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          Il
        Catania vince il suo ‘scudetto’ 
         
        Si,
        il Catania ha vinto il suo scudetto, ha ottenuto il suo trofeo. E’ la
        seconda salvezza consecutiva ottenuta all’ultimo istante, all’ultimo
        respiro. Tutta la sofferenza accumulata, la rabbia che si è sprigionata
        dalle nostre voci ad ogni tiro che beffardamente si è stampato sulla
        traversa, alla fine si è trasformata in gioia irrefrenabile, in voglia
        di gridare ancora, si, ma di felicità. Quando Saccani ha fischiato la
        fine e ha decretato la salvezza matematica per i rossazzurri, tutti i
        tifosi si sono riversati sul campo per abbracciare i propri idoli per
        strappare loro di dosso le maglie, i pantaloncini, i calzettoni, tutto
        quello che indossavano, ma forse in fondo volevano solo coinvolgerli nel
        loro delirio senza freni. 
        E’
        stata una partita da Catania, una partita con la sofferenza nel DNA, il
        gol nei primi minuti di Vucinic, autore di un’azione travolgente,
        aveva incanalato l’incontro su binari disastrosi, ma i rossazzurri non
        sono uomini che mollano per così poco; certo la mazzata era stata forte
        ma c’era il tempo per recuperare anche se l’avversario che il
        Catania aveva di fronte si può considerare di un altra categoria. Così
        pian piano e metro dopo metro Tedesco Baiocco e Colucci hanno riportato
        in avanti la squadra, le prime azioni quasi di nervi, poi ragionando
        sempre di più: con manovre aggiranti, con i cross di Vargas, con le
        incursioni del funambolico Martinez. Al 34’ sul piede di Tedesco
        arrivava un pallone d’oro, tap-in volante del centrocampista a colpo
        sicuro ma Doni quasi senza accorgersene respinge di piede: incredibile,
        un’altro episodio da non credere. Probabilmente in tanti avranno
        pensato che era il destino a non volerci bene, quello stesso destino che
        ci aveva beffato a Torino al 90’ con un gol di Del Piero. 
        Nell’intervallo
        mister Zenga, che non crede al destino ma alla forza dei propri uomini,
        mischia le carte inserendo Morimoto al posto di Sabato e arretrando
        Vargas nella vecchia posizione di terzino; Manuel rimane in difesa
        ovviamente solo sulla carta, non c’era niente da difendere infatti, l’uomo
        da 15 milioni di euro continua le sue scorribande sulla fascia,
        alternandosi con Tedesco e facendo piovere in area decine di palloni. L’incantesimo
        che vuole vederci soffrire fino alla fine però non si rompe, le
        occasioni di Baiocco al 7’ e di Morimoto al 16’ non fanno altro che
        far imprecare ancora di più, 28 mila persone sugli spalti con le mani
        nei capelli, un grido che rimane ancora una volta soffocato in gola. Poi
        arriva la notizia tanto sperata da Parma: l’Inter è in vantaggio, una
        notizia che gela invece il sangue nelle vene dei romanisti che fino al
        quel momento stavano cullando il grande sogno di strappare il tricolore
        ai nerazzurri. Al Catania invece non interessa, i rossazzurri continuano
        a testa bassa a macinare gioco, non c’è stanchezza, non c’è caldo
        che tenga, ma solo voglia e grinta bagnati di sudore, quello stesso
        sudore che alla fine si confonderà con le lacrime. Il passare dei
        minuti sembra inesorabile e le occasioni sfumate per un soffio come le
        traverse di Biagianti al 25’ e di Morimoto al 30’ fanno temere il
        peggio, il Catania però ha due armi in più, quel grande cuore che non
        si arrende mai e uno stadio intero che lo trascina per mano, che ti
        permette di correre e strappare palloni dai piedi degli avversari anche
        quando benzina non ne hai più. Il Catania non meritava la retrocessione
        e nemmeno il destino poteva permettersi di prendersi gioco di un’intera
        città, così quando il cronometro segnava l’85’ arrivava la zampata
        sotto porta del ‘Malaka’ Martinez che in un sol colpo cancellava
        tutto, le sofferenze, la rabbia, le ingiustizie e quel sentimento di
        ineluttabilità che stava cominciando a farsi largo nella testa di tutti
        noi. No, il Catania non meritava la retrocessione, questo Catania non
        doveva essere nemmeno quì a lottare fino alla fine; ma va tutto bene
        adesso, gli abitanti di questa incredibile città sono abituati a
        soffrire ma anche a dimenticare in fretta, contava solo la salvezza e
        così è stato. Anzi, quando la fine della storia è così dolce da
        farti sciogliere i nodi in gola, beh allora forse tutto quel gran
        soffrire si può anche accettare come prezzo da pagare per poter alla
        fine esplodere di gioia. Il Catania è questo, signori, una squadra che
        ci farà sempre arrabbiare ed esultare, deprimere ed esaltare, questa è
        la sua storia e se la porta appiccicata sulla pelle, come una maglia,
        come quelle maglie rossazzurre che oggi si sono bagnate con le nostre
        lacrime. 
         
        Drammatici
        90' finali come col Chievo e l'Albinoleffe. Pari con la Roma e salvezza  
        Catania,
        terzo miracolo. Martinez
        risponde a Vucinic. Gol annullato a Silvestri, due traverse, paratissime
        di Doni 
        Per il terzo anno consecutivo il Catania ha centrato il miracolo
        all'ultima giornata di campionato: accadde due anni fa nella sfida
        promozione con l'Albinoleffe, l'anno scorso nello spareggio salvezza con
        il Chievo e ieri è ancora accaduto con la Roma alla quale è stato
        strappato il pareggio che ha significato per i rossazzurri restare in
        serie A. Decisiva la rete di Martinez che ha risposto al gol iniziale di
        Vucinic. Emozionante alternarsi di risultati e tambureggiante offensiva
        catanese: gol annullato a Silvestri, due traverse di Biagianti e
        Morimoto e almeno tre parate miracolo del portiere romanista Doni. E'
        stata la vittoria della squadra e di tutta la città in un tripudio di
        caroselli e bandiere rossazzurre. 
         
