"Durante la prossima canzone, voi seduti nei posti più economici battete le mani, per gli altri è sufficiente far tintinnare i gioielli."
(John Lennon alla Royal Variety Performance)

"George Martin è diventato sordo da un orecchio, ora può lavorare solo in mono"
(Ringo Starr)

 

"Vedevamo già tra tutte quelle francesine, ooh, là là, e cose del genere, ma il pubblico, almeno la prima sera, era tutto di vecchietti in smoking. e un gruppo di ragazzi dall'aspetto vagamente gay stava aggrappato alla porta del palco gridando: 'Ringooo Ringoo'. Non abbiamo visto nessuna delle Brigitte Bardot che ci aspettavamo.
(George Harrison dopo il tour francese)

 

"Sua maestà è una ragazza molto piacevole, ma non ha molto da dire..."
(Paul McCartney)

 

"La chitarra va bene, John, ma non ti darà certo di che vivere."
(Mimi, zia di John Lennon)

 

"Mi era giunta voce che una giovane artista stava per allestire una mostra...C'era tra le altre cose, una mela in vendita per 200 sterline; ho trovato che fosse geniale: pagare 200 sterline per assistere alla decomposizione lenta di una mela."
(John Lennon)

 

"In America non hanno le gelatine di frutta morbide, ma ne hanno di dure come proiettili. Alcuni quotidiani avevano tirato fuori una vecchia storia che avevamo dimenticato di quando John una volta disse che io avevo mangiato tutte le sue gelatine alla frutta: ovunque andassimo i fans gliele tiravano addosso...e non erano morbide."
(George Harrison)

 

"Signora, noi moriamo di fame e ci hanno detto che non si può mangiare finchè lei non se ne va."
(George Harrison alla Principessa Margaret durante una serata di gala)

 

"Mi piace molto Beethoven, specie i suoi quadri."
(Ringo)

 

Giornalista: "Cosa ne pensate della campagna in atto a Detroit per distruggervi?"
George Harrison "Stiamo conducendo una campagna per eliminare Detroit"

 

"Quando tutti cominciarono ad analizzare le canzoni dei Beatles, io non capivo come facessero a trovarci tutte quelle cose"
(Ringo)

 

"Abbiamo sempre fatto delle cose strane nei dischi. In Girl facevamo un sottofondo che faceva 'tit-tit-tit-tit' e nessuno lo ha mai notato"
(John)

 

"Mentre sono in macchina a volte chiudo gli occhi e medito, tanto è il mio autista a guidare"
(Ringo)

 

"Le voci sulla mia morte sono oltremodo esagerate. Comunque, se fossi morto, sarei stato sicuramente l'ultimo a saperlo"
(Paul)

 

Pensavamo che se fossimo durati per due o tre anni sarebbe stato fantastico"
(John/Paul/George/Ringo)

 

 

Ma il successo di un mito del nostro tempo si misura soprattutto col metro del denaro e con quello dei numeri. Anche qui i Beatles, a oltre vent'anni di distanza dal loro ultimo disco, detengono ancora i più prestigiosi record mondiali. I primi dati che seguono si riferiscono al mercato americano. Come artisti i Beatles hanno piazzato per ben venti volte un loro disco 45 in classifica. Secondo in questa classifica è Elvis Presley con diciassette, terzi sono Michael Jackson e le Supremes con dodici, quinti i Bee Gees e Paul McCartney (nelle vesti di solista) con nove. Ci hanno messo solamente sei anni per farlo, contro i tredici impiegati da Elvis Presley e i dodici di Michael jackson, che è tuttora in corsa.  

Quanto a settimane di permanenza in classifica, i Beatles sono secondi soltanto a Elvis (cinquantanove settimane contro le ottantacinque del "re del rock and roll) e precedono cantanti della vecchia generazione come Bing Crosby (quarantacinque), Perry Como (quarantadue) e Jimmv Dorsey (trentadue). In Australia invece detengono il primato con le quindici settimane del disco Hey Jude/Revolution.

I Beatles sono anche detentori del record del monopolio nella Hit Parade americana. Ci riferiamo in particolare a tre storiche settimane, quelle che vanno dal 28 marzo all'11 aprile 1964, in cui succede l'inaudito. Il 28 marzo dieci loro canzoni sono infatti presenti in classifica: si tratta di She Loves You; I Want to Hold Your Hand, Tivist and Shout, Please Please Me (piazzate ai primi quattro posti); I Saw Her Standing There; Cant Buy Me Love; From Me to You; All My Loving , Roll over Beethoven; Do You, Want to Know a Secret. Il 4 aprile le canzoni dei Beatles in Hit Parade, con la comparsa di You cant do thai e di Thank you girl, diventano dodici e soprattutto sono loro le prime cinque; l'11 aprile si aggiungono a queste anche There's a Place e Love Me Do, e arriviamo così a ben quattordici presenze.

Loro è anche il record di successi ottenuti durante il corso di un singolo anno. L'anno in questione è il magico 1964, che vide ben trenta canzoni dei Beatles entrare in classifica. Come autori, John Lennon e Patul Mc Cartney sono nettamente in testa alle vendite con venticinque canzoni piazzate al primo posto, ma se si aggiunge la produzione solistica, Paul balza addirittura a trentuno. Secondo è Barry Gibb dei Bee Gees con sedici; terzi e quarti due autori della scuderia Motown, Brian Holland e Lamont Dozier, con undici e tredici rispettivamente.

Continuando in questa nostra rassegna dei numeri, ci accorgiamo che Let be è la canzone dei Beatles che ha raggiunto più velocemente le vette della classifica: durante la prima settimana di uscita è già al numero sei della Hit Parade. Il produttore del gruppo, George Martin, è quello che è riuscito a collezionare più numeri uno: ne ha infatti prodotti ventidue, contro i sedici di Steve Sholes e i tredici di Gibb e Holland.

E veniamo ai piazzamenti ottenuti in altri mercati: sulle prime sette canzoni più vendute in Inghilterra nel corso degli anni sessanta, cinque sono loro: She Loves you (prima), I Wan/ To Hold Your Hand (seconda), Cant Buy Me love (quarta), I FeeI Fine (quinta) e We Can Work It out (settima); la stessa classifica riferita agli anni settanta vede al Primo Posto Mult of Kintyre, di Paul Mc Cartney con i Wings. She Loves You è la canzone che ha resistito il maggior numero di settimane nelle classifiche australiane: ben quarantadue. In Italia i Beatles risultano "solo" all'undicesimo posto nella classifica dei quarantacinque giri: ne hanno infatti piazzati ventitré contro i sessantasette di Mina, i cinquantanove di Adriano Celentano e i cinquantadue di Peppino Di Capri. Come stranieri sono secondi solo a Elvis Presley che ne ha ventiquattro.

 

 

 

 

Mino Reitano, è vero o no?

 

Il grande mito calabrese di Fiumara perpetua la sua fama imperitura di unico e vero quinto Beatle.
Avete capito bene: Beatle. Non Pete Best, non Stuart Sutcliffe, ma solo lui, il Reitano Mino di Fiumara Calabra, è il vero ed unico quinto Beatle sinora misconosciuto, lui che ebbe l'onore e l'onere di esibirsi sedicenne, la sera dell'11 novembre 1960, sul palco del Kaiserkeller club di Amburgo a soli due passi dalla mitica Reeperbahn, fianco a fianco con gli allora sconosciuti Beatles.
Ancora acerba, piagnona e lacrimosa, ma di grandissima suggestione emotiva, la voce dell'emigrante Mino di Fiumara colpì e commosse il duro dei futuri scarafaggi (anch'essi là ad Amburgo emigranti poveri, nella loro prima trasferta amburghese letteralmente con le pezze al culo): John Winston Lennon offrì entusiasta al nostro Mino una birra grande da un litro in una pausa concerto all'una di notte, sorseggiata insieme a Paul, Stu, Pete, George e naturalmente insieme a lei, la allor deliziosa ventiduenne Astrid Kircherr.
Già, proprio lei, Astrid: la fotografa tedesca che aveva creato il loro look e di cui quei giovanissimi Beatles erano tutti stracotti, ma che - ne sono quasi convinto - non fu concupita e posseduta da John, Paul o Stuart in quella notte del novembre 1960, ma da un bel sedicenne terrunciello calabrese, tutto fascino latino baffo nero e mandolino, in una romantica fuitina notturna sul porto fluviale di Amburgo.
E questa storia il buon Mino Reitano se la tiene ancora tutta per sè: italico trofeo e vittoria della sua giovanissima ugola emigrante.
P.S. Pare che il titolo della canzone “I Me Mine” di George Harrison fosse inizialmente “I Me Mino” (con Mino letto all'inglese: maino), scritta in fine carriera e messa nel disco “Let it Be” a fianco di altri successi R&R di inizio ani '60, come “One After 909”.
Fu George Martin ad imporre in sala di incisione, il cambio del titolo da Mino a Mine: John, George Harrison e Ringo erano contrari, Paul invece era d'accordo con Martin: dalla acerba disputa che ne seguì venne il rapido scioglimento dei Beatles.
PP.SS. Mi preme ricordare un'ultima cosa sull'amena vicenda, rimasta nella penna: pare che John quella sera avesse davvero proposto al Mino di diventare uno scarafaggio, ma si rimangiò la cosa il giorno dopo: quando scoprì che quello se l'era fatta con Astrid.
Cherchez la femme, quindi, se volete comprendere perchè il Clan dei Calabresi adesso sia in Brianza e non nei sobborghi di Liverpool. E ogni tanto ancora oggi il Mino mette sul piatto - volume a manetta - l'LP Abbey Road dei Beatles, sedendosi sconsolato sul divano a contemplarne la mitica copertina, con un martellante pensiero denso di rimpianto che lo devasta: "in fila con loro sulle strisce avrei potuto esserci pure io, vestito da fico fricchettone figlio dei fiori, capello lungo lungo come quello di quel John in testa alla fila indiana, ma non a piedi nudi come Paul: a petto nudo villoso descamisado, e una bellissima catenazza d'oro al collo...

 

 

di Michele Murino


L'influenza avuta da Bob Dylan sui Beatles è stata più volte ammessa e ribadita da tutti e quattro i componenti del più celebre gruppo musicale di tutti i tempi. Ecco qui sotto una serie di dichiarazioni, tra cui una di Paul McCartney che addirittura dichiara di aver capito il significato della vita il giorno che conobbe Dylan. Segue una serie di aneddoti che legano i "baronetti di Liverpool" a Bob...

