Praiola di Salvo Sessa (La Sicilia, 14.7.2007)  Nell'estremo lembo di terra ripostese verso il confine con il Comune di Acireale, si trova la spiaggia acciottolata di Praìola, che durante l'estate si anima, ogni giorno, di migliaia di bagnanti e vacanzieri. La scoperta di questa suggestiva località balneare ripostese - sormontata da un lungo costone di Tìmpa, che degradando verso il mare forma a nord un "unicum" paesaggistico mozzafiato con la costa taorminese - è legata alla valorizzazione di essa, avvenuta alla fine degli Sessanta, ad opera di molte famiglie bene della zona dell'Acese, che costruirono nuove case di villeggiatura o rimisero in sesto le ville antiche ereditate dai loro genitori,  e alla nascita di un attrezzato camping internazionale - il Praiola Village - che si estende per 22 mila mq, posto proprio in riva al mare.

 Il Comune marinaro - accogliendo le numerose segnalazioni arrivate dal "popolo dell'estate" che, ogni giorno, si riversa sulla spiaggia di Praiola - ha potenziato il numero di pedane pubbliche sulla battígia sassosa, costruendone qualcuna in più rispetto agli anni precedenti che si estendono fin quasi a mare, con una copertura complessiva di 80 mq. 

 

Fondachello di Laura Fazzina (La Sicilia, 14.7.2007)  Il territorio di Mascali morfologicamente occupa una posizione strategica dal punto di vista turistico, grazie alle sue dieci frazioni, tutte inserite in un contesto paesaggistico di notevole pregio che spazia dalle colline dei Parco dell'Etna al mare Jonio, a soli 30 Km da Catania e a 15 Km da Taormina. Tra queste Fondachello e S. Anna, frazioni marinare protagoniste di una considerevole espansione turistica, che ha trasformato i piccoli borghi marini, con le loro spiagge caratterizzate dai "cutulisci", oggi fulcro del turismo estivo del conprensorio jonico-etneo.

Lungo il litorale, oltre i resort, residence e quant'altro possa ospitare chi ha scelto di trascorrere le vacanze in queste località, vi sono circa 23 strutture balneari, offrendo servizi di qualità per il turista sempre più esigente e attento. Ma davvero ce ne sono per tutti i gusti?

 

 

Ci risponde, Mario Fazio, presidente provinciale della Fiba Confesercenti: "Abbiamo una tipologia di stabilimenti balneari diversificati per rispondere alle esigenze di tutti, dove ampi spazi possono ospitare la tradizionale famiglia con zone relax, per i bambini aree ludiche con piscina, oppure cè il lido più indicato per i giovani dove prevalgono le strutture sportive con campi di beach volley e calcetto. Da qualche anno si è aggiunto, quale nuova attrattiva, un nuovo stabilimento caratterizzato da arredi etnici e servizi esclusivi dotati di saune  e vasche idromassaggi per i clienti più esigenti". Quindi non soltanto sole, sdraio e ombrellone. "Sfatiamo questo luogo comune, oramai sono tanti gli intrattenimenti, che si protraggono fino a notte fonda, come le serate a tema con un ampio ventaglio di spettacoli. Tra i più gettonati la notte di San Lorenzo e quella di Ferragosto, vissuti dai turisti, intensamente tra mare sole, musica e pioggia di giochi pirotecnici". 

Stazzo al crepuscolo

 

Dal profano al sacro, il 19 agosto i pescatori dei luogo, forte di una tradizione che si tramanda da generazioni, festeggiano con devozione la Madonna Maria SS. Della Pietà. La Madonna dalla chiesetta di Fondachello viene portata in processione lungo la costa a bordo dell'omonimo peschereccio, i numerosi turisti con fiaccole in mano assistono al rituale religioso fino allo sbarco, per ricevere la benedizione.

A Fondachello, a ridosso del mare, ricade uno straordinario ambiente naturale: la Gurna, zona umida compresa tra la foce dei Simeto e la città di Messina, protetta da vincoli paesaggistici. Durante l'anno registra una temperatura media di 17 gradi e precipitazioni per 800 mm, assicurando condizioni ideali per la flora caratterizzata. da lenticchia d'acqua, felce, giunchi e cannucce di palude e dal  ranuncolo "pennello", tipico dell'Europa atlantica. La fauna è per lo più costituita da uccelli di grandi dimensioni e grande frequentatore della zona è il falco di palude, ma chi vuol fare 'un tuffo" nella natura potrà scorgere tra gli acquitrini, cigni reali, cavalieri d'Italia, aironi cenerini, pettegole ed avocette oltre i rari ibis mígnattai. Uno spettacolo regalato dalla natura, praticamente tutto l'anno. 

Fondachello fa inoltre parte di un percorso cicloturistico che parte dalla frazione ripostese di Torre Archirafi e termina nei pressi del fiume Alcantara.

 

 

Tutti pazzi per la spiaggia di Fondachello
Fondachello deve l'origine del suo nome a un piccolo fondaco (una sorta di locanda) appunto che fungeva da punto di sosta per i viandanti della fascia litoranea.
Il territorio litoraneo della piana di Mascali, tuttavia, non è mai stato oggetto in passato di una profonda urbanizzazione; il motivo principale è da ricercarsi nelle condizioni ambientali del luogo, poco adatte a favorire gli insediamenti umani. La zona, infatti, era caratterizzata dalla presenza del cosiddetto "Lago di Mascali", un'ampia area paludosa che si estendeva da Marina di Cottone, nel territorio di Fiumefreddo, all'odierna località di Sant'Anna, le cui acque malariche e stagnanti furono particolarmente rese maleodoranti per il corso di un secolo e mezzo, a causa di un conetto vulcanico che eruttava magma solforoso, comparso nel tratto cosiddetto "della Gurna", a seguito del catastrofico terremoto del 1693 e svanito nel 1847 dopo un altro sisma.
È dunque comprensibile il motivo per cui, fino alla metà del XIX secolo, Fondachello, ancora un piccolo borgo rurale dotato comunque di una piccola chiesa, fosse ubicato in campagna, in una posizione più interna rispetto all'attuale abitato costiero (1 km circa a nord-ovest). Risulta quindi evidente l'importanza assunta dall'opera di bonifica del territorio, realizzata tra la fine dell'800 e gli inizi del '900 per volontà dei proprietari del luogo, i principi Gravina di Palagonia che permise la migrazione della popolazione di Fondachello dal borgo rurale alla marina, contribuendo a realizzare una trasformazione non solo ambientale, ma anche umana ed economica, mutando una comunità di contadini in una di pescatori.
Negli ultimi decenni, il paese di Fondachello, è stato al centro di una speculazione edilizia non indifferente, vista la posizione geografica favorevole e alcuni chilometri di litorale pianeggiante composto da ciottoli, venendo a costituire la meta vacanziera preferita per la popolazione dei paesi vicini e meno vicini. Il paese, da piccolo borgo di pescatori, si è così trasformato in una tra le più caotiche località balneari della Sicilia orientale, a 26 km da Taormina.

Lasicilia.it, 24.3.2012

 

 

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scene girate a Villa La Limonaia ad Acireale e a Nunziata (Mascali).

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Stazzo

(Stazzu in siciliano) è una frazione del comune di Acireale, nella Città metropolitana di Catania.

Si trova tra Santa Tecla e Pozzillo, sulla costa a nord del capoluogo comunale da cui dista circa 8 chilometri.

La presenza del borgo è attestata a partire dal XIX secolo, quando iniziò a sorgere su un terreno occupato dal Bosco d'Aci. Il termine Stazzo deriva probabilmente dal latino statio, con riferimento al luogo in cui riposavano le navi. In alternativa, potrebbe derivare dal siciliano stazzuni ("fornace", forno in cui si cuociono i mattoni); poiché nel territorio del centro sono ancora presenti alcuni di questi forni oramai in disuso (uno di questi si trova adiacente alla pizzeria "La Fornace"), non è peregrino ritenere che anticamente qui si lavorassero i laterizi e il nome di Stazzo derivi dalle tante fornaci presenti nel territorio.

 

Già a partire dagli inizi del XVI secolo, attorno al porto naturale della frazione, già denominata "Cala dello Stazzo", vi era la presenza di un'osteria e di alcune case, quale testimonianza di un primo insediamento, come affermano alcuni autori che[senza fonte], su commissione del reame di Spagna, si erano prodigati in una minuziosa descrizione della costa ionica siciliana per verificare i punti maggiormente vulnerabili alle incursioni dei pirati saraceni.

