfazioni per il Trap, con un terzo e un quinto 
						posto in Serie A, ma il capolavoro stava soltanto 
						prendendo forma. L’Inter nell’estate del 1988 si 
						rinforzò con l’acquisto di grandi campioni come Bianchi, 
						Berti, Matthaus, Brehme e Diaz. 
						
						Fu la base di una 
						squadra vincente. L’Inter in campionato macinò vittorie 
						su vittorie. Un solo brivido con la Fiorentina 
						all’ultima del girone d’andata: 4 a 3 per i viola e il 
						Napoli che si riportò a un punto. Ma dalla prima del 
						girone di ritorno la squadra condotta dal Trap riniziò 
						la sua marcia trionfale: 11 vittorie in 13 partite e 
						vittoria dello Scudetto a San Siro battendo proprio il 
						Napoli di Maradona con 5 giornate d’anticipo. Trapattoni 
						mise in fila tutti. Si tolse anche qualche sassolino 
						dalle scarpe per chi gli aveva dato del difensivista. 
						“Non mi piacciono, le etichette. La più pesante, poi… 
						quella maledetta storia secondo cui sarei un allenatore 
						difensivista. Le mie squadre hanno sempre segnato più 
						delle altre”. E la sua Inter aveva sì la miglior difesa 
						ma anche di gran lunga il miglior attacco. 
						
						Ho fatto l’allenatore 
						perché non mi immaginavo altrove. Amo troppo il verde 
						dei prati, e il pallone. 
						
						 Discorsi superflui: 
						quell’Inter era prima in tutto. 58 punti su 68 e 
						avversarie distrutte, come titolò la Gazzetta dello 
						Sport il giorno della conquista matematica del titolo, 
						con quattro giornate di anticipo. L’Inter del Trap era 
						già leggenda. 
						
						fonte
						www.inter.it 
			
						  
			
            
			  
						
			
			  
			
			
			  
			
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									Trentaduesimi di finale 
									
									Vienna 
									19-09-1990 Rapid Vienna - Inter 2-1 
									Verona 03-10-1990 Inter – Rapid Vienna 3-1 
												 | 
												
												 
									Sedicesimi di finale 
									
									
									Birmingham 24-10-1990 Aston Villa - Inter 
									2-0 
									Milano 07-11-1990 Inter – Aston Villa 3-0 
												 | 
											 
											
												| 
												 
									
									Ottavi di finale 
									
									Milano 
									28-11-1990 Inter - Partizan 3-0 
									Belgrado 12-12-1990 Partizan - Inter 1-1 
												 | 
												
												 
									Quarti di finale 
									
									Bergamo 
									06-03-1991 Atalanta - Inter 0-0 
									Milano 20-03-1991 Inter - Atalanta 2-0 
												 | 
											 
											
												| 
												 
									Semifinale 
									
									Lisbona 
									12-04-1991 Sporting Lisbona - Inter 0-0 
									Milano 24-04-1991 Inter – Sporting Lisbona 
									2-0  | 
											 
										 
									 
									
						
						  
									
						
						  
									
						
						
						  
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			WALTER 
			ZENGA. Nato a Milano il 28 aprile del 1960, inizia a 
			giocare a 9 anni nell’ A.C. Macallesi 1927 di Milano, poi a 11 anni 
			viene acquistato dall’Inter che lo inserisce tra i pulcini. Appena 
			compiuti 18 anni, i nerazzurri lo prestano in varie squadre di Serie 
			C1 tra le quali la Salernitana, il Savona e la Sambenedettese con 
			cui conquista una promozione in serie B. 
			
			
			 Nell’ estate del 1982 fa ritorno all’Inter: 
			nella prima stagione è il secondo di Bordon, ma dalla stagione 
			1983/8 4 
			diventa titolare inamovibile e con il passare degli anni anche uno 
			dei leader dello spogliatoio nerazzurro, diventando anche uno dei 
			giocatori più amati della storia interista. Con l’Inter Zenga 
			giocherà fino al 1994 totalizzando 328 presenze e vincendo 1 
			scudetto (quello dei record) e 1 Supercoppa Italiana nel 1989, e 2 
			Coppe UEFA nel 1991 e nel 1994 (quest’ultima finale fu la sua ultima 
			partita con la maglia nerazzurra). 
			
			 Nell’ estate del 1994 passa alla Sampdoria in 
			una trattativa che portò Pagliuca in nerazzurro. Nella prima 
			stagione in blucerchiato gioca titolare, ma nella seconda, complici 
			vari infortuni e scelte tecniche, vede il campo solo per 7 volte e 
			così a fine stagione decide di svincolarsi. 
			
