Ci svegliamo a Page, in Arizona. 

Oggi grande giornata di pietre. Pietre bianche, pietre rosse e pietre country. Alloggiamo al Lake Powell Resort, che da solo  rappresenta il fulcro di tutto ciò che si svolge nella zona.

Nei pressi di Page c'è Dead Horse Point, il punto in cui il Colorado si getta a "ferro di cavallo" sul Grand Canyon . Il luogo è famoso perchè qui furono girate alcune scene del "Massacro di Fort Apache" e le scene finali del film "Thelma e Louise".

Lake Powell non è un lago naturale,  ma un immenso invaso artificiale voluto  tempo fa dal Governo che, per motivi di risorse naturali ed ambientali, con alcune strategiche deviazioni allagò con le acque del Colorado le alte voragini del Glen Canyon lasciando solo le guglie e le cime che si vedono oggi. Quindi, immaginando la parte sommersa, c'è da figurarsi quant'era grande questo Canyon, che per "navigarlo" nella sua intera lunghezza occorrono almeno due giorni!

Nei weekend arrivano al lago i ricchi americani per ancorare le loro lussuose imbarcazioni e andare a pesca di lucci e salmoni, o andare a giocare a golf, o cazzeggiare bevendo birra e osservando come merce rara i poveri turisti europei che fotografano freneticamente, come giapponesi impazziti, centinaia di coniglietti che si aggirano intorno alle loro gambe.

La sera prima li ho voluti sentire, ascoltarli da vicino. Ordino un rosso Savignon californiano e li ascolto vicini a me, seduti sui loro sgabelloni già mezzi ubriachi, uomini e donne. Al banco si accorgono che sono italiano e mi chiedono il parere sul vino. Non potevo esimermi dal dichiarare che era ottimo e alle mie lusinghe me ne offrono un altro bicchiere. Grandi! Non mi sono arrischiato a dire che ero siculo, altrimenti avrei dovuto firmar autografi! (e dire che noi siciliani, avendo una ricchezza del genere invidiata in tutto il mondo, ..... lasciamo perdere, questa è, purtroppo,  un'altra storia).

La mattina colazione "americana" (chi vuol capire capisca) a bordo di un panfilo per una mini crociera in mezzo al lago, salutati da decine di esibizionisti che ci scorrazzano attorno facendo sci nautico. Ad ogni loro evoluzione quasi ci chiedono l'applauso con le loro grida da cowboy. Fra le nostre risate, ci spelliamo le mani ben volentieri. Si accontentano di questo, non chiedono niente in cambio, giocherelloni come sono vogliono solo sentire "bravo!"!

Appena sbarcati, ci mettiamo in viaggio in direzione del Bryce Canyon, quello dalle guglie bianche e rosse. E prima di arrivarci posiamo i nostri bagagli da Ruby's, storico ristoro del west americano. Se  avete lo spirito giusto del cow-boy ma di quello vero, non col gulo di gomma degli autisti di città  ma quello coi calli provocati dalla sella;  quello con lo stomaco pieno di polvere rossa; quello che ha un urgente bisogno di una monumentale  bistecca alta quattro centimetri; quello di Tommy Mix che puzza di Grizzwly, di sterco di bisonti e di cuoio consumato nelle stalle dei Mustangs; quelllo che guarda la sua amata sotto le stelle come uno scemo al suono dei violini elettrici, che va matto per la Bud beer "non light"; quello che ballerebbe il country una notte intera con le songs di Jhonny Cash, Dolly Parton, Alan Jackson e Willie Nelson masticando bocconi di tacchino avanzato dal giorno prima, proprio quello del  Ringraziamento. Ebbene, se desiderate tutto questo, il posto giusto per voi è questo (se sei davvero un bovaro come si deve clicca sul suo link in fondo, please).

Ecco dove siamo poi ritornati dopo il pomeriggio al Bryce Canyon. Un pomeriggio con gli occhi rossi, sia per la commozione che  per il colore dei luoghi. Da non dimenticare. 

 

 

 

Può essere paragonata a Moab nello Utah, piccole realtà ubicate al centro di comprensori naturalistici immensi. Mentre Moab si trova tra Canyonlands e Arches National Park, Page si adagia sulle sponde del Lake Powell, quindi a ridosso del Glen Canyon. Elencare tutto ciò che si può fare a Page è realmente difficile; una saggia e preventiva pianificazione è d'obbligo se non si vuole girare a vuoto, o ancor peggio visitare delle location negli orari sbagliati.
Si può svariare da escursioni in jeep a trails a piedi, dalla visita di slot canyon alla contemplazione delle formazioni che affiorano dal Lake Powell.  La cittadina offre tutto quello che serve per trascorrere un piacevole soggiorno; supermercati iper forniti, negozi per l'escursionismo, abbigliamento e informatica sono tutti presenti. Anche sotto il lato della ristorazione esistono svariate tipologie di locali, anche se il mio consiglio è di orientarsi sulle steak house. Anche gli orari di chiusura dei ristoranti sono più "italiani", permettendo di recarsi a cena fino alle 21; cosa assai rara in molte parti degli States. Ma passiamo ad organizzare le giornate a Page.
Al mattino consiglio una visita al maestoso Horseshoe Bend, poco a sud di Page sulla US89 che porta a Flagstaff. Un piccolo spiazzo adibito a parcheggio indica l'inizio del breve trail che porta al "salto" nel fiume Colorado. Suggestivo. A poca distanza si possono visitare i Water Holes Slot Canyon, il cui ticket va comprato alla cassa dell'Antelope Canyon trovandosi sotto la giurisdizione dei nativi. A tarda mattinata senza dubbio va visitata Antelope Canyon, precisamente la "lower section"; questa parte fu anni fa il teatro di una sciagura dove morirono alcuni escursionisti; incuranti degli avvertimenti rimasero intrappolati negli slot canyon quando sopraggiunse un flash flood. Morirono tutti tranne uno. Adesso i nativi hanno attrezzato gli slot canyon con delle grate e scale di emergenza, permettendo qui numerose vie di fughe in caso di emergenza.

 A livello naturalistico le lower section sono meravigliose; non avendo i colori della sorella upper section, hanno degli scorci fatti di strettoie e di alte volte che lasciano a bocca aperta. La "upper section", dall'altra parte della US98 che dirige verso Kayenta (nei pressi della centrale elettrica), va assolutamente visitata nelle ore cavallo del pranzo. In quell'arco di tempo i raggi solari cadono perpendicolari nelle sottile fenditure delle rocce, andando ad accendere i colori rossastri delle pareti. Dire che si assiste a qualcosa di unico in tutti gli States è poco; peccato per le torme di turisti. Affidandosi a guide specializzate è possibile poi effettuare escursioni in altre location meno conosciute, ma questo potrebbe anche occuparvi l'intera giornata.
Il tramonto sul Lake Powell va assolutamente goduto dalla collina antistante Wahweap, ad ovest di Page. Uno spettacolo di rara bellezza vedere le guglie affiorare dal Lake Powell tinto di rosso dagli ultimi raggi della giornata. 
Si parte dall'escursione dura e impegnativa al Paria Canyon, alla ricerca di "the wave"; oppure, se muniti di fuoristrada e competenza, si può fare rotta su Romana Mesa per godere appieno della vista di Lake Powell. O ancora spingendosi ulteriormente a ovest si può arrivare fino alla città fantasma di Paria Ghost Town. Le opzioni sono tante e variegate, sta tutto nella programmazione, preparazione e disponibilità di tempo. Sicuramente non ci si annoia mai a Page.

PAGE

ANTELOPE CANYON

 

Horseshoe Bend, nei pressi di Page.

Da qui saltarono Thelma e Louise per togliersi la vita. Se i cancelli del cielo sono questi, beh....in un certo senso, ne avevano ben donde!

 

 

 

 

Il lago prende il nome da un veterano della Guerra Civile, il Maggiore John Wesley Powell. Powell condusse la prima spedizione nota attraverso tutta la lunghezza del Grand Canyon – un'impresa coraggiosa lunga 393 km.

La realizzazione della Glen Canyon Dam "Diga di Glen Canyon" nel 1964, ha creato uno dei più grandi bacini idrici dell'America del Nord. Questa massa di acqua, che occupa una regione chiamata Glen Canyon, è meglio conosciuta in tutto il mondo col nome di Lake Powell "Lago di Powell." Per darvi un'idea delle sue dimensioni, pensate che l'insieme dei litorali del lago misura circa 3.360 chilometri, una distanza più grande dell'intera costa statunitense dell'Oceano Pacifico.

 

 

Nomina "Lake Powell" a chiunque sia nato nello Utah e la loro mente si riempie di immagini di imbarcazioni di ogni tipo, dai cabinati, ai grandi yacht, alle piccole barche. Infatti, nell'area che circonda Lake Powell si possono trovare numerosi luoghi di villeggiatura e marinas (porticcioli) che affittano cabinati e "jet skis." Inoltre, i numerosi motel e ristoranti che si trovano lungo le sue sponde rendono possibile il soggiorno nel lago.

 

 

Per gli appassionati , il Lake Powell è sinonimo di pesca. Il lago e ricco di vari tipi di pesce persico, trota variegata, pesce gatto, luccio del nord ed altri. Altre attività di svago includono lo Sci d'acqua, le immersioni subacquee, la vela, il nuoto e la fotografia. Lo stesso Glen Canyon, comprendente la zona che si estende al di là del perimetro dell'acqua, è una destinazione remota ma conosciuta per il campeggio, le escursioni a piedi e con le Jeep.

Per i visitatori statunitensi e internazionali che hanno soltanto pochi giorni da spendere al Lake Powell, l'esperienza fondamentale sta nella contemplazione di vaste quantità di acqua, di canyon di rocce rosse, di territori remoti un tempo abitati da popolazioni indiane preistoriche, nonché nelle escursioni a piedi e con Jeep, in una regione ricca di colori, tradizioni e paesaggi grandiosi del Vecchio West.

 

 

I centri turistici e gli uffici informazioni si trovano all'incrocio delle poche strade della zona o su quelle che portano al lago [Highway 95 e 278 dello Utah]. Infatti, l'unica via per attraversare il lago da Bullfrog Marina a Hall's Crossing (Incrocio di Hall) è su un traghetto. Il John Atlantic Burr Ferry, che fa traversate tra Bullfrog e Halls Crossing risparmia ai viaggiatori 210 chilometri. Il traghetto ha posto per macchine, camper, veicoli ricreativi, e autobus. In servizio tutto l'anno, ma ad orario ridotto durante l'inverno.

Al Centro Turistico di Carl Hayden, che si trova presso la Glen Canyon Dam, a Page, i turisti sono invitati ad apprendere come apprezzare il monumento archeologico senza danneggiare il fragile ambiente del deserto. Le visite turistiche al Lake Powell sono più piacevoli durante la stagione primaverile e autunnale, quando le temperature sono miti. (La temperatura durante l'estate può raggiungere i 100 gradi Farhrenheit o 43 gradi Centigradi.)

Sulle rive del Lake Powell ci sono cinque porticcioli. I campi organizzati sono aperti a Hite, Halls Crossing e Bullfrog Marina. Le prenotazioni per i cabinati, grandi yacht e barche a motore, per alloggio e per il posteggio dei veicoli ricreativi dovranno essere fatte con molto anticipo. Le escursioni con la barca al Rainbow Bridge National Monument (Monumento Nazionale del Ponte Arcobaleno) sono possibili tutti i giorni dell'anno e vanno da Bullfrog Marina, nello Utah a Wahweap Marina, Page, in Arizona.