La chiesa locale, dedicata a san Giovanni Nepomuceno, è sita in piazza Mantova: è stata aperta al culto nel 1908 ed elevata a parrocchia nel 1922. La precedente chiesa, di origine seicentesca, anch'essa dedicata al santo boemo, sorgeva nell'attuale estremità sud della piazza. Fu abbattuta negli anni cinquanta del XX secolo. Il culto di san Giovanni Nepomuceno fu introdotto dai religiosi che frequentavano la borgata marinara nel periodo estivo, provenienti dalla città di Acireale, ove era presente una chiesa dedicata al santo, in via Galatea.

La fantasia popolare della borgata sulle origini del culto, rifacendosi all'omologa storia boema sul martirio del santo, che vedeva il suo corpo recuperato intatto nelle acque di un fiume, narra che il simulacro di san Giovanni Nepomuceno fosse stato portato su una barca di pescatori i quali avevano precedentemente giurato di donare la sacra icona alla comunità del primo luogo di approdo in cui sarebbero giunti.

La spiaggia di Stazzo si caratterizza per le nere scogliere rocciose, intervallate da numerosissime calette, di cui la principale, attorno a cui è sorto il paese, è proprio la cala dello Stazzo. Alcune delle calette, proprio per la contiguità l'una all'altra hanno dato il nome alla contrada Cale, suddivisa territorialmente fra Stazzo ed il vicino borgo di Pozzillo: è anche qui, assieme alle passerelle presenti sul lungomare, che nella stagione estiva si concentrano i bagnanti.

Il porto, localmente denominato u scalu ("lo scalo"), avente sede nella spiaggetta lavica antistante la chiesa, protetto in parte da scogliere naturali (il cosiddetto Lanzaturi) in parte dal prolungamento artificiale innestato su queste scogliere, costruito sulla fine degli anni 1980, che ha esteso il braccio del porto nella direzione sud, ampliando il precedente bacino portuale naturale. Sul porto è collocata una stele alta circa 20 metri, dedicata alla Madonna del Buon Riposo, che ospita anche una lapide per i caduti delle due guerre nativi del borgo. Un altro porticciolo, maggiormente utilizzato dai pescatori, prende il nome di Unna, a motivo della sua forma di naturale bacino, favorevolmente protetto dal mare. Entrambi i porti, a motivo della loro conformazione, offrono una discreta protezione contro i venti ed i marosi provenienti dal nord o terranei, cui contrasta una scarsa adeguatezza come riparo contro i venti di est, sud-est e sud.

Fonte Wikipedia

 

 

 

La costa di Stazzo

frazione del comune di Acireale situata tra Santa Tecla e Pozzillo, lungo la costa orientale della Sicilia, a 25 km da Catania, è caratterizzata da scogliere laviche tra cui sono incastonate delle calette di sabbia granulosa. Le scogliere sono facilmente raggiungibili grazie a delle passerelle su cui ci si può liberamente sdraiare a prendere il sole.

 

 

Stazzo offre un bacino naturale in cui sorgono due porti: il maggiore è denominato "U Scalo", mentre il più piccolo, utilizzato per lo più dai pescatori, prende il nome di "Unna". Questi due porti riparano la spiaggetta dai venti, mantenendo il mare calmo. In prossimità del porto maggiore si estende una spiaggetta libera dalla sabbia nera e granulosa. Si può parcheggiare l’auto a pochi metri, accanto al porto.

https://www.casevacanzepomelia.it/spiagge-della-sicilia/stazzo-74

 

 

 

 

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Lasciata la Timpa e attraversata Guardia Mangano, si arriva a Giarre, il cui nome deriva dal siciliano Giarri che significa "giare, contenitori di terracotta". Essi venivano fabbricati da abili artigiani locali per la conservazione delle derrate alimentari della vicina contea di Màscali.
Importante rilevanza architettonica ha il Duomo di stile neoclassico che venne eretto a partire dal 1794.

In esso sono conservate una splendida tela raffigurante la Vergine e i Santi opera di Pietro Paolo Vasta (1697-1760) e una Cappella dedicata a S. Lucia in cui è racchiuso un dipinto del 1849 che rappresenta l'immagine del martirio di S. Agata opera di Giuseppe Vaccaro (1793-1866).
Da Giarre giù verso il litorale di Riposto che ha origini commerciali e deriva dal siciliano "U ripostu" che significa "la cantina" poichè in esso venivano depositate le ingenti quantità di vino raccolte nelle vicine città di Giarre e Mascali.

La Chiesa Madre è una grandiosa costruzione classicheggiante, in prevalenza della metà del secolo scorso, simile, nella grandiosa cupola, e nella facciata a duplice torre, alla cattedrale di Giarre.
Riposto oggi ha una struttura a scacchiera molto regolare; l'asse di maggiore accrescimento è perpendicolare alla costa. Comprende le frazioni Altarello, Carruba, Mangano, Torre Archirafi.

Per tradizione centro di raccolta dei prodotti dei vigneti etnei, Riposto basa la sua economia soprattutto sulle attività connesse con la lavorazione e l'esportazione dei vini, la fabbricazione di botti e la distillazione. Il nuovo porto di Riposto sta richiamando moltissimi diportisti e una serie di turisti che possono, in pchi minuti, raggiungere Catania, l'Etna o Taormina. Fiorente è la pesca.

 Il reddito agricolo si basa soprattutto sulla produzione di agrumi, uva da vino e ortofrutticoli. Buona risorsa è il turismo, agevolato da buone e moderne attrezzature ricettive e balneari.
Torre Archirafi (Turri in siciliano) è un piccolo e suggestivo borgo marinaro situato a sud di Riposto e congiunto ad esso dal lungomare Edoardo Pantano. Da esso, nelle giornate terse è possibile ammirare un paesaggio mozzafiato: dall'Etna e le sue pendici, a Taormina con le prime propaggini dei Peloritani, quindi alla costa reggina della Calabria.

Di notte è facile scovare le lampare dei pescatori che punteggiano il mare. Torre Archirafi è inoltre il punto di partenza di un percorso cicloturistico che termina nei pressi del fiume Alcantara.
Il casale di Torre fu edificato nel XVIII secolo da Giovanni Natoli Alifia, principe di Sperlinga, in un luogo dove già esisteva un'antica torre risalente al XIV secolo. Il fondatore fu Giovanni Natoli Alifia, figlio primogenito del Principe Francesco Natoli Alifia e di Caterina Ruffo fu il primo Duca d'Archirafi per regale concessione da parte di Carlo III di Borbone del 24 maggio 1741. Tale titolo passò in seguito alla famiglia Vanni, quindi nel 1940 ai Vigo che l'hanno mantenuto sino ai giorni nostri.

Il borgo, a partire dalla sua fondazione, cominciò a popolarsi di gente proveniente soprattutto da Acireale, Messina e Paternò, nel 1815, con il distacco di Giarre dalla Contea di Mascali, Torre Archirafi divenne parte del nuovo comune sino a quando nel 1841 "Riposto e il borgo La Torre" ebbero anch'esse un proprio municipio.
L'abitato, nonostante l'espansione edilizia degli ultimi decenni, ha mantenuto pressoché immutato l'antico centro storico, il cui cuore è rappresentato dalla chiesa madre e dal settecentesco palazzo Vigo, entrambi prospicienti il mare. La chiesa madre, nata come cappella annessa al palazzo dei principi di Sperlinga (oggi palazzo Vigo), fu inizialmente dedicata alla Madonna della Lettera, culto introdotto nella zona dai Messinesi. Ridedicata alla Madonna del Rosario, è stata più volte rimaneggiata sino a raggiungere l'aspetto attuale nella seconda metà dell'Ottocento. È sede parrocchiale dal 1922.
In una stanza del Palazzo Vigo è allocato il presepe del pescatore, con pastori animati in terracotta e stoffa, che alternando le varie fasi dell'alba, del giorno, del tramonto e della notte, riproduce la vita del borgo marinaro.
Delle due torri esistenti rimane solo la "Torre Modò", risalente agli inizi del XVI secolo, ma presenta una tipologia edilizia non riconducibile al modello camillianeo e, quindi appare verosimile una origine medievale.

Lasicilia.it, 24.3.20122

 

 

 

 

 

 

Giarre (C.A.P. 95014) dista 218 Km. da Agrigento, 152 Km. da Caltanissetta, 26 Km. da Catania, alla cui provincia appartiene, 123 Km. da Enna, 70 Km. da Messina, 258 Km. da Palermo, 130 Km. da Ragusa, 84 Km. da Siracusa, 357 Km. da Trapani.

