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La cucina è la chiave di lettura di un popolo. A Catania essa assume un carattere forte e gioioso come quello dei suoi cittadini. Ciò che rimarrà indelebile nella memoria, sarà sicuramente il gusto unico dei piatti che avrete la possibilità di assaggiare nei numerosi ristoranti e trattorie che si incontrano per le strette vie del centro storico:

sarde a beccafico o con la cipollata, pasta con il finocchietto riccio, polpette di neonato fritte (u muccu), spaghetti al nero di seppia, caponata di melanzane, parmigiana di melanzane, macco di fave condito con olio extra vergine di oliva oppure fritto con finocchietto selvatico, bastardo affogato (cavolfiore in padella).

Il piatto più celebre della tradizione catanese è la pasta alla Norma. Maccheroni condita con salsa di pomodoro fresco, croccanti melanzane fritte, basilico verde e profumato e tanta ricotta salata grattugiata. Il nome viene da un’ opera lirica del famoso musicista Vincenzo Bellini, nato a Catania, e vuole essere un omaggio alla sua grandezza.

http://catania.gds.it/2013/07/04/il-gusto-del-cibo-di-strada-dal-centro-alla-periferia-272003_164330/

 

 

CUCINA CATANESE

Un viaggio nella nostra terra diventa sempre un’immersione con tutti e cinque i sensi in un’atmosfera unica, piena di colori,profumi, suoni, sapori. E parlare di cucina significa iniziare un viaggio dentro il viaggio.

Il calore del sole esalta l’odore della terra, che si mischia al profumo del mar Mediterraneo portato dalla brezza. Sull’Etna, come tra le campagne della Piana o in quelle del Calatino è un susseguirsi di colori forti e fragranze intense. I sapori in questa terra generosa sono decisi e unici e stanno in un delizioso equilibrio tra terra e mare. Cucina della costa, dunque, e cucina dell’interno.

 

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Questa guida vuole accompagnare il visitatore alla scoperta dei prodotti e dei piatti tipici della provincia di Catania: formaggi, frutta, ortaggi, pesce, cereali sono alla base di piatti tradizionali di cui andare fieri.

Alcuni Comuni della provincia di Catania non sono stati menzionati perché non presentano tradizioni gastronomiche specifiche, soprattutto se si trovano nelle vicinanze della città. Ma la varietà dei piatti, la ricchezza dei profumi, delle spezie e dei prodotti costituiscono un panorama gastronomico talmente variegato che il viaggiatore attento e desideroso di conoscenza si troverà impegnato in un vero e proprio viaggio del gusto.

 

 

 

 

 

 

 

 

A Catania, parlare di cucina è d’obbligo, mangiare diventa un momento per celebrare i sensi. Una cucina esuberante, barocca, controversa.

L’approccio consigliato, per chi vuole conoscere la città, sarebbe quello di dare una sbirciatina ai mercati storici della Pescheria e di Piazza Carlo Alberto, a fera ‘o luni: si rimarrà sedotti dalla straordinaria abbondanza di cibo, dall’ottima qualità e anche dai prezzi particolarmente accessibili.

Tutto appare unico, dall’ aglio all’ origano, dalle montagne di verdura di campagna esposte sulle bancarelle alla grande varietà di frutta, primi fra tutti gli agrumi.

 

 

 

Accanto al Duomo, costeggiando la fontana dell’ Amenano, chiamata dai Catanesi l’acqua ‘o linzolu, il viaggiatore potrà visitare la Pescheria. Un tempio sacro del pesce.

Le bancarelle traboccanti di ghiaccio espongono tonno e pesce spada, sarde argentee, da non confondere con le prelibatissime alici (i Masculini o anciova, alici salate), sfavillanti spatole.

 

 

 

 

 

Si cucinano in mille modi, arrostiti e conditi con il salmoriglio; fritti o sfumati in agrodolce, con aceto e zucchero, per raggiungere un delicato equilibrio tra dolce e salato. I più curiosi, alla ricerca dei sapori più tipici, potranno degustare u mauru, un’ alga che si mangia cruda con una spruzzata di limone.

 

 

 

 

La Pescheria (Piscarìa in lingua siciliana) è l'antico mercato catanese del pesce che ancora oggi conserva e custodisce l’antico folclore.