			 Nell’ estate del 1996 firma con il Padova in 
			Serie B dove gioca 21 partite. Nel marzo del 1997 si trasferisce 
			negli Stati Uniti ai New England Revolution che militano nella Major 
			League Soccer (MLS) con cui gioca 22 partite. 
			
			 Nel gennaio del 1998 decide di appendere le 
			scarpe al chiodo, ma nell’agosto dello stesso anno i New England 
			Revolution lo nominano allenatore-giocatore della squadra fino 
			all’ottobre del 1999 quando viene esonerato. In seguito, Zenga 
			proseguirà la sua carriera di allenatore in varie parti del mondo, 
			iniziando dalla Romania (dove vince uno scudetto con la Steaua 
			Bucarest), poi in Serbia dove vince anche qui il titolo con la 
			Stella Rossa. Allena poi varie squadre degli Emirati Arabi fino 
			all’aprile del 2008, quando viene chiamato dal Catania in piena 
			lotta per non retrocedere, e lui riesce nell’impresa meritandosi la 
			riconferma per la stagione successiva dove raggiunge una salvezza 
			tranquilla. 
			
			  
			
			  
			  
			
			 Nell’ estate del 2009 viene ingaggiato dal 
			Palermo ma la sua avventura in rosanero dura pochi mesi, quando per 
			scarsi risultati il presidente Zamparini decide di esonerarlo. È 
			così, Zenga torna ad allenare all’estero in particolare negli 
			Emirati Arabi e in Arabia Saudita fino al giugno del 2015 quando fa 
			ritorno in Italia voluto sulla panchina della Sampdoria dal 
			presidente Ferrero. 
			
			 Dopo pochi mesi però Zenga viene esonerato a 
			causa risultati negativi come l’eliminazione dai preliminari di 
			Europa League. Terminata la sua esperienza alla Sampdoria, Zenga 
			firma un contratto di 6 mesi con l’ Al-Shaab, ma nel febbraio scorso 
			ha rescisso consensualmente il contratto. 
			
			 Con la maglia della Nazionale Italiana, Zenga 
			ha partecipato ad 1 Europeo (quello del 1988) e 2 Mondiali: in 
			Messico nel 1986 dove però non ha giocato nemmeno un minuto e quello 
			di in Italia nel 1990 da assoluto protagonista. La sua esperienza in 
			Nazionale si conclude nel 1992 quando il neo C.T. Arrigo Sacchi gli 
			preferisce Pagliuca e Marchegiani. Zenga è il terzo portiere con più 
			presenze in Nazionale (58) e detiene il record d’imbattibilità in un 
			mondiale con 518 minuti senza subire gol. 
			
			 Per quanto riguarda la sua vita privata, 
			Zenga si è sposato 3 volte: la prima con Elvira Carfagna con cui ha 
			avuto suo figlio Jacopo (che gioca come attaccante nelle serie 
			minori), poi ha sposato la conduttrice Roberta Termali con cui ha 
			avuto Nicolò e Andrea, ed infine la sua attuale moglie è la rumena 
			Raluca Rebedea da cui ha avuto Samira e Walter Jr. Il suo soprannome 
			più celebre, cioè “uomo ragno“, deriva da una domanda fatta a lui 
			dai giornalisti riguardo la sua esclusione in Nazionale da parte di 
			Arrigo Sacchi e lui rispose canticchiando il brano degli 883 “hanno 
			ucciso l’ uomo ragno“. 
			
			
			
			http://www.calciogazzetta.it/altro/la-storia-di-un-campione-trattata-da-calcio-gazzetta/storie-di-calcio-walter-zenga-luomo-ragno/ 
			
			  
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												Trentaduesimi 
									di finale 
									
									Milano 
									15-09-1993 Inter – Rapid Bucarest 3-1 
									Bucarest 29-09-1993 Rapid Bucarest - Inter 
									0-2  | 
												
												 
									Sedicesimi di finale 
									
									Milano 
									20-10-1993 Inter – Apollon Limassol 1-0 
									Limassol 03-11-1993 Apollon Limassol - Inter 
									3-3  | 
											 
											
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									Ottavi di finale 
									
									Norwich 
									24-11-1993 Norwich City – Inter 0-1 
									Milano 08-12-1993 Inter – Norwich City 1-0 
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									Quarti di finale 
									
									Dortmund 
									01-03-1994 Borussia Dortmund - Inter 1-3 
									Milano 17-03-1994 Inter – Borussia Dortmund 
									1-2  | 
											 