Il comune conta 27.184 abitanti e ha una superficie di 2.748 ettari per una densità abitativa di 989 abitanti per chilometro quadrato. Sorge in una zona collinare litoranea, posta a 81 metri sopra il livello del mare.

Il municipio è sito in via Callipoli n. 81, tel. 095-963111 fax. 095-963234, numero verde 800234658. L'indirizzo di posta elettronica è il seguente: giarre.lavpubblici@omnia.it.

Grosso centro agricolo e commerciale, Giarre vanta una ricca produzione di agrumi, ortaggi, uva, olive e cereali che si possono gustare nell'annuale Fiera agrumicola e ortofrutticola che si tiene nel mese di settembre.

Importante è pure la Fiera dei fiori della riviera ionico-etnea che si svolge ogni anno nel mese di settembre.

Nel settore dell'artigianato locale spiccano gli oggetti lavorati in ferro battuto e in rame visibili nella Mostra-Mercato dell'artigianato siciliano che si tiene ogni anno nel mese di dicembre.

Il nome Giarre deriva dal siciliano Giarri che significa "giare, contenitori di terracotta". Essi venivano fabbricati da abili artigiani locali per la conservazione delle derrate alimentari della vicina contea di Màscali.

Il primo nucleo abitato sorse nel VII secolo a.C. ad opera di una colonia di Calcidesi che si stanziarono su quel territorio.

Nel periodo romano esso fu devastato a causa di numerose rivolte servili sempre represse nel sangue. Solo a partire dalla seconda metà del 1800 il centro ebbe uno sviluppo autonomo, dato che sino al 1815 appartenne alla giurisdizione della vicina cittadina di Màscali.

Importante rilevanza architettonica ha il Duomo di stile neoclassico che venne eretto a partire dal 1794. In esso sono conservate una splendida tela raffigurante la Vergine e i Santi opera di Pietro Paolo Vasta (1697-1760) e una Cappella dedicata a S. Lucia in cui è racchiuso un dipinto del 1849 che rappresenta l'immagine del martirio di S. Agata opera di Giuseppe Vaccaro (1793-1866).

Fra i nomi illustri giarresi citiamo quello di Alfio Russo (1902-1976) celebre giornalista che diresse i seguenti giornali: "La Sicilia" di Catania, la "Nazione" di Firenze e il "Corriere della Sera" di Milano.

Giarre e' un importante centro agricolo e commerciale in provincia di Catania noto per le produzioni di ciliege, per quelle orticole, la produzione di vini ed il florovivaismo.

La citta' e' situata a 81 metri sul livello del mare e conta circa 27.200 abitanti.

La Chiesa Madre - Una prima tappa turistica deve decisamente riguardare la Chiesa Madre cittadina dedicata a S. Isidoro Agricola, il patrono cittadino. E' un'imponente costruzione neoclassica, con due torri campananie gemelle, di forma squadrata. I lavori per la sua edificazione iniziarono il 1794 e terminarono quasi un secolo dopo. La facciata presenta due campanili e quattro orologi, il suo interno e' suddiviso in tre navate, a croce latina ed uno stile neoclassico. La Chiesa preserva alcune opere d'arte interessanti come alcune tele settecentesche e ottocentesche come la tela raffigurante "La Vergine e Santi", nonche' un pregiato arazzo rosso raffigurante, tra l'altro, un'aquila con una croce sul petto ed uno stemma dei Borbone.

Da citare e' la chiesa dell'Oratorio, realizzata seguendo lo stile rococo' siciliano.

Il Corso - L'arteria principale è via Callipoli, fiancheggiata da bei negozi e da residenze signorili in stile liberty, neoclassico e barocco, edificati tra l'Ottocento ed il Novecento, tra i quali è degno di nota il Palazzetto Bonaventura (n° 170), in stile liberty. Al n° 154, Palazzo Quattrocchi è caratterizzato da decorazioni in stile moresco.

La bellezza cittadina e' ulteriormente arricchita dai belvederi riposti sul famoso vulcano Etna ed il Torrente Macchia.

Anche i dintorni cittadini sono affascinanti e meritano una visita turistica.

Il Santuario di Santa Maria la Strada fu edificato nel 1081 nella contrada che lo ospita per volere del Conte Ruggero che cosi' voleva ringraziare la Madonna per la sua vittoria sui Saraceni. Sempre nei dintorni cittadini, e precisamente nella localita' denominata Macchia, si trova il Museo Comunale degli Usi e dei Costumi delle Genti dell'Etna in cui si puo' ammirare, tra l'altro, la ricostruzione fedele di una tipica masseria del secolo scorso.

Dal punto di vista naturalistico Giarre ha molto da offrire.

(in alto a sinistra: Palazzo Vigo a Torre Archirafi)

 

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Giarre, sulla collina le contrade dai nomi arabi: Sciara e Miscarello
La Sicilia, 30 Aprile 2013
Sopra il panorama che si gode da Miscarello. In alto la chiesa di Misca-rello dedicata alla ...
La zona pedemontana del territorio giarrese abbraccia una fetta di territorio fertile e di grande suggestione, abitato nel corso dei secoli da diverse popolazioni, perché in posizione strategia rispetto al controllo della costa jonica che va da Riposto a Taormina. È il territorio in cui si trova la frazione di San Giovanni Montebello, ma anche le meno note contrade di Sciara e Miscarello.
Sciara era anticamente chiamata Xara. La contrada si trova a monte dell'abitato giarrese, in posizione più elevata rispetto a Macchia. La parola "shaâra" in arabo significa "lingua di fuoco" e, nel caso specifico, pare si riferisse ad una fascia del territorio che fu attraversata dalle lave dell'Etna. Durante la dominazione aragonese, il toponimo di questa località veniva trascritto "Xara", in lingua catalana. Il paese, che fino alla metà del ‘900 constava di piccole abitazioni rurali, nel 1927 fece erigere una chiesetta dedicata alla Madonna del Carmelo che fu dapprima sottoposta canonicamente alla parrocchia di San Giovanni Montebello, fino al 1959 quando divenne parrocchia autonoma. La piccola chiesa di Sciara è stata interamente ricostruita intorno al 1985 dopo che il sisma del 1971 l'aveva resa in parte inagibile.
In un'area poco distante dalla piccola borgata esistono tracce di un'antica presenza umana di carattere rupestre.
La Chiesa parrocchiale della Madonna del Carmelo, in occasione della ricorrezza dei 25 anni dalla ricostruzione, festeggiata nel giugno dello scorso anno. Durante la celebrazione della messa mons. Salvatore Raspanti, vescovo di Acireale, ha collocato una corona al simulacro della Vergine Maria.
Miscarello (Muscareddu) è una piccola frazione di Giarre, molto rinomata per la produzione d'uva da vino (da qualche anno si organizza nella piazza di Miscarello la Sagra dell'uva della mostarda e del dolce) e per la presenza di numerose piantagioni di ciliegi e di altre piante da frutto.

 


Il toponimo appare per la prima volta in una carta del ‘700, dove non compaiono invece Macchia e San Giovanni Montebello, ed è quasi certamente di origine araba (probabilmente esso significa "refrigerio divino").
La piccola chiesa del borgo, un tempo cappella patronale, è dedicata alla Madonna del Rosario.
Il paese di Miscarello è stato definito più volte "Terrazza di Giarre", per la posizione magnifica, che abbbraccia con lo sguardo la costa jonica e anche quella calabra.
La chiesa della Madonna del Rosario era un tempo chiesa patronale della famiglia dell'onorevole Vigo.
La frazione di Giarre in questi ultimi anni è diventata meta di turisti e villeggianti per la presenza di case vacanze, di agriturismi e bed & breafast.
L'esterno della chiesa è in muratura a secco. Il portale è in pietra lavica, il campanile a vela con 2 campane. Il Crocefisso all'interno è in legno e si trova di fronte ad una pittura raffigurante Santa Lucia. L'altare è in marmo policromo, sovrastato da un nicchia dove c'è la statua della Madonna del Rosario. Il 14 agosto del 2011 un incendio, sviluppatosi all'interno di un fabbricato annesso, devastò la chiesa, ma la comunità parrocchiale, particolarmente legata a quella chiesa si mobilitò subito, cercando di salvaguardare un patrimonio fondamentale attraverso svariate iniziative. Le fiamme però risparmiarono l'antica statua in gesso della Madonna del Rosario, risalente al 1856 e il Crocefisso.