        Una
        città in festa - Bentornati
        in serie A 
        Per circa un'ora e mezza il Catania è sprofondato in serie B, un
        destino maligno pareva accanirsi ieri contro i rossazzurri, dal gol
        beffardo di Vucinic al pareggio liberatorio di Martineza (intervallo
        compreso) è stato come vivere un incubo allucinante. All'inferno e
        ritorno, insomma, per una squadra che sentiva di non meritare la
        retrecessione, che l'ha respinta con la forza della disperazione, che ha
        avuto gambe, cuore, testa, rabbia per opporsi a un verdetto che non le
        apparteneva. Alla fine, quando Doni s'è inchinato a raccogliere la
        palla in fondo alla rete è stato perciò come avere riconquistato la
        serie A. 
        Certo, è stata una salvezza acchiappata per i capelli, come del resto
        quella dell'anno scorso col Chievo o come la promozione conquistata due
        anni fa contro l'Albinoleffe, ma questo è un Catania ormai abbonato ai
        miracoli, una squadra che non s'arrende mai, capace di ribaltare sino
        all'ultimo la situazione. 
        Tra l'altro mai come stavolta i rossazzurri hanno meritato di centrare
        l'obiettivo attaccando per tutta la partita la corazzata giallorossa,
        reagendo alla grande allo svantaggio iniziale: due gol (quello valido di
        Martinez e quello annullato di Silvestri), due clamorose traverse,
        almeno tre parate miracolo del portiere Doni. E' stato un arrembaggio
        continuo, coraggioso, una furia della natura, come la lava che sgorga
        bollente in questi giorni dalle ferite apertesi sulla parte sommitale
        dell'Etna. Altre ferite pesavano come macigni incandescenti sulla
        squadra e sulla classifica: il gol-beffa di Del Piero all'ultimo minuti
        otto giorni addietro a Torino, il rigore fallito da Materazzi contro il
        Siena, la punizione maledetta di Miccoli nel finale a Palermo, le
        sciagurate sconfitte interne con la Reggina e il Torino, il rigore
        fallito di Spinesi a Empoli, il rigore pareggio della Juve al Cibali (il
        solito Del Piero), la bomba di Quagliarella a Udine quando il pari
        pareva già in cassaforte. Il Catania, insomma, ne aveva di conti in
        sospeso con la fortuna, era ora di regolarli, non poteva e non voleva
        rassegnarsi, oltretutto sentiva che accanto aveva non soltanto il
        sostegno dei tifosi ma quello di una intera città, della gente comune
        che ha come "adottato" la squadra, specie da quando è
        arrivato Zenga che ha portato idee, entusiasmo, visibilità, voglia di
        lottare. 
        di
        Saretto Magrì 
         
        Catania,
        salvezza al fotofinish 
        Sperando
        che in futuro non si soffra più così tanto 
        Quel gol di Jorge Martinez, una liberazione, una resurrezione, fate voi,
        ma in quel tiro a spingere il pallone in rete c'era tutta una città e
        non solo. Un sospirone di sollievo, la A è salva. 
        Un piccolo grande episodio in un campionato costellato da mille altre
        occasioni che hanno portato il vessillo rossazzurri "dall'altare
        alla polvere" e viceversa in un tourbillon di emozioni e sensazioni
        e da una settimana ero turbato al pensiero che il Catania potesse non
        farcela non per un punto in più o in meno, ma appena per un gol, quel
        rigore mancato da Gionatha Spinesi ad Empoli, quel ko per 2 a 0 mi stava
        proprio sullo stomaco, fosse andato dentro quel penalty con una
        sconfitta per 2 a 1 avremmo forse avuto meno patemi ieri al Cibali. Ma
        ovvio che gli episodi sono una sommatoria particolari di tante
        combinazioni e ovvio che la mancanza di un altro attaccante di peso
        abbia pesato in maniera evidente sul campionato del Catania. 
        Sappiamo come Pietro Lo Monaco avesse tentato il tutto per tutto in
        extremis per avere Makinwa al mercato riparazione, mentre erano state
        scartete altre ipotesi per non turbare e mettere in subbuglio certi
        equilibri che tenevano sottilmente a galla lo spogliatoio. 
        Era un dubbio che ci portavamo dentro, un tarlo che quel mancato
        intervento sul mercato di riparazione potesse influire sul risultato
        finale del Catania. Non un discorso fatto oggi a posteriori, ma
        considerazioni pacate che sempre abbiamo messo in rilievo anche perchè
        obiettivamente il buon girona d'andata di Martinez con le sue reti, i
        bersagli di Vargas e Mascara avevano attutito l'assenza soprattutto dal
        gol di Gionatha Spinesi, che "spremuto" in un gioco a tutto
        campo non sempre poteva essere utile alla squadra in fase di
        finalizzazione.  
        di
        Gianfranco Troina 
          
        Grazie Roma? E perchè? Piuttosto grazie al Catania 
        Salvezza
        meritata costruita dopo un anno tormentato e difficile 
        Non venga nessuno a dirci che si può e, magari, si deve stabilire
        dall'andamento e dall'esito di una partita, l'ultima della stagione, se
        una salvezza è o non è meritata. 
        Perchè sarebbe una carognata, il tentativo di negare il risultato
        miracoloso costruito in un anno, un anno difficile, con uno dei
        campionato di serie A più incerti, insidiosi, difficili che la recente
        storia ricordi. Si spengano sorrisini ironici e taccia chi intona con
        punte di sarcasmo la canzoncina scritta dal cantautore romanista
        Venditti. Grazie Roma? Grazie de che? C'era una questione a due per lo
        scudetto, e riguardava Inter e Roma. E' stata, alla fine, più brava la
        squadra di Mancini. Tutto qui. Ieri si giocavano, per terribili incroci
        del destino a tratti beffardi, una serie di partite incrociate. L'Inter
        ha vinto, il Parma ha perduto. La Roma non aveva alcun interesse a
        mettere a rischio le gambe e le residue energie che avanzano per
        chiudere la stagione vincendo qualcosa. Ha lasciato, dunque, non potendo
        più farci nulla, che sul terreno pesante del Tardini l'Inter
        agguantasse il titolo che era già suo, e al Massimino ha smesso di
        dannarsi quando il pensiero s'è spostato dallo scudetto alla Coppa
        Italia. Ma il Catania la seconda salvezza consecutiva che permette alla
        città di restare trionfalmente in serie A, l'aveva costruita lungo
        tutto quest'anno difficile, bello, tormentato. Con una squadra che, va
        detto subito prima che qualcuno vada via e gli altri dimentichino, non
        ha mai tradito. Nel giorno della salvezza possiamo provare a rivedere il
        film dell'anno, anche le sconfitte brucianti, i dolori profondi. Non
        più di due o tre volte la squadra è apparsa svogliata come può
        accadere a qualunque altra squadra. Non più di un paio di volte è
        accaduto che il Catania non sia stato 'u Catania. Il resto è stato un
        percorso fatto di battaglie, sfide a viso aperto, vittorie, qualche
        pareggio, alcune beffe, alcuni errori, ovviamente. Ma squadra di
        lottatori, gente onesta, gente che non ha mai mollato.  
        di
        Andrea Lodato 
         