 

 

http://www.ivansgualdini.com/

 

 

 

 

 

 

 

 

La Country music

 

 

 anche chiamata country and western music o country-western, è il risultato dell'unione di forme popolari della musica americana sviluppatasi nel sud degli Stati Uniti.
Si sviluppa grazie agli influssi della musica tradizionale sudista (caratterizzata da Violino e Banjo, anche chiamata Old Time Music), dal blues, dai tradizionali Duos, gruppi musicali formati da fratelli (e caratterizzati dalla presenza di chitarra, mandolino e di una affascinante affinità vocale) ed dalla musica celtica degli immigrati anglo-irlandesi.

Questo genere musicale si compone di molti filoni artistici; i principali tra essi sono il Bluegrass, parte acustica della Country Music, caratterizzata da veloci assoli di mandolino, banjo e violino, genere popolarizzato da Bill Monroe e dai Foggy Mountain Boys, e la Western music, caratterizzata da tradizionali ballate.

Altri generi che derivano o originano dalla country music sono il Western swing, il Bakersfield sound, l'Outlaw Country, il Cajun e l'Honky tonk.

Vernon Dalhart fu il primo cantante country ad avere successo nazionale (Maggio 1924 con "The Wreck of Old '97"). Altri artisti famosi di quell'epoca furono i Blue Sky Boys, Riley Puckett, Don Richardson, Fiddling John Carson, Ernest Stoneman, Charlie Poole and the North Carolina Ramblers e Gid Tanner & The Skillet Lickers.

Alcuni tracciano le origini della country music moderna a due influenti gruppi: il cantante country Jimmie Rodgers e la Carter Family. Le loro canzoni furono le prime ad avere un riconoscimento nazionale, come le famose Sessions di Bristol in Tennessee, il 1° agosto 1927, nella quali Ralph Peer fu il talent scout e registratore di suono.

Nashville Sound [modifica]
Durante gli anni ‘60, la country music divenne una industria, centrata a Nashville nel Tennessee, capace di fruttare milioni di dollari. Sotto la direzione di produttori come Chet Atkins, Owen Bradley e più tardi Billy Sherrill, il Nashville sound portò la country music a un pubblico diverso. Questa sonorità prese a prestito elementi dello stile pop degli anni cinquanta: vocalità rilevanti e "lisci" accompagnate da sezioni d’archi e cori vocali. Agli assoli strumentali fu data secondaria importanza per dar spazio a fraseggi e abbellimenti caratteristici. Tra i principali artisti di questo genere troviamo Patsy Cline, Jim Reeves, e più tardi Tammy Wynette e Charlie Rich. Sebbene la musica country abbia una grande varietà stilistica, alcuni critici sostengono che questa diversità fu soffocata da un approccio troppo rigido da parte dei produttori del Nashville Sound; secondo altri, invece, le cause sono da ricercarsi nella necessità di reinventare il country di fronte al predominio del rock’n’roll anni ’50 e della successiva invasione britannica. Persino oggigiorno, la grande varietà della musica country non viene ben rappresentata nelle trasmissioni radio e la percezione popolare della musica country è piena di stereotipi di ballate hillbilly suonate con il mandolino.

Nashville Sound
Durante gli anni ‘60, la country music divenne una industria, centrata a Nashville nel Tennessee, capace di fruttare milioni di dollari. Sotto la direzione di produttori come Chet Atkins, Owen Bradley e più tardi Billy Sherrill, il Nashville sound portò la country music a un pubblico diverso. Questa sonorità prese a prestito elementi dello stile pop degli anni cinquanta: vocalità rilevanti e "lisci" accompagnate da sezioni d’archi e cori vocali. Agli assoli strumentali fu data secondaria importanza per dar spazio a fraseggi e abbellimenti caratteristici. Tra i principali artisti di questo genere troviamo Patsy Cline, Jim Reeves, e più tardi Tammy Wynette e Charlie Rich. Sebbene la musica country abbia una grande varietà stilistica, alcuni critici sostengono che questa diversità fu soffocata da un approccio troppo rigido da parte dei produttori del Nashville Sound; secondo altri, invece, le cause sono da ricercarsi nella necessità di reinventare il country di fronte al predominio del rock’n’roll anni ’50 e della successiva invasione britannica. Persino oggigiorno, la grande varietà della musica country non viene ben rappresentata nelle trasmissioni radio e la percezione popolare della musica country è piena di stereotipi di ballate hillbilly suonate con il mandolino.

 

Se volete portarvi a casa un poster indimenticabile di questa vacanza, aspettate di scattare la vostra istantanea al Bryce Canyon, un grandioso anfiteatro di pinnacoli, gli hoodoos, prodotti dall'erosione delle acque e del vento, in tutte le sfumature dal giallo oro scintillante al rosso, al rosa che sfuma ad un timido violetto, sino al bianco... Non è un parco ampio, rispetto a molti altri, si attraversa tutto in meno di 100 km.
Al centro di questo percorso, la strada offre soste lungo tutti i vari punti panoramici, facilmente accessibili, come il Rainbow point, il Sunset point, l'Inspiration point, che si aprono sopra questo meraviglioso e indescrivibile spettacolo della natura. L'anfiteatro del Bryce Canyon è un ventaglio di colori e pinnacoli che cambia a seconda dell'orario e della luce solare, del tempo e della stagione, assumendo contorni, rilievi e forme sempre nuove.

 


Il Bryce Canyon si e' formato grazie alla disgregazione lenta e continua da parte degli agenti atmosferici e delle piogge di un altopiano di rocce calcaree dal colore rosa. Il risultato che oggi possiamo ammirare e' una fantasiosa opera di ingegneria naturale: 14 anfiteatri con guglie e pinnacoli dalle forme bizzarre e dai colori che toccano tutte le gradazioni: dal bianco al rosa, al rosso. Tra le guglie e i pinnacoli, nella gola del profondo canyon, si snodano 56 chilometri di sentieri. Il percorso piu' classico e' la Navajo Loop Trail, di circa 6 chilometri che si completa in circa 2 ore. Per chi non ha molto tempo c'e' una comodissima strada asfaltata che corre lungo tutto il bordo del parco e che permette varie soste nei punti piu' panoramici. Tra questi segnaliamo Sunset and Sunrise Point da dove si ammirano le immense guglie che digradano nella vallata sottostante, panorami che assumono un fascino particolare durante l'alba e il tramonto. D'inverno la neve spesso ricopre queste guglie: e' uno spettacolo molto suggestivo.
Clima: in estate caldo di giorno con notti fresche e frequenti temporali. Luglio e' il mese piu' caldo con circa 30 gradi di giorno e circa 10 di notte. In inverno temperature che si abbassano sino a 0 gradi con abbondanti nevicate. Accessi al parco: unico accesso a nord-ovest da Ruby's Inn. 
 

 

Situato nello Utah, il Bryce Canyon National Park è famoso per i cosiddetti hoodoos, formazioni geologiche naturali alte e sottili, prodotte dall’erosione di sedimenti rocciosi dei fiumi e dei laghi, e caratterizzate da una colorazione tendente al rosso, all’arancio, al rosa e al bianco, e per il Natural Bridge, un grande e affascinante arco scolpito in un’ampia fessura della roccia. Diventato monumento nazionale nel 1924 e istituito come parco nazionale nel 1928, il Bryce Canyon ha una superficie di 145 km² ed un’altitudine che oscilla tra i 2400 e i 2700 m. Il parco presenta 3 differenti zone climatiche costituite dalla foresta di abeti, la foresta di pini di Ponderosa e la foresta di ginepri e pini, con conseguenti variegate specie di uccelli (il Condor della California, la Nocciolaia di Clark, il falco pescatore, il falco pellegrino, il corvo imperiale, la ghiandaia di Steller, la rondine verdeviola) e mammiferi (lo scoiattolo di terra dorato e quello delle rocce, il puma, conosciuto anche come coguaro o leone di montagna, il chipmunk [uguale ai simpatici Cip e Ciop della Disney], il cane della prateria dello Utah, l’Antilocapra americana, il cervo mulo). Per quanto riguarda invece le specie di rettili e anfibi, nel Bryce Canyon si possono trovare il Crotalus oreganus, il cui morso è velenoso nel 30/40% dei casi, la Phrynossoma douglassi, che si mimetizza molto bene con il terreno, la Uta stansburiana, che ha un’elevata capacità di riprodursi, il Masticophis teaniatus, che si arrampica sulle piante per cacciare uccelli, e la salamandra tigre, che è la più grande salamandra vivente.

Dal punto di vista naturalistico/vegetale, nel parco si possono vedere le foreste di abeti e pioppi, il pino giallo, le foreste di pino e ginepro, la quercia di Gambel, i cactus e la yucca. A seguire, abbiamo ancora l’abete del Colorado, che si trova vicino ai ruscelli tra i 2400 e i 2500 metri, il Pinus longaeva e il Pinus aristata, che crescono tra i 2280 e i 3500 metri, e la loro età stimata è di 1600 anni, l’abete di Douglas, il Pinus flexilis, che cresce tra i 1500 e i 3650 metri, il pino del Colorado, che cresce tra i 1500 e i 2100 metri, il pioppo tremulo, il ginepro delle Montagne Rocciose, con i suoi caratteristici frutti blu, la Dasiphora fruticosa dai fiori gialli, la Castilleja parvula, e l’Iris missouriensis, pianta molto tossica sia per gli animali che per l’uomo.

 

Il Bryce Canyon National Park è aperto tutto l’anno, eccetto a Natale e per il giorno del Ringraziamento. L’ingresso al parco è a pagamento, e al suo interno ci sono tre campeggi e il bellissimo hotel Bryce Canyon Lodge. Tra i sentieri più caratteristici del parco, che variano sia in lunghezza che in difficoltà, troviamo Mossy Cave (lunghezza 1,3 km), facile sentiero che porta vicino ad una grotta e ad una piccola cascata, Rim Trail (lunghezza fino a 17,7 km), sentiero che permette di vedere gli hoodoos dall’alto, Bristlecone Loop (lunghezza 1,6 km), sentiero che attraversa foreste di abeti e pini, Queen’s Garden (lunghezza 2,9 km), facile sentiero che scende nel canyon, da dove si possono vedere gli hoodoos alla base, Navajo Trail (lunghezza 2,2 km), sentiero di media difficoltà, Tower Bridge (lunghezza 4,8 km), sentiero di media difficoltà che scende per 290 metri nel canyon, Hat Shop Trail (lunghezza 6,4 km), sentiero di media difficoltà che scende per 438 metri, Swamp Canyon Trail (lunghezza 7,2 km), sentiero particolarmente difficile in una delle zone meno conosciute del parco, Fairyland Loop (lunghezza 12,9 km), difficile sentiero tra hoodoos e panorami spettacolari, Peek-A-Boo Loop (lunghezza 8,8 km), sentiero molto difficile, Riggs Spring Loop (lunghezza 14,2 km), lungo e ripido sentiero dotato di 4 aree di campeggio, che attraversa foreste di abeti e pini passando vicino ad una sorgente, e infine Under-The-Rim Trail (lunghezza 36,9 km), sentiero dotato di 8 aree di campeggio, che attraversa le regioni remote del canyon.