Parati e arredi sacri in argento e oro
Come per le altre chiese di Giarre la prima costruzione della chiesa arcipretale Maria Santissima della Provvidenza in Macchia non va oltre la seconda metà del seicento e i primi anni del settecento. Lo stile ne rileva la datazione.
Una data da tenere presente è quella dello statuto della Confraternita «Maria Santissima della Provvidenza»: l'anno è il 1741. La chiesa dal 1742 è fra le sacramentali e, secondo le notizie dello storico V. Amico, nel 1730 fu dedicata alla Madonna della Provvidenza. Il calvario della chiesa di Macchia era un tempo la vecchia chiesa di San Matteo, posta anch'essa lungo l'asse della Consolare che da Catania portava a Messina.
La chiesa fu lelevata a parrocchia nel 1911. Notevoli sono le opere d'arte e i tesori della chiesa, pazientemente trascritti dal prof. Strano Mariano cultore di storia locale.
La Statua lignea di San Vito Martire dello scultore palermitano Rosario Begnasco, la tela raffigurante S. Vito del catanese G. Zacco; la tela di S. Vito del pittore acese Mancini; una serie di dieci quadri rettangolari (forse destinati ad altra chiesa) raffiguranti la vita della Madonna ad opera della scuola dello stesso Zacco; due tele raffiguranti la deposizione e la crocifissione una delle quali forse appartiene alla scuola di Antonello da Messina.
Una lunga serie di parati sacri fra i quali di notevole interesse storico, quello del ‘600 veneziano. Un grande ostensorio in argento opera dei maestri acesi; calici e pissidi finemente cesellati in oro. Di certo in tutte queste opere non è da escludere la generosità dell'arciprete Fiamingo, che accusato di avere la sua residenza a Macchia anziché a Giarre, avrà ricolmato di tesori questa sua chiesa allora filiale di Giarre.
Il parroco-arciprete don Salvatore Giuffrida curò con vivo interesse la conservazione del patrimonio artistico.
Le festa di San Vito fino a qualche anno fa veniva arricchita con la sagra delle ciliegie, che abbondano nel territorio, anche se si sono registrati ultimamente anni di magra. C'è poi da osservare che un tempo tale festa con la sua celebra "cantata" concludeva le feste religiose dell'anno.
Sono ricordi di altri tempi quando ancora non c'era il Museo delle Genti dell'Etna che costituisce un patrimonio prezioso per il territorio, voluto dal compianto sindaco Nello Cantarella. Sono numerosi i visitatori che, ogni anno, vengono a rivivere i momenti più caratteristici della civiltà contadina.
Nel Natale del 1999 venne allestita una manifestazione folcloristica, all'interno del museo, con foto d'epoca del Novecento giarrese. Tutti ebbero modo di rivedere la famosa «Pupa» e i vecchi lampioni della via Callipoli nonché tanti altri angoli della vecchia Giarre. Ecco perché le insistenze per una maggiore valorizzazione del «bene culturale», che furono sostenute dall'ex direttore del «Museo degli usi e costumi delle Genti dell'Etna», l'ormai compianto preside Sebastiano Fresta, vanno rilette come un nuovo monito verso la valorizzazione «perché esso rappresenta un momento di realizzazione oggettiva del divenire storico-culturale, prodotto visibile di esso; segno di una tradizione, ma anche tensione e slancio verso un continuo rinnovamento, per una incessante creazione di altri valori e di altri beni culturali».
 

 

 

Certamente da non sottovalutare e' il fatto che Giarre rientra nel Parco dell'Etna, una delle piu' interessanti oasi siciliane che consente, tra l'altro, la possibilita' d'ammirare delle vedute uniche sul Vulcano.

La sua nascita si deve al Vescovo-Conte Nicola Maria Caracciolo che nella seconda meta' del 1500, incominicio' ad interessarsi attivamente alla zona concedendo in enfiteusi le sue terre per poter iniziare l'ingente opera di bonifica nella zona. Nel 1815 la citta' ottenne l'autonomia da Mascali, citta' dalla quale fino a quel momento dipendeva. La storia cittadina e' legata a quella della vicina citta' di Riposto: le due citta' sono state unificate e divise piu' volte fino ad arrivare alla fine della Seconda Guerra Mondiale quando esse furono di nuovo suddivise per riprendere i loro toponimi originari.

Il nome Giarre ricorda i famosi contenitori utilizzati per conservare le decime da consegnare al Vescovo di Catania, signore di Mascali.

 

Il Liberty a Giarre

Giarre può meritatamente essere considerata una cittadina in stile liberty, quel grazioso e delicato linguaggio artistico e architettonico europeo, che ha assunto molteplici forme regionali e addirittura locali.
Lungo la strada nazionale, maestoso asse viario che da Catania conduce a Taormina, attraverserete, a un tratto, un paese fiorente, impreziosito da deliziosi palazzi pubblici e privati, arricchiti al loro interno, quasi sempre misconosciuto, da dipinti,decorazioni, opere di ebanisteria e in ferro e arredamenti pregevoli. Giarre vi accoglierà così sontuosamente, sfatando la sua apparente vocazione esclusivamente commerciale e svelandosi a buon diritto città d’arte.
Passeggiando per la bella via Callipoli, alzate lo sguardo e scoprirete un’edilizia neoclassica, impreziosita da una decorazione minuta dei particolari, dove la caratteristica del liberty, l’uso cioè della linea sinuosa e vitiforme a creare il motivo floreale, si mescola a reminiscenze gotiche, barocche e soprattutto classicheggianti. Ecco allora il palazzo Bonaventura, con la sua originale torretta angolare e le sue decorazioni policrome, opera dell’architetto catanese Francesco Fichera; il palazzo Pennisi dalle superfici abbellite a tappeto con la tecnica del graffito; la villa D’Angelo con la sua facciata di incantevole pietra bianca; il palazzo Quattrocchi, evidente simbolo di eclettismo architettonico; infine il palazzo D’Ambra dalle originali ringhiere in ferro battuto e le cornici in pietra bianca siracusana.
Se poi amate le preziosità degli interni, Vi attendono decorazioni a stucco con disegno a volute, archetti adorni con piccole margherite, pitture a soffitto con piccoli volatili ed aerei putti, pitture murali con splendidi grappoli d’uva pendenti a strascico, vetrate e tessuti, testimonianze di grande maestria pittorica, fregi dominati dalla figura tipica del liberty: il pavone stilizzato.
Infine dulcis in fundo la bella cattedrale in stile neoclassico in piazza sant’Isidoro Agricola, la maestosità della sua cupola e dei suggestivi campanili ed al suo interno, sulla porta della sagrestia, una pregiata tela di Pietro Paolo Vasta raffigurante la Vergine ed i Santi.
Giarre si svelerà così centro cardine che ha attirato in passato architetti e progettisti di fama nazionale, oltre a possedere un serbatoio di artisti ed artigiani nel comprensorio veramente notevoli.
Vedi il pittore Sanfilippo, e gli scultori Moschetti e Iuvara. Vi attende dunque una piccola perla artistica che merita di essere scoperta e valorizzata da sguardi attenti ed interessati, capaci di cogliere le bellezze discrete ed i particolari sommessi e reconditi delle cittadine etnee.

http://www.siculina.it/viaggio_nel_liberty.htm

 

 

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scene girate a Riposto, S. Venerina e Acicastello

 

 

La baia di Naxos

 

 

Riposto si trova a soli sei metri sul livello del mare, con alle spalle il vulcano Etna e conta quasi 13.900 abitanti.

La Chiesa Madre - Una prima tappa cittadina a carattere culturale riguarda la Chiesa Madre intitolata a San Pietro. Essa preserva interessanti tele d'origine ottocentesca, cioe' quella raffigurante L'Immacolata Concezione, quella raffigurante la Madonna del Rosario e quella raffigurante San Sebastiano.

Chiesa della Madonna della Lettera - Successiva tappa religiosa e culturale cittadina riguarda la Chiesa della Madonna della Lettera. Essa conserva un dipinto raffigurante la Madonna, un organo settecentesco ed una cripta dove si trovano un pozzo d'acqua marina ed i colatoi utilizzati per il trattamento delle salme.

Monumenti minori e dintorni - Tra gli edifici e costruzioni civili della citta' occorre citare innanzitutto la Villa Comunale, il Palazzo Comunale edificato intorno agli anni '20, le due torri edificate per difendere il territorio dalle incursioni dei pirati, nonche' il borgo marinaro Torre Archirafi, oggi interessante centro turistico.

La storia cittadina e' stata legata da sempre a quella della vicina Giarre: solo nel 1841 Riposto ottenne la possibilita' di diventare un comune autonomo. L'etimologia del nome deriva dal fatto che le decime del vino raccolte in passato nella Contea di Mascali erano "riposte" in questa citta' e questo spiega l'origine del nome. Il borgo si sviluppò ad opera di una colonia  messinese (da cui il culto della Madonna della Lettera) attorno ai magazzini e nel XIX sec. divenne un importante centro commerciale per l'esportazione del vino. Data la strategica posizione geografica cittadina, infatti, per raggiungere il mare tutte le strade della Contea in cui rientrava Riposto confluivano nell'attuale Corso Italia.