Se volete immergervi nel più antico e caratteristico luogo di Catania, non potete assolutamente non fare una visita tra i numerosi banchi della pescheria dove i mercanti invitano la gente ad acquistare il pesce fresco.

 

 

Tra i più antichi monumenti della città, partendo dalla Porta di Carlo V arrivano fino a Piazza Alonzo di Benedetto e Piazza Pardo, si estende il mercato ittico. Tantissime persone lo affollano tutto il giorno.

Pesce di ogni specie, fasolari, vongole, cozze, ricci sono solo alcune delle tante varietà di pesce che potrete trovare. Gli esperti mercanti sapranno consigliare il pesce migliore e magari suggerirvi come prepararli al meglio.

 Oltre i banchi del pesce, che viene tagliato e pulito con estrema abilità davanti ai vostri occhi, potete trovare bancarelle di frutta e agrumi o di altri prodotti tipici di Catania.

 

 

Lasciatevi travolgere dal frenetico movimento, dalle grida di richiamo, dai forti odori dei pesci e dai tipici tendoni rossi che colorano il cielo del mercato.

Quando si decide di mangiare pesce l’imperativo categorico è solo uno: che sia fresco. E chi vive in una città a dichiarata vocazione marinara che dà le spalle alla montagna e si affaccia sul mare, il pesce buono, quello appena pescato, lo sa riconoscere e apprezzare.

 I catanesi sono per natura grandi consumatori di pesce, lo acquistano, lo ordinano al ristorante e (malvolentieri) lo cucinano in casa; chi non ha tempo o modo di andare la mattina presto al mercato del pesce, la famosa “pescheria” nel cuore della città, a comprare il pescato del giorno, si rivolge a quelle che da queste parti chiamano “case del pesce”, pescherie di fiducia con il banco di pesce fresco sempre ben fornito e il pescivendolo amico che consiglia cosa acquistare e snocciola consigli per la preparazione dei piatti.

Da qualche tempo, per venire incontro alle esigenze di chi è attento alla qualità, e alla forma preferisce la sostanza, hanno preso piede le Risto-pescherie, luoghi cioè nati per la rivendita del pesce con il plus di “ristorante” annesso. La formula del “comprato e mangiato” funziona perchè è un po’ più economica del classico ristorante di pesce e meno pretenziosa, si mangia su tovaglie di carta e spesso anche piatti e bicchieri di plastica, ma i clienti hanno la garanzia di gustare il pescato del giorno fresco, cucinato secondo tradizione, senza l’incombenza di doverlo preparare in casa.

https://www.groupon.it/articoli/mangiare-in-pescheria-a-catania-4-indirizzi-imperdibili

 

 

La Pescheria (Piscarìa in lingua siciliana) è l'antico mercato del pesce della città di Catania ed è inserito nel percorso turistico per il contenuto di folclore che si respira passando fra i banchi dei pescivendoli.

Solo provando questa esperienza ci si può rendere conto di quanto pittoresco possa essere questo mercato che può trovare confronto solo nel gemello mercato della Vucciria di Palermo: il mercato è sempre affollato ed il vocio incessante (la vuciata) dei venditori crea un sottofondo da suk arabo e si respira la tipica atmosfera di una casbah.

I banchi si trovano dall'inizio dell'Ottocento nel tunnel scavato nel Cinquecento sotto Palazzo del Seminario dei Chierici e le mura di Carlo V, di fronte agli Archi della Marina, un tempo immersi nelle acque del sottostante porticciolo di pescatori oggi riempito e trasformato in verde pubblico, in piazza Alonzo di Benedetto ed in piazza Pardo.

 

 

 

 

 

 

Movida in pescheria a Catania: un equilibrio possibile sospeso fra tradizione e futuro

Carmen Greco

 

Catania - E' il luogo da cui passano tutti. Che abbiano due ore o due settimane di tempo. La “sorpresa” della pescheria dietro la fontana dell’Amenano, in piazza Duomo, è citata in tutte le guide turistiche. Il mercato del pesce, the Catania fish market, l’agorà vociante di piazza Alonzo Di Benedetto, le bancarelle di frutta verdura , le macellerie, le spezie. I turisti, passano, fotografano, si sentono dentro una fiaba. Via Gisira, piazzetta Pardo, Porta Uzeda, piazza Currò , le strade dei turisti storditi dai suoni, dalla confusione, dal fascino decadente del mercato, con situazioni inesistenti in qualsiasi area commerciale d’Europa, le carni ancora appese ai ganci all’aria aperta, teste di pesce spada e ricci, “mauro”, “sangeli” e “masculini” crudi. Ma anche aperitivo con tartare di tonno e prosecco, il coppo di carta paglia con il fritto misto, ostriche e birra artigianale, parmigiana ed Etna Bianco. Catania com’era. Catania com’è.