Nel Parco nazionale del Bryce Canyon le temperature estive si avvicinano ai 30 °C, mentre quelle invernali minime si mantengono sempre sotto gli 0 °C. Per poterlo visitare meglio, magari per scoprire punti particolari del parco, sarebbe utile un fuoristrada, e inoltre il posto è ideale per scattare meravigliose fotografie. I luoghi più adatti per veri e propri scorci mozzafiato, sono sicuramente Sunrise Point of View, Sunset Point e Bryce Point of View, dal quale si può ammirare tutto il parco. Per arrivare al Bryce Canyon National Park, l’aeroporto più vicino è il Cedar City Regional Airport, distante 100 chilometri a est dal parco, mentre le due autostrade più comode per raggiungere l’entrata del Bryce Canyon, sono l’interstatale I-15 seguita dalla UT-14.

http://www.myusa.it/parchi-nazionali-usa-stati-uniti/374-bryce-canyon.html

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una sosta obbligata per chi ama il West.

 

Prima categoria. Famoso motor inn degli anni Venti, è l'hotel più vicino all'ingresso del parco Bryce (2 km) e per oltre ottantant'anni ha accolto i visitatori del parco. Ricostruito nel 1976 e restaurato successivamente nel 1992, ha 368 camere semplici, ma confortevoli, con aria condizionata, televisione a colori, telefono e asciugacapelli. Ha tre ristoranti: Ruby's Inn Restaurant, Canyon Diner e Cowboy's Buffet and Steak Room e una stazione di servizio Texaco, una piscina coperta riscaldata e una all'aperto, negozio, parcheggio gratuito.

                

 

 

http://www.mimmorapisarda.it/USA/rubys2.jpg

 

 

 

 

 

LE TOVAGLIE SUI TAVOLI DEL RISTORANTE

 

http://www.mimmorapisarda.it/USA/rubys1.jpg

 

Il quarto giovedì di novembre è il Thanksgiving Day, la Festa del Ringraziamento, probabilmente la celebrazione più tradizionale e sentita degli Stati Uniti. La Festa del Ringraziamento è una di quelle cose che sono profondamente radicate nell'immaginario collettivo, anche se non ha nulla a che vedere con la nostra cultura e abbiamo visto celebrarla solo in TV. Tuttavia sono talmente tanti i film e telefilm che ci hanno mostrato stralci di questo giorno particolare per gli americani, che ormai ci sembra anche un po' nostra.

Quasi tutte le culture del mondo hanno un giorno speciale per ringraziare per un raccolto abbondante. Anche la festa di Halloween era in origine un rito per celebrare l'inizio della stagione autunnale e ringraziare per il raccolto.

Per ricercare le origini del Thanksgiving Day bisogna tornare indietro fino ai tempi dei Pilgrim Fathers. Nel 1620 una nave inglese, la Mayflower, con un centinaio di profughi religiosi a bordo, attraversò l'Atlantico per stabilirsi nel Nuovo Mondo. Si trattava di un gruppo di separatisti che aveva cominciato a mettere in discussione alcuni punti del credo della Chiesa Anglicana e voleva scindersi da essa. Queste persone, che la storia ricorda come Pilgrim Fathers (Padri Pellegrini), si stabilirono nei pressi dell'attuale stato del Massachussets, dove approdarono il 16 dicembre 1620. Il primo inverno fu piuttosto duro per loro: erano arrivati troppo tardi per coltivare molte colture, e senza del cibo fresco metà della colonia morì di fame o per malattie.

La leggenda narra che la primavera seguente i nativi del luogo, forse indiani Irochesi, insegnarono loro come cacciare, pescare, coltivare mais, cibo a loro sconosciuto, e tante altre colture adatte a quella terra ignota. Nell'autunno del 1621 i pellegrini ebbero generosi raccolti di mais, orzo, fagioli e zucche. Inoltre avevano imparato, sempre dagli indiani, come cucinare mirtilli e diversi tipi di verdure. A questo punto i coloni avevano molto per cui ringraziare, per cui organizzarono una festa e invitarono ad unirsi a loro gli indigeni, i quali portarono cervi da arrostire e tacchini. Negli anni seguenti questi primi coloni continuarono a celebrare il raccolto autunnale con una festa del ringraziamento.

La vera storia, però, è un po' diversa: gli indiani nativi erano già stati decimati dagli inglesi in una spedizione che ebbe luogo nel 1614, e solo un certo Squanto, indiano della tribù dei Pawtuxet, era sopravvissuto. Proprio Squanto era il responsabile di una coltura di mais di 20 acri, grazie alla quale i coloni poterono sfamarsi. Egli stesso, che a causa della schiavitù aveva imparato la lingua dei coloni, insegnò loro come coltivare mais, cacciare e pescare e li aiutò a negoziare la pace con la tribù Wampanoag, guidata dal capo Massasoit. Per celebrare la loro buona sorte, il capo dei coloni, William Bradford, organizzò una festa di tre giorni dopo il raccolto del 1621. Squanto e gli indiani non furono nemmeno inviatati, ad eccezione del capo Massasoit, ma fu lui, con grande disappunto dei coloni, che si presentò con un centinaio dei suoi. Non ci sono testimonianze che furono serviti tacchino, salsa di mirtilli e zucche o che furono recitate preghiere e i coloni non si riferirono mai a questa festa come al ringraziamento.

Solo molto più tardi, quando il Thanksgiving Day fu istituito ufficialmente, lo si volle ricollegare a questo lontano episodio della storia americana, e sembra che il primo a farlo sia stato lo scrittore Alexander Young. D'altronde le testimonianze dei festeggiamenti organizzati da Bradford non furono ritrovate prima del 1820, quando venne fuori una descrizione, intitolata "Mourt Relation", della festa del 1621 scritta da Edward Winslow, uno dei capi della colonia di Plymouth. Tuttavia fu solo nei primi del '900, quando cominciarono ad apparire le prime illustrazione della festa, che l'immagine dei Nativi Americani e dei Pilgrim Fathers divenne l'icona del Giorno del Ringraziamento. Oggi è impossibile pensare a questa festa senza visualizzare mentalmente i Pilgrim Fathers e il tacchino!

Raggiunta l'indipendenza americana, il congresso stabilì un giorno del ringraziamento da celebrare ogni anno. Fu George Washington, nel 1789, a suggerire la data del 26 novembre. Nel 1863, dopo la lunga e sanguinosa guerra civile, Abraham Lincoln chiese agli americani di riunirsi l'ultimo giovedì di novembre e ringraziare: per la prima volta la festa fu celebrata a livello nazionale. Per motivi economici nel 1939 Roosevelt anticipò la celebrazione di una settimana, ma nel 1941 il congresso stabilì che il quarto giovedì di novembre sarebbe stata una festa federale proclamata ogni anno dal Presidente.

Anche oggi il Giorno del Ringraziamento cade il quarto giovedì di novembre, ogni anno in un giorno diverso, e il Presidente degli Stati Uniti deve proclamare questa data come celebrazione ufficiale.
Il Giorno del Ringraziamento è un momento di tradizione e condivisione in cui i membri di una famiglia, anche se vivono molto distanti, si riuniscono in casa di qualche vecchio parente per ringraziare tutti insieme per ciò che possiedono. In questo spirito di condivisione organizzazioni caritatevoli offrono un pasto tradizionale alle persone che ne hanno bisogno, in particolar modo ai senzatetto. Nella maggior parte delle case si mangia lo stesso cibo che, secondo la leggenda, mangiarono i primi coloni, e che è diventato il pasto tradizionale.

Tacchino, mais, patate, zucche e salsa di mirtilli sono diventati i simboli del primo ringraziamento, oggi riportati anche nelle decorazioni per la festa e sui biglietti d'auguri. Il mais, che rappresenta la sopravvivenza dei coloni, e la salsa di mirtilli, serviti nel primo ringraziamento, sono sulle tavole ancora oggi. I mirtilli crescevano e crescono tuttora abbondanti negli stati del Massachussets e del New England e gli indiani, che li usavano anche per trattare infezioni e per tingere tessuti, insegnarono ai coloni come cucinarli con zucchero e acqua per farne una salsa, che oggi si può acquistare già pronta in tutti i supermercati d'America.

Nel 1988 ebbe luogo una celebrazione molto particolare per la Festa del Ringraziamento presso la cattedrale di St. John The Divine (New York), dove durante la notte si radunarono più di quattrocento persone. Fra di loro c'erano nativi americani che rappresentavano le tribù di tutta la nazione e discendenti delle persone i cui antenati erano emigrati nel Nuovo Mondo. La cerimonia fu una pubblica ammissione del ruolo degli indiani nel primo ringraziamento, avvenuto 350 anni prima, senza l'aiuto dei quali i primi coloni non sarebbero potuti sopravvivere in quella terra sconosciuta.

Oggi il Giorno del Ringraziamento è una delle feste più allegre che animano l'America, con parate un po ovunque, in particolare a New York, dove la gente si riversa in massa a Manhattan per dare il via allo shopping natalizio. In questo periodo a New York ci sono due eventi da non perdere: la tradizionale "Parata del Giorno del Ringraziamento", con clown, bande musicali e star hollywoodiane, che parte dai grandi magazzini Macy's il 24 novembre alle nove del mattino, e l'inaugurazione dell'enorme albero di Natale del Rockfeller Center, la sera del 30 novembre. Se vi trovate da quelle parti a fine novembre non vi resta che gettarvi nella mischia! Se al contrario siete nella vostra casetta tutta italiana e avete tanta nostalgia degli States vi consiglio un menù a tema con tacchino, patate e mais. Non sarà come essere in America, ma ve la farà sentire più vicina.

http://www.americanpizzaparty.com/zone/customs/art/giorno-ringraziamento.html

 

 

Generalmente, pensando alla cucina americana l'italiano è portato a immaginare soltanto gli hamburger e gli hot dog dei fast food che si trovano in ogni angolo di strada. Questo perché una serie di luoghi comuni non fa pensare che la cucina americana, varia e composita come gli abitanti del Paese, possa essere anche buona e appetitosa, al punto da raggiungere vette insospettabili. È il caso della California, dove il «filone» gastronomico si è arricchito dei contributi delle cucine italiana, messicana e asiatica, e ha sfruttato l'alta qualità dei prodotti dell'agricoltura, compresa quella dei vigneti che producono ottimi vini.

Come hanno origine e coesistono i piatti americani? Tutto nasce dalla fusione, dall'intreccio e dall'integrazione delle usanze gastronomiche di buona parte del pianeta. Non mancano le interpretazioni «libere» delle varie cucine, per cui può capitare di vedersi servire un piatto italiano da noi pressoché sconosciuto, ma che rappresenta l'idea che un nostro connazionale, emigrato chissà quando, aveva di un sapore di casa sua. Un esempio? Le «Fettuccine Alfredo», che si trovano in tutti i ristoranti italiani degli Usa e che da noi conoscono davvero in pochi. Da questo intreccio di sapori e culture la cucina americana viene fuori a testa alta e con una propria precisa personalità, tenendo anche conto che esiste una serie di varianti «locali» determinate dalle etnie che hanno influenzato, più o meno pesantemente, la vita economica, culturale e sociale delle diverse regioni.