 

 

una veduta dell'eruzione del febbraio 2013 dal porto di Riposto. Foto di Andrea Salemi.

 

Dove i beni venivano depositati prima di essere trasportati lontano dall'isola, ha una spiaggi fatta di ciottoli, e una futura vocazione come posto di mare, dal centro per la costruzione di navi e importante porto come un tempo era, quando il vino e i frutti di cedro  venivano esportati, e più tardi lo zolfo.

Il porto di Riposto è posizionato solo secondo a quello di Catania della riviera Ionica, e un'ottima destinazione per turismo nautico per i visitatori di Taormina e le Gole dell'Alcantara, facendo di esso il porto del Monte Etna, allungandosi dal mare alla neve, in mezzo a campi di viti, cedri, orchidee e formazioni di lava. Per il bagno, la spiaggia pubblica di Sant'Anna è perfetta. La spiaggi di Fondachello ha numerosi campeggi, e giunge fino alla foce del fiume Freddo, con la sua eccezionale vita subacquea, seguito dal litorale di Cottone, altrettanto famoso con campeggiatori, e la costa di Calatabiano, con il castello di San Marco, una residenza fortificata costruita alla fine del 17° secolo e posizionata nell'opulento verde di un bosco di pini che ospita anche campeggi, le attrezzature della spiaggia e un centro di vacanza rurale. Queste sono gli ultimi avamposti della Riviera del Monte Etna prima che il fiume Alcantara sia raggiunto, un invito aperto ad essere esplorata con passione.  

 

 

 

Come arrivare: Autostrada A18 Messina/Catania uscita Acireale - Strada Statale 114 Messina/Catania 

 

 

 

 

 

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Il fiume Fiumefreddo e la Riserva Naturale Orientata, che si estende lungo la parte terminale del suo corso, rappresentano il vanto di tutto il Paese costituendo un bene inestimabile per gli elevati interessi naturalistici e scientifici.Il fiume è inserito in uno scenario naturale senza pari il cui ecosistema fluviale è stato sottoposto a tutela con L.R. 98/81; in seguito, con D.A. n. 205/84, è stata istituita la Riserva Naturale Orientata del fiume Fiumefreddo.
Il Fiumefreddo sgorga dalle falde nord-orientali dell'Etna, la Riserva si estende fra i territori dei Comuni di Calatabiano e Fiumefreddo di Sicilia (separati dall'alveo del fiume omonimo) abbracciando un’area di grande interesse naturalistico-ambientale.
La Riserva è suddivisa in zona A (circa 20 ettari) ed in zona B (circa 55 ettari).Il fiume è lungo circa 1.800 mt ed è alimentato esclusivamente dal progressivo scioglimento delle nevi, filtrate da un terreno vulcanico molto poroso che ne permette l’infiltrazione a notevoli profondità (da un massimo di 10 mt ad un valore medio di circa 2 mt),facendo confluire le acque in un grande fiume sotterraneo che alimenta le sorgenti del fiume Fiumefreddo, note per essere le più grandi sorgenti di Sicilia; le due sorgenti principali sono: “Capo d'Acqua” (in dialetto Testa sciumi) e “Caldare Fiorino” (Quadare, cioèpentole in dialetto siciliano) così chiamate per il caratteristico ribollio delle acque, simile a quello dei pentoloni in ebollizione.
Le particolarità principali di questo corso d'acqua sono la limpidezza e la fredda temperatura (12 o 13 gradi centigradi nel periodo estivo); caratteristiche anche le falde di affioramento, presenti nella zona di pianura, dovute all'esistenza di rocce vulcaniche sotterranee. Queste poggiano su argille impermeabíli determinando fenomeni di risorgiva; da queste zone hanno origine i due rami del fiume che si riuniscono, più avanti, a breve distanza dalla foce.
Per effetto di tali fenomeni si era creata, in passato, un'ampia zona palustre a ridosso del litorale che andava da Riposto a Fiumefreddo; attualmente dell'antico sistema palustre resta, oltre la Riserva del fiume Fiumefreddo, la zona vincolata denominata Pantano Gurna e queste due zone umide rivestono una notevole importanza sia per l'emergenza floristico-vegetazionale che per l'avifauna, essendo luoghi adatti alla sosta ed alla nidífícazione di molte specie migratorie, palmipedi e trampolieri.
La nota distintiva di questo incantevole scenario consiste nella contemporanea presenza di una flora rigogliosa e tipica di acque limpide e fredde, come il Ranuncolo pennello, e di una lussureggiante colonia di Papiri (Cyperus papyrus) tipica dei climi tropicali, che rendono la vegetazione del luogo unica.
La caratteristica bassa temperatura e la purezza delle acque del Fiumefreddo hanno permesso l’insediamento di diverse piante acquatiche non riscontrabili in altri fiumi della Sicilia e così, oltre ai densi popolamenti di Ranunculus Penicillatus, tra la flora semisommersa e riparale della riserva troviamo: la canna, la cannuccia di palude, il crescione, ecc..
I diversi elementi ambientali (clima, umidità ed humus), inoltre, rendono la zona popolata di numerosi ed interessanti rettili ed anfibi che condividono l’habitat con uccelli acquatici, come la gallinella d’acqua.
Di notevole interesse paesaggistico è anche la florida vegetazione boschiva che si estende sin sull’ampia e pregevole fascia costiera, dove si possono osservare con meraviglia gli alti pioppi ed il caratteristico boschetto di noce americana.

http://www.prolocofiumefreddo.it/lambiente/la-riserva/la-riserva-naturale-orientata

 

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Il Comune di Fiumefreddo, detto di Sicilia per distinguersi da Fiumefreddo Bruzio, in provincia di Cosenza, prende il nome dall'omonimo fiume e sorge lungo la Ss. 114 Catania-Messina.
L'apertura dello svincolo autostradale, avvenuta nel 1991, ha reso più agevole la comunicazione tra le due provincie di Catania e di Messina, oltre a consolidare la funzione del Paese quale centro nodale per il traffico turistico in direzione del versante Nord-Ovest dell'Etna e della riviera jonica tra Riposto e Giardini-Naxos.
Il mare Jonio in questa parte della riviera è di incomparabile bellezza. Qui sfocia il fiume Fiumefreddo che vede la luce nell'omonima Riserva Naturale. La presenza del fiume rende le acque di questo mare fresche, incontaminate e sempre balneabili.
Sita in una valle prettamente agrumicola, Fiumefreddo di Sicilia vanta una cospicua produzione di agrumi e ortaggi che si possono gustare nell'annuale Fiera che si tiene nel mese di febbraio. Nel settore dell'artigianato caratteristici sono gli oggetti lavorati in ferro battuto.
Di notevole interesse architettonico sono la Chiesa Madre dedicata a S. Maria Immacolata, il Palazzetto Diana ricco di intarsi in pietra lavica nera e il Castello degli Schiavi, fatto costruire nel 1700 dalla famiglia Gravina sui resti di un'antica villa romana.

Lasicilia, 24.3.2012

 

 

 

 

 

Il breve corso dell'Alcantara (nome arabo, Al Qanrarah, che significa ponte), lungo poco più di una quarantina di chilometri, prende origine da varie sorgenti presso Floresta, e dopo essersi ingrossato grazie a diversi torrenti dei Nebrodi, corre per la valle racchiusa fra le colline di marne ed arenarie che reggono Castiglione di Sicilia e Motta Camastra fino a sfociare nello Ionio. Migliaia di anni fa la valle fu invasa da una possente colata lavica sgorgata dal più eccentrico dei crateri etnei, il Monte Moio, e non si fermò se non quando giunse al mare formando Capo Schisò. Così la spessa coltre di lava coprì l'antico letto che il fiume aveva scavato, nel corso dei secoli, fra le arenarie. Ma l'acqua del fiume, ripreso il lento fluire, nel tempo incise e levigò pareti di oltre 20 metri, raggiungendo il suo antico letto di arenaria e formando delle suggestive gole dalle alte pareti di prismi basaltici ora incurvati ora leggermente ondulati, secondo le modalità di  raffreddamento della colata. Vicine a Taormina, le gole sono molto frequentate da turisti italiani e stranieri e non sempre, nel tratto iniziale, sono un luogo di silenzio e tranquillità. A causa del notevole afflusso turistico, all'ingresso della gole sono stati costruiti un grande parcheggio ed un orrendo ascensore in cemento. Malgrado ciò le gole mantengono un ambiente ancora interessante. Il percorso suggerito è impegnativo, perchè la risalita del fiume avviene, fin dall'inizio, immersi nell'acqua fino alla cintola e prevede anche tratti a nuoto. E' consigliato ad escursionisti esperti e con una buona pratica di nuoto. Sono necessari un costume da bagno ed un paio di scarpe da tennis da indossare senza calze. Attenzione alla temperatura dell'acqua!

