Come si può fare un viaggio nel West e non vedere le Grandi Sequoie?

Se siete da soli, fate appena qualche miglio in più per vedere quella più grande del mondo: il Gen. Sherman al Sequoia National Park ma, anche se più piccola, Mariposa Grove riesce lo stesso a regalare emozioni. Io sono riuscito a "rubare"ai pignoli (è il caso di dirlo) rangers americani una pigna di ridotte dimensioni. E' piccola perchè quelle normali, quando cadono al suolo fanno un gran polverone e un assodante rumore. Inoltre c'è da stare attenti ed evitare di passarci sotto al momento del loro impatto a terra.

Il Visitor Center ricorda un po' Yelllowstone Park e si respira quel tipico clima da Bubu e Orso Yoghi: le panche di legno per le famigliole americane che consumano il picnic, gli scoiattoli della razza Cip e Ciop che sfacciatamente chiedono cibo, i rangers che girano sui loro mezzi e con i loro avvisi "non date da mangiare agli orsi, ecc.". 

Ma è tutta la valle a farti rimanere continuamente in contatto con la natura, tutto ciò che vedi qui è desisamente da cartolina di saluti.

Se ci andate, troverete anche la guida in lingua italiana dove sta scritto: "Non avvicinatevi agli animali del parco, anche se all'apparenza potrebbero risultare inoffensivi. Essendo animali selvatici, per difendersi sferrano morsi che potrebbero causare problemi" (è il caso degli scoiattoli al Visitor Center). Non vi capiterà mai, invece, perchè sarete sempre "sotto controllo", di avere un incontro con quelli più "agitati". Ma nel caso incontraste un orso bruno o addirittura un puma (cito sempre quello che è scritto nell'opuscolo): .......gridate, lanciate sassi, non scappate, prendete i bambini in braccio. Nel caso tutto questo abbia un esito negativo.... combattere!

leggere per credere

E' il parco più incantevole e dolce, un vero paradiso...


Nello Yosemite Park, la perla della catena montuosa della Sierra Nevada, si concentrano paesaggi spettacolari creati dalla natura:  impressionanti monoliti e arditi picchi scolpiti dall'erosione, vallate strette e ripide pareti granitiche che arrivano anche a 1500 metri. Lungo di esse si trovano alcune delle cascate più alte del mondo: sono le Yosemite Falls che raggiungono i 730 metri di altezza. Il territorio del parco comprende la zona di Mariposa Grove dove giganteggia un bosco di sequoie giganti visitabili a bordo di un trenino che effettua soste nei punti più interessanti. In tutto il parco la vegetazione è lussureggiante con pini, cedri, querce, aceri e dopo i 2000 metri abeti rossi e pini bianchi. Da non perdere: El Captain, il monolito più grande del mondo (2308 metri) dove è possibile fare il free-climbing e l'Half Dome, roccia caratteristica ormai divenuta il simbolo stesso del parco.
Clima: Estati secche con temperature gradevoli, inverni molto freddi. Nei periodi primaverili e in autunno, clima mite con temperature che possono oscillare anche di diversi gradi. Accessi al parco: da est attraverso il Tioga Pass. Vi prego di considerare che questo passo raggiunge un altitudine di circa 3300 metri. E' uno spettacolo bellissimo in estate ma in inverno è coperto di neve ed impraticabile da ottobre a maggio circa. In questo caso è necessario utilizzare l'entrata sud. Da sud la South Entrance sulla strada 41 via Fish Camp. Da ovest Arch Roc Entrance via Mariposa e Big Oak Flat Entrance sulla strada 120.
 

 

 

El Capitan, a sinistra.

 

 è una montagna degli Stati Uniti, situata nello stato della California, la sua altezza è di 2.307 metri s.l.m., la si trova nel Parco nazionale di Yosemite nella zona settentrionale della Valle dello Yosemite nel suo limite occidentale. Si tratta di un monolite granitico nel quale la sua parete verticale denominata Nose (naso) costituisce una delle più popolari sfide di alpinismo estremo al mondo.