Le dichiarazioni sono estratte dalla serie di videocassette della "Beatles Anthology"
Paul McCartney: I miei idoli erano Elvis... L'Elvis pre-esercito... Sono ancora convinto che quella fosse la cosa più eccitante. Little Richard - ero un suo fan - ma l'avevamo incontrato ad Amburgo e non c'era bisogno di andare in America solo per lui. Era un idolo. Chuck Berry, Jerry Lee Lewis, Fats Domino. Incontrammo Fats a New Orleans. Portava un orologio di diamanti a forma di stella. Faceva un gran colpo. Cominciammo ad incontrare gente apparsa sui giornali o in film. Vivevamo fianco a fianco con loro... Ringo Starr: Bob Dylan era uno di loro... Paul McCartney: Dylan era il nostro idolo. Ringo Starr: Bob era il nostro eroe. George Harrison: Ascoltavamo la sua musica, i suoi dischi... Ringo Starr: Fu John (Lennon) a farmi conoscere Bob. Mi faceva ascoltare i suoi dischi. Era assolutamente grande. George Harrison (con riferimento ad uno dei dischi di Dylan che i Beatles ascoltavano in continuazione): Penso fosse "The Freewheelin' Bob Dylan"... John Lennon: Ci piaceva Bob Dylan. George Harrison: Quando lo incontrammo sapevamo già molto di lui...
Paul McCartney: Fu un grande onore conoscere Bob Dylan. Ci fu una festa quasi selvaggia quando lo incontrammo. Quella notte mi convinsi di aver capito il significato della vita. Dissi al nostro autista: "Mal, dammi carta e penna. L'ho scoperto!". Mal guardò dappertutto senza molto successo. Alla fine le trovò e io scrissi il mio messaggio per l'universo. Gli dissi "Mettitelo in tasca!". La mattina dopo mi chiese se volevo quel pezzo di carta. "Oh Sì", risposi. Lo aprii e c'era scritto: "Ci sono sette livelli!"
Ringo Starr: C'erano due tizi nella stanza e Bob Dylan era quello conosciuto... Paul McCartney: C'era Al Aronowitz, un giornalista che è anche un amico...
Ringo Starr: Quella fu la mia iniziazione alla marijuana. Ridevo e ridevo e ridevo. Fu fantastico.
John Lennon raccontò - nella sua biografia - che all'uscita del singolo di Dylan "Subterranean Homesick Blues" egli corse a comprarlo, esaltatissimo, e lo ascoltò insieme ad un suo amico per un intero pomeriggio cercando di trascrivere il testo del brano di Bob, di cui molti versi risultavano incomprensibili.
John è stato molto influenzato da Dylan anche e soprattutto dal punto di vista delle liriche.
Paul McCartney, sempre in "Beatles Anthology", dichiara che ad un certo punto i testi delle canzoni dei Beatles subirono una netta modifica ed abbandonarono le tematiche giovanilistiche legate all'amore (sul modello di canzoni come "She loves you", "Love me do", "I wanna hold your hand" e tante altre di quel filone) per diventare molto più "impegnati", surreali, ermetici. Paul dichiara che questo avvenne perchè intorno a loro molti altri artisti scrivevano quel tipo di testi e cita Bob Dylan come fautore di questo loro cambiamento.
Ringo Starr a proposito del nuovo stile di canzoni dei Beatles: Noi suonavamo in modo diverso perchè John e Paul scrivevano cose diverse... Ci stavamo espandendo in ogni area della nostra vita... Eravamo più aperti a tanti atteggiamenti diversi...
Paul (continuando il discorso di Ringo): ...Dai tempi di Thank you girl la strada stava cambiando rotta... Dalle prime canzoni From me to you, She loves you... Tutta quella prima roba parlava direttamente ai fans... Era come se dicesse: "Per piacere, comprate questo disco"... Avevamo raggiunto il limite e dovevamo diversificare... con delle canzoni più surreali, più divertenti...
Fu allora che sulla scena apparvero altri artisti che avevano una certa influenza... Non so se ci siamo davvero fatti influenzare da loro... Dylan cominciò ad avere una certa influenza a quel punto... Quando diventò contemporaneo... Cioè un'influenza contemporanea...
John Lennon e Paul Mc Cartney avevano sentito il singolo di Bob Dylan "Like a rolling stone" un giorno in cui si erano incontrati per scrivere dei brani. "Sembrava immensa, infinita. Era bellissima", ricorda Mc Cartney, "Bob ha fatto vedere a tutti che ci si poteva spingere un po' più in là"
A Londra nel 1966 ci fu un secondo incontro tra Dylan e i Beatles (dopo quello ricordato da Paul Mc Cartney e Ringo Starr citato più su in questa pagina). Dylan incontrò Dana Gillespie e i Beatles al Mayfair Hotel. Bob Johnston, che era arrivato in aereo dall'America per partecipare alla registrazione dei concerti inglesi di Dylan e che fu presente per quasi tutto il tempo la notte in cui Dylan parlò con i Beatles, sostiene che quell'esperienza abbia cambiato i destini del gruppo inglese: "C'erano tutti e quattro i Beatles in quella camera dell'albergo e Bob parlò per tutta la notte. Loro non hanno neanche aperto bocca", racconta Johnston. "E la mattina dopo erano John Lennon, George Harrison, Ringo Starr e Paul Mc Cartney. Non erano più i Beatles".
Nel 1969, un paio di giorni prima del concerto dell'Isola di Wight, cui Dylan partecipava, salì a Forelands Farm (Bembridge), il luogo in cui erano alloggiati Dylan e la sua famiglia, la Daimler del road manager dei Beatles, Mal Evans, il quale balzò fuori dall'auto e disegnò una croce sul prato. Poi scese un elicottero con a bordo Ringo Starr, John Lennon e Yoko Ono. I Beatles fecero sentire a Bob gli acetati del loro nuovo disco, "Abbey Road", e George Harrison si lamentò che solo due sue composizioni fossero state inserite nel disco. Quella sera Bob, i Beatles e The Band (Robbie Robertson e soci) suonarono insieme lasciando un ricordo incancellabile nella memoria dei presenti: Dylan, Harrison e Lennon cantarono insieme su canzoni dei Beatles ma soprattutto eseguirono vecchi pezzi di rock'n'roll.
John Lennon cita direttamente Bob Dylan in tre sue canzoni. La prima è "Yer Blues" in cui canta "Non penso che al suicidio, proprio come il Mr. Jones di Dylan". La seconda è "God" (scritta quando i Beatles si erano già sciolti) in cui Lennon "rinnega" tutti coloro in cui aveva creduto ed elenca una serie infinita di personaggi preceduti dalla frase "Io non credo in..." (I don't believe in...): "I don't believe in Jesus, I don't believe in Hitler , I don't believe in Zimmerman" ... (e in una versione diversa della canzone, più esplicitamente "I don't believe in Dylan").
John Lennon cita "Bobby Dylan" anche in "Give Peace a Chance".
Secondo alcuni il celebre brano dei Beatles "Hey Jude" (scritto da McCartney) nasconderebbe riferimenti a Dylan (che sarebbe appunto "Jude", con riferimento al termine "giudeo", ovvero "ebreo", quale Dylan è).
Secondo molti altri invece non ci sarebbe nessun riferimento a Dylan e "Jude" (così mutato da un precedente "Jules" ispirato a McCartney dal nome del figlio di John Lennon e Cinthya Powell, Julian) sarebbe in realtà lo stesso Paul "in uno dei suoi autoritratti più veri e sinceri" (dal volume "Beatles" di Marco Pastonesi - Gammalibri)
"Nowhere man" viene indicata come esempio di canzone di John Lennon influenzata da Dylan. Lo stesso dicasi per "I'm a loser" e "Help".
Altra canzone che alcuni critici collocano nella sfera di influenza dylaniana è "And your bird can sing" dall'album dei Beatles "Revolver"
Bob Dylan appare sulla copertina del celebre album dei Beatles (forse il più famoso della Storia del Rock): Sergeant Pepper's Lonely Hearts Club Band (è il primo in alto a destra. Sotto un ingrandimento)
John Lennon a proposito del suo brano "You've got to hide your love away": "L'ho scritta nei miei giorni dylaniani per il film Help!"
John Lennon: "Quando ero un ragazzo, scrivevo poesie, ma sempre per tentare di nascondere le mie vere sensazioni. Ero a Kenwood e volevo solo comporre canzoni e così ogni giorno provavo a scrivere una canzone e questa è una di quelle che si cantano con un pò di tristezza, "Sono qui ora, la testa nelle mani...". Cominciai a pensare alle mie emozioni - non so esattamente quando cominciò come I'm a loser o Hide your love away o qualcosa del genere - invece di proiettarmi in una situazione esterna volevo tentare di scrivere quel che mi sentivo di aver scritto nei miei libri. Credo che sia stato Bob Dylan ad aiutarmi a capire..."
La leggenda vuole che la melodia di "Norwegian wood" fosse stata rubata da Lennon a Dylan che poi per "vendicarsi" la riutilizzò per la sua "4th time around" dall'album "Blonde on blonde" in una sorta di canzone parodia di "Norwegian wood".
Lennon cita ancora Dylan nei ripetitivi versi "I want you - I want you so bad" della sua "I want you" dall'album dei Beatles "Abbey Road", chiaro rimando alla celebre "I want you" di Dylan dall'album "Blonde on blonde" I Beatles sono nascosti tra il pubblico durante l'esibizione di Dylan all'Isola di Wight nel 1969 ed assistono all'esibizione di Bob. 

Dylan a proposito della morte di George Harrison: George Harrison era "un gigante, un'anima grande, grandissima", ha "ispirato amore e la forza di un centinaio di uomini. George era come il sole, i fiori e la luna, e mi mancherà enormemente" da un'intervista a George Harrison:
- Adesso sei in rapporti amichevoli con Bob Dylan e mi sembra di capire che fra i Beatles eri quello più vicino a Bob Dylan. Dico bene?
- "Sì. Tutti noi Beatles abbiamo conosciuto Bob nel lontano 1964, ma negli anni l'ho rivisto qualche volta. John lo conosceva un po', ma io lo vedevo una volta ogni 2 anni e ormai è un bel pezzo che lo conosco. Naturalmente ha fatto il concerto per il Bangladesh con me e inoltre ho scritto un paio di motivi insieme a lui negli anni '60".
Altro brano dylaniano è Apple Scruffs dall'album di George Harrison "All things must pass" in cui Harrison canta tra l'altro anche due pezzi scritti da Dylan: I'd have you anytime e If not for you. In Apple Scruffs ("i rifiuti della mela") Harrison usa tra l'altro in via del tutto eccezionale l'armonica.
A livello di leggenda metropolitana gira la voce mai confermata anzi piuttosto improbabile di una versione di Help cantata dai Beatles con Bob in non si sa bene quale occasione di incontro privato. Dubito fortemente dell'esistenza di tale versione ma se qualcuno ce l'ha naturalmente non ha che da mandarmela.
Una vera e propria collaborazione tra Beatles e Dylan non c'è mai stata almeno direttamente.
Il gruppo di Liverpool, tuttavia, fu enormemente influenzato da Dylan.
Già nei primi anni sessanta i Beatles si dichiararono grandi fans di Bob e le loro canzoni cominciarono a mutare radicalmente proprio dopo il successo di Dylan. "Le nostre canzoni da un punto di vista soprattutto dei testi cambiarono anche perchè ci guardavamo intorno e vedevamo nuove cose. Dylan ebbe sicuramente una grande importanza in tutto ciò!" (Paul Mc Cartney)
Paul McCartney dichiarò a proposito dell'album Blonde on Blonde di Bob Dylan che mai sarebbe stato possibile in futuro fare un disco di quel livello.
Lennon fu certamente quello che dei Beatles ammirò di più Dylan.
Addirittura in una celebre intervista dichiarò: "Dylan mostra la strada!". John ad un certo punto cominciò ad indossare persino un cappellino stile Dylan prima maniera ed a suonare l'armonica in alcuni pezzi dei Beatles oltre naturalmente a comporre e cantare canzoni in stile Dylan (Norwegian wood ed altre).
Purtroppo Lennon e Dylan, pur avendo instaurato un'ottima amicizia, non composero o cantarono mai nulla insieme anche se in realtà sembra che qualcosa esista ma si sia persa chissà dove. Lo stesso Dylan ricorda nel booklet di "Biograph" che un giorno lui e Lennon cantarono qualcosa insieme mentre il registratore era acceso ma quei nastri non sono mai stati trovati.
Il Beatle che ha collaborato in maniera più proficua e continua con Dylan è senza dubbio George Harrison.
Anch'egli come Lennon, affascinato dall'amico americano, già nel 1970 diede vita con lui ad alcune sessions ai tempi dell'album "New Morning" dalle quali scaturì un pò di materiale che si può trovare nel bootleg "Possum Belly Overalls" e tra cui una versione dylaniana del classico di Paul Mc Cartney "Yesterday".
Dalla collaborazione tra Bob e George nacque anche la canzone "I'd have you any time". Negli anni ottanta, poi, i due addirittura misero insieme un gruppo, "The Traveling Wilburys" in compagnia di Tom Petty, Roy Orbison e Jeff Lynne (questi ultimi due si avvicendarono), che incise due album ed alcuni singoli che ebbero un enorme successo ed arrivarono al primo posto della Hit Parade. I dischi sono "The Traveling Wilburys vol. 1" e "The Traveling Wilburys vol. 3".
Alla morte di Roy Orbison per qualche tempo girò la voce che Paul McCartney potesse prendere il suo posto nei Traveling Wilburys accanto a Dylan a Petty ed al suo vecchio compagno Harrison.
Dylan partecipò al concerto di beneficenza per le popolazioni del Bangladesh organizzato da George negli anni '70.
Dopo una serie di disastri naturali e una sanguinosa guerra civile il neonato stato del Bangladesh, nel 1971, si trovava ad avere necessità di aiuti umanitari. Il musicista indiano Ravi Shankar parlò delle difficoltà in cui versava il popolo del Bangladesh a George Harrison nella speranza che potesse trovare il modo di aiutarli. Sull'onda del successo del suo disco "All things must pass" e del singolo "My sweet Lord", entrambi arrivati al primo posto in classifica, l'ex Beatle organizzò in breve tempo due grandi concerti di beneficenza al Madison Square Garden che avrebbero avuto luogo il 1° agosto, uno al pomeriggio e l'altro alla sera. I concerti sarebbero stati registrati per la realizzazione di un disco dal vivo e di un film i cui profitti sarebbero andati all 'UNICEF . Sarebbe stata anche l' occasione per il ritorno di Bob Dylan dopo il Festival all'isola di Wight.
Harrison annunciò lo special guest: " Vorrei presentarvi un amico di tutti noi: il signor Bob Dylan! " Bob si presentò in scena trotterellando, vestito di jeans, con una chitarra acustica Martin in spalla e un reggi armonica al collo. Sembrava proprio il cantante folk dei vecchi tempi, e ricevette una calda accoglienza, anche perchè in America era comparso dal vivo soltanto in tre occasioni dopo il1966. Lo accompagnavano alla chitarra elettrica Harrison e al basso Leon Russel, che aveva registrato da poco dei pezzi con Bob, tra cui Watching the River Flow. Ringo Starr suonava il tamburello, Bob cantò cinque canzoni sia durante il concerto pomeridiano sia in quello serale e si divertì molto a provare il brivido del palcoscenico dopo una sosta così lunga. Just Like a Woman gli era riuscita particolarmente bene: l'aveva rallentata e aveva cantato il ritornello armonizzando con Harrison e Russell. Il fatto che per la prima volta Bob cantasse dal vivo con un ex Beatle rendeva tutto ancor più interessante. " L'impatto sul pubblico era incredibile " ricorda Jim Horn, che guidava la sezione fiati durante il concerto. 