Negli Stati Uniti si mangia discretamente e si spende poco. La mattina si può scegliere fra il "continental breakfast" - caffè o tè con pane tostato - e l'american breakfast con succo di frutta, cereali, pancakes, uova, caffè americano leggerissimo o tè. Per risparmiare, è meglio evitare la colazione in albergo e farla nei coffee-shop, nelle vicinanze. Una prima colazione all’americana consente un pasto leggero per seconda colazione, mentre per la sera nelle grandi città si possono scegliere ristoranti che offrono praticamente tutte le cucine del mondo oltre alle Steak House americane. La carne di manzo è squisita e di prima qualità; ricordarsi di specificare sempre la cottura: rare (al sangue), medium (normale) e well done (molto cotta).
Se verrete serviti in un ristorante "classico" americano noterete come le porzioni siano sempre abbondanti (non per nulla gli USA detengono il primato di obesità nel mondo!) e sempre accompagnati con contorni vari, spesso patatine fritte ma ultimamente (per fortuna) anche con insalate e verdure miste.

I vini americani
Nei vini l'America propone una pregevole qualità (anche se non sempre ed ovunque) ma con prezzi decisamente non troppo popolari!
La produzione vinicola del Nord America è stata per anni snobbata, ma oggi le tecniche di coltivazione e di vinificazione sono molto migliorate e si riesce a produrre vino di indubbia qualità. La California è terra del vino, soprattutto per quanto riguarda i rossi più classici come il Cabernet Sauvignon. Italiani e francesi ancora nutrono molti dubbi sulla qualità americana ma bisogna riconoscere che alcune vigne riescono a produrre Cabernet Sauvignon con sapore e forza peculiari.
I Cabernet, così come gli Chardonnay, sono divenuti ormai predominanti e commerciali sulla scena statunitense, ma non a caso. La particolarità di questi rossi la si può notare sia negli esami visivo e olfattivo quanto nella degustazione vera e propria: il colore è spesso un rubino molto intenso ed i profumi erbacei molto gradevoli, i sapori sono pieni, asciutti, alle volte lievemente tannici. Molti di loro si segnalano anche per i particolari riflessi arancioni se invecchiati, o la maggiore armoniosità rispetto alle produzioni classiche o ancora per la ricchezza di fruttosità.
Il Cabernet Sauvignon migliore è ovviamente prodotto nella costa occidentale ma non solo California, anche Napa Valley, Sonoma Valley o nella contea di Mendocino.
Fino a qualche tempo fa parlare di Syrah faceva subito immaginare il verde della valle del Rodano o dell' Hermitage, oggi non più: dalla California alle vigne della West Coast questa particolare varietà rossa è una realtà importante negli Stati Uniti e sta prepotentemente incalzando la posizione privilegiata di Merlot, Chardonnay e Cabernet Sauvignon.
Oggi questi rossi identificano uno stile moderno, vini che uniscono morbidezza e concentrazione. I Syrah americani sono dotati di una grande struttura, molto eleganti, ricchi di sapori nuovi, godibilissimi per la varietà di frutta, giovani ma capaci di invecchiare in maniera eccellente.
Secondo gli esperti il Syrah si comporta bene in zone fresche, producendo vini di grande profumo e di particolare tannicità ed è per questo che vecchie e nuove vigne americane hanno cercato di reinterpretare un territorio immenso, unico. Alcune regioni sono risultate decisamente migliori di altre, come la più volte citata California e lo stato di Washington. Il clima della California presenta molte similitudini con quello della Valle del Rodano e ha stuzzicato le coltivazioni di Syrah in molte aree vinicole; altra zona dove questo particolare rosso si trova perfettamente a suo agio è la Yakima Valley nello stato di Washington: qui le aree si rivelano molto fertili e sono decisamente apprezzate dai winemakers americani.

 

ALCUNI CAMPIONI DELLA GASTRONOMIA STATUNITENSE

 

 

JAMBALAYA
Ingredienti : (x 4 persone) 180g riso, 60g di prosciutto affumicato, 5 dl di brodo, 350g di code di gamberetti, 120g di salsiccia piccante, 20g di burro, mezza cipolla, uno spicchio d'aglio, una costola di sedano, una falda di peperone verde e una di peperone rosso, 2 pomodori maturi, zucchero, peperoncino, timo, sale, un cucchiaio di prezzemolo tritato.
Tipico dell'area del Missisipi simile alla paella spagnola. Scaldare il burro in un tegame e far rosolare leggermente la salsiccia piccante tagliata a fette e il prosciutto tagliato a cubetti. Nello stesso tegame far appassire la cipolla tritata, poi aggiungere l'aglio tritato e far ancora soffriggere a fuoco dolce per un minuto. Unire i peperoni tagliati a rettangolini, il sedano a pezzetti, i pomodori sbucciati, privati dei semi e tagliati a dadini, lo zucchero, un pizzico di timo e il peperoncino. Salare leggermente, mettere il coperchio e cuocere per 10-15 minuti a fiamma bassa. Unire il riso, il prosciutto e la salsiccia, bagnare con due bicchieri di brodo, portare a ebollizione e cuocere a fiamma bassa finchè il riso risulterà quasi cotto. Infine unire i gamberetti, mettere il coperchio e cuocere ancora per 2 minuti. Appena i gusci dei gamberetti saranno rosa, togliere il riso dal fuoco, aggiungere il prezzemolo e servire.

 

 

BUFFALO CHICKEN WINGS
Ingredienti : 25-30 ali di pollo, Olio da frittura, 60 ml (4 cucchiai) di burro o margarina, 45-90 ml (3-6 cucchiai) di salsa a piacere (la ricetta originale prevede l'impiego di una salsa piccante tipo Tabasco), 6-8 Gambi di sedano lavati, puliti e tagliati. Salsa blue cheese per l'intingolo del sedano.

Tagliare le ali in due parti a livello del "gomito" e rimuovere le punte dell'ala. Scaldare l'olio e friggerle a fuoco non troppo forte per 8-10 minuti rigirandole continuamente, finchè non abbiano assunto una colorazione dorata. Asciugare su carta da cucina e coprire per mantenerle calde. In un pentolino, sciogliere il burro ed unirvi la salsa piccante; amalgamare il tutto e versare la salsa sulle ali ancora calde. Servire accompagnato dai gambi di sedano e dalla salsa blue cheese.

 

EGGS BENEDICT

Ingredienti per due persone: 200gr prosciutto cotto tagliato sottile 4 uova 4 fette spesse di pane, salsa olandese (facilmente reperibile al supermercato) sale, pepe
Preparazione: Mettere le fette di pane a scaldare nel forno a circa 120° e quando sono appena croccanti, aggiungere il burro a pezzettini sulle fette, reinfornare e lasciare al caldo. Mettere una padella sul fuoco con poca acqua e portare a ebollizione. Aggiungere un cucchiaino di sale e uno di aceto, per far sì che gli albumi rimagano compatti. Sgusciare le uova in una ciotola e quando l’acqua bolle, abbassare il fuoco e rovesciarle lentamente nella padella. Nel frattempo, togliere il pane dal forno, impiattare e adagiare il prosciutto sulle fette. Quando l’albume è omogeneo e non più trasparente, togliere delicatamente le uova dalla padella e appoggiare sopra il prosciutto. Cospargere il tutto di salsa olandese a temperatura ambiente e di sale e pepe macinato fresco, q.b. Accompagnare a piacere con pomodori o patate al forno, funghetti saltati in padella o insalata fresca condita.

Alternative alla ricetta principale: Sostituire il prosciutto con del salmone

 

 

POMODORI VERDI FRITTI
Ingredienti : (per 4 persone) 3 pomodori rotondi verdi, 1 uovo, 2 cucchiai di latte, salsa tabasco, 100g di farina di mais, 80 g di burro (oppure olio di semi di arachidi per friggere), sale e pepe.
Tagliare i pomodori a fette dello spessore di 1 cm. In una fondina, sbattere l'uovo con il latte, la salsa tabasco, una macinata di pepe e un pizzico di sale; immergere una a una le fette di pomodoro, sgocciolarle e passarle nella farina di mais.Friggere le fette di pomodoro nel burro facendole dorare da entrambi i lati. Salare poco e servirle calde.

 

CLAM COWDER (o la variazione CROW COWDER con zuppa di granchio)

Ingredienti: - 500 gr vongole veraci - 80 gr pancetta - 1 grossa cipolla tagliata fine - 2 gambi di sedano tritati - 2 patate grandi a pezzi
- 1 foglia di alloro - ½ cucchiaio di timo - 250ml di latte (o di panna fresca se si gradisce una zuppa più densa) - Un pezzo di burro - ¼ di tazza di farina - Sale e pepe q.b.
Prima di iniziare le vongole devono essere lavate bene e selezionate (per la sabbia!). Siccome è un po’ un’operazione da esperti, se riuscite a farlo fare dal pescivendolo è meglio! Bollire le vongole fino a che non si aprono, badando di conservare il loro liquido di cottura (che peraltro è molto saporito). Se i frutti di mare sono grossi è necessario tagliarli e pezzi, ma quelle reperibili in Italia sono generalmente della misura giusta. A parte, cucinare la pancetta fino ad abbrustolirla. In un’altra padella sciogliere il burro con le cipolle fino a farle appassire. Spargere la farina sopra le cipolle e cuocere per 3 minuti, mescolando continuamente. Aggiungere anche le patate, il sedano e il succo di cottura delle vongole. Cuocere per 10 minuti. Aggiungere quindi le vongole, il latte (o la panna) e un pizzico di sale e pepe. Disporre la zuppa in delle comode scodelle e cospargerle di prezzemolo e qualche pezzo di pancetta.

Al Fisherman Wharf (i capannoni del porto)di San Francisco la zuppa di vongole del New England viene servita dentro un pane scavato apposta, il sour bread, che ha un sapore quasi agrodolce e che viene mano a mano mangiato con la zuppa. Si consiglia Boudin, di fronte al Pier 39.

 

 

CHILI CON CARNE
Ingredienti : 2 cucchiai d'olio d'oliva, 2 spicchi d'aglio tritati, 1 piccola cipolla tritata, 600g di trita di manzo magra, 1 bicchiere di birra, 1/2 bicchiere d'acqua, 2 tazze di pomodori tritati, sale e pepe nero, origano, salvia secca, un pizzico di pepe di cayenna, 1 cucchiaino di cumino, 2 cucchiai di chili in polvere (una apposita mistura di spezie gia' pronta), 250g di fagioli rossi ("chili beans" o "kidney beans"; in alternativa vanno bene anche i borlotti) bolliti

Molti pensano che sia una ricetta messicana, sbagliato è tipicamente americana (tex-mex) Scaldare l'olio in una grande casseruola, aggiungervi cipolla e aglio e farli soffriggere. Mettervi la carne e farla rosolare; aggiungere quindi la birra e cuocere a fuoco moderato per 10 minuti. Aggiungere quindi l'acqua, il sale, il pepe, la salvia, l'origano, il pepe di cayenna, il cumino ed il chili in polvere. Cuocere mezzo coperto su fuoco basso per circa due ore e mezza; al termine aggiungere i fagioli e
far cuocere per altri 15 minuti circa.