Il massiccio ricevette questo nome dal Battaglione Mariposa quando esplorò la zona nell'anno 1851. El Capitan fu considerata una traduzione approssimativa in lingua spagnola del nome locale che usavano dare i pellerossa della parete perpendicolare, trascritto come To-to-kon oo-lah o To-tock-ah-noo-lah. Non è chiaro se il nome attuale si riferisca ad un capo tribù specifico o in termini generali. In tempi recenti il nome viene spesso contratto in El cap in particolare dagli scalatori.

La vetta della montagna può essere raggiunta per via escursionistica dalla Valle dello Yosemite per un sentiero che passa accanto all'omonima cascata, quindi in direzione ovest. Per gli alpinisti la sfida è costituita dallo scalare la nuda roccia a precipizio, ci sono dozzine di vie di accesso con proprie denominazioni, ma tutte lunghe ed estremamente difficili.

 

Yosemite National Park California

Il Parco Nazionale dello Yosemite in California è uno dei più bei paesaggi d'America, ricco di flora e di fauna, davvero spettacolare. Offre ai turisti numerosissime possibilità di escursioni e soggiorni, adatti a tutte le esigenze.
Il Parco Nazionale dello Yosemite, nel cuore della Sierra Nevada in California è, secondo il parere di molti, uno dei più bei posti negli Stati Uniti. In effetti, è davvero incantevole in ognuno dei suoi oltre 3.000 chilometri quadrati ed è più ricco di cascate che non qualsiasi altra zona equivalente. Nel Parco dello Yosemite, inoltre, crescono le più maestose specie arboree: le sequoie giganti e molte altre conifere, tra cui abeti “magnifica” e abeti “color”, pini e ginepri, nonché pioppi trèmuli, cornioli e querce.
La zona più alta della foresta (che però è generalmente chiusa in inverno) è percorribile grazie a numerose strade e piste in terra battuta. La valle vera e propria, che consiste in una apertura di quasi 20 chilometri quadrati ad una altitudine di circa 1200 metri sul livello del mare, è invece aperta al pubblico tutto l’anno.

La sua bellezza deriva anche da quello che le fa di contorno: “aperta ai cieli, cintata da pareti vertiginose di granito, tappezzata di verde smeraldino, ingemmata di cascate”. Questo ambiente è spettacolare in ogni stagione: in primavera perché ricoperto di fiori, in estate per la possibilità di campeggiare nel verde e nel fresco, in autunno per i colori favolosi ed in inverno per le “gioie cristalline” ed i giochi della neve e del gelo. Quattro strade principali conducono allo Yosemite, ma la più spettacolare e suggestiva è quella che arriva da sud e dal piede dei monti vi fa salire nell’aria pungente, fino ad incontrare la galleria Wawona.

Superato questo tunnel è bene fermarsi un momento per contemplare il paesaggio e lasciarsi riempire di stupore dalla valle. Alla sinistra si può ammirare la parete verticale di granito di El Capitàn (massiccio di El Capitan - 2307 mt), che si alza vertiginosa e solenne, mentre a destra scintilla la Cascata del Velo Nuziale (Bridalveil Fall), che sembra davvero un nastro bianco.

La Valle dello Yosemite è stata scavata moltissimi secoli fa da un possente ghiacciaio che ha lasciato in lato lungo le pareti molte altre gole oltre alla valle principale. Da queste gole minori laterali precipitano in salti allegri vertiginosi numerose cascate, che sfociano tutte nel fiume a fondo valle. Alcune cascate sono famosissime e assolutamente da non perdere! La Cascata Superiore (Yosemite Falls) sfocia in un salto di 436 metri, ribolle sulla roccia per poi tuffarsi nuovamente nel vuoto per altri 739 metri prima di colpire definitivamente la terra. La cascata cosiddetta “del Velo Nuziale”, invece, è più sottile, ma anche più ripida. Ad una certa ora i suoi spruzzi riflettono i raggi del sole in modo da formare un arcobaleno spettacolare che lascia letteralmente senza parole. La Cascata del Nastro, con i suoi 491 metri è la più alta del parco, anche se generalmente d’estate è asciutta, poiché la sua fonte principale di alimentazione sono le nevi delle vette più alte. Altre due cascate degne di nota sono quella di Vermal e quella di Nevada. Tutte le cascate sono comunque al massimo della loro spettacolarità durante la stagione del disgelo e cioè tra maggio e giugno.