Dallo svincolo per Giardini - Naxos dell'autostrada Catania - Messina, si prende la statale 185 in direzione di Francavilla di Sicilia. Percorsi 13 km, poco prima di giungere a Motta Camastra (cartello giallo indicante le gole) si svolta a sinistra e, passando per un cancello, si entra in un largo spiazzo dove si parcheggia. Accanto al bar - ristorante inizia la scala che scende, tra fichi d'india e grandi cespugli di euforbia attaccati tenacemente alle rocce, sino al letto del fiume. Entrati nelle fredde acque dell'Alcantara, si attraversa il fiume e si raggiunge la spiaggetta sulla riva opposta. Nell'acqua, tenendosi a sinistra, si risale il fiume fra le alte e nere pareti laviche sino ad un gradino. Ci si sposta sulla destra, si sale sulle rocce facendo attenzione a non scivolare e, percorrendo un breve tratto fuori dall'acqua, si aggira il piccolo salto. Con una breve nuotata si raggiunge la riva opposta. Si prosegue a sinistra fino ad uno scivolo che si evita a sinistra, e si continua costeggiando le alte pareti laviche sin dove la gola si allarga. Si prosegue per un breve tratto al centro, poi ci si sposta a sinistra. Si sale sulle rocce, in questo punto simili ad un piano inclinato, e si prosegue fino ad un laghetto ai piedi di un'ampia cascata. A nuoto si raggiunge la spiaggia, formata dalla erosione a sinistra del lago. Qui si può sostare all'asciutto ed ammirare i prismi basaltici che come antiche colonne, chiudono l'anfiteatro. E' possibile proseguire, raggiungendo limpidi laghetti e straordinarie cascatelle. Occorre però arrampicare a sinistra della cascata utilizzando una corda fissa ed aiutandosi con qualche appiglio sulle levigatissime rocce. Il ritorno richiede lo stesso tempo.

 

 

 

 

SALVATORE ZAPPULLA La Valle dell'Alcantara La Sicilia 18.8.2020

è un territorio ricco di attrattive naturali, borghi, castelli e siti archeologici, custode di antichi misteri. Un nuovo sito, riconducibile alla preistoria, presumibilmente dal carattere sacro e di tipo archeoastronomico, è stato scoperto a Motta Camastra (Me), già nota per le sue Gole in località Larderia. Le aperture presenti in alcune rocce di arenaria, insieme ad un blocco monolitico (forse l'altare sacrificale ) con evidenti interventi di modifica per mano dell'uomo, in contrada Grotta Paglia e Rocca Mancusa, tra i 400-600 metri di altitudine ed a pochi km dal fiume Alcantara, sarebbero stati utilizzati dagli abitanti della valle nell’antichità per seguire il ciclo delle stagioni. Il prof. Ferdinando Maurici, dirigente dell'U.O. Beni Archeologici della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, insieme al vice direttore nazionale dei Gruppi Archeologici d’Italia, Alberto Scuderi e all'astronomo Alfio Bonanno dell'Istituto Nazionale di Astrofisica di Catania, nei giorni scorsi hanno visitato il sito, accompagnati dal suo “scopritore” Giuseppe Tizzone, un operatore del 118, con la passione per la storia locale originario del Comune etneo di Castiglione di Sicilia, della cui Pro Loco è stato socio fondatore. «Nella stessa area - ci spiega Alberto Scuderi - in un raggio di poche centinaia di metri, ci ritroviamo almeno tre monumenti con certo orientamento astronomico».

Il primo è su una cresta naturale di roccia (lunga alla base circa 5 metri e alta 3 metri) che si affaccia da posizione elevata ed emergente sulla sottostante valle del fiume Alcantara e con vista fino al mar Jonio. La cresta rocciosa è stata modificata in più punti da mano umana. Particolarmente significativo è uno scasso ad angolo retto con orientamento a circa 120°-300°, da cui è possibile ammirare il sorgere del sole nei giorni del solstizio d’inverno verso lo Jonio.

Il secondo indicatore è una roccia forata con apertura passante a arco di cerchio, scavata nella parte superiore di un affioramento roccioso naturale. Il foro presenta asse con orientamento Nord-Sud.

Il terzo è un altro foro passante a semicerchio su un’alta rupe che guarda la valle in direzione di Castiglione di Sicilia. «Nel centro dell’intradosso è presente - spiegano Maurici e Scuderi - forse volutamente risparmiato dallo scavo, un “dente”di roccia che agevola ulteriormente la mira a circa. 60°- 240° con l’alba del solstizio d’estate già fotografata e tramonto del solstizio d’inverno senza dubbio visibile. Ulteriori rilievi in occasione dei solstizi saranno certamente di aiuto per approfondire maggiormente il significato archeoastronomico, anche in relazione al contesto locale». Gli studiosi ipotizzano che la presenza di tali monumenti sia associata anche alla necessità di determinare i periodi di semina e raccolta dei cereali. Si può anche ricordare in questo contesto la presenza di un significativo numero di palmenti rupestri, sia in prossimità delle rocce forate, sia in generale in tutta la Valle dell’Alcantara.

Tuttavia al momento non è possibile affermare con certezza a che età risalgano tali manufatti: non si può quindi escludere che possano essere di volta in volta databili a epoche anche diverse. È però utile ricordare che negli altri siti studiati in Sicilia il contesto circostante restituisce in genere abbondanti frammenti archeologici soprattutto del Bronzo Antico ( 2200- ca. 1500 a. C.). Moltissimi di questi monumenti, inoltre, ha evidenti caratteristiche megalitiche che invitano a verificare la loro appartenenza al “classico” me - galitismo preistorico europeo e mediterraneo. Per avere elementi più certi occorrerebbe scavare alla base di un numero significativo di questi monumenti e studiare con attenzione le stratigrafie. Si tratta nel caso in questione di un'area con frequentazione millenaria che si aggiunge all'elenco dei siti rupestri già noti della Valle dell'Alcantara, che vanno maggiormente esplorati per la tutela del territorio.

 

 

COME ARRIVARE: Dall'Aeroporto di Catania Fontanarossa, tangenziale di Catania, autostrada Catania-Messina, uscita casello Fiumefreddo di Sicilia o quello successivo di Giardini Naxos.
Dalla costa Jonica, SS 185 di Sella Mandrazzi, da Giardini Naxos a Francavilla di Sicilia. Dalla costa Tirrenica, località Oliveri-Furnari, in direzione di Novara di Sicilia, proseguire per Francavilla di Sicilia. Da Catania, direzione Paternò, Bronte, Maletto, Randazzo, Francavilla di Sicilia (SS 284) SS 120 da Randazzo, Castiglione di Sicilia.

 

Tutti i Comuni del Parco fluviale dell’Alcantara presentano numerose testimonianze storiche, meritando una visita approfondita per conoscere meglio le origini della Valle e degli ambienti naturali di notevole pregio naturalistico e paesaggistico che hanno contribuito alla istituzione del Parco.

Risalendo l’Alcantara, dalla foce sino alla sorgente, accoglie il visitatore Giardini Naxos, prima colonia greca di Sicilia. Dal Monte Tauro, sovrasta la pianura di Capo Schisò Taormina, nota località turistica. I due centri offrono al visitatore un ricco patrimonio storico-culturale-architettonico, di cui si rinvengono testimonianze nei Musei del luogo. Segue lungo la valle Calatabiano, il suo nome deriva dall’arabo Qalat-Bian, che significa Castello di Biano.

 

 

 

Di notevole interesse la tradizionale discesa di S. Filippo, la terza settimana di maggio, occasione per visitare inoltre il Castello medievale ed il Castello di S. Marco, di tipica pianta rettangolare.

Gaggi, antico casale, trae il suo nome dall’arabo “Karigi” che tradotto significa canale d’acqua. Il centro si sviluppa in prossimità della bassa Valle del Fiume Alcantara, in prossimità del Monte La Guardia.

Più avanti, Graniti, conosciuto per la Pineta, è da sempre famoso per la ricca produzione di ciliegie.