        Il talento di Martinez e Morimoto 
        Dopo
        mesi difficili i due attaccanti sono stati grandi protagonisti nella
        sfida decisiva 
        6,5 Bizzarri. Il diagonale di Vucinic è velenoso, tanto che batte
        persino il palo prima di entrare in porta. Per il resto normale
        amministrazione. 
        7,5 Silvestri. Aveva rifatto gol, dopo quello in Coppa Italia, alla
        Roma, che è la sua città e, dunque, la soddisfazione è semjpre
        doppia. Poteva essere la rete della salvezza, ma c'era Mascara in fuori
        gioco. 
        7 Stovini. La vera prestazione difensiva dura nel primo squarcio di
        gara, e include quell'errore che mette in moto Vucinic per il gol.
        Capita. 
        7 Terlizzi. Vale per lui lo stesso discorso di Stovini in questa
        partita. Terlizzi ci aggiunge un pò di sano agonismo e qualche faccia a
        faccia senza paura contro Vucinic. 
        7 Sabato. Prova generosa e lineare per tutto il tempo in cui rimane
        dentro. Cerca di far correre Vargas che sta davanti a lui, ma ragiona
        sempre e prova a spingere. 
        7,5 Baiocco. Ne eravamo praticamente certi. La rabbia di Davide,
        l'esperienza, il coltello tra i denti, la forza di spingere sino
        all'ultimo, la determinazione trasmessa ai compagni e il muso duro con
        cui respinge qualche accenno di prepotenza degli avversari. Grande il
        capitano. 
        7,5 Biagianti. C'era nella salvezza di un anno fa, c'è di nuovo. Sta
        maturando uno che gioca con la testa e con i polmoni, con i piedi con
        cui colpisce una traversa, con il cuore. 
        7,5 Tedesco. Qualcuno aveva persino ipotizzato l'addio a gennaio. Meno
        male che Giacomo è rimasto, perchè il suo bilancio è straordinario.
        Partita da gigante. 
        7,5 Vargas. Quelli della Roma lo conoscono e gli piazzano addosso
        Cassetti. Lui cerca spazi sgomitando, calcia sempre bene. Buona fortuna
        a lui, la merita. 
        6,5 Colucci. Deve faticare parecchio per fare quel che può girovagando
        sul fronte offensivo. 
        7,5 Martinez. Suo l'ultimo gol dell'anno. Recupero dopo mesi difficili,
        il talento c'è, la continuità potrebbe arrivare. 
        7,5 Morimoto. Che peccato che gli infortuni che lo hanno tenuto lontano
        dal campo. Ma che Lucarelli, che Budan, che Recoba, che altra punta
        dietro Spinesi. E' Mori, muscoli permettendo, l'attaccante in più. Una
        traversa e un movimento senza fine che strappano applausi. 
        7 Mascara. L'ultimo sacrificio dell'anno, dopo tanti, per spingere
        l'assalto finale. Peppe ha dato tutto, più di quel che gli toccava.
        Questo resta indiscutibile. 
        di
        Andrea Lodato  
         
        E Zenga si commuove "Catania, non ti lascio" 
        "Quando
        ha segnato Vucinic non ci siamo arresi" 
        Su quel block sgualcito, tormentato dalla tensione accumulata in panca,
        Walter Zenga ha scritto, a lettere cubitali, la parola fine, prima di
        essere trascinato in curva e, subito dopo, per il giro di campo a
        braccia levate. "E' stata una giornata incredibile, un mese e mezzo
        intenso. Ho imparato molto dal Catania e da Catania". 
        Dunque, resterà in Sicilia. 
        "Ne parliamo fra qualche giorno, ora è il momento della
        festa". 
        Il presidente l'ha confermata. 
        "L'ha detto lui? Sono onorato. Certo che qui l'atmosfera è sempre
        molto calda". 
        Con i tifosi c'è feeling. Perchè cambiare? 
        "Già, perchè? Sarei felice, ma non è il momento". 
        Gruppo tenace, quello che ha conquiswtato la permanenza. Pensi che
        l'anno scorso Biagianti, da quasi esordiente in A, firmò una salvezza
        storica a Bologna contro il Chievo. Qui è stato protagonista. 
        "Bravissimo Marco. Se l'ho fatto giocare ci sarà un motivo. Bravi
        tutti quanti". 
        Non si parla di singoli, però... 
        "Però vorrei ricordare 25 giocatori. Sabato, per esempio, l'ho
        tolto dalla partita, non per demeriti. E Baiocco?". 
        Inesauribile. 
        "Baiocco è Baiocco. Vorrei anche parlare di Stovini, Vargas,
        Tedesco, Morimoto...". 
        Basta, basta. Altrimenti li elenca tutti quanti. 
        "Senta, ha vinto la squadra, ha vinto Catania. Questa salvezza è
        meritata". 
        L'anno prossimo? 
        "Vorrei che il Catania si salvasse in anticipo". 
        Con o senza Zenga? 
        "Spero con Zenga. Dove volete che vada, dopo una stagione così
        coinvolgente?". 
        Ha mai pensato, dopo il gol di Vucinic, di non farcela? 
        "Mai. Ho, invece, detto alla squadra di ripartire con calma e con
        lucidità". [...] 
        di
        Giovanni Finocchiaro 
         
        Il
        punto 
        Un
        business che apre scenari impensabili 
        Un altro miracolo, ancora arrivato in extremis. Anzi, stavolta, a cinque
        minuti dalla fine del campionato. Da fare saltare i cuori deboli, anche
        se, alla fine, sono queste le imprese che ti piacciono di più, che non
        dimentichi mai, alla faccia di chi rema contro di te, non tanto perchè
        antipatico, ma piuttosto per questione di interessi. 
        E sì, la salvezza del Catania è anche e soprattutto, un business per
        tutti i catanesi, per una città intera, oltre che per la stessa
        società rossazzurra. Perchè, se è vero che l'esercizio di gestione
        del Catania stagionale si chiuderà con una decina di milioni d'attivo -
        lo ha confessato il presidente Pulvirenti nei giorni scorsi - è
        presumibile, di conseguenza, che al terzo campionato di fila in A, il
        bilancio del club etneo registri un trend più positivo. Senza contare
        che ci si avvia alla gestione collettiva dei diritti televisivi, alla
        divisione dei pani, sia pure con meccanismi legati ai piazzamenti in
        classifica: comunque sia, al Catania dovrebbero toccare poco più di
        ventisette milioni di euro a stagione. Non sono bruscolini, ma cifre
        importanti, che potrebbero aprire scenari impensabili anche a una
        squadra come il Catania.  
        La salvezza del Catania è meritata per quello che ha espresso
        l'organico rossazzurro, una "rosa" magari con alcuni limiti
        tecnici, ma in ogni caso compatta, capace di fare quadrato di fronte
        alle avversità, che non sono mancate durante la stagione. Basta citare
        gli infortuni, che hanno azzerato il reparto offensivo della squadra
        rossazzurra, già deficitario per come s'è capito nel girone di
        ritorno. [...] 
        di
        Michele Tosto 
         
        Il
        tecnico giallorosso Spalletti:
        "I miei ragazzi non hanno mai mollato" 
        Il
        sogno della Roma dura poco più di un'ora, giusto il tempo che separa la
        fulminante serpentina di Vucinic dalla velonosa rasoiata del ritrovato
        Ibrahimovic che spianal a strada al 16° scudetto dell'Inter. E proprio
        il sigillo dello svedese polverizza le residue speranze dei giallorossi
        che, già in affanno ed in evidente sofferenza sulle folate di un
        Catania arrembante e duro a morire, crolla, nella testa prima ancora che
        nelle gambe, sotto i colpi delle notizie che rimbalzano dalla radio. 
        Luciano Spalletti, alla fine, mal cela la delusione. Che c'è ed
        affiora, nonostante il tecnico provi a fare buon viso a cattivo gioco.
        "Avevamo le mani legate - afferma l'allenatore capitolino in una
        sala stampa piena come un uovo - purtroppo sapevamo che non dipendeva da
        noi e che l'Inter aveva la possibilità, non indifferente, di essere
        artefice del proprio destino. Se i nerazzurri hanno meritato il
        tricolore? Sono stati bravi e più fortunati di noi: nel momento
        delicato del campionato, hanno avuto l'indiscutibile merito di trarre
        profitto dagli episodi. E sono proprio gli episodi che, al tirar delle
        somme, hanno fatto la differenza.  
        di
        Giuseppe Lo Faro 
         