Le sequoie giganti (che, è bene ricordarlo, crescono anche in altri parchi della California e non solo nello Yosemite) si trovano principalmente in tre grandi zone del Parco. La sequoia gigante esercita sempre un suo fascino (forse anche solo per il nome…), è maggiore per circonferenza della sequoia sempreverde, anche se è minore per altezza. Tuttavia possono raggiungere dimensioni tali da poterci scavare all’interno una galleria per automobili o per creare al suo interno una strada a due corsie percorribile in bicicletta. La sua longevità è impressionante: può arrivare addirittura a oltre 25 secoli!

Lo Yosemite però non è soltanto il luogo dei giganti (cascate e sequoie), ma anche quello delle bellezze più delicate e minute, come i numerosi fiori (quasi tutti rigidamente protetti dalla legge!), tra i quali spiccano i cornioli, le azalee, i gigli selvatici, i lupini, l’aquilegia e la famosa “pianta della neve”, tipica della California. Ricordate che tutto il Parco dello Yosemite è protetto dalla legge, per cui è assolutamente vietato (nonché segno di civiltà e buona educazione!) raccogliere anche solo un filo d’erba o, peggio ancora, andare a caccia.

Lo Yosemite deve il suo nome ad una tribù di Indiani, oggi completamente scomparsi, che si recava in questa valle per trascorrere l’estate al fresco in questo splendido paesaggio. Nel 1864 il Presidente Lincoln firmò un decreto che concedeva questa zona allo Stato della California, ma nel 1906 il decreto venne revocato e la Valle dello Yosemite passò al governo federale divenendo, insieme ad alcune zone vicine, l’attuale Parco Nazionale (State Park).
Oggi il parco offre ai turisti una gamma molto vasta di attrattive e di possibilità: sentieri di montagna, strade, mulattiere e, nella Sierra Alta campi da sci, con piste, scuola e alberghi, baite, chalet e campeggi. Le possibilità di soggiorno spaziano dall’albergo di lusso (4 stelle superiore) ai più rustici e intimi chalet in alta montagna, passando per i campeggi e le aree attrezzate.
Si possono avere cavalli per escursioni, ma se si lascia il fondo valle è d’obbligo avere una guida accompagnatrice. Il più bello e famoso tra gli itinerari più lunghi, da percorrere a piedi o a cavallo, è il Gran Giro della Sierra Alta (per una lunghezza complessiva tra andata e ritorno di 85-90 Km.), con numerosi campeggi lungo il percorso. Ma anche l’automobilista, prendendo per il Passo Tioga, può giungere in alto fino ai prati di Tuolumne, facendo sosta al Lago Tenaya. Tuttavia, se vi accontentate del fondo valle e desiderate soltanto una comoda e non impegnativa passeggiata, non avete che da scegliere tra gli innumerevoli sentieri, tutti molto invitanti. Per noleggiare uno chalet (come quello nella foto qui a destra) o per altre possibilità di lodging, è possibile visitare il sito della Yosemite Vacatrion Homes

 

Mariposa Groove, l'immensa foresta delle sequoie giganti

 

 

TENAYA LAKE

Nei pressi di Olmsted Point, un paio di chilometri più a Nord sulla strada 120, si arriva al Lago Tenaya. Bellissimo posto per accampare, pescare, rilassarsi, fare passeggiate in barca o farsi un bagno nelle fredde acque. Dal Lago Tenaya si possono fare diversi trekking verso il Lago May, il Lago Cathedral o l'itinerario John Muir. Posto ideale per proseguire verso il Tioga Pass.

 

 

OLMSTED POINT

Questo punto panoramico si trova nella Tioga Road ed è il migliore per ammirare gli imponenti monoliti del Yosemite Park e tutta la valle. Si trova sulla parte destra della strada provenendo dal Yosemite Village.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E torna l’incubo del sisma che 100 anni fa distrusse S. Francisco

di LUIGI BIGNAMI (www.repubblica.it, 22.06.2006)

POTREBBE essere uno dei più potenti terremoti degli Stati Uniti quello che si verificherà lungo la Faglia di San Andrea tra non molto, se le previsioni del geofisico Yuri Fialko dello Scripps Intitution of Oceanography a La Jolla (Usa) dovessero avverarsi. Il vero "Big One". Le sue conclusione sono da considerarsi estremamente serie in quanto sono state accettate e pubblicate dalla autorevole rivista scientifica Nature.