(Howard Sounes - "Bob Dylan") Anche Ringo Starr ha in varie occasioni suonato con Bob Dylan, al concerto d'addio di "The band" (vedi il film "The last waltz") ed in varie sessions negli anni ottanta.
Dal vivo Bob non ha cantato molto del repertorio dei Beatles tranne "Nowhere Man" ed un accenno di "Here Comes The Sun". Sembra che Dylan iniziò a cantare questo brano ma dopo pochi versi, visto che non ne ricordava le parole, passò direttamente a "Girl from the north country" senza interruzione.
Il 13 Novembre 2002 a New York City Bob ha cantato "Something", canzone dei Beatles scritta da George Harrison, come omaggio all'amico scomparso.
In studio esiste una bellissima versione di Yesterday che si trova tra l'altro nel boot "Possum Belly Overalls".
La leggenda vuole che Dylan rispose alla citazione dei Beatles che misero il suo viso sulla copertina di Sgt. Pepper's nascondendo a sua volta le facce dei quattro scarafaggi di Liverpool sulla copertina del suo John Wesley Harding, ma - dice ancora la leggenda - solo sulla versione distribuita sul mercato britannico. C'è chi - possedendo quella edizione - giura che capovolgendo la copertina dell'album e guardando bene con una lente d'ingrandimento si notano i visi dei Beatles nascosti tra i rami degli alberi sullo sfondo dietro Dylan e gli altri personaggi della foto...
A proposito di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, è un album universalmente considerato un capolavoro e da alcuni ritenuto il miglior album del Rock, ma a Dylan non piaceva. Ecco quanto dichiarato da Bob a proposito di questo album (Dal volume "Jokerman" di Clinton Heylin):
(...) Nel frattempo, i Beatles avevano pubblicato Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, un tripudio di effetti sonori che mascherava una pletora di canzonette e un notevole passo indietro rispetto all'ispirato Revolver. Nondimeno, le cosiddette innovazioni provocarono una vera e propria migrazione degli hippie di tutto il mondo verso la West Coast, allo scopo di registrare su nastro o mettere su vinile una versione musicale del loro più recente sballo da acido. L' estate del 1967 venne ricordata come la "Summer of Love", l'Estate dell' Amore, e i media, da sempre fin troppo pronti a capire dove stava il business, colsero al volo l' occasione.
Dylan, invece, sapeva bene che non c'era bisogno di sintonizzarsi e sballare per mollare tutto (Si fa riferimento alla celebre esortazione di Timothy Leary "Tune In, Turn On, Drop Out", N.d.T .). In effetti, era stato proprio spegnendo tutto e staccando i contatti che era riuscito ad avere un po' di requie. Mentre, all'epoca, tutti si chiedevano se e come Dylan avrebbe tentato di "superare" Sgt. Pepper, lo stesso Dylan non sembrava minimamente interessato a
compiere un' operazione del genere. Aveva ascoltato i più recenti prodotti musicali provenienti dalla California e dall'Inghilterra, e non ne era rimasto per nulla impressionato.
Bob Dylan: "Non sapevo come fare per realizzare quel genere di dischi che stavano registrando gli altri, e neanche mi interessava. I Beatles avevano appena pubblicato Sgt. Pepper che non mi piaceva proprio per niente... Pensavo che fosse un album oltremodo autoindulgente anche se le canzoni in esso contenute erano valide. Mi sembrava che ci fosse un eccesso di produzione, forse perchè i Beatles non avevano mai fatto niente del genere prima" [1978].
I wanna be your lover di Dylan (dall'album "Biograph") è un chiaro omaggio alle canzoni dei Beatles... Il rimando è alla beatlesiana I wanna be your man che la leggenda vuole Lennon e McCartney avessero scritto direttamente in studio in cinque minuti per i Rolling Stones durante le sessions di registrazione di un disco di questi ultimi.
Il 33 giri che i Beatles fecero uscire nel dicembre del 1965, "Rubber Soul", fu, fino a quel momento, il loro album più sonoro ed elaborato, che non tradì la stanchezza che essi indubbiamente avvertivano dopo due anni vorticosi. In esso, sotto l'influsso di Bob Dylan e dei Byrds e l'avvento del folk-rock, si trovavano testi introspettivi e grande importanza agli strumenti acustici, tra cui il sitar, in canzoni come "Drive My Car", "In My Life", "Michelle" e soprattutto "Norwegian Wood (This Bird Has Flown)".
tratto da: http://doc.strangelove.tripod.com/Music/beatles.html
Alcuni brani di Dylan furono registrati dai Beatles ai Twickenham Film Studios nel gennaio 1969.
Il volume di Roy Carr e Tony Tyler "I favolosi Beatles" (Sonzogno 1979), a p. 128, riporta in un elenco di "Rock 'n' roll oldies recorded during the 'Let it Be' sessions" i brani "Blowin' in the Wind", "I shall
be released", "All along the Watchtower", oltre a "The House of the Rising Sun".
Nel volume "Beatles" dei Manuali Rock dell'Arcana (1984) viene riportato (p. 135) "Momma you've been on my Mind", oltre alla "House of the Rising Sun", e (p. 136)"I shall be released", "Blowin' in the Wind", uscite, pare, su diversi bootlegs.
Esiste anche un un bootleg dalle famose sessions del gennaio 1969 ("Bits and Pieces"), in cui è segnalata "I threw it all away" (ma non è quella di Dylan); il bootleg contiene invece un accenno (39 secondi!) di "Frere Jac" (!!) che sfocia nel ritornello di "It ain't me Babe", con, probabilmente, Harrison alla chitarra elettrica e lo stesso George più McCartney alle voci.
Tratto dal volume "Jokerman", dal capitolo "1965: Sulla tua spalla" - Maggio 1965. Dylan era in tour in Inghilterra. La suite del Savoy Hotel, dove Dylan alloggiava, era costantemente affollata di persone, e se non c'era un cocktail party organizzato da Grossman, manager di Dylan, allora c'erano dei giornalisti che volevano un'intervista in esclusiva; se non si trattava dei giornalisti, allora erano Allen Ginsberg e i suoi amici beat; se non si trattava di Allen Ginsberg allora c'erano i componenti di qualche gruppo facente parte della prospera scena beat inglese venuto a porgere i propri omaggi a Dylan.
I Beatles erano una presenza costante. Un articolo apparso nel Melody Maker, nel quale si annunciava "Ai Beatles piace Dylan" aveva costituito un ulteriore stimolo alle vendite dei suoi dischi nel Regno Unito. Dylan aveva conosciuto i Beatles il precedente Agosto, a New York, quando i quattro di Liverpool gli erano stati presentati da Al Aronowitz; in quella occasione pare che Dylan e Aronowitz avessero suggerito di farsi tutti quanti una bella canna, tanto per rilassarsi un pò: la prima esperienza dei Beatles con il fumo. Quando però Dylan li incontrò nuovamente nel maggio del 1965, scoprì che i loro esperimenti con le sostanze allucinogene erano andati parecchio oltre.
John Lennon: "Ricordo soltanto... che avevamo entrambi gli occhiali da sole, ed eravamo entrambi fatti persi, e c'erano tutti questi freak intorno a noi, e Ginsberg, e un sacco di altra gente. Ero ansioso quanto una merda..."
Nonostante il proprio status di superstar i Beatles nutrivano per Dylan un sentimento di timoroso rispetto. Lennon aveva già cominciato a sentirsi profondamente influenzato dalla sua musica, sebbene le loro canzoni avessero solo da poco cominciato ad esplorare altri temi che non fossero quelli sentimentali. Anche i Rolling Stones erano dei frequentatori abituali della suite di Dylan al Savoy Hotel, sebbene fosse Brian Jones quello che sembrava nutrire la maggiore ammirazione per Dylan.
Dana Gillespie: "Ogni sera i Beatles e i Rolling Stones erano soliti venire al Savoy Hotel dove facevano ascoltare gli uni agli altri le loro ultime registrazioni, e si poteva vedere che erano in competizione per decidere chi dovesse essere la band più famosa d'Inghilterra, ma... Dylan era l'unica persona per la quale sia gli Stones che i Beatles nutrivano una grande ammirazione, così quando egli teneva corte in una delle stanze dell'hotel, tutti gli si sedevano attorno e lo stavano ad ascoltare".
John Lennon appare con Dylan nel film "Eat the document" - Clicca qui
Una delle sequenze più indicative di "Eat the document", il film/documentario di D.A.Pennebaker e Dylan sulla tourneè europea del '66 era uno scambio di battute tra Bob e John Lennon scarrozzati per Londra a bordo di una limousine. Lennon, come in seguito lui stesso ha dichiarato, era "su di giri e fumato", ma aveva l'aria più sana di Bob, magro come un chiodo e pallidissimo. Per un pò il dialogo era coinvolgente: sembrava una scena di un film dei Beatles. Lennon sparava battute e Bob ridacchiava. "Soffrite di gonfiore agli occhi, rughe sulla fronte e capelli ricci?" chiedeva Lennon con una vocina buffa. "Prendete lo Zimdon". Quando la macchina oltrepassò una coppia che si baciava per strada, Bob li fece inquadrare dalla cinepresa: "Ehi! Ehi! Riprendi quei due innamorati" aveva detto, allegro. Ma poi cominciò ad incespicare sulle parole. Verso la fine della sequenza pregò l'autista Tom Keylock di sbrigarsi ad arrivare in albergo perchè gli veniva da vomitare.
Tratta dalle pagine di Talkin' Bob Dylan Blues, la posta di Maggie's Farm ecco di seguito una mail con argomento George Harrison e Bob Dylan:
Ho appena terminato di leggere il volume "I Me Mine" di George Harrison, che mi hanno regalato a Natale. Il libro è molto bello, ed è concepito un po' come il booklet di Biograph. La prima parte consiste in un breve racconto autobiografico in forma di conversazione tra George e il giornalista Derek Taylor: la sua infanzia a Liverpool, i Beatles, l'India, la passione per l'automobilismo..., segue la raccolta completa di tutti i testi integrali delle canzoni (sono più di ottanta) accompagnate dai suoi commenti ironici e intelligenti, e spesso dal manoscritto originale. Il volume è completato da una cinquantina di belle foto in bianco e nero. Leggendo il libro ci si rende conto di quanto George Harrison fosse "speciale". Era una persona dolce e schiva, semplice e onesta, ... non una rock star e neppure un genio alla Dylan, ma un artista profondo e pieno di spiritualità. Mi piace pensare che sia stato molto amico di Bob.
A pag 205 ho trovato una canzone che Harrison ha scritto e dedicato a Dylan dopo il concerto all'Isola di Wight. Non la conoscevo e mi ha colpito: credo che sia una tra le più belle poesie sull'amicizia che mi sia capitato di leggere.
A me piace moltissimo. George riesce ad esprimere in modo semplice ma straordinariamente intenso i suoi sentimenti di profonda amicizia per Bob, il suo voler bene all'amico, il suo volergli stare vicino. E da amico riesce a mettere a fuoco la caratteristica più vera e più bella di Dylan, concentrandola in un paio di versi: "The love you are blessed with/This world's waiting for" (L'amore dal quale tu sei benedetto/il mondo lo sta aspettando)
Ed è molto divertente il racconto di come nacque I'd Have You Any Time. George era andato a trovare Dylan a Woodstock ed era ospite a casa sua, nel periodo successivo all'incidente di moto. Secondo quanto racconta George, Bob sembrava nervoso e a disagio... Un giorno si misero a suonare insieme e George gli disse "scrivi qualche testo per me". Si aspettava qualcosa di surreale, tipo Subterranean Homesick Blues... Bob gli disse "fammi vedere qualche accordo, come fai a scrivere queste melodie?" George allora cominciò a suonare qualche accordo e le prime parole che gli vennero in mente furono: "Let me in here/I know I've been here/Let me into your heart..." E allora Bob proseguì scrivendo il bridge: "All I have is yours/All you see is mine/And I'm glade to hold you in my arms/I'd have you anytime" George conclude il suo commento: "Meraviglioso! E questo è tutto. La calligrafia di Bob è riprodotta in questa pagina per sua gentile concessione". E infatti il libro riporta il manoscritto "pasticciato" di Dylan, accanto a quello più ordinato e preciso di Harrison.

http://www.maggiesfarm.it/beatles.htm

 

I WANT TO HOLD YOUR HAND

E' uno dei singoli più venduti del gruppo, prenotato nei negozi fin dall'inizio per un milione di copie, cosa incredibile all'epoca. "Composto e cantato dalla coppia Lennon-McCartney si rivela subito un successo senza precedenti: pochi tratti melodici e un coro trascinante fanno di <<I want to hold your hand>> la canzone-bandiera del gruppo, fornendo la chiave musicale e interpretativa che definiscono lo <<stile Beatles>> per antonomasia." John Reed "Beatles story" ed.Gammalibri, pag.53

"Oh, per favore dimmi che lascerai che io sia il tuo uomo, e dimmi, per favore che mi lascerai tenere la mano. Voglio tenerti la mano. E quando ti tocco, Mi sento felice nell'intimo, è una sensazione così forte, che non riesco a nascondere il mio amore. Non riesco a nasconderlo, non posso nasconderlo."

IF I FEEL

"Una melodia suadente, uno stile ammiccante e dolciastro farà la fortuna di questo brano del 1964. Ottima la prova al canto, ben coordinato tra John e Paul, ancora alle prese con testi banalotti e privi di mordente". John Reed "Beatles story" ed.Gammalibri, pag.60

"If I feel segna un progresso [importante nella prima fase produttiva , quando i Beatles avevano appena smesso di essere una band di rockettari da 360 serate all’anno nei locali di Amburgo o di Liverpool], con accordi strutturalmente complessi e intricate armonie vocali, che Paul e John, su loro espressa richiesta, cantarono in un unico microfono". Marc Lewisohn "Beatles otto anni ad Abbey Road" pag.82

"Se mi innamorassi di te mi prometti di essere sincera e aiutarmi a capire? Poiché sono già stato innamorato prima, ed ho scoperto che l'amore era qualcosa di più che tenersi solamente per mano. Perciò spero che tu comprenda che mi piacerebbe amarti e che lei piangesse quando saprà che stiamo insieme. Dato che non riesco a sopportare la sofferenza, e mi spiacerebbe se il nostro nuovo amore andasse in fumo."

TICKET TO RIDE

La canzone " presenta un attacco arpeggiato, preludio alla voce di John, supportata come sempre da cori e controvoci. Gli assoli chitarristici, novità assoluta, sono a cura di Paul. Tutto l'impianto appare complessivamente più equilibrato, compreso un ritrovato Ringo come misurato batterista" John Reed "Beatles story" ed.Gammalibri, pag.69

"Mi sto intristendo e credo sia perché oggi, sì, la ragazza che mi fa impazzire mi ha lasciato. S'è presa un biglietto per viaggiare, s'è presa un biglietto per viaggiare e non le importa nulla. Ha detto che vivere con me la sta deprimendo, eh sì, e che non si sarebbe mai sentita libera con me intorno. Non so perché corra tanto, avrebbe dovuto pensarci due volte, avrebbe dovuto parlarne con me prima di decidere di dirmi

HELP

Questo brano scritto da John Lennon è, "a suo dire, assolutamente autobiografico in quel momento. Si tratta di un rock ben giocato, nei ritmi e negli stacchi, con il supporto delle solite voci perfettamente affiatate. Il ritmo è incalzante e vario, e compaiono alcune raffinatezze strumentali, poco eclatanti ma che testimoniano del salto qualitativo in atto." John Reed "Beatles story" ed.Gammalibri, pag.71

"Aiuto! Ho bisogno di qualcuno. Aiuto! Non dico di uno qualsiasi. Aiuto! Sai che ho bisogno di <<qualcuno>>. Aiuto! Ora la mia vita è cambiata così tanto, la mia indipedenza sembra divenire confusione, e ogni tanto mi sento così insicuro. So solo di aver bisogno di te come mai prima. Aiutami se puoi, mi sento giù, e apprezzerei molto la tua presenza, aiutami a tornare con i piedi per terra; non vuoi, per favore, aiutarmi?"