         
        Pulvirenti:
        "Grande impresa nella settimana più difficile" L'applauso
        a Zenga: "E' stato bravo a gestire il dopo Juve, resta con
        noi" 
        Chissà,
        forse Nino Pulvirenti ci ha fatto il callo. D'altra parte, benchè nelle
        occasioni pubbliche si diverta a fingersi un novellino, lui è uno che
        questo mondo lo conosce bene e lo bazzica da anni. E in tutte le
        categorie. E' abituato, Pulvirenti, alle sofferenze; e anche, per
        fortuna sua, alle gioie. Come quella vissuta nella giornata di ieri:
        "Il giorno dei giorni", come qualcuno aveva significativamente
        titolato alla vigilia della sfida con la Roma, riprendendo il titolo di
        una canzone, guarda un pò, dell'interista Luciano Ligabue, uno che
        pochi giorni fa aveva dichiarato che oggi avrebbe fatto il tifo per il
        Catania. 
        Ci ha fatto il callo, dicevamo. Già, perchè quando ti aspetti di
        vederlo arrivare in sala stampa con il viso stravolto e le palpitazioni,
        ecco che Pulvirenti ti sorprende per l'ennesima volta: sereno,
        rilassato, abbronzato; indossa uno dei soliti completi blu, con i
        pantaloni a sigaretta, che ormai sono diventati un classico...
        presidenziale. Unica concessione al clima di festa, semmai, è la
        maglietta d'allenamento della prima squadra sotto la giacca. La camicia,
        probabilmente, era stata inzuppata d'acqua durante l'immancabile
        baraonda nello spogliatoio. E sorte analoga, probabilmente, avrà
        ricevuto anche l'immancabile sigaro, ieri... assente. 
        "No, no - attacca Pulvirenti - a volte l'apparenza inganna. Si è
        trattato di una sofferenza pazzesca, per fortuna ripagata dal grande
        risultato ottenuto dalla squadra". 
        Non ha sempre detto di essere certo di questa salvezza? 
        "Quando giochi a questi livelli, contro squadre che schierano così
        tanti campioni, non puoi essere certo di nulla. Per questo devo fare i
        miei complimenti a Zenga e a tutta la squadra: contro la Roma abbiamo
        portato a compimento una grande impresa". 
        Un'impresa su cui qualcuno ha adombrato dei sospetti, però. Da Empoli
        qualche bordata è arrivata, ad esempio, dal presidente toscano Corsi,
        che ha definito "comico" il gol di Martinez. 
        "Non mi sembra di essermi espresso in questi termini, l'anno
        scorso, quando l'Empoli passò in pochi minuti dal 3-0 al 3-3 nella gara
        contro una Reggina che aveva bisogno di quel punto per salvarsi. Io la
        polemica vorrei chiuderla, ma mi piacerebbe ricordare a Corsi che noi
        nella ripresa abbiamo preso d'assedio la porta della Roma e che quella
        giallorossa non è la sola "grande" che sul nostro campo ha
        dovuto registrare un mezzo passo falso. Vogliamo ricordare la Juventus,
        salvata da quel rigore di Del Piero? Oppure il Milan? Qui solo l'Inter
        ha avuto vita facile, ma solo dopo essere passata in vantaggio con quel
        gol di Cambiasso in netto fuorigioco". [...] 
        di
        Concetto Mannisi 
         
        Rossazzurri all'inferno e ritorno  
      
      Gara
      da infarto, pubblico eccezionale. Lanciato un solo petardo, i tifosi
      condannano il gesto 
      Tutti gli dei del calcio, tutti i colori dell'arcobaleno con ogni tinta di
      rosso e di azzurro, tutte le rondini in volo, tutte le campane a festa per
      annunciare che il Catania si è salvato dall'inferno e resta in paradiso.
      Che grandi emozioni, che partita da infarto, adrenalina a litri. Alla fine
      del primo tempo eravamo perduti, retrocessi, ci aveva fregato in apertura
      un magnifico gol di Vucinic realizzato con il compasso e una serie di tiri
      sfortunati. 
      Stavamo per abbandonare il Cibali con la morte nel cuore, vedevamo tutto
      nero. Poi ci abbiamo ripensato. Il Catania si batteva sì, ma non riusciva
      a passare, e dovevamo ringraziare la Roma se non forzava troppo per
      ottenere il raddoppio. Qualcosa nei rossazzurri non andava, c'era anche
      qualche uomo fuori forma, altri come Vargas, di solito un fulmine, che non
      trovava la posizione giusta. Non riuscivamo più a credere che la squadra
      si potesse salvare. Già vedevamo le bandiere rossazzurre ammainate, le
      cravatte rossazzurre riposte negli armadi, i tabelloni pubblicitari
      smontati, i contratti milionari delle televisioni stracciati. Il disastro
      appariva ineluttabile, già scritto. E che potevamo fare contro lo
      squadrone di Spalletti, il più forte del campionato, se non entravano
      nemmeno i tiri davanti alla porta di Doni? Dispiaceva anche che la Roma
      ricorresse ai trucchetti perditempo, si capiva che voleva vincere perchè
      lo scudetto pareva a portata di mano con l'Inter bloccata sul pari a
      Parma. E per un'ora la Roma è stata capolista e per un'ora e passa il
      Catania era condannato alla morte calcistica. 
      Poi nella ripresa un urlo sulle tribune: l'Inter è in vantaggio, ma non
      era vero, era un'illusione. Quattro minuti dopo il gol interista c'è
      davvero, lo annuncia al microfono anche la speaker Stefania Sberna. E
      allora tutti a gridare per far sapere ai giallorossi che il loro scudetto
      era andato in fumo, nella speranza che andassero in confusione per lo
      sconforto, che le loro ginocchia si piegassero e che non insistessero più
      di tanto, anche perchè in fondo il Catania quel punto lo strameritava per
      come si batteva, pur tra errori e prodezze. Poi è arrivato anche il
      raddoppio dell'Inter, sempre Ibra, benedetto Slatan, altre urla in
      direzione dei giocatori della Roma. Che per la verità non forzavano più
      i riti, ma si difendevano con i denti, perdendo anche tempo, facendo i
      furbi sui falli.  
      