Spiega Fialko: "La faglia sta accumulando un’energia estremamente elevata che potrebbe essere rilasciata attraverso un violentissimo terremoto". Ma quando? "Purtroppo questo non lo può dire nessuno, anche se l’appuntamento con il sisma non dovrebbe essere poi così lontano", aggiunge il ricercatore.

La faglia di San Andrea corre con direzione nord-sud attraversando quasi tutta la California occidentale, passando attraverso due megalopoli, San Francisco e Los Angeles per poi fondersi con un’altra faglia più a sud, quella di San Jacinto. La crosta che sta ad ovest della faglia si muove verso nord, mentre quella che sta ad est è in movimento verso sud, un fenomeno che ha dato origine ad una faglia chiamata "trascorrente". La frizione tra le due gigantesche porzioni di roccia accumula grandi quantità di energia che quando viene rilasciata può produrre violentissimi terremoti.

Il segmento della faglia che sta più a nord rilasciò la sua energia esattamente 100 anni fa, quando diede origine al ben noto terremoto che distrusse San Francisco provocando 3.000 morti, mentre il settore centrale della faglia causò un violento sisma nel 1857. Il tratto meridionale della faglia invece, non si è mosso da circa 250 anni ed è per questo che l’energia che si è caricata in questo settore è talmente elevata da far pensare ad un imminente e violento terremoto.

Fialko ha studiato la faglia sia attraverso la strumentazione sistemata direttamente lungo la frattura, sia utilizzando dati raccolti da due satelliti dell’Agenzia Spaziale Europea dal 1985 ad oggi. I satelliti Ers-2 e Envisat hanno permesso di misurare i movimenti del suolo a distanze di soli 20 metri, permettendo così di avere un quadro temporale della situazione estremamente dettagliato.

Le conclusioni non sono certo liete per le 18 milioni di persone che vivono lungo questo tratto di faglia. Spiega il geofisico: "Lo stress cui è sottoposta la lunga faglia (causato dalla spinta dell’Oceano Pacifico lungo la costa occidentale degli Stati Uniti) avrebbe dovuto muovere i due fianchi della frattura facendola slittare anche di 7 metri durante gli ultimi 250 anni. Ma questo non è minimamente accaduto". Se ciò fosse avvenuto l’energia si sarebbe potuta scaricare lentamente attraverso piccoli o medi terremoti, ma poiché ciò non si è verificato c’è da aspettarsi che lo scarico dell’energia sarà devastante. Aggiunge Fialko: "Anche se nessuno può dire se il terremoto avverrà domani o più in là, penso che si è comunque vicini alla fine di una fase che ha permesso un elevato accumulo di energia".

Il geofisico ha previsto che il terremoto potrebbe allontanare i due labbri della faglia anche di 10 metri e sarebbe un movimento tra i peggiori mai registrati dall’uomo. Basti pensare che il catastrofico terremoto di San Francisco determinò uno scivolamento della faglia di "soli" 6,4 metri. "E’ senza dubbio una nuova evidenza che dovremo fare i conti con una storia che già conosciamo - ha sottolineato Scott Brandenberg dell’Università della California di Los Angeles- e quindi è assolutamente necessario prendere tutte le precauzioni del caso". (22 giugno 2006

 

 