 

FIRECRACKER SALMON FILLET (filetto di salmone alla griglia)

Ingredienti per 8 Persone: 1 Kg di filetti di Salmone freschi 120 ml di olio di arachidi 60 ml di salsa di soia 60 ml di aceto balsamico 25 gr di cipolla tritata 15 gr di zucchero di canna 2 spicchi d'aglio tritati 3 gr di radice di ginger 6 gr di pepe rosa in grani sbriciolato grossolanamente 5 ml di olio di semi di sesamo 3 gr di sale (un cucchiaino circa)

Preparazione:Mettere i filetti di salmnoe in un recipiente in vetro o ceramica, da evitare comunque i materiali porosi. In un recipiente separato mescolare: olio di arachidi, salsa di soia, aceto balsamico, cipolla, zucchero di canna, aglio, ginger, pepe rosa, olio di semi di sesamo e sale. Mescolare bene ed energicamente gli ingredienti, quindi ricoprore il salmone con l'emulsione ottenuta. Coprite con pellicola trasparente e mettete a marinare in frigorifero per 4/6 ore. Preparate il barbecue con carbonella di buona qualità. La griglia dovrà stare a circa 15 cm di altezza e la temperatura dovrà essere media. (mettendo il palmo della mano all'altezza di cottura del salmone dovreste riuscire a tenerla circa 5 secondi prima di tirarla via). Abbiate cura di ungere leggermente la griglia pochi secondi prima di appoggiarvi i filetti di salmone. Se la temperatura della brace è giusta, la cottura dovrebbe essere di circa 10 minuti per lato, girate i filetti molto delicatamente e considerateli cotti quando si sfaldano facilmente con una forchetta. Servite in un piatto unico accompagnando con riso bianco, insalatina e mais che avrete precedentemente saltato per 5 minuti in una padella con una noce di burro.

 

 

T-BONE STEACK 

E' un rifugio sicuro per i non avventurosi del palato. La carne è infatti quasi sempre eccellente. Leggermente piu frollata rispetto all'Italia, viene rigorosamente venduta in base al peso dichiarato. I tagli piu comuni sono la ribeye (la nostra bistecca semplice), la T-bone steak con l'osso, la Strip steak, la Porterhouse steak, simile alla fiorentina, che può arrivare alle 30 e piú ounces. Normalmente servito alla griglia, molto popolari sono le versioni marinate: barbecued style, mesquite style, cajun style che comportano aromatizzazioni esotiche, piccanti di varia intensità. Altrimenti, la preparazione è uguale alla nostra Fiorentina.

 

FAGIOLI ROSSI STUFATI
Mettere 350g di fagioli rossi, lasciare a bagno per una notte, in una pentola con un litro d'acqua e cuocere finchè l'avranno assorbita.
Far dorare in una padella antiaderente 80g di pancetta a fettine, unire uno spicchio d'aglio tritato con una cipolla, un cuore di sedano a pezzetti e un peperoncino.
Unire i fagioli e cuocere il tutto per un'ora

 

 

HAMBURGER CLASSICO

Ingredienti:800 gr di hamburger Pane da Hamburger (si trova in tutti i supermercati) Formaggio (Sottilette) Cetriolini e (per chi ama i gusti forti) anche 3 rondelle di cipolla Foglie di insalata riccia o lattuga Cetriolo fresco Salse a scelta (Ketchup, Senape, BBQ, etc...)

Cuocete gli hamburger 2-3 minuti per lato in una padella, con poco olio caldo. Create un doppio hamburger, diviso da uno strato di pane, arricchito da formaggio, cetriolini e (per chi ama i gusti forti) anche 3 rondelle di cipolla, è l'ideale per i golosi. Aggiungete le foglie di insalata. Potrete inoltre aggiungere fettine di cetriolo fresco. Terminate con l'aggiunta delle vostre salse preferite!

ROAST TURKEY FOR THANKSGIVING DAY

Tempo di preparazione e cottura: 3 h Ingredienti Kg.5 tacchino intero 2 Cipolle gr. 500 sedano gr. 300 burro Kg. 1.500 pane duro gr. 500 pane grattugiato 5 uova sale, pepe, prezzemolo 2 mele verdi, gr. 150 uva passa 1 scatola di pesche sciroppate pannocchie di mais (una testa) latte q.b. patate americane (una media a testa)
Tritare la cipolla il sedano e le mele, tagliare a pezzi il pane duro e aggiungere del latte o brodo vegetale, lasciarlo per 5 minuti e poi strizzarlo affinché fuoriesce tutto il liquido. In un tegame soffriggere la cipolla e il sedano aggiungere il pane le mele tritate e l’uva passa, salare pepare e cuocere per 10minuti; spegnere il fuoco, aggiungere le uova, il pane grattugiato, salare pepare e impastare. Metà dell’impasto va inserito nel tacchino e metà in uno stampo da forno con bordo alto e cuocere nel forno per 45 minuti. Nel frattempo spalmare il tacchino con il burro salare pepare e speziare con aromi a piacere e cuocere nel forno a temperatura moderata per almeno 2 ore e ½. ( bagnare ogni tanto con acqua o brodo vegetale). Prima di fine cottura aggiungere le pesche sciroppate.

Lavare le patate e bollire in acqua bollente per 20 muniti. Pelare e tagliare le patate a pezzetti. Nel frattempo sciogliere gr.150 di burro, aggiungere gr.100 di zucchero di canna e un pizzico di zenzero, versare la salsa sulle patate e cuocere nel forno per 15 minuti. Bollire le pannocchie di mais per un ora in una pentola con latte e acqua (stessa quantità) , una noce burro sale, pepe e noce moscata.

Ttagliare il tacchino farcito a porzioni coprire con il fondo di cottura precedentemente legato, tagliare a fettine lo sformato di pane, coprire anche con il fondo di cottura, aggiungere nel piatto anche la pannocchia di mais unto di burro fuso e le pesche sciroppate. A parte sistemare le patate dolci in un piattino da contorno.

MUFFIN

Ingredienti (per 12 muffins): 600 gr di farina 00, 50 gr. di fecola, 200 gr. di burro, 50 gr. di margarina, 2 uova, 200 gr di zucchero, 100 gr. di zucchero a velo, 30 gr. di Baking (lievito) , Vanillina, latte quanto basta per rendere l'impasto omogeneo. I tradizionali muffins sono quelli al cioccolato o al mirtillo (Blueberry), ma possono esser fatti in mille altri modi. Prendiamo in considerazione la ricetta di quelli al Mirtillo (aggiungerne 400 gr)Prendete i mirtilli e sciacquateli con acqua fredda e asciugateli con della carta assorbente...metteteli in una bacinella e aggiustate con dello zucchero.Mettere in una terrina burro, margarina, zucchero e montare il tutto. Aggiungere poco alla volta le uova (precedentemente lavorate). Mischiare tra di loro, farina, fecola, zucchero a velo, lievito e vanillina dopodichè amalgamare con l'impasto precedentemente preparato... a questo punto usate del latte per rendere l'impasto omogeneo, compatto e possibilmente non troppo liquido.A questo punto aggiungere i mirtilli (o comunque il vostro elemento aggiuntivo) e siete pronti perriempire gli stampini. In commercio vendono appositi stampini di carta per Muffins, sono ottimi. Versate il contenuto nello stampino fino a 3/4, fate riscaldare il forno a 200° e solo al raggiungimento della temperatura infornate per circa 30 minuti.
Lasciate raffreddare prima di estrarre i muffin dal loro stampino speverizzare con zucchero a velo e servire..I muffins si prestano ad essere anche surgelati per cui potete abbondare con le quantità....

PANCAKES
Ingredienti : 1 1/3 di tazza da tè di farina, 2 cucchiaini da tè di lievito in polvere, 1/2 cucchiaino da tè di sale, 1 cucchiaio di zucchero, 2 uova, 1 1/4 tazza da tè di latte, 3 cucchiai di olio leggero (tipo semi vari) Le famose frittelle della colazione americana!

In un recipiente medio, unire farina, lievito, sale e zucchero, mescolare e mettere da parte. In un altro recipiente medio, battere i bianchi d'uovo finchè diventano consistenti. In un terzo recipiente medio, senza lavare lo sbattitore, battere leggermente i tuorli. Mescolare bene il latte e l'olio. Aggiungere i liquidi agli ingredienti solidi, mescolare finchè il composto è omogeneo ed aggiungere infine i bianchi d'uovo montati.
Ungere appena e riscaldare una padella di diametro medio a fuoco moderato. Mettere circa 3 cucchiai di composto per pancake nella padella; distribuire fino ad ottenere un cerchio di circa 10 cm. di diametro. Cuocere finchè la parte superiore fa bolle ed appare asciutta; girare il pancake e cuocerlo dall'altra parte finchè si scurisce. Mangiare caldi cosparsi di miele o sciroppo d'acero.

Variazioni: coi mirtilli, col bacon, col formaggio. Per gli ultimi due tipi, meglio eliminare lo zucchero. Il bacon va tagliato a fettine, fritto prima ed asciugato, quindi mescolato al composto prima di metterlo a cuocere in padella. Il formaggio (Cheddar) va fatto a dadini e mescolato direttamente al composto prima di metterlo in padella.

 

APPLE PIE  (la torta di Nonna Papera)

Ingredienti: 1,5 kg di mele 80g zucchero in polvere + 20g 160g di farina 2 bustine di zucchero vanigliato 1 tuorlo 2 cucchiai di latte 150g di burro 2 cucchiaini di cannella sale
Dentro un'insalatiera, versa la farina setacciata. Aggiungi lo zucchero, 120g di burro tagliato a cubetti, un tuorlo d'uovo e un pizzico di sale. Mescola con le dita senza impastarle, aggiungi il latte, fai una palla. Avvolgila in uno straccio e mettila in frigo per 1 ora e mezza.
Riscalda il forno a 180°C. Pela le mele e tagliale a piccoli cubetti.
Insaporiscile con lo zucchero vanigliato, la cannella e spruzzale con il burro rimanente. Poi prendi 2/3 della pasta e stendili in una tortiera imburrata e infarinata. Versa le mele e con il resto della pasta copri il tutto, unenendo bene i bordi. Prima di metterla in forno fai qualche foro con la forchetta. Fai cuocere per 40 minuti. Servi la torta tiepida cosparsa con un pò di zucchero.

CHEESE CAKE
Ingredienti (per 8 persone) : 500 gr ricotta cremosa , 250 gr Fiorello (specialità di crema al latte) , 3 dl panna montata, 1 limone non trattato. Per la crema : 3 uova, 2 dl latte, 200 gr zucchero, 1 cucchiaio di farina,1 cucchiaino di estratto di vaniglia, 20 gr gelatina in fogli. Per il guscio di biscotti : 250 gr biscotti "digestive", 120 gr burro, 1 cucchiaino di cannella in polvere.
Per prima cosa mettere la gelatina in ammollo in acqua fredda. Intanto sbriciolate i biscotti nel mixer. In una ciotola mescolate i biscotti la cannella e il burro fuso e freddo. Rivestire con la pellicola uno stampo da torta a cerniera, e con il composto di biscotti rivestite il fondo e le pareti premendo con il dorso di un cucchiaio. Mettere in frigo per fare indurire. Intanto sbattere bene i tuorli con lo zucchero, incorporare a filo il latte, la farina e la vaniglia. Cuocere a fuoco dolce la crema fino a che si sarà addensata. Scolare e strizzare la gelatina e aggiungerla alla crema calda. Fare raffredddare la crema senza farla rassodare. Passare la ricotta al setaccio (o passaverdura) e lavoratela con il Fiorello il succo e la buccia del limone. Ora aggiungeteci la crema tiepida. Incorporare la panna montata senza farla smontare, gli albumi montati a neve ferma(anche loro senza smontarli) Ora versare la crema cosi ottenuta nello stampo appena estratto dal frigo, livellare la superficie e coprire con pellicola. In frigo per 4/6 ore. Se volete potete decorare il dolce con una manciata di frutti di bosco.