YESTERDAY

È uno "tra i brani più celebri del quartetto, talmente significativo che anni dopo, durante l’aspra polemica tra McCartney e Lennon, quest’ultimo in un momento d’odio griderà, rivolto a Paul: <<L’unica cosa di buono che hai fatto è stata Yesterday!>>, come dire che neanche la cattiveria più falsa poteva intaccare la bellezza sfolgorante del brano. Paul si accompagna da solo alla chitarra - il quartetto d’archi verrà aggiunto in seguito – in un brano malinconico e ispirato, dalla struttura melodica perfetta. Splendida l’interpretazione, dolce e disperata, su un testo nato buffescamente (<<Una mattina, appena sveglio, mi misi al piano e cominciai a suonare. Ne saltò fuori questo pezzo, poiché è così che succede, no? Le canzoni vengono fuori da sole. Comunque non mi riusciva per niente di trovargli un titolo che scandisse le tre sillabe iniziali; così, sul momento, lo chiamai "Scrambled eggs" – uova strapazzate. Per un paio di giorni restò intitolato così, poi pensai alla parola "yesterday" e il teso cominciò a costruirsi, diventando una canzone>> Paul McCartney)". John Reed "Beatles story" ed.Gammalibri, pag.73

"Ieri, tutti i miei problemi sembravano così lontani, ora sembra che siano tornati. Io credo in ieri. Improvvisamente non valgo la metà di quello che ero un tempo, un ombra aleggia su di me. Oh, ieri è passato senza che me ne accorgessi".

MICHELLE

"Rappresenta un gioiello di composizione, quanto mai vacuo però nel testo, a base dei soliti –ti amo- ho bisogno di te- ma come mai riuscirò a dirti quello che voglio dire. Splendida l’introduzione chitarristica" (John Reed "Beatles story" ed.Gammalibri, pag.77) e anche il giro di basso. Dice infatti Paul McCartney in un’intervista: "Non mi dimenticherò mai di quando scrissi la linea di basso per Michelle, perché fu quasi un lavoro alla Bizet: un basso che letteralmente avvolgeva la canzone. Ed era qualcosa che si poteva fare con il basso, il che mi eccitava. Marc Lewisohn "Beatles otto anni ad Abbey Road" pag.29

"Michelle <<ma belle>>, sono parole che stanno bene insieme, mia Michelle. Ti amo, ti amo, ti amo, è tutto quello che voglio dire. Finché non troverò un modo, dirò le sole parole che, so, tu capirai".

DAY TRIPPER

"Intervistati nel 1966, John e Paul compresero anche Day Tripper tra le composizioni <<forzate>>, scritte sotto pressione per uscire con un singolo. Ancora una volta, la forzatura non è palese, almeno per i non intenditori. Tanti altri autori musicali sarebbero stati più che fieri di scrivere un pezzo come quello". Marc Lewisohn "Beatles otto anni ad Abbey Road" pag.124

IN MY LIFE

"Delicata e pregevole fin dall’esordio è scritta da Lennon. Splendido l’intermezzo finto-clavicembalo e le punteggiature di chitarra. Il testo è in linea con il "nuovo" Lennon", (John Reed "Beatles story" ed.Gammalibri, pag.78) che racconta cioè esperienze di vita e di contestazione, e non solo di amore. L’assolo di tastiera venne suonato da George Martin, che all’inizio "tentò con un organo Hammond, ma senza successo. A questo punto Martin optò per il piano, ma c’erano problemi per suonare il genere d’assolo che desiderava, una cosa in stile barocco, al giusto tempo. La soluzione fu suonarlo a velocità dimezzata per poi inserire il nastro a velocità doppia. Funzionò, e la canzone era completa, e diventò anche uno dei pezzi più pregiati dei Beatles". Marc Lewisohn "Beatles otto anni ad Abbey Road" pag.127

"Ci sono luoghi che ricorderò per tutta la vita, sebbene alcuni di essi siano cambiati, alcuni per sempre, non certo in meglio; alcuni sono andati e altri rimangono. Tutti questi posti e i loro momenti ricordo ancora con amori e amici; alcuni sono morti e alcuni vivono ancora: nella mia vita li ho amati tutti".

ELEANOR RIGBY

"Uno dei capolavori di Paul McCartney, in un arrangiamento affascinante, con il supporto di un [doppio] quartetto d’archi. Pennellate timbriche in sottofondo, per la voce semplice e ispirata di Paul che percorre la tessitura armonica con naturalezza e impennate improvvise. Splendido il coro e la controvoce del finale." John Reed "Beatles story" ed.Gammalibri, pag.83

In realtà la partitura degli archi è dovuta a George Martin, che si disse "ispirato in gran parte da Bernard Herrmann, soprattutto dalle musiche di scena che aveva scritto per il film di Truffaut Fahrenheit 451." Affermò infatti Martin: "Mi colpirono molto specialmente quelle sonorità stridenti degli archi. Quando Paul mi disse che voleva che, in Eleanor Rigby, fossero gli archi a tenere il ritmo, mi venne subito in mente la partitura di Herrmann". Marc Lewisohn "Beatles otto anni ad Abbey Road" pag.152

"Ah, guarda tutti coloro che sono soli. Ah, guarda tutti coloro che sono soli. Eleanor Rigby raccoglie il riso in chiesa, dove è stato celebrato un matrimonio, e vive in un sogno. Aspetta alla finestra, indossando il volto che conserva in una caraffa vicino alla porta: per chi, tutto ciò? Padre McKenzie scrive il testo di una predica che nessuno ascolterà: nessuno si avvicina. Guardalo mentre lavora, mentre si rammenda i calzini di notte, quando non c’è nessuno. Cosa gli importa? Tutti coloro che sono soli, da dove vengono? Tutti coloro che sono soli, a chi appartengono?"

 

 

 

WITH A LITTLE HELP FROM MY FRIENDS

"Cantata da Ringo e resa celeberrima anni dopo nell’interpretazione di Joe Cocker, è un motivetto semplice e orecchiabile, splendido nelle linee melodiche e corali, che ben si presta ad arrangiamenti tipo <<soul>>". John Reed "Beatles story" ed.Gammalibri, pag.94

Da notare il fatto che Ringo, simpaticissimo e sempre allegro, era ben visto dagli altri, che cercavano sempre di riservagli una canzone almeno per ogni album in cui lui cantasse, e spesso John e Paul si mettevano al lavoro espressamente per scrivere una canzone per Ringo, come in questo caso, anche perché, confessò ridendo Paul, spesso quando Ringo faceva sentire preventivamente i suoi pezzi, gli altri facevano fatica a trattenersi dal ridere o dal ridicolizzare le armonie sempliciotte del simpatico batterista.

"Cosa fareste se cantassi stonato? Vi alzereste e ve ne andreste via? Prestatemi ascolto e vi canterò una canzone, e proverò a non stonare. Ce la farò con un piccolo aiuto da parte dei miei amici. Sto per provare con un piccolo aiuto da parte dei miei amici. Cosa posso fare quando il mio amore non c’è? (Ti preoccupa rimanere solo?) Come mi sento alla fine della giornata? (Sei triste perché resti solo con te stesso?) No, ce la farò con un piccolo aiuto da parte dei miei amici, andrò forte con un piccolo aiuto da parte dei miei amici, voglio provare con un piccolo aiuto da parte dei miei amici."

LADY MADONNA

"Rock & roll puro, con tanto di sezione fiati, quasi per sottolineare continuità con la propria storia. La musica contrasta con il testo, tenero e sconsolato, nella descrizione di un altro personaggio femminile nella poetica di Paul". John Reed "Beatles story" ed.Gammalibri, pag.105

Da notare che la partitura della sezione fiati no era stata scritta da Paul in precedenza, ma venne messa giù dagli stessi sassofonisti durante la seduta di registrazione, dopo aver sentito la canzone per la prima volta da Paul al pianoforte". Marc Lewisohn "Beatles otto anni ad Abbey Road" pag.278

"Lady Madonna, i bambini ai tuoi piedi si chiedono come farai a cavartela. Chi trova i soldi quando devi pagare l’affitto? Credi che il denaro piova dal cielo? Lady Madonna abbandonata sul letto, ascolti la musica che ti risuona in testa. Il martedì pomeriggio non finisce mai. Mercoledì mattina i giornali non sono arrivati. Giovedì sera le calze erano da rammendare."

 

 

HEY JUDE

"In occasione di una visita a Chintya, prima moglie di John Lennon, Paul elabora, durante il viaggio in macchina, la struttura portante di un brano divenuto celeberrimo, Hey Jude. <<Ero abbastanza affiatato con Julien, il figlio di Chintya e John>>, racconta lo stesso Paul. <<Così mentre li raggiungevo, in macchina, canticchiavo questo motivetto; qualcosa tipo <<Hey Jules, non prendertela>>. Non so proprio perché proprio <<Hey Jules>>; mi era venuto così, suonava bene. In seguito pensai che sarebbe stato meglio <<Jude>>" John Reed "Beatles story" ed.Gammalibri, pag.108

Nacque così una canzone che diventò uno dei testi più belli, che possiamo riferire ad ogni persona in difficoltà. "Il finale, poi, è inaspettato e originalissimo, con un ritornello ripetuto all’ossessione, accompagnato da un’orchestra sinfonica e scandito da battiti di mani". Importante e rivoluzionaria è anche la durata della canzone: sette minuti e undici secondi nella versione pubblicata. John Reed "Beatles story" ed.Gammalibri, pag.110

"Hey Jude, non prendertela, prendi una canzone triste e migliorala, ricordati di conservarla nel cuore, così potrai cominciare a migliorarla. E ogni volta che provi dolore, Hey Jude, calma! Non caricarti il mondo sulle spalle. Perché sai bene che è pazzo chi interpreta la vita con poco slancio; finisce per rendere il proprio mondo ancora più squallido".

BLACKBIRD

"Tenero acquerello acustico di Paul per chitarra e voce. Una linea melodica scarna ed essenziale, con poche impennate, in un’atmosfera notturna, immobile e fredda". John Reed "Beatles story" ed.Gammalibri, pag.115

Anche il resoconto della seduta di registrazione presso gli studi di Abbey Road della EMI è molto scarna: "Fu una registrazione priva d’artifici". Marc Lewisohn "Beatles otto anni ad Abbey Road" pag.289

"Merlo, che canti nella morte della notte, prendi queste ali spezzate e impara a volare. Per tutta la vita hai solo aspettato questo momento per librarti. Merlo, che canti nella morte della notte, prendi questi occhi scavati e impara a vedere. Per tutta la vita hai solo aspettato questo momento per essere libero".

OB-LA-DI, OB-LA-DA

"La canzone che nell’opinione di buona parte degli ascoltatori resta la più divertente e divertita tra le canzoni dei Beatles, fu nella realtà una delle più difficoltose incisioni del quartetto, con una versione originale e non uno ma due rifacimenti, che occuparono molte sedute di registrazione" [fino ad esasperare John Lennon]. Marc Lewisohn "Beatles otto anni ad Abbey Road" pag.296

I WILL

"Melodia preziosa e perfetta che [pur essendo pubblicata nel 1968] ricalca moduli espressivi dei Beatles di qualche anno prima. Ottimo l’arrangiamento, con un arpeggio in "finger picking" su percussioni esotiche." John Reed "Beatles story" ed.Gammalibri, pag.116

GET BACK

"È da considerarsi uno dei più scintillanti rock’n’roll della discografia dei Beatles, sebbene composto da Paul, più propenso in genere ad atmosfere soft. L’incisione vanta la partecipazione di Billy Preston, tastierista nero che valorizza al massimo la struttura calda e rutilante del brano." John Reed "Beatles story" ed.Gammalibri, pag.122

"La dolce Loretta Martin credeva di essere una donna, ma, per la verità, non era che un uomo; tutte le ragazze intorno a lei dicono che sta per avere ciò che si merita, ma lei se la cava come può. Torna indietro, torna indietro, torna là, al luogo cui appartenevi."

SOMETHING

Dopo un’esperienza solista brutta e opaca, George Harrison si riscatta inventando per il nuovo album dei Beatles questa canzone che "diventerà a buon diritto un classico del gruppo, degno di figurare accanto ad altri celebri hits" John Reed "Beatles story". Dedicata alla mogllie Patti.  ed.Gammalibri, pag.124

HERE COMES THE SUN

"Probabilmente il capolavoro di George Harrison, qui al meglio della sua ispirazione intimista e solare. Eccellente la resa timbrica di chitarre acustiche ed elettriche alternate, insieme ad un accompagnamento ritmico puntuale e avvolgente". John Reed "Beatles story" ed.Gammalibri, pag.125

"L’ispirazione per Here comes the sun era venuta ancora una volta attraverso Eric Clapton, anche se in maniera meno diretta del solito. I problemi d’affari della Apple stavano diventando sempre più grevi e stancanti; un bel giorno di primavera, George decise di marinare la scuola, e di fermarsi a riposare nell’assolato giardino di casa Clapton, con la chitarra dell’amico. Il senso di liberazione gli fece germogliare in mente Here comes the sun; e la registrazione riesce a catturare perfettamente quelle sensazioni, fin dagli accordi d’apertura della chitarra acustica, che squilla con vera gioia". Marc Lewisohn "Beatles otto anni ad Abbey Road" pag.398

THE LONG AND WINDING ROAD

Questa canzone fu purtroppo il pretesto perché il complesso si sciogliesse ufficialmente, anche se di fatto i Beatles non erano già più un gruppo da oltre un anno, certamente da quando era morto il loro manager Brian Epstein. "Non appena Paul sente l’arrangiamento imposto da Phil Spector [il nuovo produttore] a The long and winding road la situazione precipita. Da una canzone semplice e senza pretese, per canto e pianoforte, essa era stata trasformata in ridondante partitura orchestrale, piena di violini e cori. Paul reclama, tenta un accomodamento, e poi, pieno di stizza, decide di lasciare il gruppo. Lo fa con grande clamore, annunciando la decisione alla stampa e avvisando i compagni di aver intenzione di incidere al più presto un lavoro solista". John Reed "Beatles story" ed.Gammalibri, pag.130

LET IT BE

È l’ultimo e importante singolo dei Beatles, "un brano assolutamente splendido e avvolgente, nella più pura tradizione McCartney" John Reed "Beatles story" ed.Gammalibri, pag.131

 

 

 