Un tuffo in un altro mondo che fa di questo storico mercato nel cuore della città un luogo imperdibile, tanto che oggi, sulla pescheria si potrebbe giocare una partita fondamentale per lo sviluppo turistico.

La pescheria di Catania come la Boqueria di Barcellona o il Borough market a Londra, il bazar delle spezie ad Istanbul o il mercato centrale di Budapest? Luoghi storici e vivi al tempo stesso, in cui il mercato è ancora mercato, al servizio della comunità e del quartiere. Strutture al coperto, certo, che non hanno perso, però, il contatto con gli abitanti della zona, con il territorio, che sono cresciute in termini di qualità dell’offerta dei prodotti, e che sono diventate, anche per questo, grandi attrazioni turistiche. Paragoni impossibili e lontani? Forse.

Certo, anche a Catania sono stati i ristoratori, i primi a cambiare volto alla pescheria, a farla vivere anche di sera. Trattorie che hanno chiuso e poi riaperto, locali nuovi o semplicemente “trasformati”, vecchi magazzini per il ricovero dei banchi che hanno lasciato il posto ai tavolini, nella stessa piazza dove, appena qualche ora prima, si sguazza sulle basole viscide d’acqua e di scarti di pesce.

 

foto ristorante Antica Marina

 

Un boom, un business a traino privato, come sempre accade. Gente che scommette su un’idea e la porta avanti, magari in solitudine. Perché sulla pescheria, a tutt’oggi, non c’è un progetto vero, un’idea che possa farne, un domani , qualcosa di più che un semplice suq con il solo fascino dell’arretratezza come principale attrattiva.

Eppure a giudicare dai tanti locali che stanno aprendo come funghi i tempi sarebbero anche maturi per capire che un salto di qualità è possibile. Il problema è sempre quello di trovare un equilibrio fra la tradizione del mercato antico e la dimensione del futuro. Oggi che tante botteghe della pescheria hanno chiuso, che il mercato al dettaglio langue perché la maggior parte delle persone preferisce la rassicurante quotidianità degli scaffali dell’hard discount, oggi è forse il momento di guardarsi in faccia e provare a comprendere cosa potrebbe rappresentare questo posto. Senza che trascorrano 30 o 40 anni prima che qualcun altro ce lo venga a spiegare. Ad aprire il libro dei sogni della pescheria c’è sicuramente la nuova mecca della “movida”, attirata dal cibo di qualità, ma anche un mercato più moderno grazie alle nuove tecnologie per la conservazione degli alimenti.

La pescheria meriterebbe eccellenza e qualità. Meriterebbe attenzione e coccole, servizi e meno burocrazia, navette e isole pedonali che non la confinino in un ghetto invalicabile.

Meriterebbe un “direttore d’orchestra” con le idee chiare, come chiedono alcuni degli imprenditori che qui hanno compreso, prima e meglio dei “local”, le grandi potenzialità di questo luogo ipotizzando magari anche uno spostamento del mercato in una struttura al coperto del porto. Un’eresia per gli innamorati della “catanesitudine” che ancora esiste e resiste tra i banchi del pesce, un sacrificio “necessario” per chi vorrebbe salvaguardare, e non solo economicamente. Meno folklore e più Europa? Più turismo e meno abusivismo?

La scommessa sul futuro della pescheria passa dalla capacità di trovare un punto d’incontro tra questi mondi che apparentemente sembrano lontanissimi, soprattutto a Catania. Una cosa è certa. Nessuno può negare l’enorme capacità attrattiva di un luogo e di un quartiere tutto, in piena trasformazione.

Fino a vent’anni fa, un palazzo in rovina di via Gisira serviva da deposito per gli ambulanti e da magazzino dei i cd taroccati.