Il rock californiano, dopo l'apparizione dei Doors e la cantante texana, ma californiana d'elezione, Janis Joplin che si rivolgevano ambedue al rock blues sviluppatosi più che altro nell'area di Los Angeles, si rivolse tra la fine degli anni '60 e l'inizio dei '70 all'area di San Francisco dove subì, invece, l'influenza del folk e il country  preesistenti in tutta la regione dell'Ovest fino alle coste del Pacifico.
Questa commistione fra i generi dette vita ad un rock chiamato semplicemente West Coast.
Fra i gruppi west coast più rappresentativi ci furono i Jefferson Airplane, i Grateful Dead, i Byrds, i Buffalo Springfield ed i Quick Messenger Service.
Fra i primi quattro gruppi ci fu molta collaborazione spesso facevano meeting e jam session e collaborarono anche in molti album. Questi gruppi si erano anche spartiti le influenze musicali; i Jefferson Airplane erano il gruppo più psichedelico e vicino alla cultura hippie californiana.
I Grateful Dead si rivolgevano, invece, ad una musica più acida, anche se ambedue i gruppi avevano lo stesso ceppo culturale che andavano dalla cultura hippie alla rivolta dell'Università di Berkeley.
I Quick Messenger Service, con 2 chitarre soliste che si avvicendavano continuamente, una via di mezzo fra i due su elencati gruppi. I Buffalo Springfield e i Byrds si erano invece rivolti alla fusione tra country e rock.
L'inizio degli anni '70 vede la nascita, in California, del supergruppo Crosby, Stills, Nash & Young.
David Crosby aveva già militato nei Byrds, Stephen Stills, invece proveniva dai Buffalo Springfield come Neil Young mentre l'altro era: l'inglese Graham Nash.
Il gruppo era inizialmente formato da Crosby, Stills & Nash ma, durante il Festival di Woodstock il trio diventa un quartetto con la presentazione sul palco del Festival del nuovo membro della formazione Neil Young.
Il gruppo era anche molto ben assortito in quanto, Crosby era l'anima musicale, il suo disco da solista If I could only remember my name rivela le sue grandi capacità tecniche, ed è un esempio di partecipazione allargata sono ospiti Graham Nash, i Jefferson Airplane, Joni Mitchell (anche lei canadese approdata in California come Young) e molti altri protagonisti della west coast.
Stephen Stills rappresentava, insieme a Neil Young, il rock più duro, arrabbiato e spesso politicizzato, ne sono un esempio brani come Ohio di Young (sugli studenti morti negli scontri all'università dello stato) o anche Chicago di Nash (sugli scontri tra i pacifisti e la polizia durante il Congresso del Partito Democratico), che fanno parte di una lista molto più lunga di altri pezzi di denuncia sociale come Southern Man o Alabama sempre di Neil Young.

Graham Nash, al contrario, da buon inglese, era il poeta sognante del disimpegno, le sue canzoni leziose furono molto apprezzate da Crosby insieme al quale inciderà un disco intitolato semplicemente Crosby & Nash.
Neil Young, menestrello delle pianure canadesi, con la sua grande personalità sarà l'unico del gruppo a continuare in una discreta carriera da solista, con nuovi album come Harvest, dopo lo scioglimento di Crosby, Stills, Nash & Young.

 Un buon esempio delle diverse anime del gruppo è l'album doppio Four Way Street un live diviso in due parti distinte una elettrica l'altra acustica.
Il gruppo californiano più longevo che ha attraversato tutti gli anni '70 quasi integro è stato quello dei Jefferson Airplane. I Jefferson Airplane erano un gruppo aperto ai più svariati contributi, nei loro dischi ci sono ospiti come Crosby, Stills o Jerry Garcia il chitarrista dei Grateful Dead.
Fecero proprie versioni di brani come Wooden Ships e Triad di Crosby.
La formazione base rimase pressoché invariata, Grace Slick la cui voce calda rimase sempre una delle caratteristiche dei Jafferson Airplane (anche quando si trasformarono in Jefferson Starship), il chitarrista-cantante Paul Kantner nonché marito di Grace Slick, che compose la maggior parte dei brani suonati dal gruppo, Jorma Kaukonen alla chitarra solista e Jack Casady al basso.
I componenti del gruppo avevano la libertà di intraprendere anche strade proprie infatti il chitarrista Jorma Kaukonen svela nell'album solista Quah tutte le sue doti di virtuoso della chitarra.
In seguito lo stesso Kaukonen, insieme al bassista Jack Casady, formarono un gruppo parallelo ai Jefferson, gli Hot Tuna che cercava di portare avanti la fusione tra west coast e country blues.