      di
      Tony Zermo 
       
      Jorge
      Martinez: "Quel tiro spinto in rete da 20 mila..." "Stavo
      male, sono guarito al momento giusto, il mio gol è di tutti" 
      Il
      Malaka nella storia del Catania. Era scritto fin dal giorno in cui,
      l'uruguaiano con la visiera del cappellino sugli occhi, mise piede a
      Catania. Chi lo vide all'opera a Paternò, nella sua prima amcihevole, lo
      descrisse così: "Piedi favolosi, uno spettacolo". Ecco,
      signori: lo spettacolo è servito. Lezioso, Martinez. Ma fa rima con
      prezioso, come il gol salvezza firmato ieri pomeriggio. 
      Era scritto, dicevamo. Anche nei giorni della sofferenza, come quella sera
      quando, insieme, tornammo a casa da Bergamo, era la vigilia di Pasqua, con
      un punticino in tasca, frutto dello 0-0 che diede ossigeno alla
      classifica. Martinez era uno dei pochi che non sorrideva: "Non sto
      ancora bene - ci confidò - non posso star fuori e guardare gli altri
      giocare. Soffro troppo, credi che la gente mi amerà lo stesso? Io non
      sono quello degli ultimi tempi, non sto rendendo come vorrei".
      L'incoraggiamento non fu di circostanza. 
      Avevamo visto il vero Martinez in avvio di stagione e lo tranquillizzammo:
      "Tornerai decisivo alla fine della stagione, quando i gol peseranno
      il triplo". 
      Al Massimino, ieri, Jorge cerca l'ultimo dribbling. Era impossibile
      sfuggire alla morsa di giornalisti che non aspettavano che lui. Lo
      blocchiamo con il pretesto di quel dialogo che si svolge tra le nuvole,
      mentre la testa ci girava forte per via delle continue turbolenze. 
      Ricorda, Jorge, i giorni della sua personale sofferenza?  
      "Un momento terribile, questa festa cancella tutti i cattivi
      pensieri". 
      Oggi Catania esulta grazie a lei. 
      "Il gol è di tutti quanti". 
      Si sono messi in movimento i suoi piedi. 
      "La palla l'hanno spinta in rete ventimila persone. Dire che sono
      felice è dire poco". 
      Cos'ha pensato dopo aver visto la palla scivolare alle spalle di Doni? 
      "Alla salvezza, nient'altro". 
      Soltanto a quello? 
      "Alla mia famiglia. Ricordate il primo gol italiano? Disegnai con le
      braccia la "elle" di Lara, mia figlia". 
      La gente ha salutato Vargas, ma chiede la sua conferma. 
      "Resto, resto. Qui è tutto bellissimo". 
      di
      Giovanni Finocchiaro 
       
      Mascara:
      "Emozioni da ultrà in panchina e poi in campo ma non c'è stata mai
      paura" 
      Basta
      così, per favore. Non andiamo oltre. La richiesta, quasi una supplica per
      i più suggestionabili, emerge tra il tormento e l'estasi di una domenica
      memorabile. 
      Due anni fa, Umberto Del Core siglò il gol che valse la promozione in A
      al 7' del secondo tempo della sfida con l'Albinoleffe. Nello scorso
      campionato, sul neutro di Bologna, Fausto Rossini sbloccò il risultato
      contro il Chievo, nel faccia a faccia decisivo tra pericolanti, al 20'
      della ripresa. Stavolta, Jorge Martinez ha fatto saltare il fortino della
      Roma a 5' dallo scadere, al termine di un forcing che aveva ormai assunto
      i connotati dell'assedio. 
      Continuando così, nel prossimo torneo il Catania si salverà nei minuti
      di recupero del posticipo in notturna - concesso ad hoc per tirarla ancor
      di più per le lunghe - dell'ultima giornata. Al solo pensiero, tremano
      pure le fondamenta del Massimino. 
      Se c'è uno, tra i rossazzurri, che ne sa qualcosa è Peppe Mascara. Che,
      ora, può sorridere di fronte un'ipotesi simile: "No, per carità.
      NOn ne parliamo. Nella stagione che verrà bisognerà salvarsi
      prima". 
      Non è una frase di circostanza. Peppe parla col cuore e con la sincerità
      di chi, abituato a vivere certe giornate da protagonista, si è ritrovato,
      complice un problema al ginocchio sinistro, a fare da spettatore, in
      panchina per quasi tre quarti di incontro. 
      Il suo ingresso allo scoccare dell'ora di gioco, in pieno assalto
      rossazzurro, è stata una liberazione. Mascara conferma: "E' vero. Ho
      sofferto come un tifoso, ho vissuto le stesse emozioni di chi era sugli
      spalti o a casa incollato davanti alla televisione. Terribile". [...] 
      di
      Alberto Cigalini 
       
       
      Stovini, trionfo con ironia "Mi manca solo l'azzurro"
      "Voglio restare per le
      emozioni vissute e per quelle che vorrei vivere" 
      Ma
      vuoi vedere che Donadoni ci ripensa e lo convoca in Nazionale. Come si fa
      a trascurare Stovini dopo una stagione così? A Lorenzo basta l'urlo della
      gente: "Una sensazione unica al termine di un campionato che, forse,
      non ripeterò in maniera così intensa". 
      Ci aspettiamo il bis, ma con la stessa casacca. 
      "Non sono parole di circostanza, io voglio restare a Catania per le
      emozioni vissute e per quelle che vorrei vivere anche l'anno
      venturo". 
      Si fermi a parlare di questa stagione. 
      "Forse non la ripeterò, con questa intensità. Se ci rifletto, dico
      che è tutto bello così, quasi quasi smetto". 
      E invece... 
      "Sono così felice che continuere a giocare anche domenica
      prossima". 
      Con la carica che le regala il pubblico osannandola. 
      "Una tifoseria così ti permette di volare. Abbiamo sofferto, ma
      quant'è gratificante un applauso che dura un'ora dopo la fine della
      partita". 
      Come ha esultato, alla fine? 
      "Avrei voluto ripetere l'urlo disumano di Bologna, alla fine della
      partita con il Chievo. Il pubblico mi ha sommerso, mi sono accasciato sul
      pallone che, in quel momento, stavo gestendo. Qualcosa ho gridato accanto
      alla curva. Meglio che niente". 
      di
      Giovanni Finocchiaro 
       
      Gli altri protagonisti Silvestri:
      "L'Inter? Non ci pensavo". Biagianti: "Nella lotta ci
      esaltiamo" 
      Coro
      rossazzurro. In ventunomila sugli spalti, in ventiquattro, tanti quanti
      gli effettivi in organico, nello spogliatoio. Una voce unica, un solo
      grido di festa. Titolari e riserve, italiani e stranieri, infortunati e
      squalificati. Insieme. Accenti, toni e frasi che si legano, si
      intrecciano, si richiamano. Una galleria da fare scorrere senza
      interruzioni. 
      Bizzarri. "La felicità della nostra gente è la cosa più bella. La
      Roma ha onorato la gara, ma il Catania ha fatto molto meglio. Abbiamo
      giocato con grinta, aggressività e intensità. Il gol in extremis non
      inganni, siamo stati molto più pericolosi di loro. Ci abbiamo messo il
      cuore, non potevamo sbagliare. Anche se i giallorossi sono passati presto
      in vantaggio, abbiamo capito sin dai primi minuti che potevamo farcela
      perchè la sfida non ci è mai scappata di mano. Il mio futuro? Devo
      ancora parlare con la società. Un altro anno così, in tutta onestà, non
      mi starebbe bene". 
      Silvestri. "Vi giuro che in campo non ho fatto caso al gol dell'Inter.
      Ero talmente preso dalla caccia al pareggio da non notare altro. Quando
      l'arbitro ha annullato la rete sul mio colpo di testa non ho saputo cosa
      pensare. Avevo percorso cento metri di corsa nell'esultanza, temevo che
      quella potesse essere una delle nostre ultime occasioni per pareggiare.
      Per fortuna, dopo due soli minuti, è arrivato il gol di Martinez. Il
      pubblico ci ha dato un sostegno prezioso. Non potevamo perdere la serie A
      in casa".  
      di
      Alberto Cigalini 
       