PUMPKIN PIE
Ingredienti : 600g di zucca, 3 uova, 100g di zucchero di canna, sale, zenzero, cannella, chiodi di garofano, 300g di panna fresca, un bicchiere di latte, una confezione di pasta frolla surgelata (se non volete farla a mano...), noci per guarnire Famosa torta per Halloween!

Far scongelare la frolla. Scaldare il forno a 160°. Mescolare lo zucchero ai tuorli delle uova (se si preferisce ottenere un gusto meno marcato, utilizzare 50g di zucchero bianco e 50g di zucchero di canna). Pulire la zucca e tritarla finemente (meglio con un tritatutto); mescolarla quindi alla crema unendo tutte le spezie ed un pizzico di sale. Unire la panna ed il latte; montare gli albumi a neve ed incorporarli al preparato. Spianare la pasta e foderarvi il fondo ed i bordi di una teglia imburrata. Versarvi tutta la crema di zucca, livellare la superficie e decorare con le noci. Cuocere in forno per 45 minuti.

BROWNIES

Ingredienti (per 4 persone) : Cioccolato amaro 6 quadratini, Burro 150 g, Uova 4, Estratto di vaniglia 2 cucchiaini, Farina 300 g, Sale 1/2 cucchiaino, Noci tagliate 300 g

Preriscaldare il forno a 190 gradi. Ungere e infarinare una teglia.
In un tegamino far sciogliere lentamente il burro con il cioccolato. Togliere dal fuoco e lasciate raffredare In una larga terrina mescolare le uova, la vaniglia, sale e zucchero per circa 8/10 minuti. Aggiungere lentamente il cioccolato fuso e mescolare fino a che non si è perfettamente amalgamato. Amalgamare per ultimo le noci. Spargere la pastella ottenuta in una teglia e infornare per 25 minuti. Lasciare raffreddare per 2 ore prima di tagliarli a quadri.

 

 

POLLO ALLA CALIFORNIANA
Ingredienti : 4 petti di pollo, 1 pompelmo rosa, 3 arance, senape, miele, cannella in polvere, olio, formaggio, pepe, sale.

Sbucciate il pompelmo e le 2 arance, separate gli spicchi, l'arancia che resta va spremuta, la scorza va grattugiata e aggiunta al succo. In una padella fate cuocere nell'olio i petti di pollo per 10'. Intanto amalgamate un cucchiaio di miele liquido con un pizzico di cannella, un cucchiaio di senape e il succo d'arancia, un cucchiaio di formaggio bianco, sale e pepe. Versate questa salsa sui petti di pollo, lasciateli insaporire per un istante, quindi affettateli a scaloppine sottili. Fate scaldare rapidamente gli spicchi di frutta nella salsa, distribuite il tutto sulle fettine di pollo e servite.

DONUTS (direttamente da Paperopoli.... o da Springfield, fate voi)
Ingredienti: 400 gr di farina di forza 120 gr di zucchero a velo 100 gr d'olio 100 gr di latte 1 cucchiaio di zucchero vanigliato 2 uova 30 gr di burro lievito in polvere 1 pizzico di sale

Mescolare insieme lo zucchero a velo, il latte e l'olio fino ad ottenere un insieme omogeneo. Aggiungere le uova e il burro sciolto e continuare a mescolare. Quindi aggiungere il lievito in polvere col sale e unire al composto. Infine incorporare la farina di forza e cominciare a creare l'impasto che dovrà risultare piuttosto "colloso". Quindi imburrare una tortiera, riporre l'impasto e riporlo nel forno già in temperatura a 50 gradi fino a che non sarà raddoppiato di volume; sfornare e cominciare a formare i donuts prendendo delle palline di impasto e dando loro la forma di ciambelline (il buco è caratteristico: altrimenti non sono donuts!!!), quindi friggere in abbondante olio non caldissimo, in modo che non si "affloscino". Quando sono pronte (tipico colore dorato da frittura ben riuscita) decorare con la copertura preferita, per esempio una glassa di cioccolato o di frutta, caramello, o semplicemente zucchero a velo.

 

BARBECUE SAUCE

Ingredienti (per 6 persone): 250 gr di Salsa di Pomodoro, 10 gr. di Concentrato di Pomodoro, 80 gr. di cipolla, 1 spicchio di aglio, 60ml di aceto bianco, 50 gr di zucchero di canna, 50 gr. di senape, 10 gr. di Peperoncino , 40 gr di burro, Sale e Pepe q.b., Salsa Worchester q.b., Tabasco q.b..

La Salsa Barbecue è un classico della cucina Tex-Mex e delle Steakhouse americane, la troverete in quasi tutte le grigliate a base di carne, da servire leggermente tiepida. In una padella si prepara un soffritto, a fuoco basso, con burro, aglio e cipolla finemente tritati; versate poco a poco l'aceto e lasciatelo sfumare. Unite allora la salsa di pomodoro e il concentrato, amalgamate bene, quindi aggiungete la senape, il peperoncino e lo zucchero; continuate a cuocere il tutto a fuoco basso fino ad arrivare a circa 20 minuti di cottura (partendo dal soffritto iniziale). Aromatizzate la salsa con sale, pepe, Salsa Worchester e tabasco a piacere; passate la salsa al setaccio e riponete fino al momento di servire.

 

La colazione americana com'è? Esagerata! Quando siamo all'estero, noi italiani, che siamo abituati al massimo al crossaint e cappuccino, per curiosità all'improvviso prendiamo quest'abitudine della colazione abbondante. Cosa che qui risulta rischiosa. Il rischio è quello di prendere subito alcuni chili se si comincia la giornata imitando gli Yankee. Ricordatevi quello che fece, alla fine, Nando Meniconi: vino e maccaroni!

E' così abbondante per via delle sue origini, in quanto risale alla tradizione coloniale dei pionieri e dei contadini del West. Era abitudine assicurarsi il giusto nutrimento prima di affrontare la giornata di duro lavoro anche perchè spesso il pranzo veniva saltato per poi  mangiare nuovamente la sera qualcosa di sostanzioso. Con la differenza che i pionieri si rompevano la schiena sui carri e sui campi e quindi smaltivano tutto; oggi, al massimo, muoviamo il pollice per selezionare i numeri del nostro cellulare e non smaltiamo proprio niente. 

 "Loro", poveretti, si servono con frittate a forma di autentiche torte, immancabili tonnellate di uova strapazzate con bacon strafritto o salsicciotti alla griglia, cereali, zuppe, legumi, un'infinità di salse e creme, salmone, salumi, frittate, formaggi, patate, stracotti, bolliti, dolci, torte, pasticcini, decine di tipi di plum-cakes,  brioches, latte, muffin, caffè, succo d'arancia, sciroppo d'acero. Oltre questo c'è sempre un addetto con un cosciotto di manzo appena cotto o un altro che ti chiede gli ingredienti che vuoi per la tua omelette. E poi grandi quantità di insalate e la frutta che qui, specialmente in California, è eccezionale, a dir poco straordinaria!

La prima mattina a Los Angeles ho voluto assaggiare una di quelle ciambelle che zio Paperino preparava ai nipotini. Ero curioso, volevo sapere perchè Qui Quo Qua e Zio Paperone ne andavano matti. A Paperopoli avevano ragione: sono buonissime! Sono i famosi Donuts americani, ciambelline fritte con buco al centro, preparate con farina di forza e cosparse di zucchero a velo. E poi i famosi Pancakes, frittelle circolari fritte inzuppate nello sciroppo d'acero. Quante volte le ho viste mangiare nei film americani! A vederle mi sembravano una porcheria, assaggiandole mi sono dovuto ricredere.

 

 

E' un pasto singolare e molto variabile a seconda delle circostanze. Risente molto della colazione inglese, però si differenzia in alcune piccole sottigliezze...

La colazione americana, pur essendo unica e caratteristica, ricorda, sotto certi aspetti, la colazione all'inglese. Negli States, il famoso breakfast è composto da un immancabile succo d'arancia, frutta fresca, cereali con latte freddo, toast imburrati, uova al tegamino, bacon fritto, patate fritte o altri legumi, talvolta salsicciotti o prosciutto cotto e per finire, dolci quali pancakes con sciroppo d'acero oppure muffin con caffè o tè.

Questo tipo di colazione ha origini antichissime in quanto risale alla tradizione coloniale dei contadini e dei pionieri, soprattutto del West. Era infatti abitudine e buona norma, prima di andare a lavorare per l'intera giornata, assicurarsi il giusto nutrimento e le dovute energie già alla mattina presto, anche perchè il pranzo era assai misero e leggero (e molto spesso veniva addirittura saltato) e pertanto si sarebbe dovuta attendere la sera per mangiare nuovamente qualcosa di sostanzioso e di caldo. In queste abitudini antichissime si riflette ancora oggi il comportamento alimentare degli Americani: colazioni sostanziose, pranzi fugaci e leggeri, cene abbondanti.

Tuttavia, il poter fare una colazione come quella descritta sopra, per un americano lavoratore di oggi è praticamente impossibile. Molto spesso, infatti, ci si limita ad uscire di casa bevendo un tazzone di caffè oppure un bicchiere di succo d'arancia e, al massimo, a mangiucchiare una fettina di pane tostato. I bambini, invece, solitamente mangiano un po' di corn flakes con latte freddo.

Non è però inusuale, verso metà mattinata, fermarsi o recarsi appositamente in qualche locale e godersi una colazione-pranzo molto più sostanziosa. Ed ecco che allora ricompaiono la uova fritte, il bacon, il pane imburrato, legumi e le patate fritte (molto apprezzate sono le cosiddette french Fries, ovvero patate grattuggiate e gratinate al forno).

Queste abitudini però si capovolgono durante il fine settimana oppure durante le feste. In tali occasioni, infatti, proprio come si vede nei film hollywoodiani, la famiglia si riunisce per il brunch, cioè una colazione molto lunga e molto sostanziosa, composta da numerose portate, una via di mezzo tra la colazione ed il pranzo. Solitamente viene consumata in casa, chiacchierando e leggendo il giornale domenicale (solitamente più spesso e più completo di quello feriale).

Tuttavia, data la vastità sia geografica che culturale degli Stati Uniti, va notato che molte sono le differenze, anche riguardo alla colazione, a seconda della zona in cui ci si trova. Per esempio, nel New England (Maine, Connecticut, Rhode Island, ecc...), e in Arizona è più facile trovare a colazione dolci quali muffins (soprattutto ai mirtilli), pancakes, cookies, ciambelle, biscotti vari. Anche a New Orleans la colazione è molto più all'inglese che all'americana. Nelle Hawaii, invece, la colazione assume sapori molto più forti: salsiccia piccante, uova strapazzate con salsa al peperoncino e palline di riso.