Il nostro itinerario prosegue verso Motta Camastra che ospita le famose “Gole dell’Alcantara”.

 

 

Più avanti, tra le Valli dell’Alcantara e del fiume Zavianni, troviamo Francavilla di Sicilia, sede amministrativa del Parco. Da non perdere una visita al Convento dei Frati Minori Cappuccini che ospita il Museo della testimonianza francescana ed un herbarium costituito da piante officinali tipiche dell’ecosistema del territorio.

Nelle vicinanze del Convento si svolse nel 1719 una cruenta battaglia tra gli Spagnoli e gli Austriaci, documentata da stampe ed una minuziosa descrizione dell’evento.

Castiglione di Sicilia ospita invece la sede del Centro di ricerca, formazione e educazione ambientale sugli ecosistemi fluviali.

Mojo Alcantara si sviluppa presso una piana alluvionale, in prossimità del Monte Moio, uno dei crateri minori collegati all’Etna. Proprio al cono piroclastico del Monte Mojo fu originariamente attribuito l’evento eruttivo da cui scaturirono le lave che interessano il letto del fiume Alcantara.

 

 

Studi recenti ne hanno però negato l’ipotesi, attribuendo in realtà al Monte Dolce, l’origine della colata lavica.

Malvagna offre la possibilità d’ammirare i resti del seicentesco convento dei Frati Minori e la Chiesetta bizantina a cella tricora risalente al VI-VII secolo denominata “Cuba”. L’antica Auricella, oggi Roccella Valdemone è collocata ai piedi della punta di Castelluzzo.

Il viaggio all’interno della Valle si conclude a Randazzo, cittadina sede di tre Parchi (Alcantara, Etna e Nebrodi) sede dell’omonimo Centro Visite, dalla ricca testimonianza storico-architettonica.

Dalla foce alla sorgente attraverso secoli di storia

 

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Il fiume Alcantara deriva dall’arabo Al Quantarah, ovvero “il ponte”. Numerose le testimonianze storiche che, di volta in volta, appellarono il fiume con nomi diversi: dai Greci che chiamarono il fiume Akesines o Assinos, a Plinio il Vecchio che lo nominò Asines, da Appiano Alessandrino fu detto Onobalas, per Federico III D’Aragona invece il fiume prese il nome di Flumen Cantaris.

Nel tratto tra Castiglione e Francavilla di Sicilia, l’Alcantara grazie all’incessante azione erosiva operata per millenni sulle colate laviche, ha creato una serie di laghetti dalla forma rotondeggiante conosciuti con il nome di Gurne.

Questi specchi d’acqua creano l’habitat ideale per la vita di piante acquatiche come il Ranuncolo a pennello (Ranunculus penicillatus) e la Lenticchia d’acqua (Lemma minore gibba), tipiche dei climi più continentali. Il Ranuncolo a pennello in Sicilia si rinviene solo lungo il corso dell’Alcantara e del fiume Fiumefreddo. Si tratta di una pianta idrofita perenne che vive in acque fredde. La fioritura avviene tra aprile e luglio.

Con le sue sorprendenti fioriture a tappeto, è la prima fra le piante della palude ad annunciare la bella stagione.

 

Il fiume Alcantara

 

 

La sapienza antica in provole, ricotte e formaggi storici

Tuma, pecorino fresco e stagionato, provole, ricotte al forno e salate, sono le prelibatezze molle o rugose, dal sapore tradizionale e nelle specialità che si arricchiscono di gustose varianti che una terra generosa, come quella dell’Alcantara, e la sapiente lavorazione artigianale contribuiscono a rendere inconfondibili, dal gusto pieno e saporito, e che sono prodotte da un’azienda, l’Alcantara Formaggi, che si trova nello splendido scenario della valle del fiume Alcantara, alle pendici dell’Etna.

Da quattro generazioni la famiglia Camuglia persegue l’obiettivo di salvaguardare la tipicità delle proprie produzioni, attraverso un attento studio della tradizione dei formaggi storici siciliani.

Oggi Salvatore Camuglia e il figlio Giuseppe hanno dato nuovo impulso ad un’attività che si propone di diffondere la cultura di una sapienza antica.

Il paesaggio, in cui pascoli di mucche e pecore, si distendono a campo aperto, è cornice di questa sapienza antica, che la famiglia Camuglia tramanda da generazioni, trasmettendo ai propri prodotti un valore unico.

Le tecniche di lavorazione artigianali contribuiscono a preservare caratteristiche organolettiche inconfondibili, un gusto pieno che si arricchisce nelle varianti delle provole al limone, al peperoncino, al pistacchio e nei formaggi bagnati nel mosto che li colora di un gusto unico e intenso.

La passione di un’arte antica continua nella produzione della tuma, del primo sale di classica fattura e del pecorino, con varianti aromatizzate al peperoncino ed alla rucola. Non mancano, inoltre, le tradizionali ricotte salate e al forno, affumicate dentro ciotole di terracotta, che ne esaltano l’aroma, conservando il sapore del tempo antico.

Non solo la continua attenzione a soddisfare le attese dei consumatori, ma soprattutto l’impegno a mantenere intatte le caratteristiche sensoriali e nutrizionali di lavorazioni antiche, dove il “latte crudo” permette di trasformare un ambiente incontaminato in sapore tradizionale. Le produzioni avvengono ancora secondo le ricette tradizionali, ma attraverso l’utilizzo di impianti di nuova concezione.

Tutte le lavorazioni non prevedono l’utilizzo di conservanti e sono il risultato di una ricerca e una sperimentazione accurate. La tracciabilità e la rintracciabilità sono requisiti cardine della normativa europea e rispondono all’esigenza di garantire la sicurezza degli alimenti. Alcantara Formaggi applica in modo rigoroso questa normativa, per garantire al Consumatore l’autenticità dei propri prodotti.

Nel punto vendita di Alcantara Formaggi, ”La bottega dei sapori”, si trovano oltre ai prodotti caseari dell’azienda, tante eccellenze alimentari tipiche della Sicilia, come i prodotti al pistacchio di Bronte, le conserve, i salumi, il miele e i pregiati vini dell’Etna, gli spumanti di rinomate aziende del territorio. È possibile, inoltre, richiedere la degustazione dei formaggi e di tutti gli altri prodotti, accompagnati anche da un buon bicchiere di vino dell’Etna.

La ricotta al forno fresca che viene messa in apposite ciotole di terracotta e viene infornata ad alta temperatura.  Si utilizza come antipasto, accompagnata a rustici a base di olive e salame.

DOMENICA 3 AGOSTO 2014 LA SICILIA

 

 

 

 

 

 

Il castello di Calatabiano, in provincia di Catania, al confine settentrionale della provincia etnea, sorge su una collina alta 220 m s.l.m. e domina la foce dell’Alcantara. Qui il fiume segna il confine tra Catania e Messina. Ai piedi del castello l’attuale abitato sorto a valle dopo l’abbandono della terra vecchia a seguito del disastroso terremoto di Val di Noto del 1693.
La prima documentazione certa relativa al castello di Calatabiano si rileva da una carta della Sicilia in cui il geografo e viaggiatore arabo Abu ‘Abd Allah Muhammad ibn Idris (1099 1164) rappresentava l’Isola e i suoi sistemi fortificati. La carta tratta dal “Libro di Ruggero”, presso la cui corte il geografo prestava i suoi servigi, rappresenta l’Isola capovolta secondo la consuetudine araba. Qui il massiccio dell’Etna appare sul lato sinistro ed è lambito dai due fiumi Simeto e Alcantara. Proprio lungo le sponde del fiume Al-kantar (il ponte) appaiono rappresentate due fortezze speculari Tauromenion e Kalaat-al Bian. Ricostruito su preesistenti capisaldi greci e romani.
Non sappiamo che nome avesse all’epoca bizantina il maniero che gli arabi, dopo la conquista, avrebbero chiamato: Kalaat-al-Bian, (Rocca di Biano). Biano non è un nome di origine araba


Castello di Calatabiano Via Alcantara, 142 95011 Calatabiano (CT) Sicilia - Italia 095 640450  340 3884808 X: 520053,348 - Y: 4186682,614 Lat: 37,8273386 - Long: 15,22787162

info@castellodicalatabiano.it

ORARI Da martedì a venerdì dalle 9:00 alle 17:30, orario continuato. (ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura).