       
      Conquista
      eroica 
      Cala
      il sipario sul campionato di serie A e il Catania concede il bis meritando
      una standing ovation per una salvezza che non è esagedrato definire
      eroica, per come i rossazzurri si sono battuti. Undici leoni in campo a
      Torino contro la Juventus, con la beffa del pareggio a un minuto dalla
      fine e, ancora, undici indomiti guerrieri al Cibali per lottare contro la
      Roma e anche contro l'incredibile coincidenza negativa che incrociava il
      destino del Catania con quello di due squadre in lotta per lo scudetto. 
      E' caduto il gelo sul vecchio Cibali al gol di Vucinic, ma lo smarrimento
      è durato poco. Il Catania ha messo sul piatto agonismo, cuore,
      determinazione per controbilanciare la superiore qualità di gioco della
      Roma. Zenga ha dato il suo contributo determinante, azzeccando i cambi e
      rischiando coraggiosamente il tutto per tutto. 
      Il Catania ha schiacciato la Roma nella sua area, un vero assedio, con
      tanta rabbia in corpo, ma anche con razionalità e buona gestione di
      palla. Tutta Catania ha spinto con il cuore il pallone di Martinez alle
      spalle di Doni, ma la zampata vincente del sudamericano ha regalato
      un'emozione indelebile a tutti gli appassionati tifosi sugli spalti e non. 
      di
      Gianni Di Marzio 
       
      I soliti tifosi semplicemente straordinari 
      Un
      psicodramma tra paura e orgoglio invocando il terzo miracolo consecutivo 
      Ognuno ha i tifosi che si merita. Giusto? Sì, bene. Allora il Catania
      devono davvero essere una società e una squadra che, da questo punto di
      vista, il destino ha voluto premiare. Perchè il Catania ha tifosi
      straordinari. Che possono chiedere alla squadra di non mollare mai.
      Perchè non mollano mai loro. Che possono chiedere l'impossibile, perchè
      loro ci credono sempre e lo inseguono con la testa, con il cuore, con i
      muscoli, con quanta voce hanno in gola. 
      Lo stadio ieri è tornato rossazzurro per l'occasione, tutto. Curve,
      tribuna A e B, uno spettacolo. Dalla paura iniziale alla gioia finale.
      Dentro questo psicodramma vissuto c'è un piccolo striscione appeso in
      tribuna B: "Vi prego, non voglio retrocedere". Dice tutto, per
      conto di tutti. Quasi un'implorazione, sussurrata, perchè retrocedere
      sarebbe stato terribile. 
      I tifosi c'erano tutti, loro hanno onorato il loro ruolo, hanno fatto quel
      che potevano, anche quando hanno vissuto per quasi mezz'ora una fase di
      inevitaqbile depressione. Quel silenzio seguito al gol della Roma è stato
      spettrale. Facce di ultras nelle curve che facevano cantare e cantavano
      ancora, ma era come se i cori restassero in gola. Facce di bambini che si
      facevano piccole piccole, con qualche lacrima nemmeno trattenuta. Facce di
      adulti stravolte, incredule. Il silenzio è durato per quel tempo in cui
      si è temuto che, davvero, il pomeriggio della speranza potesse
      trasformarsi in dramma sportivo. 
      di
      Andrea Lodato 
       
      Una
      domenica nel pallone. Come i catanesi hanno vissuto la giornata calcistica
      "più lunga" della stagione 
      Ore
      15, si svuota la città: tutti davanti alla tv 
      Strade desolate come a Ferragosto. Ma siamo ancora al 18 maggio, la
      giornata di Catania-Roma. Sensazioni già vissute, scene già viste che
      ricordano la domenica di due anni che lanciò i rossazzurri in A con la
      vittoria sull'Albinoleffe. 
      Il catanese si consegna al suo grande amore, il Catania, ad una passione
      che coinvolge davvero tutti e a tutte le età. Dopo il pranzo domenicale
      ci si organizza per seguire la partita in famiglia o con gli amici,
      oppure, per i meno fortunati, tocca rispolverare la storica radiolina.
      L'effetto è uguale perchè l'adrenalina sale.  
      Alle 14,55 in un locale di piazza Rosolino Pilo fervono gli ultimi
      preparativi per assistere alla partita con un pubblico composto
      principalmente da studenti. In piazza Trento il chiosco non fa grandi
      affari. Un solo cliente, in abito bianco, gusta un mandarino al limone.
      Colpisce la nostra attenzione un maratoneta con un look totalmente nero e
      con cuffiette per ascoltare la radio. Porterà male? 
      In corso Italia regna il silenzio, senti dalle case il volume delle
      televisioni e noti passeggiare alcune famiglie che ne approfittano per
      guardare le vetrine dei negozi. In piazza Europa, nascosti dagli alberi,
      la coppia di fidanzati si godel il relax. Nell'unica bancarella,
      attrezzata di gadget rossazzurri, si fermano due tifose per acquistare il
      cappello del jolly, ma il loro desiderio è frenato dal gol di Vucinic
      (ore 15.08). L'acquisto sarà rinviato. 
      di
      Nunzio Currenti 
       
      In città impazza la gioia rossazzurra 
      Franco:
      "Ho esultato come un matto". Onofrio: "Un'emozione forte
      che condivido con la famiglia" 
      CATANIA. Non c'è due senza tre si diceva alla vigilia di quest'ultima
      decisiva giornata di campionato. Contro l'Albinoleffe nell'anno della
      promozione in A, lo scorso anno contro il Chievo a Bologna, ieri al
      Massimino contro la Roma. 
      La terza festa rossazzurra in altrettante stagioni: i vecchi proverbi non
      sbagliano mai. Il Catania salva la serie A, era questo l'obiettivo, ed è
      stato centrato. Una salvezza strappata con le unghie e con i denti al
      termine di una partita contraddistinta da non poche sofferenze. 
      Per 85' l'impeto e la voglia del Catania di raggiungere il gol salvezza
      sì è stampato sulla traversa, poi il gol di Martinez accolto come una
      vera liberazione da tutti i tifosi. Al 90' impazza la festa tra le strade
      della città, caroselli di auto e moto sventolano vessilli rigorosamente
      rossazzurri. E la festa proseguirà così per ore e ore, senza riuscire ad
      esaurire la gioia irrefrenabile dei tifosi. 
      Sciarpe, bandiere, magliette con i nomi dei protagonisti: Vargas, Mascara,
      Martinez, Morimoto, Spinesi. La hit parade del pomeriggio della festa
      rossazzurra è la stessa che accompagna il pre partita al Massimino,
      "i tifusi do Catania semu tutti pari cà una Catania è squadra di
      serie A". 
      di
      Andrea Rapisarda 
       