Cynthia Powell

Il 23 agosto del 1962 Lennon sposa Cynthia Powell al Mt. Pleasant Register Office di Liverpool dalla quale ebbe il figlio Julian.
LIVERPOOL - INCONTRO CON CYNTHIA LENNON PER LA PRESENTAZIONE DEL SUO LIBRO "JOHN"
Sono giunto con largo anticipo in Bold Street nel centro di Liverpool dove si trova Waterstone's la migliore libreria della città dei Beatles e già noto con un certo disappunto una fila interminabile di persone: saranno almeno tre o quattrocento, tutte con più di un libro aperto fra le mani. Mi avvicino e leggo sulla copertina il titolo "John" e noto la foto inconfondilbile del grande musicista John Lennon. In carattere più piccolo leggo Cynthia Lennon. Un cartello sul marciapiede indica l'inizio della coda e, come si sa, gli inglesi sono inflessibli con chi vuole passare avanti. Sono tutti lì in attesa di farsi autografare il libro da lei. Ma io non mi rassegno spiego alla security che arrivo dall'Italia esclusivamente per fare un reportage su quell'evento e mi fanno entrare. Cynthia arriva proprio in quel momento: la saluto gentilmente a nome dei fans italiani e le ricordo in due parole un nostro precedente incontro a Liverpool; lei mi sorride, ma si illumina letteralmente quando le rammento la mia amicizia con Roberto Bassanini che sposò dopo il divorzio con John e che fece da padre a Julian che, tra l'altro, gli si affezionò tantissimo. Ma ora Cynthia si deve dedicare ai suoi lettori. Parlerò con lei più tardi dopo che anch'io, per ultimo, avrò avuto il mio libro firmato e poi la rivedrò durante il party organizzato per lei al mitico Cavern a Mathew Street; una sorta di ritorno nei luoghi dove tante volte aveva seguìto John Lennon come fidanzata e poi come moglie all'inizio della sua sfolgorante carriera artistica con i Beatles.
Migliaia di libri e fiumi d'inchiostro, su un personaggio a cui è stato dedicato anche l'aeroporto di Liverpool! Ma c'era proprio bisogno di un ennesimo libro su John? Chiedo a Cynthia e lei: "Ho conosciuto John nel 1957 frequentando lo stesso Liverpool College Of Art. Per anni ci siamo dati appuntamento in centro davanti ai grandi magazzini Lewiss e il suo spirito ribelle e caustico, ma anche l'aspetto tenero del suo carattere erano già ben consolidati in lui, così come la sua grande passione per la musica Rock e la pittura.
Per dieci anni ho condiviso la mia vita con un uomo che è stato una figura immensa quando era in vita ed è divenuto una leggenda dopo la sua morte. In tutti gli anni che i Beatles si sono formati, sono cresciuti ed hanno scosso il mondo con la loro musica io ero con lui condividendo gli alti e bassi della sua vita pubblica e privata. Dalla morte di John e per tanti anni ho assistito con una certa perplessità e senza darne peso, alla pubblicazione senza freni di libri che lo riguardavano, curati parte di persone che nemmeno lo conoscevano e che hanno molto spesso dato una descrizione imprecisa, fantasiosa e a senso unico sia di lui che della nostra relazione. Molti mi hanno considerato un capitolo secondario della sua vita, rilevante solo perché abbiamo avuto un figlio: Julian. Qualcuno mi ha descritta a quell'epoca come una ragazza impressionabile, timida e innamorata di John che poi avrei intrappolato nel matrimonio. Tutto ciò è ben lontano dalla verità! Come ho detto ero al fianco di John sia molto prima che quando è stato al massimo della sua creatività. Era il tempo in cui John era spiritoso, appassionato, onesto e aperto; quando amava la sua famiglia e i Beatles che lui aveva creato. Un magico periodo prima che droghe e fama lo portassero verso la distruzione di tutto ciò che lui stesso aveva apprezzato. Dopo la fine del matrimonio con John ho provato a rifarmi una vita mia, fuggendo dal mondo della celebrità e dal suo nome che ancora mi porto addosso anche perché nonostante tutto non ho mai smesso di amarlo. Volevo per mio figlio Julian una vita sicura che fosse reale e costruttiva lontana dai riflettori. La mia vita privata e la mia dignità erano più importanti per me che le chiacchiere degli altri. Ma in un modo o nell'altro non sono mai riuscita a fuggire completamente dal mio passato. Il pubblico era comunque interessato a me e sempre più frequentemente ero richiesta per interviste per libri o coinvolta in diversi progetti sui Beatles che invece vedere sbiadire il loro mito nel corso degli anni, affascinano ancora più che mai, soprattutto John…
All'inizio mi ostinavo a dire di no alle offerte che ricevevo, ma poi ho pensato che non si poteva sfuggire alla leggenda di mio marito John Lennon o del fatto che io stessa facevo parte di essa. E così, occasionalmente quando ne valeva la pena o se la proposta era interessante anche dal punto di vista economico per quanto riguardava il mio sostentamento, accettavo queste richieste ed opportunità che mi erano offerte. Poche volte ho parlato delle mia relazione con John. Per molto tempo ho rifiutato; poi negli anni '70 ho scritto un libro e dopo la morte di John ho collaborato ad una sua biografia ed ho concesso un paio di interviste. Ciò che non avevo mai fatto è stato di raccontare tutta la mia vera storia con John. E così, con il sostegno di alcuni amici, ma soprattutto di Julian l'altro grande amore della mia vita che ha scritto la prefazione ho deciso di scrivere questo libro già molto criticato anche da coloro che non lo hanno neppure letto. Dopo il divorzio io ero così disperatamente ferita, arrabbiata e persa che l'unico modo per uscire da quel tunnel era di mettere i miei sentimenti da una parte e cercare di staccarmi da essi. Mi capitava così di parlare di John e delle nostre cose e mi sentivo calma, razionale e talvolta anche allegra. "Oh, beh, sono cose che capitano!" Era spesso il mio modo di commentare l'accaduto. Ma dentro di me tutta la tristezza per la nostra separazione, più profonda che mai, la spingevo ancora più giù.
Ma ora è giunto il momento; mi sento pronta a raccontare tutta la verità su John e me, sui nostri anni insieme e fino alla sua morte.
C'è così tanto da dire che io non ho mai raccontato: tanti incidenti di percorso, tanti sentimenti che non avevo ancora espresso: un grande amore da un lato e dolore, tormento e umiliazioni dall'altro. Soltanto io posso sapere esattamente cosa è realmente accaduto fra noi. Perché ci siamo separati ed il prezzo che ho pagato per essere stata la moglie di Lennon. Perché proprio adesso? Perché dopo aver cercato di fare una vita normale per tanti anni dopo la nostra separazione, ho cominciato a realizzare che io sarò sempre la prima moglie di Lennon, il suo primo grande amore, lo si evince anche da una sua lettera scrittami di suo pugno che ho voluto pubblicare nel libro, ma soprattutto perché ho una storia potente da raccontare che è parte assoluta della storia di John…
John è stato un uomo straordinario. La nostra relazione ha influito tanto sulla mia vita. Io l'ho sempre amato; anche ora che non c'è più. E' perciò che desidero raccontare la vera storia del vero John: l'irritabile, lunatico, amorevole, a volte crudele, simpatico, pieno di talento, ma anche profondamente fragile e bisognoso di affetto, ma che ha così grandemente stupito il mondo.
John credeva nella verità e non vorrebbe leggere null'altro se non quello che ho scritto nel mio libro.
Rolando Giambelli

Yoko Ono

Nel novembre del 1966 Lennon incontra per la prima volta l'artista Yoko Ono. Il 18 Ottobre i due vengono arrestati per possesso ed uso di stupefacenti e poi rimessi in libertà dietro pagamento di una cauzione. Dopo un anno divorzia da Cynthia e, il 23 Marzo 1969, a Gibilterra, sposa Yoko Ono.

Yoko Ono è conosciuta più che altro per aver sposato il cantante dei Beatles John Lennon. Si incontrarono per la prima volta quando Lennon visitò un'anteprima di un esibizione della Ono all' Indica Gallery di Londra, il 9 novembre 1966. Lennon fu suggestionato dallo humor e dall'interattività delle opere esposte, come l'installazione che prevedeva una scala davanti ad una tela nera e che per mezzo di specchietti faceva leggere la parola "Yes". C'era anche una vera mela (o almeno che sembrava tale) esposta con la targhetta "Mela": quando Lennon venne a sapere che il prezzo della mela era 200 pounds pensò ad uno scherzo, ma lo ritenne divertente . Un'altra opera consisteva in un muro dove i visitatori erano invitati ad appendere un chiodo con un martello, ma poiché l'esibizione sarebbe dovuta iniziare solo il giorno successivo, la Ono vietò a Lennon di infilare il primo chiodo. Dopo le insistenze del cantante e dopo un'accesa discussione con il proprietario della galleria, la Ono permise a Lennon di mettere il primo chiodo, ma solo a condizione di ricevere 5 scellini. Al che Lennon replicò: "Ti darò 5 scellini immaginari se tu mi lasci appendere un chiodo immaginario". Iniziarono a frequentarsi 2 anni dopo, in seguito al divorzio di Lennon dalla sua prima moglie Cynthia.
Si sposarono il 20 marzo 1969 al Rock di Gibilterra. Loro figlio, Sean, nacque nel giorno del 35° compleanno di Lennon, il 9 ottobre 1975.
Lennon menziona la Ono in molte delle sue canzoni. Quando era ancora nei Beatles scrisse "The Ballad of John and Yoko" e la menziona implicitamente in "Julia" ,una canzone dedicata a sua madre dove un verso recita : "Ocean child calls me, so I sing a song of love" (let. La bambina dell'oceano mi chiama, così canto una canzone d'amore) (il kanji ("Yoko") significa letteralmente "bambina dell'oceano"); altre canzoni di Lennon su Ono sono: "Oh Yoko!", e "Dear Yoko".
Yoko Ono e Lennon collaborarono in molti album, a partire dal 1968, prima dello scioglimento dei Beatles, in Unfinished Music No.1: Two Virgins, un album di musica elettronica particolarmente difficile e sperimentale. Lo stesso anno la coppia partecipò ad una traccia sperimentale di The White Album intitolata Revolution 9, che, a tutt'oggi, è uno pezzi più legati ad un rapporto di amore/odio con i fans. Molti degli album della coppia vennero in seguito pubblicati sotto lo pseudonimo Plastic Ono Band.

Jane Asher

Jane è stata la fidanzata di Paul Mc Cartney per tutto il periodo di maggiore successo dei Beatles.
E’ la primogenita di Richard and Margaret Augusta Asher, ha un fratello (Peter) e una sorella (Claire). Addirittura uno dei suoi antenati è niente po’ po’ di meno che il Re Riccardo III ! Questo per dire che era una persononcina un tantino privilegiata...
Gli Asher erano tutti coinvolti nel mondo artistico e Jane iniziò a fare l’attrice già da bambina, con apparizioni in diversi film.
Il fratello, fece carriera in un duo inglese prodotto in seguito dai Beatles (Peter&Gordon) e per il quale Paul McCartney firmò anche alcune canzoni. (x la cronaca ora Peter è il vicepresidente della Sony – USA).
La più piccola, Claire fu anche lei un’attrice per qualche tempo, prima di diventare insegnante.
Paul e Jane si incontrarono ad un concerto, alla Albert Hall. Lei aveva 17 anni, molto carina dallo sguardo vispo e dolce, e lunghi capelli rossi.
Era ospite regolare al TV al programma Juke Box Jury ed era al concerto perché ce l’aveva mandata Radio Times per fare una piccola intervista e dare le sue impressioni da teenager sui Beatles.
Paul fu subito ‘preso’ da lei e dopo il concerto la invitò in un hotel per un drink...e non solo...! Quando il resto della band tornò, ore più tardi, trovarono la Asher che parlava a Paul dei suoi cibi preferiti!!  Paul dichiarò “I realized immediately she was the girl for me" (probabilmente anche a lui piaceva il pudding :))). Era il 1963.

Iniziarono la loro relazione e Paul, si trasferì quasi subito nella casa di famiglia Asher, a Wimpole street, che divenne la sua ‘casa-base’ a Londra dal 1963 al 1966. Ed è lì che si trovavano spesso i Beatles a comporre le loro canzoni.
Jane introduceva Paul a tutti gli ambienti culturali di Londra, a opere teatrali e a mostre artistiche, era una ragazza molto indipendente e, in quegli anni, orientata verso la carriera di attrice;
E la sua carriera andava anche bene, ma Paul desiderava che lei si comportasse come una casalinga, piuttosto che come un’attrice; voleva che lasciasse la strada scelta per stare con lui, costantemente. Era un po’ sciovinista sotto questo aspetto. Lei rifiutò.

Il fatto che Jane viaggiasse molto per il suo lavoro di attrice poi era continua fonte di diverbi e litigi, ma Paul ne era innamorato e cercava sempre di mantenere il rapporto con lei. In questi anni si comprarono un paio di case ed ebbero anche un periodo di convivenza.

Dopo 5 anni di relazione (seppur altalenante), il matrimonio sembrava inevitabile e nel Natale del 1967 Paul le domandò di diventare sua moglie condendola con un bell’anello di diamanti e smeraldi. Lei accettò.

Ma i diverbi continuavano e dopo soli sei mesi (nel 1968) lei lo beccò in flagrante con un’altra donna (capito il furbetto?) e la loro storia fìnì.

Dopo solo un anno Paul sposò Linda Eastman (con la quale rimase per tutta la vita, fino alla morte di lei). E quasi contemporaneamente i Beatles si scioglievano, per sempre.

In ogni caso Jane ha segnato la vita di Paul per tutto il periodo beatlesiano, che molto romanticamente si ispirava a lei e alla loro lovestory per scrivere tutte quelle storie, poesie e melodie.
Alcune anche esplicitamente come ‘We can work it out’, ‘I’m Looking through you’, ‘Another Girl’, 'You won’t see me’, ‘For No one’, ‘Here there and everywhere’ (che a detta di Paul è la più bella canzone che lui abbia mai scritto) e la splendida ‘And I love her’ ...
‘Bright are the stars that shine dark is the sky, I know this love of mine will never die’.
Che fine ha fatto Jane?