In conclusione, si può dire che negli Stati Uniti ognuno può trovare lo stile e i gusti che preferisce, anche nel fare colazione! Ce n'è proprio per tutti i gusti!

Generalmente la seconda colazione americana (lunch), consiste in un sandwich, una minestra ed iinsalata e dura meno di un'ora. Di conseguenza la cena, che è it pasto pin importante della giornata, si consuma abbastanza presto alla sera.
Le ore dei pasti nei ristoranti sono per la seconda colazione dalle 11.30 alle 14.30 e per la cena dalle 18.30 alle 21.30. Generalmente la cena è più costosa del pranzo anche se si scelgono gli stessi piatti del lunch.
In alcuni ristoranti è necessaria la prenotazione. Molti ristoranti perb non accettano prenotazioni, sopratutto durante it weekend, come per esempio gran parte dei ristoranti al Fisherman's Wharf. Se avete dei buoni per la prima colazione o per la cena dateli al vostro cameriere prima di ordinare. Non dimenticate di lasciare una mancia del 15% sul conto!

Il brunch è un'abbondante prima colazione all'americana, principalmente a base di uova, che viene servita durante it weekend e che rappresenta una combinazione di prima e seconda colazione. Un piatto tipico del brunch è "eggs benedicts": Uova in camicia su toast servite su una spessa fetta di pancetta canadese e ricoperte di salsa olandese. Il drink classico del brunch è la "mimosa", composto da champagne e succo d'arancio.

 

 

B.B.Q. RIBS

 

Prima di tutto una premessa: "barbecue" in America non significa cuocere bistecche e salsicce sulla brace, per questo esiste una parola meno nobile: "grilling". 'BBQ', una tradizione culinaria iniziata alla fine del 1800 sullo sfondo della conquista del West, significa, in soldoni, cuocere carne utilizzando legno o carbone a una temperatura bassissima e per un tempo esageratamente lungo.

Poiché il bbq è a tutti gli effetti una cucina povera, i tagli di carne utilizzati sono tutt'altro che pregiati: per domare il "brisket", cioè la punta di petto, carne da bollito fibrosa e dura, ci vogliono dalle cinque alle sette ore a una temperatura di circa 200 gradi fahrenheit, 93 gradi centigradi. Lo stesso trattamento viene riservato alla spalla di maiale (anche in questo caso il taglio meno pregiato), alle costine di maiale o manzo (le baby back ribs sono il pezzo forte). E' dunque chiaro che il tradizionale grill, a legna o gas, non è adatto al bbq, per il quale è serve piuttosto un forno a legna, spesso costruito su misura per consentire questo particolarissimo tipo di cottura con il fumo.

Le variazioni sul tema sono infinite nel sud degli Stati Uniti, lungo due direttrici regionali: nel sud est, dalla Virginia in giù, domina il maiale, nell'ovest del Paese, con epicentro in Texas, il manzo è il piatto di portata. Mancano alcuni dettagli al puzzle: il tipo di legno utilizzato, le salse agrodolci e piccanti e le spezie che accompagnano la carne e i contorni, inconsueti e spericolati nel trasformare verdura e insalate in irresistibili agguati alle coronarie. Morale: chi considera la cucina un veicolo per scoprire paesi e culture diverse dalla propria troverà nel bbq una varietà di sentieri.

 

Barbeque Sauce (Salsa Barbeque)

 

una delle salse più buone in assoluto, la salsa barbecue è una salsa americana usata per condire carni e cibi cotti alla griglia, è davvero squisita, andiamo a vedere di seguito la ricetta della salsa barbecue..............

Ingredienti: Mezza cipolla grande tritata finissima 4 cucchiai di zucchero 1/2 di tomato 1 cucchiaio di salsa worchester 3 cucchiai di aceto forte sale q.b. Molto pepe

La ricetta è semplicissima, l' unica cosa a cui dovete stare attenti è rispettare gli ingredienti, quindi mettete in un tegamino la cipolla che deve essere tritata finissima diciamo anche frullata per intenderci, quindi aggiungete lo zucchero, il 1/2 bicchiere di tomato, la salsa worchester, l' aceto, infine aggiungete un pizzico di sale e molto pepe.

A questo punto mescolate il tutto energicamente fino ad ottenere una salsa omogenea, quindi mettete sul fuoco a fiamma bassa e mescolate di continuo per circa 5-10 minuti, fate raffreddare prima di consumare, la salsa barbecue è pronta!!!

 

 

LA CARNE PIU' COSTOSA DEL MONDO

Cosa succede quando l’amore statunitense per la carne e le lunghe frollature incontra i grassi e teneri manzi giapponesi? Nasce una delle delizie gastronomiche più care e desiderate degli ultimi anni: il dry aged wagyu beef. IL WAGYU ORIGINALE PUÒ ESSERE IMPORTATO LEGALMENTE IN ITALIA SOLTANTO DAL 2014 Il nome si traduce letteralmente come manzo giapponese frollato a secco; ma il significato include bocconi concentrati di carne e sapore, da far sciogliere sulla lingua fetta dopo fetta. Anche se in Italia siamo abituati da tempo ad andare oltre agli hamburger e ai sushi bar, può risultare difficile immaginare un incontro culinario del genere: il wagyu originale può essere importato legalmente negli Stati Uniti solo dal 2012 (dal 2014 in Italia), ma il risultato soddisfa senza dubbio le migliori aspettative.

Il segreto è nel procedimento quanto nella materia prima: il dry aging, o frollatura a secco o a osso, è infatti un processo che consente di rendere i migliori tagli di carne ancora più teneri e saporiti. È utilizzato anche in Italia, nelle macellerie o nei ristoranti specializzati: la maturazione avviene in locali ventilati e può durare da una settimana a oltre un anno, anche se la media è di 28 giorni. In questo periodo le fibre perdono i liquidi in eccesso, i sapori si concentrano e il peso si riduce del 20-30%; allo stesso tempo, gli enzimi naturalmente presenti rendono la carne più tenera e adatta alla cottura. Sull’esterno dei grandi tagli lasciati a maturare si forma uno scuro strato protettivo, che previene la proliferazione batterica.

La frollatura a osso ha però successo solo con i migliori tipi di carne, sufficientemente innervati di grasso: per questo il manzo giapponese, per sua natura marmorizzato da sottili venature bianche, è il candidato ideale. Wagyu, in giapponese, significa in realtà solo carne di manzo: pur lasciando da parte le leggende sui buoi nutriti a birra e sakè e amorevolmente massaggiati, tutte le razze di manzo del Sol Levante sono state selezionate per secoli al fine di garantire un’attenta distribuzione del grasso e dei sapori. Sono carni ricche di grassi insaturi, che letteralmente si sciolgono alla temperatura corporea e quindi al contatto con la lingua; eccessivamente grasse per un hamburger o una bistecca, sono perfette per carpacci e piccoli assaggi appena scottati.

La combinazione tra dry aging e wagyu determina così una concentrazione del gusto del tutto inedita. Si dice che pochi bocconi siano in grado di soddisfare i palati più esigenti: verificarlo non è semplice, perché in Italia l’incontro fra manzo giapponese e lunghe frollature non è ancora diffuso. Se ve ne capitasse l’occasione, mettete da parte le pentole e limitatevi a una scottata in padella o sulla griglia. Anche se c’è chi, avendo avuto modo di assaggiare il wagyu maturato per quasi quattordici mesi, assicura che il dry aged wagyu beef sia ottimo anche crudo.

http://www.agrodolce.it/2016/05/05/la-carne-piu-costosa-del-mondo-dry-aged-wagyu-beef/

 

 

 

 

 

I CONDIMENTI AMERICANI PIU' USATI PER L'INSALATA

BLUE CHEESE panna acida, siero di latte, gorgonzola sbriciolato, prezzemolo, salsa Warcestershire
CAESAR aglio, succo di limone. Tabasco, parmigiano, olio di oliva, acciughe, salsa Warcestershire
FRENCH aceto, succo di pomodoro, olio, aglio, senape, sale, pepe, zucchero,
ITALIAN aceto, zucchero, olio di oliva, aglio, senape, erbe aromatiche
RANCH latticino, maionese, panna acida, aceto, senape, aglio, erbe aromatiche, zucchero, sale, pepe
THOUSAND ISLAND maionese, ketchup, succo di limone, peperone, cipolla, prezzemolo, salsa relish agrodolce con sottaceti tritati, cayenne, acqua, sale, pepe
VINAIGRETTE olio di oliva, aceto di vino rosso, senape, aglio, sale, pepe

I vini Californiani sono classificati in accordo al sistema di qualità in vigore negli Stati Uniti d'America in cui si prevede la divisione territoriale delle aree vinicole. Il sistema prende il nome di AVA (American Viticultural Areas, Aree Viticolturali Americane). Il sistema di qualità Americano è spesso oggetto di critiche a causa del basso numero di norme circa le pratiche enologiche e culturali, un sistema che si ritiene piuttosto vago e permissivo ma che certamente consente ai produttori maggiori possibilità nell'iniziativa personale. Il sistema generalmente garantisce che le uve impiegate per la produzione di un vino siano state coltivate in un'area specifica e in genere con una quota minima del 75%.

Nel sistema non sono previste categorie di qualità crescente, come accade, per esempio, in Francia o in Italia, tuttavia il sistema prevede delle divisioni che definiscono l'estensione dell'area vinicola in accordo alle divisioni amministrative della nazione. Le denominazioni riconosciute nel sistema AVA sono le seguenti: American or United States (Americano o Stati Uniti), Multi-State Appellation (Denominazione multi-statale), State Appellation (Denominazione statale), Multi-County Appellation (Denominazione di multi-contea) e County Appellation (Denominazione di contea).

La Napa Valley è certamente l'area vinicola più famosa della California. Questa area, che si trova a circa 90 chilometri a nord-est da San Francisco, nonostante la sua fama e la sua importanza nello scenario enologico del paese, produce circa il 4% di tutto il vino Californiano. Il successo dei vini della Napa Valley sono dovuti sia alle sue condizioni ambientali ma anche alla determinazione e alla volontà di uno dei suoi più celebri produttori: Robert Mondavi. Il protagonista indiscusso dei vigneti della Napa Valley è certamente il Cabernet Sauvignon capace di produrre vini di qualità eccellente. Fra i vini bianchi sono interessanti quelli prodotti con Chardonnay, l'uva più diffusa della zona, e Sauvignon Blanc, mentre per i vini rossi, oltre al Cabernet Sauvignon, interessanti esempi sono offerti dal Merlot e dallo Zinfandel. Va comunque ricordato che i vini Americani che riportano in etichetta il nome di una sola varietà d'uva - i cosiddetti mono-varietali - possono contenere fino al 25% di altre varietà, ed questa è la pratica enologica più comune per i vini della California.