      Il
      supertifoso 
      Quel
      magico numero tre e i campioni da celebrare  
      E tre! Come gli anni di fila che la squadra rossazzurra si appresta a
      giocare nella massima serie. 
      Come le tre partite spareggio giocate nell'ultima di campionato. Come le
      squadre che in classifica ci lasciamo alle spalle. Ma quanta fatica, che
      stress. Forse la sofferenza aiuta a far diventare grande una squadra, a
      fortificare una società. Di sicuro chi ne viene fuori da campione è il
      "tifoso". Anche nei momenti più bui ha saputo dare quella
      spinta alla sua squadra, senza mai chiedersi il perchè di alcune scelte
      piuttosto che di altre. Il tifoso rossazzurro che è stato tirato in ballo
      nei momenti meno opportuni. Se nell'angolo più sperduto del pianeta
      qualcuno commetteva qualche scorrettezza, non si è esitato nel tirare
      fuori delle immagini di repertorio che hanno visto tristemente
      protagonista una Catania "non sportiva". Per comparare,
      confrontare, bollare una città intera senza alcun distinguo. Ora basta!
      Tre volte basta. Dimenticare no, ma cominciare a costruire sì. [...] 
      di
      Gino Astorina 
       
      Il bilancio 
      Risultato
      costruito su una grande difesa ma l'attacco non ha reso come sperato 
      E' finita come ci si aspettava o, se preferite, come ci si augurava. Il
      Catania centra la salvezza, soffre come mia era capitato in passato, anche
      quando si giocò tutto negli ultimi novanta minuti, con l'Albinoleffe due
      anni fa e con il Chievo l'anno scorso. Un segnale che indica come non sia
      più il caso di sfidare oltre la sorte, evitando di rischiare anche le
      coronarie. Salvezza però meritata. Nonostante il tentativo, peraltro ben
      riuscito, di complicarsi la vita cedendo nel ritorno in casa a Torino a
      Reggina e perdendo incredibilmente in trasferta con due delle tre
      retrocesse, Empoli e Livorno. Come si dice, "si impara
      sbagliando" e la massima non fa eccezione anche nel calcio. E' stata
      una stagione tormentata, controversa, folle se volete. Grande girone di
      andata, finale a parte, quando da Napoli in poi è cominciata una serie di
      sconfitte che è diventata anche esagerata. Controversa dicevamo. Male con
      le piccole, con le dirette concorrenti, bene, molto bene, anche nelle
      sconfitte, con le grandi. Molte note positive. Da Martinez a Vargas,
      esploso definitivamente. Da Mascara, grandissima stagione almeno fino a
      trequarti di campionato, a Stovini, il cui rendimento è stato di
      altissimo livello, il migliore in assoluto. Si è andato avanti tra alti e
      bassi, tra fasi esaltanti, squadra che ha centrato la semifinale di Coppa
      Italia, cedendo proprio alla Roma, e altre piuttosto deludenti, fino a
      dilapidare il suo vantaggio sulla bassa classifica, facendosi risucchiare
      dal gruppo di pericolanti. [...] 
      di
      Orazio Provini 
        
      (rassegna
      stampa proveniente dal sito ufficiale) 
         | 
     
   
 
  
  
  
  
  
In rosso le retrocesse  C
= Champions League PCL
= Preliminari Champions League U
= Coppa Uefa I=Intertoto 
 
   
  
  
  