Oggi ci si può dormire, in stanze d’arte. E più i turisti si addentrano nelle vie del mercato storico, più gli stessi venditori provano ad adeguarsi. Le mandorle di Avola, il pistacchio di Bronte, oggi vengono offerti in parallelo alle mandorle californiane e al pistacchio iraniano, un prezzo maggiore per una qualità maggiore. E c’è qualche commerciante che te lo sa anche spiegare. Si sta facendo strada (ma con quanta lentezza!), la consapevolezza che la qualità dei prodotti innalza anche l’interesse di chi compra. Una pescheria mercato alimentare della città e anche punto di riferimento per mangiare siciliano, degustare prodotti tipici o imparare a cucinare la pasta alla Norma. Sarebbe una fiaba. E non solo per i turisti.

http://www.lasicilia.it/news/speciali/105156/movida-in-pescheria-a-catania-un-equilibrio-possibile-sospeso-fra-tradizione-e-futuro.html

 

 

Mm Trattoria nasce dalla felice intuizione della famiglia Marino e da una sana, innata, infinita passione per la buona cucina siciliana. Da una antica macelleria si poteva pensare a una trattoria dove mangiare ottima carne. Il contesto e la vicinanza al mercato del pesce hanno trasformato Mm in una apprezzata e riconosciuta trattoria dove mangiare ottimo pesce fresco in base al pescato del girono e vari e gustosi piatti a base di carne. Oltre a ottimi primi, antipasti della tradizione siciliana, dolici fatti in casa.

 

 

 

Tra wine dell'Etna e pepato cheese, i turisti nuovi clienti della Pescheria

11/07/2018 - 20:07di Carmen Greco

 

Nel mercato storico più bello della città, si fa a gara nel proporre degustazioni "live" ai visitatori stranieri: per evolversi, ma soprattutto per fronteggiare la crisi delle vendite...

Alfred infilza un pomodoro secco con uno stecchino e lo porge a Mary che sta sorseggiando un bicchiere di Etna bianco. Alle 10.30 in pescheria ci sono già 28 gradi, e il vino fresco scende giù tutto d’un fiato. La degustazione prevede ricotta infornata, pepato fresco, provola, salame di Brolo e olive, al bancone della salumeria. Si paga dai cinque ai sette euro, a seconda di quello che si sceglie, per fare l’esperienza di uno spuntino nel mercato storico più bello della città.

 “Come si cambia per non morire”. Anche i salumieri della pescheria, contagiati dallo street food che spopola ormai ad ogni latitudine, si sono attrezzati per far degustare i prodotti siciliani ai turisti. Solo che qui la “wine taste experience”, si mescola alla più pragmatica necessità di fare cassa per l’ormai cronico calo delle vendite. Ecco, allora che facendo un giro tra via Pardo e via Gisira, di salumieri diventati micro-ristoratori ce ne sono quattro nel giro di pochi metri. Tavoli, ombrelloni, sgabelli, qualche parola in inglese, qualche cartellone bilingue e la pescheria in versione Boqueria (si fa per dire) è servita. Sulla forma ci si deve ancora lavorare (e molto), ma lo spirito è lo stesso.

 Tra i commercianti c’è chi la vede però come una necessità «perché si lavora ormai pochissimo», e chi come un’opportunità per cambiare «anche il mercato si è evoluto e noi ci dobbiamo adeguare». Così si sono riforniti di macchinette per il sottovuoto, pos, bicchieri di vetro e bottiglie di vino per offrire ai turisti bocconi di sicilianità.

 «È nato tutto per gioco - racconta Salvatore Della Vita che rivendica la primogenitura dell’iniziativa -. C’erano delle guide che portavano qui i turisti per fare acquisti e abbiamo visto che funzionava. Poi abbiamo iniziato anche con il bicchiere di vino, il pezzetto di formaggio, le olive, a quel punto abbiamo provato a farlo seriamente tutti i giorni, cambiando la predisposizione dei banchi e ai turisti è piaciuto. Pian piano questa cosa si sta allargando. Altri, vedendo me, hanno cominciato pure loro. In fondo è semplice, non abbiamo cucina, facciamo degustazioni a prezzi contenuti, non ci interessa truffare il turista. Penso che per un po’ di anni questa formula avrà successo, poi magari ci dovremo inventare qualcos'altro... non so, se la salumeria si dovrà trasformare in un ristorante, ci adegueremo. Io sarei il primo a farlo».