  Sabato e domenica dalle 9:00 alle 20:00, orario continuato. (ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura) Lunedì chiuso per riposo settimanale

 

 

Calatabiano, una cittadina ricca di bellezze architettoniche influenzata da arabi, normanni, svevi e aragonesi
il Castello di S.Marco, tipico per la sua pianta rettangolare, il Castello medioevale pieno di ... Il nome Calatabiano deriva dall'arabo Qalat-Bian che significa Castello di Biano, eretto dagli arabi vicino al fiume Alcàntara e attorno al quale nacque il primo nucleo abitato.
Le opere architettoniche da visitare sono il Castello di S.Marco, tipico per la sua pianta rettangolare, il Castello medioevale pieno di resti normanni, svevi e aragonesi, la Chiesa di S.Filippo e la Chiesa Madre che custodisce uno splendido Crocifisso in legno realizzato dal D'Antonio nel 1502.
Nelle vicinanze del paese si trova una delle più suggestive attrazioni turistiche cioè le naturali "Gole dell'Alcàntara" piene di singolari cascatelle e di basaltici prismatici scavati dal fiume omonimo.
Caratteristica di Calatabiano è la produzione di agrumi, uva, olive, cereali e nespole da gustare nell'annuale Sagra delle Nespole che si tiene nel mese di maggio.
Maestoso a dominare la vallata su cui giace l'attuale centro urbano di Calatabiano, si erge il castello, circondato dai resti delle possenti mura di cinta e dell'antico borgo.
Ad esso vi si accede attraverso una bellissima strada a gradoni in pietra che si sviluppa ad andamento sinuoso nella campagna di ficodindia, mandorli e ulivi, e che nei giorni della festa (il sabato antecedente la terza domenica di maggio) del Santo Protettore di Calatabiano, San Filippo Siriaco, viene percorsa vertiginosamente dai fedeli con il fercolo del santo a spalla.


La fortezza sembra avere una origine araba come dimostrerebbe il suo nome Kaalat-bian (castello di Biano, suo probabile amministratore e signore). Successivamente rimaneggiato dai Normanni come dimostrano gli avanzi della parte superiore, il Castello appartenne ai conti Pagano e Gualtiero Parisi di Avellino. Migliore difensive furono apportate dal successivo dominio degli Svevi e Aragonesi. Particolare splendore assunse nel periodo di dominio della famiglia dei Cruyllas e dei Palagonia fino ad essere gravemente colpito dal terribile terremoto del 1693 e a cadere progressivamente in rovina.
Sulle mura di difesa sono ancora evidenti le saettiere ed alcuni tratti di merlatura, mentre di grande interesse architettonico sono: il portale d'ingresso al maniero, costituito da un arco a sesto acuto in conci lavici e pietra arenaria sormontato da beccatelli reggenti, e il salone dei Crujllas, situato al centro del cortile e dal cui interno è possibile ammirare un bellissimo scorcio della valle del fiume Alcantara. Esso è diviso simmetricamente da uno stupefacente arco in pietra lavica il cui concio in chiave porta le insegne dei Crujllas, riprese poi nell'attuale stemma del comune di Calatabiano.
Sul monte Castello, la Chiesa del Santissimo Crocifisso, del 1484, ha forme tardo gotiche, un massiccio campanile merlato e due portali ogivali d'ingresso. Sul fregio del maggiore di questi vi è un'iscrizione di controversa interpretazione recante probabilmente la data d'apertura al culto dell'edificio. Vi è custodito il simulacro di San Filippo Siriaco.

Lasicilia.it, 24.3.20122


 

IN AUTO Per chi in autostrada proviene da Catania, uscire a Fiumefreddo di Sicilia e alla prima rotonda, prendere la seconda uscita a destra e proseguire per Calatabiano. Per chi in autostrada proviene da Messina, uscire a Giardini Naxos e proseguire per Calatabiano. Da qui in poi seguire le indicazioni stradali per il Castello, tempo stimato meno di 10 minuti.
IN TRENO Stazione Ferroviaria di Calatabiano Distante circa 1,5 Km, per informazioni sugli orari dei treni visitate il sito delle Ferrovie dello stato.
IN AUTOBUS Per chi si trova a Taormina, Giardini Naxos, Fiumefreddo di Sicilia, Mascali, Giarre, Riposto, può utilizzare i servizzi offerti dalle Autolinee Buda. Al segunte indirizzo troverete i percorsi e gli orari Autolinee Buda.
 

Panorama di Calatabiano dal castello

 

Calata di San Fulippu a Calatabiano

 

Festa di San Filippo Siriaco a Calatabiano a Calatabiano249° edizione 2014. "Calata di San Fulippu" 17 maggio, "Chianata" 24 maggio. Festeggiamenti in onore del Santo patrono San Filippo Siriaco, a Calatabiano (Catania). San Filippo nacque in Siria nel 40 d.C., in piena dominazione romana. Sin dall'infanzia fu educato ai principi del Cristianesimo che già si stava propagando in quelle terre testimoni della vita di Gesù. La sua fama di guaritore e di esorcista accrebbe la sua popolarità. Una leggenda celebre è quella di Calatabiano: si narra che un giorno S. Filippo fu sfidato da Satana a provare la potenza di Dio. Il demonio legò il santo con delle pesanti catene, ma Filippo si liberò facilmente; in seguito Filippo legò Satana con un filo della sua barba e lo inseguì fino all'inferno, da dove uscì ricoperto di fuliggine, per questo motivo il Santo viene raffigurato tutto nero.

Come ogni anno, ormai dal lontano 1766, il sabato puntuale alle ore 18.30, si ripete l’antico rito della "Calata di San Filippo", protettore del paese. La vigilia della terza domenica di maggio i festeggiamenti entrano nel vivo di buona mattina, quando numerosi fedeli e visitatori si daranno appuntamento nella Chiesa del Santissimo Crocifisso per assistere alla Messa e per “vestire il Santo con i fiori”, Poi nel primo pomeriggio il fercolo, portato a spalla dai fedeli, scende in una vertiginosa e spettacolare "corsa" dal castello di Calatabiano. Precede, inoltre, la tradizionale Calata il “Corteo Storico” della corte dei Cruyllas, in costume d’epoca.

La domenica successiva si svolge la "Salita di San Fulippu", cioè la risalita del Santo al monte Castello. Il simulacro, pesante 13 quintali e contenente il busto reliquiario del Protettore, viene portato a spalla e di corsa (in soli 6 minuti) per il ripido sentiero, fra sassi e gradoni di pietra, che dalla chiesa del Castello conduce in paese, fino all’ingresso nella Chiesa Madre.
Alcune donne, per voto, all’alba del sabato, si recano presso la Chiesa del Castello per “vestire” il Santo con fiori che resteranno fino alla domenica della salita, quando, ormai secchi ma benedetti, vengono presi dai fedeli. Durante la salita, il Santo viene portato da persone che aspirano a partecipare alla “Calata”. Esiste, infatti, un’usanza secondo cui bisogna prendere parte per sei anni consecutivi a “Acchianata” prima di ottenere un posto sotto la “vara” per la Calata. I portatori indossano tre fili di colore rosso, giallo e verde, ‘ntrizzati in testa (la leggenda vuole che rappresentino i fili della barba con cui il Santo legò Satana, ma effettivamente sono la misura dell’altezza della statua), un fazzoletto rosso al collo ed una maglietta il cui colore si alterna ogni anno.

SABATO- VIGILIA DELLA FESTA
All’alba spari a salve e solenne scampanio. Santa Messa  nella chiesa Ss Crocifisso al Castello. Alle 11 trattenimento in piazza Vittorio Emanuele e traslazione del busto reliquiario dall’altare al sacro fercolo. Alle 12 colpi di cannone e scampanio. Alle 16 dal monte Carmelo ogni 15 minuti colpi di cannone. Alle 18.30 partenza della "Calata" del fercolo dalla chiesa del Santissimo Crocifisso al Castello alla Chiesa Madre.

DOMENICA SOLENNITA' DI SAN FILIPPO

L’alba della festa è salutata da spari a salve e dal solenne scampanio. Alle 8.30 S. Messa. Alle 10.15 processione liturgica, dopo l’inno sarà svelato il busto reliquiario del Santo Protettore sull’altare maggiore. Ore 10.30 solenne celebrazione eucaristica. Ore 11.30 omaggio floreale al monumento ai Caduti. Ore 12 colpi di cannone e solenne scampanio di tutte le chiese. Alle 18 uscita del fercolo e processione per le vie. Alle 20.30 concerto. Alle 23.30 spettacolo piromusicale e conclusione.

 

DOMENICA SUCCESSIVA -OTTAVA

Alle 8.30 Messa, alle 10.30 Messa solenne. Alle19 salita del fercolo con il simulacro del Santo dalla Chiesa Madre alla chiesa del Santissimo Crocifisso al Castello.