    
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        Marcatori 
         
        21
        Del Piero A. (21 Juventus, 3 rig.) 
        20 Trezeguet D. (20 Juventus, 2 rig.) 
        19 Borriello M. (19 Genoa, 5 rig.) 
        17 Di Natale A. (17 Udinese, 2 rig.) , Ibrahimovic Z. (17 Inter, 8 rig.)
        , Mutu A. (17 Fiorentina, 6 rig.) 
        15 Amauri C. (15 Palermo, 2 rig.) , Kaka' R. (15 Milan, 6 rig.) 
        14 Pandev G. (14 Lazio, 1 rig.) , Rocchi T. (14 Lazio, 3 rig.) , Totti
        F. (14 Roma, 3 rig.) 
        13 Cruz J. (13 Inter, 1 rig.) , Maccarone M. (13 Siena, 2 rig.) 
        12 Amoruso N. (12 Reggina, 3 rig.) , Bellucci C. (12 Sampdoria, 2 rig.)
        , Doni C. (12 Atalanta, 4 rig.) , Quagliarella F. (12 Udinese) 
        11 Inzaghi F. (11 Milan) 
        10 Acquafresca R. (10 Cagliari, 2 rig.) , Cassano A. (10 Sampdoria) ,
        Tavano F. (10 Livorno, 3 rig.) 
        9 Hamsik M. (9 Napoli) , Maggio C. (9 Sampdoria) , Pato A. (9 Milan) ,
        Pazzini G. (9 Fiorentina) , Vucinic M. (9 Roma) 
        8 Brienza F. (7 Reggina, 1 Palermo) , Domizzi M. (8 Napoli, 6 rig.) ,
        Floccari S. (8 Atalanta) , Iaquinta V. (8 Juventus, 1 rig.) , Langella
        A. (8 Atalanta) , Lavezzi E. (8 Napoli) , Mancini A. (8 Roma) , Martinez
        J. (8 Catania) , Miccoli F. (8 Palermo, 1 rig.) , Rosina A. (8
        Torino, 4 rig.) , Suazo D. (8 Inter) , Zalayeta M. (8 Napoli) 
        7 Budan I. (7 Parma, 2 rig.) , Gilardino A. (7 Milan) , Pozzi N. (7
        Empoli) , Seedorf C. (7 Milan) , Spinesi G. (7 Catania, 2 rig.) 
        6 Cambiasso E. (6 Inter) , Cozza F. (6 Reggina) , Di Michele D. (6
        Torino, 1 rig.) , Giovinco S. (6 Empoli) , Giuly L. (6 Roma) , Matri A.
        (6 Cagliari) , Santana M. (6 Fiorentina) , Sosa R. (6 Napoli) , Taddei
        R. (6 Roma) , Vieri C. (6 Fiorentina, 1 rig.) 
        5 Camoranesi M. (5 Juventus) , Cavani E. (5 Palermo) , Conti D. (5
        Cagliari) , Corradi B. (5 Parma) , De Rossi D. (5 Roma, 2 rig.) , Foggia
        P. (5 Cagliari, 4 rig.) , Gasbarroni A. (5 Parma, 2 rig.) , Loria S. (5
        Siena) , Osvaldo P. (5 Fiorentina) , Panucci C. (5 Roma) , Perrotta S.
        (5 Roma) , Sammarco P. (5 Sampdoria) , Simplicio F. (5 Palermo) ,
        Vannucchi I. (5 Empoli, 1 rig.) , Vargas J. (5 Catania) , Vigiani
        L. (5 Reggina) 
        4 Ambrosini M. (4 Milan) , Bianchi R. (4 Lazio, 1 rig.) , Crespo H. (4
        Inter) , Diamanti A. (4 Livorno) , Ferreira Pinto A. (4 Atalanta) ,
        Frick M. (4 Siena) , Leon J. (4 Genoa) , Lucarelli C. (4 Parma) , Mascara
        G. (4 Catania) , Montella V. (4 Sampdoria) , Paci M. (4 Parma) ,
        Pisanu A. (4 Parma) , Salihamidzic H. (4 Juventus) , Saudati L. (4
        Empoli, 1 rig.) , Sculli G. (4 Genoa) , Ventola N. (4 Torino) 
        3 Aquilani A. (3 Roma) , Asamoah G. (3 Udinese) , Balotelli M. (3 Inter)
        , Barreto E. (3 Reggina) , Bogliacino M. (3 Napoli) , Chiellini G. (3
        Juventus) , Cigarini L. (3 Parma, 2 rig.) , Cordoba I. (3 Inter) , Di
        Vaio M. (3 Genoa) , Diana A. (2 Torino, 1 Palermo) , Figueroa L. (3
        Genoa) , Fini M. (3 Cagliari, 1 rig.) , Firmani F. (3 Lazio) , Floro
        Flores A. (3 Udinese) , Jeda J. (3 Cagliari) , Jimenez L. (3 Inter) ,
        Kharja H. (3 Siena) , Knezevic D. (3 Livorno) , Konko A. (3 Genoa) ,
        Ledesma C. (3 Lazio) , Locatelli T. (3 Siena) , Mauri S. (3 Lazio) ,
        Morrone S. (3 Parma) , Padoin S. (3 Atalanta) , Pepe S. (3 Udinese) ,
        Pirlo A. (3 Milan, 1 rig.) , Pizarro D. (3 Roma, 1 rig.) , Reginaldo F.
        (3 Parma) , Rossini F. (3 Livorno) , Stellone R. (3 Torino) , Tissone F.
        (3 Atalanta) , Vieira P. (3 Inter) , Zampagna R. (3 Atalanta, 1 rig.) 
        2 Bellini G. (2 Atalanta) , Bianco P. (2 Cagliari) , Bogdani E. (2
        Livorno) , Bonazzoli E. (2 Sampdoria) , Budel A. (2 Empoli) , Busce' A.
        (2 Empoli) , Calaio' E. (2 Napoli) , Capelli D. (2 Atalanta) ,
        Carrozzieri M. (2 Atalanta) , Cicinho C. (2 Roma) , De Ceglie P. (2
        Siena) , Delvecchio G. (2 Sampdoria) , Donadel M. (2 Fiorentina) ,
        Dossena A. (2 Udinese) , Franceschini D. (2 Sampdoria) , Galloppa D. (2
        Siena) , Gargano W. (2 Napoli) , Gastaldello D. (2 Sampdoria) , Grandoni
        A. (2 Livorno) , Inler G. (2 Udinese) , Jankovic B. (2 Palermo) , Juan
        S. (2 Roma) , Legrottaglie N. (2 Juventus) , Loviso M. (2 Livorno, 1 rig.)
        , Mesto G. (2 Udinese) , Montolivo R. (2 Fiorentina) , Muslimovic Z. (2
        Atalanta) , Mutarelli M. (2 Lazio) , Nedved P. (2 Juventus) , Palladino
        R. (2 Juventus) , Paloschi A. (2 Milan) , Papa Waigo N. (2 Fiorentina) ,
        Pulzetti N. (2 Livorno) , Rinaudo L. (2 Palermo) , Ronaldo L. (2 Milan)
        , Rossi M. (2 Genoa) , Semioli F. (2 Fiorentina) , Tedesco G. (2
        Palermo) , Volpi S. (2 Sampdoria) 
        1 Abate I. (1 Empoli) , Accardi P. (1 Sampdoria) , Adriano L. (1 Inter)
        , Baiocco D. (1 Catania) , Barone S. (1 Torino) , Behrami V. (1
        Lazio) , Bergvold M. (1 Livorno) , Bertotto V. (1 Siena) , Biondini D.
        (1 Cagliari) , Bottone D. (1 Torino) , Bresciano M. (1 Palermo) , Brighi
        M. (1 Roma) , Burdisso N. (1 Inter) , Cafu M. (1 Milan) , Caracciolo A.
        (1 Sampdoria) , Caserta F. (1 Palermo) , Cassani M. (1 Palermo) ,
        Ceravolo F. (1 Reggina) , Cesar R. (1 Inter) , Colucci G. (1 Catania)
        , Coly F. (1 Parma) , Comotto G. (1 Torino) , Contini M. (1 Napoli)
        , Corini E. (1 Torino) , Corvia D. (1 Siena) , Cossu A. (1 Cagliari) ,
        Danilo S. (1 Genoa) , De Vezze D. (1 Livorno) , Dellafiore P. (1 Torino)
        , Felipe D. (1 Udinese) , Ferronetti D. (1 Udinese) , Figo L. (1 Inter)
        , Forestieri F. (1 Siena) , Galante F. (1 Livorno) , Gamberini A. (1
        Fiorentina) , Garics G. (1 Napoli) , Gattuso G. (1 Milan) , Gobbi M. (1
        Fiorentina) , Gourcuff Y. (1 Milan) , Grella V. (1 Torino) , Grygera Z.
        (1 Juventus) , Joelson I. (1 Reggina) , Kolarov A. (1 Lazio) ,
        Kuzmanovic Z. (1 Fiorentina) , Lanna S. (1 Torino) , Larrivey J. (1
        Cagliari) , Lucarelli A. (1 Genoa) , Maicon D. (1 Inter) , Maldini P. (1
        Milan) , Malonga D. (1 Torino) , Maniche N. (1 Inter) , Mannini D. (1
        Napoli) , Marchionni M. (1 Juventus) , Marconi M. (1 Atalanta) ,
        Marzoratti L. (1 Empoli) , Masiello A. (1 Genoa) , Masiero M. (1 Genoa)
        , Materazzi M. (1 Inter) , Matteini D. (1 Parma) , Mexes P. (1 Roma) ,
        Milanetto O. (1 Genoa) , Missiroli S. (1 Reggina) , Modesto F. (1
        Reggina) , Morfeo D. (1 Parma) , Morimoto T. (1 Catania) , Motta
        M. (1 Torino) , Natali C. (1 Torino) , Nesta A. (1 Milan) , Oddo M. (1
        Milan, 1 rig.) , Palombo A. (1 Sampdoria) , Pavan S. (1 Livorno) ,
        Pellegrino M. (1 Atalanta) , Portanova D. (1 Siena) , Raggi A. (1
        Empoli) , Recoba A. (1 Torino) , Rigano' C. (1 Siena) , Rivalta C. (1
        Atalanta) , Rossi M. (1 Parma) , Sala L. (1 Sampdoria) , Sardo G. (1
        Catania) , Silvestri C. (1 Catania) , Sissoko M. (1 Juventus) ,
        Siviglia S. (1 Lazio) , Stankovic D. (1 Inter) , Stendardo G. (1
        Juventus) , Stovini L. (1 Catania) , Tare I. (1 Lazio) , Terlizzi C. (1
        Catania) , Tonetto M. (1 Roma) , Tristan D. (1 Livorno) , Vailatti T. (1
        Torino) , Vergassola S. (1 Siena) , Vidigal J. (1 Livorno) , Zaccardo C.
        (1 Palermo) , Zanetti J. (1 Inter) , Zapata C. (1 Udinese) 
         
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ORGANICO
2007-08 
  
  
  
  
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