Bhè...ha continuato la sua carriera di attrice per un certo periodo, poi si è sposata con l’illustratore Gerald Scarfe (che tra l’altro ha disegnato la copertina dell’album dei Pink Floyd, The Wall), ha fatto la scrittrice e ha avuto 3 figli. Oggi Jane Asher decora torte per il Jane Asher Party Cake Shop che rivende con successo in tutto il mondo.

http://cinciarella.splinder.com/archive/2005-10

Linda Eastman

Linda Louise Eastman (Scarsdale, New York 24 settembre 1941 - Tucson, Arizona 17 aprile 1998) fotografa statunitense, meglio conosciuta per il suo matrimonio con il bassista Paul McCartney dei Beatles.
Linda Eastman, cresciuta nella cittadina di Scarsdale nel Wetchester Country a New York da genitori di origini ebraiche, si diplomò alla Scarsdale High School nel 1959. Suo padre, Lee Eastman, era l'avvocato del compositore Jack Lawrence, e alle richieste del signor Eastman, Lawrence intitolò una canzone "Linda" in onore della figlia di cinque anni. La mamma, Louise Linder Eastman, era una ereditiera del Linder Department Store.
Dopo il suo matrimonio con Paul McCartney, diventò una fotografa professionista nel campo del rock and roll, lavorando per la Fillmore East di New York. Fu un'importante fotografa e scattò fotografie per artisti del calibro di Aretha Franklin, Jimi Hendrix, Bob Dylan, Janis Joplin, Eric Clapton, Simon and Garfunkel, The Who, The Doors e dei Rolling Stones. Il primo matrimonio di Linda fu con John Melville See Jr. che incontrò all'Università dell'Arizona. Si sposarono il 18 giugno 1962 ed ebbero una figlia di nome Heather Louise che nacque il 31 dicembre 1962. Divorziarono nel giugno 1965. Incontrò il suo secondo marito, Paul McCartney, nel maggio 1967 mentre a Londra stava realizzando un servizio fotografico sui Beatles per il libro Rock and Other Four Letter Words. Si incontrarono nel night club Bag o' Nails e si sposarono il 12 maggio 1969, otto giorni dopo che John Lennon sposò Yoko Ono. Linda era già incinta di Mary McCartney. Lei e suo marito ebbero tre figli, oltre a Heather Louise, nata dal precedente matrimonio e riconosciuta da Paul: Mary Anna, Stella Nina e James Louis. Linda ha quattro nipoti, tutti nati dopo la sua morte: due da Mary, Arthur Alistair Donald, (nato il 3 aprile 1999) e Elliot Donald (nato il 1 agosto 2002) e due da Stella, Miller Aladshair James Willis (nato il 25 febbraio 2005) e Bailey Linda Olwyn Willis (nata l'8 dicembre 2006.
Paul McCartney ha recentemente dichiarato che sua moglie ha cantato in "Let It Be", singolo tratto dall'omonimo album registrato nel 1969. Dopo la rottura dei Beatles, Paul insegnò a suonare il piano a Linda, e la incluse nella line-up del suo nuovo gruppo, i Wings. McCartney fu criticato per la voce e per il modo amatoriale di suonare della moglie all'uscita del primo album, ma i Wings diventarono una delle band di successo degli anni 1970 e vinsero un Grammy Award. Linda sviluppò la sua capacità musicale col passare del tempo, arrivando a comporre e registrare suoi brani. Il suo album Wide Prairie fu pubblicato postumo nel 1998.
Quando un cancro al seno la colpì nel 1995, si spese in generose donazioni per la ricerca su questa malattia. Sfortunatamente, il cancro che la colpì si estese fino ad arrivare al fegato. Linda morì il 17 aprile 1998 nel ranch della famiglia McCartney a Tucson, nell'Arizona, alla presenza del marito e dei figli. La sua morte fu annunciata da Geoff Baker, ai tempi portavoce di Paul McCartney.
L'8 giugno 1998 i tre Beatle, Paul, George e Ringo, si riunirono per la prima volta in pubblico (l'ultima risaliva al 1969) per onorare Linda. Ciò avvenne nella chiesa di Martin-in-the-Fields a Londra.
Nel gennaio 2000, Paul McCartney annunciò una donazione di 2.000.000 di dollari per la ricerca sul cancro all'ospedale di Tucson in New York dove Linda ricevette i trattamenti. La donazione fu data a condizione che nessun animale sarebbe stato usato come cavia per test sperimentali.
Linda introdusse suo marito Paul al vegetarianismo nel 1975. Creò inoltre una dieta a base di verdure sotto il nome di "Linda McCartney". Linda fu inoltre molto attiva nella difesa degli animali e supportò varie associazioni animaliste come PETA e Viva!.
Seguendo il suo esempio, anche le sue figlie Mary e Stella diventarono delle sostenitrici dei diritti degli animali e della ricerca contro il cancro al seno.
Secondo una leggenda metropolitana, Linda è unita alla dinastia della Eastman Kodak. Questo è stato smentito da Linda in un'intervista. Il caso vuole che Linda abbia lavorato come fotografa.
Il suo cognome, Eastman, era una versione inglese del nome della sua famiglia d'origine, Epstein, che per pura coincidenza era il cognome del manager storico dei Beatles, Brian.
Quando Linda guardò il concerto dei Beatles allo Shea Stadium a New York rivelò di essere stata molto attratta da John Lennon, ma quando conobbè Paul McCartney lo sposò perché le piaceva come carattere.

Heather Mills

"Avrai ancora bisogno di me, mi darai da mangiare, quando avrò 64 anni?": così cantava Paul McCartney in una delle canzoni più famose dei suoi Beatles (When I'm Sixty-Four) durante la favolosa estate del 1967. Allora la vecchiaia sembrava lontanissima, trionfava il flower power degli hippies. Sir Paul compirà 64 anni il 18 giugno, ma non sarà la seconda moglie Heather Mills, di un quarto di secolo più giovane, ad accudirlo. I due si sono separati, dopo solo quattro anni di matrimonio.
Lei, ex modella, soprannominata crudelmente "gambadilegno" da quando perse la gamba in un incidente, è impegnata in cause animaliste e contro le micidiali mine antiuomo. Lui, l'uomo più ricco d'Inghilterra dopo la regina, guadagna milioni di euro al giorno anche senza far nulla, solo con i diritti d'autore delle canzoni trasmesse ogni secondo da radio e Tv di tutto il pianeta, e i dischi dei Beatles ancora popolarissimi fra i giovani, tanto che non vengono mai scontati e non si possono scaricare con i-Tunes.
Stella McCartney, figlia di Paul e stilista, si era opposta alle nozze e detestava la troppo giovane matrigna. Ma l'ex scarafaggio alle mattane politiche delle mogli era abituato, e anzi le assecondava. Era stato convertito al vegetarianesimo dall'adorata prima moglie Linda morta di cancro nel '98.
Poco a poco la troppo intraprendente Heather gli ha rubato la scena. Un anno fa si è fatta arrestare mentre, con dei compagni di lotta, urlava contro un negozio di pellicce a Manhattan. Gli attivisti del Peta (People for Ethical Treatment of Animals) approfittavano dello status della signora McCartney, la quale grazie al cognome riceve inviti a tutte le sfilate di moda, intrufolandosi con lei per gettare vernice sugli ospiti impellicciati. Durante uno di questi scontri Heather ha subìto un infortunio tragicomico, perdendo la gamba finta nel tafferuglio. Senza perdersi d'animo se l'è subito riavvitata rialzandosi in piedi.
Niente di più lontano dalle placide abitudini di Paul, nominato Sir dalla regina nove anni fa (baronetto lo era già dal '65), e amante delle provocazioni, sì, ma solo se effettuate con stile e humour britannico. Il massimo della trasgressione per McCartney è stato ammettere di aver fatto sporadicamente uso di Lsd ai tempi di Sgt.Pepper's, e venire arrestato in Giappone nel 1980 per qualche spinello.
Neanche la nascita di Beatrice, due anni e mezzo fa, è riuscita ad affievolire le imbarazzanti smanie protagoniste della neosignora McCartney. E così, sempre più spesso, i due venivano fotografati da soli: lui mentre portava a spasso in bici la figlia sulla spiaggia degli Hamptons (New York), lei a battersi per qualche causa a Londra o a Los Angeles. L'ultimo colpo alla travagliata relazione l'ha dato il tour mondiale di Paul: un successo eccezionale dal punto di vista artistico, battuto ogni record d'incasso e perfino la sfida con Rolling Stones e Coldplay, contemporaneamente on the road. Più spettatori di McCartney li raccolgono solo gli U2. Ma la lontananza ha fatto "dimenticare chi non s'ama", e Paul e Heather si sono estraniati.
Ora lei dichiara disperata: "Essere chiamata cacciatrice di soldi è peggio che aver perso la gamba". Dice che per lo stress è costretta sulla sedia a rotelle, che non dorme da due settimane e che piange sempre. Vuole che si continui a chiamarla Lady McCartney, visto il titolo del marito, e per i problemi coniugali dà la colpa ai media.
"Nei suoi occhi non vedi nulla / nessun segno di affetto dietro alle lacrime / Un amore che avrebbe dovuto durare anni": così il malinconico e già smaliziato Paul cantava quarant'anni fa nella canzone For No One. Era fidanzato con l'attricetta inglese Jane Asher, ma anni di tournée e di separazioni forzate anche allora fecero svanire l'amore.
Poi arrivò il ciclone Linda Eastman, figlia non bella di un miliardario newyorkese della quale McCartney si innamorò perdutamente. Tre figli (Mary, Stella, James), ispirazione per due delle canzoni d'amore più belle della storia (Maybe I'm Amazed e My Love), per trent'anni la coppia più solida nel mondo del rock. Non si lasciavano mai, neppure sul palco, dove Linda canticchiava e faceva finta di suonare le tastiere. Una storia simile e parallela a quella di John Lennon con Yoko Ono, uniti al limite del plagio (da parte di lei) fino all'assassinio del Beatles nel 1980. Ma almeno Linda non voleva assistere come Yoko a tutte le registrazioni in studio del complesso, pretesa che portò presto allo scioglimento del gruppo.
Anche gli altri "Fab Four" hanno avuto vite sentimentali avventurose. La prima bella moglie di George Harrison, Patty Boyd, lo piantò per mettersi con il suo migliore amico, il chitarrista Eric Clapton, dopo che questi le dedicò la canzone Layla. Ma George, imbevuto di filosofia indiana, li perdonò subito: "Meglio che stia con un ubriacone come Eric che con qualche altro mascalzone drogato". La seconda moglie Olivia invece gli è stata vicina, fino alla morte di Harrison per tumore nel 2001, a soli 58 anni. Quanto a Ringo Starr, resiste il suo matrimonio con l'attrice Barbara Bach, indimenticata Nausicaa nell'Odissea televisiva del '68. Il simpatico batterista, amante della bottiglia quanto la moglie, è scomparso dalla scena artistica.

McCartney, invece, è il musicista più ricco e attivo del mondo. Ha un patrimonio personale di un miliardo e mezzo di euro, che non rimarrà indenne dopo la separazione dalla vorace Heather. È di McCartney la canzone regina dell'era pop-rock, Yesterday. Speriamo che ora, senza l'assillo della mogliettina arrivista e attivista, la smetta almeno di tingersi i capelli. E cominci ad assomigliare a uno splendido sessantaquattrenne.

Mauro Suttora
http://maurosuttora.blogspot.com/2006/05/paul-mccartney-divorzia.html

 

 Nancy Shevell

Le terze nozze di sir Paul McCartney sposa Nancy Paul e Nancy dopo il sì (ansa)

LONDRA - La brutta avventura con l'ex modella Heather Mills è passata. E l'amaro gossip di un matrimonio iniziato nel 2002 e finito male sei anni dopo, tra liti, tristi rivelazioni che avevano macchiato l'aurea di Paul McCartney, e battaglie legali, è stato cancellato oggi. Con le nozze tra l'ex beatle e l'ereditiera Nancy Shevell, nel giorno di quello che sarebbe stato il 71esimo compleanno di John Lennon. Il mondo era preoccupato per McCartney, nessuno aveva mai visto in Heather Mills una degna sostituta di Linda. Così oggi, al terzo tentativo, il mondo è attento, e incrocia le dita.

Quello di oggi è stato un matrimonio intimo, celebrato davanti a una trentina di invitati al Marylebone Register Office di Londra, lo stesso in cui Paul, ora 69enne, sposò nel 1969 la prima moglie, Linda Eastman. Il suo primo amore, la sua compagna, ancora nella memoria di tutti, morta nel 1998 per un cancro al seno.

 I principali quotidiani e tabloid britannici sono in festa. L'annuncio del matrimonio era stato dato l'11 maggio scorso ma per i media è stato un evento difficile da immortalare, lontano dal lusso e dal clamore. La storia tra i due era stata ufficializzata solo di recente, da appena un anno, nonostante andasse avanti da quattro anni, dal loro incontro nell'esclusivo quartiere di Hamptons a Long Island. Così i giornali in questi giorni hanno raccolto notizie come hanno potuto.

 Fotografando attimi. Come l'annuncio del matrimonio appeso al Marylebone Register Office. O la consegna di un frigorifero di bottiglie di champagne consegnato ieri alla casa di St John's Wood, vicinissima agli studi di Abbey Road dove i Beatles registrarono la gran parte dei loro successi. E poi la visita della coppia alla sinagoga dove Nancy Shevell, ebrea, ha ricevuto la benedizione, e per finire la cena al ristorante cinese con amici e parenti. Pezzi di vita. Che sembrano felici. Come il commento che McCartney ha rilasciato sabato informalmente fuori casa ai giornalisti che l'assediavano fuori: "Grazie ragazzi, grazie di essere venuti. Non vediamo l'ora che sia domani". Il Sunday Mirror riporta un commento ancora più decisivo. Sul nervosismo prematrimoniale. "Nervoso io? Non siate sciocchi. Certo che non sono nervoso", avrebbe detto sir Paul.

 Nancy Shevell, 51 anni, fa parte del consiglio di amministrazione dell'autorità dei trasporti metropolitani di New York, è inoltre dirigente dell'azienda di tir di proprietà del padre, con sede in New Jersey, e ha un matrimonio alle spalle durato vent'anni con l'avvocato Bruce Blakeman. E' divorziata. Ma ormai i fan accettano tutto. Dopo l'ex modella e l'acido divorzio che portò Paul a pagare a Heather Mills 24.3 milioni di sterline (circa 28 milioni di euro), tutti vogliono solo il bene di Paul. E Nancy Shevell sembra stia passando l'esame mondiale. Insieme soprattutto, a quello dei suoi figli. McCartney ne ha quattro con la prima moglie - Heather (nata da una precedente relazione di Linda ma adottata da Paul), Mary, Stella e James. Beatrice è invece nata dal matrimonio con Heather Mills. Ora ha otto anni.