Col trascorrere degli anni '70 la musica trasognata, ma legata profondamente al rock, come quella di Jefferson Airplane e Grateful Dead e Quick Messenger Service, lasciò spazio a nuovi gruppi più legati al country; le atmosfere si rilassarono, e l'impegno politico e sociale scomparve.
Salirono alla ribalta della west coast veri e propri gruppi country come quello degli America o gruppi del country rock come quello degli Eagles, ma la musica West Coast nell'aspetto più genuino era scomparsa con la fine delle marce della pace.
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E' qui l'Hotel California? di Alessandro Gandolfi

In molti arrivano a Todos Santos inseguendo il mito della canzone degli Eagles. E si innamorano di questo villaggio della Baja California per le atmosfere relaxed, tra gallerie d'arte e nostalgie hippie

La hall dell'Hotel California (foto da flickr, autore grahamwell)
Allora è vera la storia della canzone?". La signora va di fretta e forse è stanca di rispondere alla domanda che le rivolgono tutti. Così si limita a storcere la bocca e ad alzare le sopracciglia, mimica evidente di un "credi anche tu  a questa storia?". Lavora qui a Todos Santos dal 2002 quando l'Hotel California, ripulito e rinnovato, ha riaperto i battenti. Lei sostiene che gli Eagles non siano mai neppure passati da queste parti. Ma perché non continuare a pensarlo? Perché smettere di alimentare un mito che spinge in questo angolo di Baja California torme di americani in bermuda e infradito? Loro di solito all'Hotel California si limitano a una birra e a uscire con una bottiglia di tequila sotto braccio (quella col vetro blu) ma questa sera suonano i Flash Back e c'è aria di festa. Non c'è un tavolo libero.

Sono tutti qui: turisti di passaggio e pittori locali, surfisti, galleriste messicane e compratori dal dollaro facile. Alla band mancava il bassista e così in mezzo al palco (tutto statunitense) spicca Alberto Poli, 36 anni, bolognese: "Mi è scoppiato il mal di Baja tre anni fa", spiega in una pausa del concerto, "e così ho deciso di rimanere a vivere in Messico. Stile e ritmo di vita sono quelli che fanno per me". Alberto ha aperto un piccolo albergo, il Sole Caliente, quattro belle casette a due passi dal Pacifico nelle quali gli capita di ospitare anche registi e produttori hollywoodiani. In una di queste alloggia Stefano, un ragazzo sardo che investe a Todos Santos nella costruzione di immobili. È lui, seduto al bancone del bar, che mi spiega come "i californiani stiano fuggendo da Los Angeles e San Diego dove i prezzi delle case sono aumentati troppo. Scendono nella Baja, acquistano terreno e si costruiscono le loro ville sul mare. E Todos Santos è una delle mete più richieste".

Perché proprio Todos Santos? Questo sonnolento villaggio di quattromila anime tagliato in due dal Tropico del Cancro gode di un microclima eccezionale. A due chilometri dal mare, è un'oasi rigogliosa circondata da palme e piante di avocado dove l'acqua scende dalla vicina sierra La Laguna. Per questo, abbandonata la caotica Cabo San Lucas invasa da ragazzotti americani in preda al "trip messicano" (fenomeno che risale ai tempi del proibizionismo per il quale appena superato il confine gli yankee si sentono legittimati a ubriacarsi e a fare casino), Todos Santos è diventata la nuova San Diego South: la (discreta) residenza di artisti e creativi, di produttori e musicisti (Bono Vox per esempio, Peter Gabriel, Flea dei Red Hot Chili Pepper) che vengono qui appena possono. Per godere di quel clima da frontiera - i ritmi lenti, le strade non asfaltate, le spiagge deserte - che non è mai scomparso del tutto.

 

Iimmersa tra chilometri quadrati di vigneti, è comoda come base di partenza per visitare due tra i più famosi parchi naturali della California, il Sequoia National Park (dove ci sono le sequoie, e quindi gli esseri viventi, più grandi e vecchi del mondo) e lo Yosemite National Park.

E' una città sede della contea omonima, nella zona centrale dello stato della California.

Con 471.000 abitanti è la città più grande della Valle Centrale e la sua area metropolitana è la sesta per grandezza di tutta la California, con circa 1.000.000 di abitanti.

Fresno è la città più vicina al Parco Nazionale di Yosemite che si trova a meno di 100 km a nord della città, ed è anche il punto di accesso verso altri due parchi di fama internazionale che si incontrano dirigendosi ad ovest verso la Sierra Nevada: il Sequoia National Park e il Kings Canyon National Park.

Il Sequoia National Park si trova poco a sud rispetto al parco nazionale di Yosemite, nella parte centrale dello Stato della California, poco distante dal confine con lo Stato del Nevada e dalla Death Valley. Come si può facilmente dedurre dal nome le principali bellezze naturali di questo luogo e le sue maggiori attrazioni sono le magnifiche sequoie secolari (si ricorda il maestoso General Sherman Tree, tra le sequoie più grandi del pianeta).