 

 

 

 

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 Più tradizionalista Gaetano Grillo il cui banco di formaggi è presidiato dal nipote che, in inglese, invita i turisti a fermarsi: «Bisogna dire grazie ai turisti - dice - ormai il mercato è arrivato. Grazie a tutti questi ipermercati non viene più nessuno e abbiamo grandi difficoltà, meno male che ci sono i turisti, se non fosse per loro il mercato sarebbe chiuso, sono loro che creano confusione. Rispetto a dieci anni fa c’è stato un calo dell’80 per cento delle vendite i catanesi di nuova generazione non vengono più, gli anziani vanno a morire... non ci sono autobus che arrivano qui, non ci sono parcheggi... In questo modo cerchiamo di andare avanti, di aggrapparci a qualcosa, i turisti vogliono i nostri prodotti tipici, ma non possiamo vivere solo di turismo, non vede quante botteghe in vendita che ci sono?».

 «Turisti ce ne sono tantissimi - conferma Anna Mannino, dall'altra parte della strada - ma il lavoro è poco. Così facendo cerchiamo di incentivarlo.

Il catanese non scende più a fare la spesa tutti i giorni, invece i turisti sì. Pernottano in zona, scendono dai B&b, vengono qui, assaggiano il pecorino, le provole, qualcuno compra». La lavagna propone un breakfast a base di cheese an wine, mortadella and prosecco, sicilian ham and sicilian wine il tutto a 7 euro. Due turisti hanno già ordinato e sono seduti in uno dei tavolini “alti” allestiti nel vicolo adiacente al negozio. Nella mise en plave, piantine e taglieri.

«Il famoso street food lo possiamo gestire anche noi - afferma Nino Bonaccorso, che praticamente nella salumeria di via Pardo c’è nato -. Offriamo tagliere di formaggi, salumi e qualcosa da bere per 6 euro a persona. In qualche modo siamo stati costretti ad orientarci verso un altro tipo di clientela, ma io le posso dire che anche il catanese viene da noi a degustare questi prodotti, perché in fondo spendi 6 euro, ti fai un piccolo pranzetto e te ne vai.

Ci stiamo reinventando un po’ tutti, questo tipo di vendita è plus rispetto a quello che offriamo. Non penso che la pescheria perderà la sua vocazione commerciale, semplicemente Catania è arrivata più tardi rispetto alle grandi metropoli dove nei mercati si mangia da anni. Adesso il punto è avere l’appoggio dell’Amministrazione su un mercato storico come questo. Una cosa da fare subito è riaprire immediatamente via Dusmet e potenziare parcheggi, linee dell’autobus e metropolitana».

 http://www.lasicilia.it/news/catania/174376/catania-tra-wine-dell-etna-e-pepato-cheese-i-turisti-nuovi-clienti-della-pescheria.html

 

 

 

clicca sopra e vai al mercato storico della Pescheria

Strepitoso cibo di strada a Catania. È quello di Scirocco. E vi raccontiamo perché

30 November 2019.

L’impresa dei fratelli Timpanaro. Dopo tre anni una storia di successo e i progetti di ampliamento. Il luogo forse più amato dai turisti di passaggio dal capoluogo etneo tra arancini e cartocci di pesce fritto

 La fortuna aiuta gli intraprendenti. Come Marco e Giacomo Timpanaro, due fratelli catanesi. Che tre anni fa hanno aperto un locale per proporre cibo di strada nel posto più frequentato del capoluogo etneo.

 Piazza Alonso di Benedetto, ovvero la piscarìa, il vecchio e ancora vivissimo mercato del pesce. Il locale si chiama Scirocco - Sicilian fish lab. Un nome che ricorda il Sud, il caldo mentre il pay off in inglese rende tutto contemporaneo.  Perché parliamo di Scirocco? Perché oggi è il posto dove mangiare un cibo di strada strepitoso. Poi perché è già una storia di successo, una case history tutta da raccontare. Il posto va a gonfie vele. È aperto dalle 9 alle 24, tutti i giorni. Sempre pieno. Spesso traboccante di turisti. A tal punto che i due fratelli Timpanaro hanno già rilevato gli immobili vicini per allargarsi. E siamo certi che il loro ampliamento porterà nuovo ed ancora bisognoso decoro alla piazza.