 Della festa dopo la cerimonia si sa che Paul canterà. Che per la nuova sposa ha scritto una canzone. Ma l'amore ha sempre ispirato McCartney. Quando viveva con Jane Asher - con la quale avrebbe dovuto sposarsi prima di Linda se lei non lo avesse lasciato dopo aver scoperto la sua relazione con Francie Schwartz -, scrisse "Yesterday", "And I Love Her", "You Won't See Me" e "I'm Looking Through You". Anni dopo di Linda disse: "Mi ha dato la forza di continuare. E di riprendere a lavorare e a scrivere canzoni", e lo disse dopo lo scioglimento dai Beatles che avvenne nel '70.

 Oltre la nuova, inedita canzone scritta per l'occasione, Paul McCartney dovrebbe cantare "Let it Be", perché l'aveva cantata a lei durante la loro prima vacanza tre anni fa, e "Let Me Roll It", apparentemente la preferita di Nancy. Qualche dettaglio era stato scoperto perfino sul vestito della sposa disegnato dalla figlia stilista di McCartney, Stella. E sempre Stella l'avrebbe aiutata nella scelta del menù, totalmente organico e vegetariano. Come gli sposi. I due si sono scambiati gli anelli davanti ai figli. Il fratello di Paul è stato il suo testimone. E la luna di miele è prevista ai Caraibi. Su questa destinazione però non ci sono certezze. Certo non sarà Cuba dove oggi per la ricorrenza della nascita di Lennon, all'Avana è in corso una settimana di omaggio all'autore di "Imagine". E nonostante il matrimonio di McCartney in tanti sono andati al 'Parco Lennon', a celebrare John sotto la sua statua di bronzo.

 

 

Patty Boyd

Pattie Boyd non era un'attrice. Aveva una piccolissima parte nel film dei Beatles, "A hard's day night". La scena prevedeva che la modella bionda di Mary Quant, mentre cenava in treno, pronunciasse una sola parola: "Prisioners?". Piccola apparizione, sufficiente per richiamare l'attenzione del chitarrista dei Fab Four, il gruppo che cominciava a decollare verso la leggenda.
Raccontano le favole dell'epoca che Pattie e George si sono incontrati sul set. Lui firmava autografi per le fan e disegnava un bacio sotto ogni firma. Arrivato il turno di Pattie, disegnò sette baci e chiese un appuntamento, che lei rifiutò perché fidanzata. Un anno dopo, il Beatle e la modella bionda si sposavano. Era l'inverno del 1966.
Dice la leggenda che la bellezza di Pattie era straordinaria. Di sicuro ebbe enorme effetto sulla produzione artistica di Harrison (e non solo). Da modella diventò musa: per lei, George scrisse alcune delle sue più belle canzoni, da "I need you" a "For you blue" a "Here comes the sun", oltre alla celebre "Something", definita da Frank Sinatra "la più grande canzone d'amore degli ultimi cinquant'anni".
Mentre Harrison cantava l'amore per la bella moglie, altri smaniavano per lei. Sempre pescando dal libro delle favole, si dice che John Lennon fosse stato innamorato di Pattie, altri affermano che c'è stato un flirt tra i due. Di sicuro fu lei a introdurre George alla conoscenza dell'India e del Maharishi e pure il santone indiano cadde in trance davanti alla modella. La storiella fu tramandata da Lennon nella canzone "Sexy Sadie", che fa esplicito riferimento all'interesse del santone indiano verso le "Beatles' wives".
Un'altra canzone d'amore e che canzone venne dedicata alla Boyd nei primi anni '70: la celebre "Layla", di Eric Clapton. Il chitarrista, da sempre amico e collega di Harrison, con il quale ha condiviso innumerevoli esperienze musicali, ne condivise anche la moglie. Dal repertorio delle leggende metropolitane, risulta che "Layla", struggente confessione di un amore impossibile, abbia fatto innamorare la signora Harrison dell'amico del marito. George e Pattie divorziano ufficialmente nel 1977. Due anni dopo, nel '79, lei diventa la prima signora Clapton.
E giù canzoni d'amore: alla giovane inglese dobbiamo la nascita di "Wonderful tonight" e "Old love", scritte da Eric, mentre George si congedava dalla donna componendo "So sad". L'amicizia tra i due chitarristi, comunque, non venne mai meno. L'insolito "trio" scherzò persino sulla vicenda. Nell'album "Dark horse", del 1974, George ripesca un vecchio brano di Felice e Boudleaux Bryant, del 1957, "Bye bye, love", cambia le parole chiosando l'amico "Old Clapper". Alle chitarre, Harrison e Clapton. La vocalist è Pattie e tutto finisce in gloria.
Finì anche l'amore tra Eric e la musa della "swinging London", nel 1985. Non tutto era stato scoppiettante nella loro vita da star. Sia Pattie, sia George avevano avuto, quando erano sposati, problemi con la droga; non di meno Clapton, che negli ultimi anni del matrimonio era praticamente un alcolizzato. Con la morte di Harrison, ripensare alla singolare storia d'amore che ha unito tre persone per trent'anni, regalandoci splendide canzoni, fa un po' tenerezza.

Lory Del Santo

Lory Del Santo: "Una relazione con Harrison per vendicarmi di Eric Clapton"

LONDRA - Si sono avvicinati durante una tournée in Giappone, un po' per caso e un po' no. E hanno vissuto una perfetta avventura romantica, chiusi in una suite di lusso per tre giorni indimenticabili, iniziati però con un calcolo quasi a tavolino: farla pagare a chi li aveva fatti soffrire entrambi. Protagonisti d'eccezione del triangolo sono Lory Del Santo, George Harrison ed Eric Clapton. E i fatti risalgono al 1991, quando i due musicisti entrati nella leggenda e la modella-soubrette-presentatrice tv italiana, compagna di Clapton, erano in Giappone per un tour musicale. Galeotta fu Hiroshima e la suite di lusso del Sun Plaza Hotel, dove si consumò la liaison concepita per ferire Clapton, che aveva rubato la moglie all'ex Beatle, Pattie Boyd, e che dopo la morte tragica del figlio Conor, avuto con Lory Del Santo, la aveva praticamente esclusa dalla propria vita.

Lo rivela per la prima volta la stessa Del Santo, in un'intervista televisiva concessa alla giornalista americana Daphne Barak, che andrà in onda nelle prossime settimane negli Stati Uniti, di cui il Daily Mail anticipa alcuni passaggi. Il quotidiano britannico sta pubblicando a puntate, un po' come un feuilletton estivo, l'autobiografia di Pattie Boyd, ex signora Harrison, che racconta di essere stata circuita e infine conquistata da Clapton negli anni '60, molto prima prima della sua relazione con Lory Del Santo, proprio con una canzone, Layla, scritta per lei.

L'incontro con Harrison fu un atto di "dolce vendetta", dice Del Santo nell'intervista. Harrison era ferito e non aveva ancora dimenticato come la moglie gli fosse stata insidiata e poi sottratta da Clapton. Fu lui ad invitarla nella sua camera durante la tappa di Hiroshima del tour, dietro le spalle di Clapton.

"E' stato meraviglioso" racconta Del Santo. "Avevamo così tante cose di cui parlare. Non dimenticherò mai quei tre giorni. Il loro ricordo vive con me".

Lui era tutto il contrario dello sciupafemmine, e le faceva parecchie domande sul suo compagno e sul suo carattere. In quei tre giorni, i due discussero a lungo di Clapton e dell'effetto devastante che aveva avuto sulle loro vite. "Era dolcissimo - ricorda Lory. Molto attento e premuroso. Non fu solo una storia di sesso". Romantico, anche. Fece in modo di riservare la piscina olimpica dell'hotel solo per loro due e passò molto tempo a farle massaggi ai piedi.

Il tutto successe tre mesi dopo la tragica morte di Conor, che precipitò dalla finestra aperta dell'appartamento newyorchese della Del Santo ed Eric Clapton, al cinquantatreesimo piano di un grattacielo. Una disgrazia da cui nessuno dei due riuscì a riprendersi e che causò la fine del loro rapporto. Del Santo ricorda: "Non riuscivo a parlare più con Eric. Era sempre stato distante, ma dopo la morte di Conor diventò ancora peggio. Non dormivo più con lui in quel periodo".

"Harrison voleva vendicarsi e probabilmente anch'io. Eravamo entrambi arrabbiati con Eric" ammette. Ma poi le cose cambiarono e quei giorni divennero qualcosa di speciale. "Lui era gentile, tranquillo. Si preoccupava se mangiavo o no, mi faceva parlare".

Clapton non seppe mai della storia, e la breve relazione finì con un addio romantico. "Lui fece tutto alla perfezione. Nessun regalo. Mi chiamò e mi disse: spero di rivederti. Ma sapevo che non ci saremmo più rivisti". Rimpianti? chiede la giornalista americana. "Qualche volta - risponde Del Santo -. Ma lì, ad Hiroshima, fu un momento perfetto per noi due". (12 agosto 2007)

 

Olivia Trinidad Arias

Dopo il divorzio dalla prima moglie Patty Boyd, nel 1978 Harrison aveva sposato Olivia Trinidad Arias, una ex-segretaria della Dark Horse di origini messicane, da cui aveva avuto il figlio Dhani.

La seconda moglie Olivia invece gli è stata vicina, fino alla sua morte per tumore nel 2001, a soli 58 anni.Di origine Mexicana nata in California nel 1948 Olivia Trinidad Arias dopo aver preso il diploma inizio la sua cariera da segretaria. Nle 1974 Olivia connobe George ad una festa poi iniziarano a parlare al telefono scoprendo di avere tanto in comune e decisiro si mettersi inisieme!
Il 1 Agosto, 1978 nasce il loro primo ed unico figlio Dhani, si sposarono il 2 SeDi ottembre di quello stesso anno.
Salvo la vita a George quando un maniaco gli entro a casa (Friar Park) e cerco di uccidorlo, rompendo in testa a una lamapada al aggresore.

 

 

Maureen Cox

Nel 1965 Ringo aveva sposato Maureen Cox (Mary per gli amici), giovane parrucchiera, la cui unione resistette al turbine di quegli anni. Poco prima, nel corso di un (ulteriore) ricovero per tonsillite, Mary corse da Liverpool a Londra per fare da infermiera a Ringo. Il fatto che Mary fosse incinta del loro primo figlio accelerò il matrimonio. Il 13 settembre 1965 nacque Zak seguito dal fratello Jason, nato il 19 agosto 1967, e dalla sorella Lee Parklin, nata l'11 novembre 1970. La coppia sembrava a tutti molto unita e per questo, quando divorziò nel 1975, per molti fu uno shock.
Nata a Liverpool il 4 agosto 1946, è morta il 30 dicembre 1994 di leucemia, nonostante un trapianto di midollo donato dal figlio Zak.
Era una fan dei Beatles della prim'ora e frequentava regolarmente il Cavern quando loro suonavano. Il suo primo incontro con Ringo fu quando lei ed una sua amica lo riconobbero per strada e lo seguirono. Ringo le fece il suo autografo e le dette il suo numero di telefono.
Dopo questo incontro l'amica di Maureen scommise che lei non sarebbe stata capace di dare un bacio a Paul. Maureen accettò la sfida e dopo essere riuscita ad intrufolarsi nel camerino, riuscì a portare a termine il suo "compito". La sua amica rimase così colpita e fu talmente gelosa che si mise a piangere. Dato che si trovava nei camerini e che il suo preferito era Ringo, Maureen andò oltre e baciò pure lui. Dopo qualche settimana, Maureen ricevette una telefonata da Ringo che le chiedeva di uscire insieme

Barbara Bach

Dal 1975 fino alla metà degli anni ’80 Ringo superò varie disavventure: divorziò dalla moglie Mary, aprì e chiuse una sua etichetta discografica i cui artisti non riuscirono mai a imporsi, la Ring O Records. Partecipò a feste e ricevimenti vari dove fece la conoscenza intima dell’alcool e delle droghe; nel 1979 ebbe un grave problema intestinale, postumo della peritonite infantile, che già gli aveva procurato un’altra ricaduta nel 1969. Ricostituitosi dopo l’asportazione chirurgica, a Montecarlo, di qualche metro d’intestino, riuscì a suonare insieme a Paul McCartney (con il quale aveva fatto qualche improvvisata nei tour) e George Harrison in occasione del matrimonio di Eric Clapton. Nel 1980 la sua casa americana di Los Angeles prese fuoco con quasi tutti i suoi ricordi dei Beatles. In mezzo a queste disavventure conobbe Barbara Goldbach (meglio nota come Barbara Bach, già signora Gregorini, dal cognome del suo ex-marito italiano), una bellissima attrice americana, ex modella, che aveva lavorato con Roger Moore nel film The Spy Who Loved Me (Agente 007: La spia che mi amava); nel dicembre 1980 però fu colpito da un’altra brutta notizia: sembrava essere riuscito a riavvicinare i suoi ex compagni di band, quando gli giunse la notizia che John Lennon era stato ucciso da un fan deluso. Volò dall’Inghilterra a New York con Barbara per consolare la vedova Yoko Ono. Nel febbraio del 1981 Ringo suonò in alcuni brani di Tug Of War di Paul McCartney. Nell’aprile dello stesso anno, Barbara e Ringo si sposarono. Al matrimonio parteciparono George e Paul con le loro mogli Olivia e Linda. I tre, nel ricevimento che seguì la cerimonia, si produssero in una jam session molto applaudita e molto carica di nostalgia per i presenti (e di rimpianto per gli assenti). In quello stesso anno Ringo e Barbara furono i protagonisti del film I Cavernicoli. Nel 1982 Paul co-produsse un video di Ringo, di 11 minuti, sulla canzone Stop And Take The Time To Smell The Roses; al video presero parte Ringo, lo stesso Paul, sua moglie Linda e Barbara. Il corto fu presentato al festival di Cannes. Nel 1984 Barbara e Ringo accettarono, ricambiando il favore, di recitare nel film di Paul McCartney Give My Regards To Broad Street. Nel 1988 Ringo e Barbara decisero di smetterla con l’alcool ed entrarono in una clinica di riabilitazione a Tucson, in Arizona, dalla quale uscirono nel 1989 finalmente sobri.