La Napa Valley è classificata come AVA, tuttavia all'interno del suo territorio sono definite altre aree viticolturali di cui le più importanti sono Atlas Peak, Howell Mountain, Mount Veeder, Oakville, Rutherford, Spring Mountain e Stags Leap District. Nella Napa Valley, come in altre zone della California, esiste anche un'interessante produzione di spumanti metodo classico, generalmente definiti come methode champenoise. La produzione di vini spumanti è piuttosto interessante e coinvolge non solo i produttori locali ma anche alcune aziende produttrici della Champagne che hanno acquistato a Napa Valley terreni con lo scopo di produrre spumanti. Il risultato è una produzione di tutto rispetto e che ha saputo, con i fatti, smentire i pregiudizi che hanno interessato i vini spumanti prodotti in California per molti anni.
Poco a nord di San Francisco e a sinistra della Napa Valley, si trova Sonoma, una delle aree vinicole più importanti della California. A causa della vicinanza alla costa dell'oceano Pacifico, il clima di Sonoma è piuttosto diverso da quello della Napa Valley. L'alternanza di nebbia e sole, notti fresche e giornate calde, è piuttosto frequente in questa area, una caratteristica che influisce, ovviamente, anche sui vini che qui si producono. A Sonoma si coltivano praticamente tutte le varietà di uve diffuse in California e nessuna di queste contraddistingue l'area in modo particolare, tuttavia la zona è piuttosto famosa per i vini bianchi prodotti con Chardonnay e per i rossi prodotti con Cabernet Sauvignon e Pinot Nero. In quest'area si producono inoltre interessanti vini da uve Zinfandel, Syrah, Petite Syrah e Viognier oltre ad un'interessante produzione di vini spumanti metodo classico.

All'interno della contea di Sonoma sono definite altre AVA fra cui le più importanti sono l'Alexander Valley, Russian River Valley (che a sua volta include le AVA di Green Valley e Chalk Hill), Dry Creek Valley e Sonoma Valley (che include l'AVA Sonoma Mountain). Fra queste l'AVA di Alexander Valley è certamente la più nota, soprattutto per i suoi vini da uve Cabernet Sauvignon e Chardonnay. La Russian River Valley, grazie al suo clima più fresco, si fa notare per i suoi vini da Pinot Nero e Chardonnay e, soprattutto, per i suoi interessanti spumanti metodo classico, mentre Dry Creek Valley è piuttosto celebre per i suoi vini prodotti con Zinfandel. A Sonoma Valley e a Sonoma Mountain le produzioni più interessanti riguardano vini prodotti con Cabernet Sauvignon, Pinot Nero e Chardonnay.
L'area vinicola di Carneros - i cui vigneti si trovano in parte nella contea di Sonoma e in parte nella contea di Napa - grazie alle sue caratteristiche climatiche e produttive, costituisce, di fatto, un'area di notevole interesse nello scenario enologico Californiano. Carneros si trova nella baia di San Pablo - la parte settentrionale della baia di San Francisco - e grazie al suo clima fresco, la zona è considerata fra le più interessanti soprattutto per le uve Chardonnay e Pinot Nero, di cui gran parte sono utilizzate per la produzione di spumanti metodo classico. Carneros produce anche interessanti vini secchi con le stesse uve e con risultati decisamente convincenti e interessanti. Un'uva che sta progressivamente aumentando la sua presenza in Carneros e il Merlot mentre fra le uve bianche di rilievo troviamo il Pinot Bianco. Grazie alle sue condizioni ambientali e climatiche, Carneros ha riscosso l'attenzione di produttori di spumanti del “vecchio continente”, in particolare Francesi e Spagnoli, che qui hanno avviato interessanti produzioni di spumanti metodo classico.
Mendocino e Lake County sono le zone vinicole più a nord della California e rappresentano, per certi aspetti, le aree più interessanti di tutto lo stato. Non solo il clima è più fresco - una condizione che ha favorito la diffusione dello Chardonnay e del Pinot Nero - ma qui i produttori sembrano essere più aperti ad altre varietà ottenendo buoni risultati. Il clima fresco, in particolare a Mendocino, ha inoltre favorito una buona produzione di spumanti metodo classico. In queste due aree sono presenti alcune varietà Italiane, fra cui il Fiano, Montepulciano e addirittura l'Arneis, ma anche altre uve meno diffuse in altre parti della California, come il Gewürztraminer, Riesling, Sauvignon Blanc, Pinot Bianco, Petite Syrah e Grenache Noir. Altre uve di rilievo per queste zone sono lo Zinfandel, con cui si producono interessanti vini, e il Syrah. Mendocino è famosa per avere attuato in modo concreto pratiche di viticoltura biologica e di agricoltura sostenibile, la prima area vinicola della California ad avere creduto in queste forme di viticoltura.

Nella parte orientale della California si trova l'AVA di Sierra Foothills, una zona piuttosto estesa di circa 250 chilometri quadrati e di cui le più interessanti aree produttive sono la AVA di El Dorado e la contea di Amador. Nell'AVA di El Dorado - un tempo celebre, pare, per l'oro che portò nella zona un'enorme quantità di cercatori - è una zona montuosa con clima fresco in cui le uve principalmente coltivate sono il Syrah, Zinfandel e Petite Syrah, tuttavia qui si trovano anche Barbera, Grenache Noir e Mourvèdre. La contea di Amador deve invece la sua fama allo Zinfandel che alcune cantine producono con risultati piuttosto interessanti, tuttavia qui sono inoltre prodotti vini con Sauvignon Blanc, Cabernet Sauvignon, Chardonnay ed altre varietà di origine Italiana, come per esempio il Sangiovese e la Barbera. Poco a sud di San Francisco si trova invece la Livermore Valley, un'area vinicola fra le più antiche della California, non molto estesa ma comunque interessante. Le uve più importanti di quest'area sono il Sémillon, Sauvignon Blanc, Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Petite Syrah e Zinfandel.
La Costa Centrale è l'area vinicola più vasta di tutta la California e si estenda da San Francisco fino a Los Angeles. In questa vasta area si trovano AVA piuttosto celebri e interessanti come Santa Clara Valley, Santa Cruz Mountains, Monterey County, Mount Harlan, Carmel Valley, Chalone, Paso Robles, York Mountain, Edna Valley, Arroyo Grande, Santa Maria Valley e Santa Ynez Valley. Le uve bianche tipiche di queste aree sono lo Chardonnay, Riesling, Viognier e una piccola parte di Moscato Bianco - qui noto con il nome di Muscat Canelli - e Orange Muscat. Fra le uve a bacca rossa spiccano il Cabernet Sauviugnon e il Merlot, tuttavia si coltivano anche Grenache Noir, Mourvèdre, Syrah, Cinsaut, Pinot Nero e Zinfandel.

 

UNA CARNE A CINQUE STELLE

 

Un prodotto sicuro, super controllato, ideale per un’alimentazione sana: è la carne bovina americana. Ne abbiamo parlato con chi la conosce bene e ci ha assicurato che... non ci sono paragoni!

La carne bovina americana è nota in tutto il mondo per la sua tenerezza, il gusto, la succulenza. In Europa il mercato è ancora limitato, ma assolutamente in crescita. Proprio per questo motivo abbiamo voluto conoscere più da vicino chi la carne americana la promuove, la importa e, infine, la cucina. E, naturalmente, la mangia, con la consapevolezza che si tratta di un prodotto davvero a cinque stelle.

L’USMEF (US Meat Export Federation) è un’organizzazione senza scopo di lucro nata nel 1976 che si occupa della promozione della carne americana (bovino, suino, ovino) in tutto il mondo, oltre che dello sviluppo e dell’apertura di nuovi possibili mercati per questo straordinario prodotto.

Tra le sue attività rientra anche quella di informare i consumatori sulle caratteristiche specifiche dell’American beef, con particolari programmi e iniziative volte ad educare anche gli operatori e i professionisti del settore.

Anne Bardot, director public affairs and communications di USMEF per Europa, Russia e Medio Oriente, ci ha gentilmente concesso un’intervista sul mercato europeo della carne americana, in particolare del settore bovino.

«Le esportazioni di carne bovina americana — inizia Anne — sono attualmente indirizzate soprattutto verso Paesi come Messico, Canada, Giappone e Medio Oriente. Per quello che concerne l’Europa, effettivamente, oggi le importazioni sono ancora limitate e questo per due specifici fattori.

Quali sono i mercati principali in Europa per la carne bovina americana?

«I mercati principali sono l’Olanda, l’Italia e la Germania. Ad oggi sono soprattutto i ristoranti di prestigio che ne fanno richiesta».

Cosa distingue la carne americana da quella europea e sudamericana?

«Quella americana è una carne molto, molto tenera, succulenta. La sottile marezzatura — ossia la distribuzione del tessuto grasso nel muscolo magro — che la caratterizza è il risultato della speciale dieta che gli animali seguono nella fase finale della loro vita. Spieghiamo meglio: i capi crescono per i primi 12-15 mesi liberi, in grandi pascoli aperti. Prima della macellazione, però, vengono trasferiti in un’area di ingrassamento, sempre all’aperto, dove la loro alimentazione viene completata, per un minimo di 100 giorni, con una dieta equilibrata e controllata a base di mais e cereali.

Ed è proprio questa particolare alimentazione, a differenza di quella dei capi di diversa provenienza nutriti esclusivamente a foraggio, che assicura alla carne una tenerezza e un sapore davvero eccezionali».

Tre sono le caratteristiche principali:
1. i capi devono essere cresciuti in fattorie certificate ed inviati allo stabilimento di macellazione con documenti di trasporto che riportino la dicitura “la mandria soddisfa i criteri richiesti per l’esportazione CE” e identifichino chiaramente gli animali e il loro numero;
2. il bestiame così selezionato una volta giunto nello stabilimento di macellazione viene tenuto separato da altri animali o carni al fine di evitare contaminazioni;
3. vengono effettuati campionamenti ed analisi di tessuti al fine di poter ottenere la certificazione per l’export dal FSIS (Food Safety and Inspection Service), l’agenzia di sanità pubblica dell’USDA.

Chiediamo allo chef: Cosa cerca maggiormente come chef nel prodotto “carne”?

«A dire la verità, io sono molto legato ai prodotti italiani e sono sempre stato un po’ titubante nei confronti dei prodotti esteri. Ma, lo ammetto sinceramente, mi sono proprio dovuto ricredere. E soprattutto su questo tipo di carne La carne, secondo me, deve essere di alta qualità e soprattutto possedere una certa regolarità. Noi chef dobbiamo poter offrire ai clienti che ne fanno richiesta lo stesso piatto che magari hanno già assaggiato e di cui sono rimasti soddisfatti. Inoltre, per quanto riguarda il manzo, il vitellone, la marezzatura, costituita da finissime infiltrazioni di grasso che si sciolgono durante la cottura, è davvero molto importante. Solo così si può ottenere un gusto superbo».

In che cosa si distingue la carne americana secondo lei da quella europea? «Dal sapore e dalla tenerezza soprattutto. Ciò che fa la differenza, poi, lo ripeto, è la regolarità del prodotto, la sua continuità. E io mi ritengo molto soddisfatto di questo prodotto. Assolutamente».

Come viene cucinata solitamente la carne americana? «In primis alla brace, poi proponiamo i filetti con salse al vino rosso, al pepe, e, secondo la stagione, anche con i funghi per esempio. Nel nostro locale c’è una grande richiesta di carne rossa, al contrario delle carni bianche.

Il cliente apprezza innanzitutto una carne che sia tenera. Quando alla tenerezza si aggiunge un sapore così… la differenza si sente! Infine, fa davvero piacere ai tanti clienti americani vedere sulla carta l’American beef. Ne sono molto orgogliosi».

Gaia Borghi

 

 

 

Los Angeles Hollywood Arizona Grand Canyon Mon. Valley Page-Bryce C.
Zion-Utah Las Vegas Sierra Nevada Yosemite Pacific Coast

San Francisco