											
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									Semifinale 
									
									Cagliari 
									30-03-1994 Cagliari - Inter 3-2 
									Milano 12-04-1994 Inter - Cagliari 3-0  | 
											 
										 
									 
									
									  
						
						  
						
						  
						
						  
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	CARO MORATTI, LE VENDO L' INTER' 
	
	MILANO - Ernesto Pellegrini e Massimo 
	Moratti si sono incontrati nella mattinata di ieri ed hanno avviato 
	ufficialmente la trattiva per la cessione del pacchetto azionario di 
	maggioranza dell' Inter. Non siamo all' ennesima "voce" , questa volta c' è
	
	
	 addirittura 
	un comunicato ufficiale congiunto, diffuso nel primo pomeriggio dall' 
	ufficio stampa della società nerazzurra su carta intestata del club, che 
	mette fine alla rincorsa di voci e all' accavallarsi di ipotesi. Dopo il 
	lavoro preliminare sui bilanci da parte degli esperti contabili ieri Pellegrini e Moratti si sono seduti allo 
	stesso tavolo e dopo aver messo da parte timori, diffidenze e incomprensioni 
	si sono messi al lavoro con un preciso obiettivo: arrivare nel più breve 
	tempo possibile alla firma definitiva. L' Inter presto avrà un nuovo 
	presidente, la giornata di ieri ha segnato indubbiamente l' inizio di una 
	nuova storia. "E' intendimento del signor Pellegrini valutare la possibilità 
	di una cessione del pacchetto azionario di maggioranza" annuncia il primo 
	comunicato ufficiale uscito su questo argomento dal club di Piazza Duse in 
	tanti mesi. E poi si aggiunge: "E' intenzione del signor Moratti valutare la 
	possibilità di acquisto del predetto pacchetto azionario". Siamo alla svolta 
	chiarificatrice e definitiva invocata nelle settimane scorse dal petroliere 
	milanese e siamo al traguardo che stava a cuore a Pellegrini, che ieri nella 
	sede della Pefin, a due passi da Piazza San Babila, ha fatto sapere con tono 
	scopertamente soddisfatto di essere arrivato a questo punto. "Ho pensato con 
	grande serenità prima di arrivare a questo appuntamento e sono contento di 
	averci pensato per bene". Un passo importante, che avvicina la soluzione 
	della sofferta vicenda ma che non significa la caduta delle difficoltà che 
	questa trattiva porta con se. Il lavoro di contabili e avvocati non è certo 
	finito, ma ieri i due contraenti-contendenti hanno deciso di superare i 
	reciproci sospetti e di incontrarsi a metà strada, mossi dalla 
	consapevolezza che l' Inter è rimasta da troppo tempo in mezzo ad un 
	insidioso guado. "Nell' interesse prioritario dell' Internazionale FC - si 
	dice nel comunicato - la trattativa dovrà essere confinata in tempi brevi". 
	Subito dopo però Pellegrini e Moratti fanno anche sapere che "trattiva 
	aperta" non significa anche scontata conclusione. Precisazioni d' obbligo. 
	E' certo che da ieri, 1 febbraio, il dosso è stato superato e si è messo in 
	moto il meccanismo che porterà alla tanto attesa svolta societaria, quel 
	passaggio dall' era Pellegrini a quella di Massimo Moratti, come chiesto a 
	gran voce in quella tesa e difficile domenica dell' 11 dicembre dai tifosi a 
	San Siro mentre la squadra cadeva di fronte al Napoli. L' incontro è 
	avvenuto forse sulla famosa cifra dei 40 miliardi? Il comunictato di ieri è 
	servito anche per chiedere agli organi di informazione di non diffondere 
	notizie incontrollate. Di questo avviso non è il quotidiano britannico "Daily 
	Star" che ha rilanciato l' operazione Moratti- Cantona parlando di una 
	trattiva segreta in corso con il giocatore che avrebbe promesso all' 
	industriale milanese una risposta. Interessamento si, ma nessuna intesa 
	aveva fatto sapere Moratti che ieri ha dovuto prendere la parola per una 
	precisazione a proposito di un presunto suo coinvolgimento, annunciato da un 
	quotidiano, in una inchiesta sulla attività del comitato per portare a 
	Milano le olimpiadi del 2000. "Non ho ricevuto nessuna richiesta da parte 
	della Corte dei Conti. Il Coni ha già ricevuto il rendiconto relativo alle 
	attività svolte e ai loro costi, rendiconto che il dottor Moratti non ha 
	alcuna difficoltà a presentare". 
	
	di GIANNI PIVA 
	
	
	
	http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/02/02/caro-moratti-le-vendo-inter.html 
    
    
			  
  
						
	
   
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