 

Heather Louise

Mc Cartney

nata dal precedente matrimonio di Linda e riconosciuta da Paul

James Louis

Mc Cartney

figlio di Linda e Paul

Mary Anna 

Mc Cartney

figlia di Linda e Paul

Stella Nina

Mc Cartney

figlia di Linda e Paul, stilista.

Julian Lennon

figlio di Cynthia e John,

cantante

Sean Lennon

figlio di Yoko e John,

cantante

Dhani Harrison

figlio di Olivia e George, 

compositore e produttore

Zak Starkey

figlio di Maureen e Ringo,

batterista degli Oasis

 

 

 

 

 

 

Piccola sintesi degli stili prevalenti

 

Mods:Movimento giovanile di breve durata nato in Inghilterra sul finire degli anni '50 come reazione ai rockers (o teddy boys).

La spinta contro il sistema si affievolisce progressivamente fino ad adeguarsi allo status quo- che permette di acquistare dischi e una Vespa o una Lambretta da decorare con fanali e specchietti- lavorando e risparmiando. Le icone sono i Beatles, il programma televisivo "Ready, Steady, Go!". Lo stile si caratterizza per pettinatura a caschetto (bob) con scriminatura nel mezzo per entrambi i sessi; calzoni pied-de-poule a vita bassa, stivaletti con tacco o desert-boots Clarks, giacche in velluto stampato, gilets laminati, camicie rosa a quadretti con colletto tondo per i ragazzi; twin-set, gonne lunghe sotto il ginocchio, pochissimo trucco, calzettoni e scarpe senza tacco per le ragazze. Nel '79 l'Europa conosce una recrudescenza del fenomeno col nome di 'New Mod', reazione al movimento punk stimolata dalla complicità del film "Quadrophenia" di Frank Roddam.

Yè-Yè: movimento giovanile e moda degli anni '60, segnati dall'esplosione dei fenomeni massivi nel consumo di moda. I giovani possono scegliere in negozi a loro rivolti, quindi si assiste ad un declino dell'haute couture mentre l'abbigliamento maschile opta per colori più accesi rispetto agli anni precedenti, seguendo lo stile dei Beatles, leaders incontrastati del campo musicale e del costume di quel decennio.L'onomatopea tenta di riassumere lo stile d'abbigliamento di quel periodo caratterizzato da un trionfo di stampati d'ispirazione optical e di minigonne, le tinte più apprezzate sono quelle tenui di Biba (pseudonimo della stilista Barbara Hulanicki).

Surfers: movimento giovanile e moda spontanea, dotato di una mitologia propria di eroi e racconti, nonché di riti di iniziazione. All'inizio degli anni '60 si diffonde tra gli adolescenti californiani, quasi a compendiare l'edonismo dell'epoca con feste sulla spiaggia con ragazze e corse in auto. Lo stile d'abbigliamento subisce un'evoluzione dal preppy look attraverso la contaminazione dello stile hawaiano verso un look sempre più rilassato, nel quale prevalgono calzoni ampi, felpe con o senza cappuccio, magliette dai colori vivaci e dalla grafica abbagliante. Esistono una versione montana (snowboarding) e una urbana (skating), nate come succedanei del surf in assenza di onde, ma poi evolutesi in linguaggi autonomi, divenendo propulsive anche per l'innovazione delle tecniche surfistiche e dello stile d'abbigliamento.

Rockers: nome di una tribù giovanile degli anni '50, associabile più a uno stile di vita che a un movimento di moda. Le origini si hanno nel '47, quando un gruppo di teppisti di Holister (California) effettuando scorribande su moto di grossa cilindrata, spesso arriva a distruggere i locali pubblici. L'abbigliamento tipico si compone di giubbotto di cuoio borchiato, stivali- sporchi da esibire sui tavoli- con jeans macchiati e sdruciti, serramanico e fazzoletto al collo da alzare sul viso, assemblati per esprimere il senso di sfida. Nello stesso periodo si sviluppano i movimenti dei 'Blouson noir' in Francia, degli 'Halbstarken' in Germania e dei 'Teddy Boys' in Inghilterra, tutti accomunati dall'icona di Marlon Brando in 'The Wild One'. Negli anni '60 si scontrano con i Mods invadendo i centri urbani, ma soccombono sul finire del decennio, pur rimanendo ispirazione per lo spirito di rivolta che attecchirà nei movimenti punk degli anni '70 ed heavy metal negli anni '80.

Figli dei Fiori. I capelli, che a quel tempo sembravano scandalosi quando coprivano le orecchie e la fronte, diventarono sempre più lunghi. Ai primi stivaletti, maglia a righe e pantaloni attillati di derivazione dall'abbigliamento per il tempo libero americano, subentrò la più sfrenata libertà di accostamenti di colori, materiali e stili. Personaggi carismatici come Mick Jagger o Brian Jones, il leggendario chitarrista dei Rolling Stones ,considerato l'uomo più elegante del mondo rock, ostentano jabots, velluti, lamé, pellicce, calzamaglie, stivali alla moschettiera, vestiti in tessuto da tappezzeria e da biancheria intima, accompagnati da collane, orecchini e un trucco sempre più smaccato.

Dal Settecento l'uomo non presentava più un'immagine di sé altrettanto vistosa e sessualmente provocatoria, in quanto arrivò quasi a mettere in ombra quell immagine femminile.

Per tenere il passo, la donna dovette giocare le stesse carte: trucco molto marcato, capelli lunghi e cotonati, pantaloni attillati, golf e magliette aderentissime, stivali sopra il ginocchio, calze a rete e in fine la rivoluzionaria minigonna tagliata appena al di sotto dell'inguine.

La moda si concentrò principalmente sui giovani.. Londra era la città che maggiormente interpretava questa richiesta giovanile

La minigonna diventò la protagonista assoluta della moda di quell’epoca. Il suo ingresso fu dato dalla stilista di successo Mary Quant.
Al posto di calze e reggicalze comparirono i primi collants colorati, mentre la biancheria intima cominciò a ridursi sempre di più al minimo.
La donna proposta sulle passerelle era la classica ragazza dalle caratteristiche adolescenziali: la famosa Twiggy, ragazza pelle e ossa.

I motivi fantasia che si ritrovarono sui mini-abiti, furono dati dall’influenza della pop-art. Furono utilizzati anche nuovi materiali come il vinile lucente, con effetto bagnato e tessuti acrilici e poliesteri di facile manutenzione. Il colore tornò finalmente ad esplodere!
I capelli venivano portati lunghi, sciolti e lisci. Furono diffusissimi i jeans: la moda diventò sempre più unisex.
Il prét – a porter godette del suo momento più esilarante, mentre andarono sempre più scomparendo le sartorie vecchio stile e i capi estremamente costosi.
Furono anni in cui ci si aprì al pluralismo degli stili e all’espressione della propria personalità. Così accadde anche nella moda.
La moda non venne più dalle alte sartorie, ma dalla strada!

L’etnico dominò su tutto: gli hippies furono i primi ad indossare bandane, giacche di camoscio e collane di perline, inducendo e sostenendo sempre dio più il rifiuto del consumismo. Il glamour si affiancò all’etnico, e cosi nacque la moda Vintage

Gli shorts: Nei Sessanta si chiamavano 'Hot Pants' perché i calzoncini erano effettivamente corti e si fermavano all'altezza delle natiche. In realtà oggi le versioni supercorte sono una rarità e più spesso arrivano a metà coscia.

Hippies. Qualcosa stava accadendo. Qualcosa di strano, di incerto, di allarmante, di vivo. Qualcosa che minacciava molte sane tradizioni di questo Paese, che reclamava il diritto di dare alla nazione la sua ultima possibilità di salvezza. I soggetti attivi di questo «qualcosa» furono chiamati hippies, happeners, flowers, children, beatniks, ecc.
Il fenomeno stava dilagando in tutto il mondo come una scossa che sconvolgeva non solo le città ma anche i villaggi più remoti. Il libro citato era una raccolta di interviste ed articoli pubblicati sulla stampa cosiddetta «sotterranea» che era poi la voce ufficiale di questi ambienti hippies, per mezzo della quale trattavano i loro «problemi» che erano un miscuglio tra guerra, pace e religione, dalla politica alla droga, dall'amore e sesso alla scuola, ecc. ecc.
Nel recensire il libro («Il Tempo», 12 - 9 - 1969) Enrico Falqui scrisse: « Zozzerie? E' triste, per non dire grave, che le cose considerate tali fino ad ieri per la grande maggioranza, lo fossero ancora e a mala pena, per una minoranza sempre più esigua e sparuta». Ed aggiunse inoltre «Lasciarsi sfuggire un giudizio simile sia pure per cose che lo esigono di stretto dovere, si rischia di essere disprezzati come dei poveri benpensanti tra pavidi ed ipocriti». Infatti, bastava dissentire su certe manifestazioni o mostrare di non disprezzare tanto il modo di fare certe cose tradizionali che vi spifferavano sotto il muso la qualifica «matusa», «passatista», «tradizionalista», «conservatore», «antiprogressista» e «cafone».

Nello scorrere il libro si apprendeva che, secondo gli hippies, la droga faceva bene, che la Chiesa doveva morire, perché senza la morte non poteva esistere la resurrezione, ed altre cose che la pubblica decenza vietava di scrivere sui giornali e che riguardavano l'amore e altro, anche se fino a pochi anni fa si aveva un altro concetto di percepire e apprezzare questo sentimento.
Una lettrice di una rivista americana, sulla quale la grande attrice Marlene Dietrich curava una rubrica, formulò la seguente domanda, abbastanza semplice ma abbastanza imbarazzante:
«Che cosa è l'amore»? Marlene Dietrich rispose così: Se non lo avete conosciuto non lo capireste se ve lo spiegassi. Se l'avete conosciuto non avete bisogno di me per una definizione ... Comunque l'amore è una cosa su cui non dovreste cercare di riflettere. Come la Fede, è una cosa nobile, grande e lontana oltre la portata del nostro ragionare sul perché e sul percome».

Inopportuni rimescolamenti di queste cose alle volte ordinate anche dall'alto, avevano provocato un "terremoto" nelle menti meno preparate, che, scambiando la fede con il ragionamento e l'amore col sesso, avevano materializzato l'uomo e la donna, e, se a questo si aggiungeva l'errata interpretazione della libertà, ne veniva fuori un guazzabuglio tale e, senza gli opportuni chiarimenti e provvedimenti, si sarebbero avviati velocemente presso il baratro della depravazione totale con tutte le conseguenze disastrose per l'Umanità intera.
La contestazione, i dibattiti, il ragionamento non servivano, e non sarebbero serviti mai a far credere o a far amare.

Capelloni e chitarre elettriche non sarebbero riusciti a far elevare la mente a Dio. Né le «innovazioni» avrebbero avuto la virtù di cambiare il mondo in meglio, quando si volevano apportare a tutti i costi, rinnegando in toto qualsiasi cosa passata.
Il presente esiste in quanto è esistito il passato ed esisterà il futuro e, non sarà migliore del presente.
Agli hippies arrabbiati, agli «innovatori» e vedremo che però non hanno «innovato» un bel niente.
Si profila all'orizzonte un ritorno non sappiamo quanto gradito e profumato. Dopo l’enorme diffusione del tabacco da fumo, le donne fra breve metteranno fuori le «tabacchere» perché torna di moda

 

LA BEATLEMANIA

 

In seguito all' immensa popolarità raggiunta negli all'inizio degli anni '60, i Beatles influenzarono fortemente il modo di vestirsi dei ragazzi. La giacca senza collo disegnata da Pierre Cardin, fu associata alla loro immagine e, mentre la Beatlemania dilagava in tutto il mondo, i fans incominciavano a imitare lo stile del gruppo. Oggi non si noterebbe, ma il loro taglio di capelli con la spessa frangia fu considerato per lungo tempo considerato quasi scandaloso.
LA MODA NELL' ABBIGLIAMENTO FEMMINILE: Il mutare dei valori e dei comportamenti nel tempo si riflette chiaramente sugli abiti femminili. Il diverso ruolo delle donne, la società permessivista, la crescita del mercato giovanile-tutti questi fenomeni hanno avuto la loro influenza. Nell' abbigliamento del giorno, gli indumenti poco pratici furono sostituiti da indumenti più adatti alla vita delle donne moderne e nuovi stili vennero creati sulla base di nuovi valori estetici, di nuovi materiali e di una perenne sfida alla convenzione del passato.

Anche se in questo decennio gli abiti seguivano gli stili più vari, gli anni '60 si associano alla minigonna quindi non era più possibile indossare calze e reggi calze: così nacquero i collant . Molti tessuti erano ispirati alla Pop Art molto fantasiosi come d'altronde tutto l' abbigliamento; per occasioni informali venivano usati molto spesso anche abiti UNISEX.

IL TRUCCO: A volte il bisogno di migliorare il proprio aspetto anche solo temporaneamente, diventa irresistibile" (Vogue) , infatti da sempre uomini e donne hanno fatto ricorso a mezzi artificiali. Oltretutto ci fu la tendenza a studiare le acconciature e il trucco delle stelle del cinema.
Gli anni '50 portarono un nuovo impulso all'industria dei cosmetici, che andò alla conquista della clientela seducendola con prodotti sempre nuovi presentati in modo attraente tramite la pubblicità.
Negli anni '60 i produttori di cosmetici si concentrarono sugli adolescenti. Le ragazze usavano rossetti rosa chiaro o addirittura bianchi, un pesante trucco sugli occhi accentuato da ciglia false per ingrandire gli occhi. Ebbero fortuna i cosmetici facili e rapidi da usare come le ciprie compatte e i mascara in tubetto.

LA MODA E L'ABBIGLIAMENTO MASCHILE: Paragonati ai mutamenti radicali degli abiti femminili gli abiti maschili, maschili sembrano molto più conservatori ma anche la moda maschile ha seguito i cambiamenti che si sono prodotti nella società e i cambiamenti della tecnologia. I maggiori cambiamenti si ebbero negli anni '60 quando i giovani adottarono abiti casuali e colorati come la T-SHIRT che sconvolgevano i criteri tradizionali. Negli anni '60 i giovani indossavano abiti non costosi che venivano venduti nelle boutiques. La "Swinging London", in particolare Carnaby Street, diventò il centro emergente della cultura pop.

 

 

 

QUANDO HO SEGUITO LE LORO ORME