 Siamo nel mercato del pesce di Catania. Si dice che ogni giorno tra fissi e momentanei qui ci siano almeno mille operatori a vendere. Lo spettacolo è assicurato. Si trova ogni ben di Dio da uno dei mari più pescosi. È attorno a questo luogo pieno di tanta materia prima da friggere che è venuta l’idea ai due fratelli di fare qualcosa di nuovo attingendo al passato. Il cibo di strada. Marco ha una laurea in economia in tasca, Giacomo in ingegneria. Sono figli di un ristoratore titolare di un locale storico a Catania, il Poggio Ducale. Hanno quindi l’esperienza familiare, le idee chiare, un po’ di coraggio e la giusta visione. Ma fai presto a dire cibo di strada. Nel caso di Scirocco nulla è lasciato al caso. Loro si sono rivolti a Pasquale Torrente, il ristoratore di Cetara famoso per la colatura di alici e il fritto di pesce tra i più buoni che ci siano. E Torrente è stato pieno di suggerimenti. Ed ecco allora il cartoccio di mare, il bastoncino di macco fritto, le sarde a beccafico, le arancine, i polipetti conditi. La frittura è buonissima. La materia prima di alto livello. Non solo il pescato. Ma anche l’olio per friggere.

 Racconta Marco: “Abbiamo aperto con quattro tavolini. Oggi abbiamo molti più posti e Scirocco ha 12 dipendenti più noi. In 24 metri quadri. È piaciuto il posto e l’idea di fare qualcosa di qualità. I prezzi sono assolutamente in linea con l’offerta di un cibo buono e veloce. Per i turisti è un’esperienza. Per i siciliani una comfort zone dove riconciliarsi con le loro tradizioni”.

Ed il successo è stato così travolgente che i fratelli Timpanaro hanno aperto da pochissimo tempo e a poca distanza un altro locale insieme a soci umbri, Vuciata - kitchen e market, con una formula più da bistrot moderno che anche in questo caso attinge alla tradizione. Ne parleremo in un’altra occasione. Non solo. I proprietari di Scirocco sono anche corteggiati dal resto d’Italia. Per aperture anche fuori dalla Sicilia.

C.d.G.

Scirocco - Sicilian fish lab - Piazza Alonzo di Benedetto, 7 - Catania T. 095.8365148 Chiuso: mai Ferie: dal 9 al 19 gennaio

Carte di credito: tutte Posteggio: no

http://www.sciroccolab.com/

 

 

 

osteria    LA PAGLIA - Catania

Tra i banchi di pesce, i colori delle verdure, della frutta fresca e le grida degli ambulanti della storica Pescheria di Catania, si affacciano la centenaria trattoria la Paglia. La piccola cucina all'ingresso del locale con i fornelli anneriti da decennali fritture, gli antipasti di mare esposti sul bancone e i tavolacci della sala un po' angusta imbottita di sedie per sistemare quanti più avventori possibile vi fahttps://www.mimmorapisarda.it/2021/lap.jpgranno sentire ancora addosso l'atmosfera da suk che si respira appena fuori. Innanzitutto le sarde "a beccafico".

Poi insalatina tiepida di polpo, zuppa di cozze e vongole o "masculini marinati" (le alici dello Ionio marinate con olio e limone). La scelta veramente difficile è decidere come condire gli spaghetti: con i ricci, praticamente il mare nel piatto; con il "muccu" (neonata di mare); oppure con un sughetto alla marinara preparato con polipetti, calamari, vongole e cozze; o, ancora, con il nero di seppie addomesticato con l'estratto di pomodoro ma molto saporito, o, infine, alla classica Norma, con pomodoro, melanzane e basilico.

Il tonno qui finisce alla griglia o fritto con le cipolle: come dire, senza pietà. Imperdibile la frittura di "sparacanaci" e cioè di triglie neonate, ma anche quella classica di calamari e gamberi non lascia delusi. A tavola si viene serviti con una deferenza fuori dal tempo che solo la conduzione di una famiglia siciliana con a capo una donna forte sa trasformare in una qualità. Piazza Pardo, 23 - Catania - Tel. 095 346838

 

 

 

 

 

 

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