Il clima della zona è molto rigido in inverno, quando i percorsi sono innevati, per questo motivo è consigliabile recarsi qui nel periodo estivo, quando le temperature sono più miti e permettono di godere appieno di questo spettacolo della natura. Per l’alloggio vi sono dei motel ben organizzati, prenotabili preferibilmente in largo anticipo. Vi sono servizi per i turisti nel territorio come alimentari, bar e ufficio postale.

Fresno

La Silicon Valley è il fulcro dell'industria informatica californiana. Le tenute vinicole in California non sono solo uno status symbol, ma producono anche vini rinomati. Nel 2005 solo sette nazioni al mondo avevano un PIL più importante di quello californiano. Nonostante l'immagine di Stato assolato e meno ligio al dovere rispetto a quelli della Costa Orientale del paese, il 13% del PIL statunitense viene prodotto in California.

Certe zone o regioni della California sono anche fortemente identificate con una tipologia di prodotti, come Hollywood (cinema, televisione), la Central Valley (agricoltura), la Silicon Valley (alta tecnologia), oltre alle regioni vinicole, come Santa Barbara e la Wine Country nella parte settentrionale dello Stato.

Le attività economiche principali sono l'agricoltura (frutta, verdura, allevamento, vino), l'industria aerospaziale, l'intrattenimento (televisione, cinema, musica), l'industria elettronica (informatica, microelettronica) e quella di beni di largo consumo.

Nel 2003 il reddito pro capite ammontava a 38.956 dollari, all'undicesimo posto negli Stati Uniti. Il reddito, peraltro, varia molto a seconda della regione e della professione svolta dai soggetti. La Central Valley ha le maggiori disparità, con molti immigrati che lavorano nelle fattorie e guadagnano meno del salario minimo. La San Joaquin Valley è considerata una delle zone più depresse degli Stati Uniti, assieme alla regione degli Appalachi.

Molte aree costiere sono tra le più ricche del paese. È il caso di San Francisco e della Marin County. I settori tecnologici della California settentrionale, ad esempio nella Silicon Valley, che si estende sul territorio delle contee di Santa Clara e San Mateo, stanno risollevandosi dopo lo scoppio della bolla delle dotcom avvenuta all'inizio del secolo che, nella sola parte settentrionale dello stato, hanno causato la perdita di oltre 250.000 posti di lavoro.

 

 

Fresno (36,8°N) ha temperature un po' più alte, ma non in inverno: gennaio 7,6°/3,0°/12,2° (dicembre è leggermente più freddo), aprile 16,2°/8,5°/23,9°, luglio 27,7°/18,3°/37,0°, ottobre 18,4°/10,3°/26,5°, anno 17,3°/10,0°/24,7°. Più lontana, rispetto a Sacramento, dal "pertugio" della Baia di San Francisco, questa città vede aumentare la continentalità, con escursione stagionale oltre i 20° e giornaliera che in estate li sfiora, e all'opposto minime invernali spesso negative nelle notti serene. Piogge ormai scarse: 269 mm/anno, solo 16 da maggio a settembre (0 in luglio), 215 da novembre a marzo (50 in gennaio), 25 in aprile, 13 in ottobre.

 

 

 

La California è la principale fonte di prodotti agricoli degli Stati Uniti. La combinazione di favorevoli condizioni climatiche e di abbondanti risorse naturali fa sì che la California produca oltre 250 raccolti diversi. L'80% del vino nazionale proviene dalla California.

 

L'origine del Sogno Americano proviene dall'allontanamento dai modelli del Vecchio Mondo per governo ed economia.
Questo permise libertà mai sperimentata prima, specialmente la possibilità di una significativa mobilità sociale verso l'alto. In aggiunta, dalla Guerra di Indipendenza Americana fino all'ultima metà del diciannovesimo secolo, molte delle risorse dell'America erano libere e generarono promesse di proprietà terriere e investimenti fortunati in terre o industrie. Lo sviluppo della Rivoluzione Industriale combinato con le grandi risorse naturali dell'enorme continente non ancora completamente colonizzato creò la possibilità di migliorare la propria condizione sociale. Molti dei primi imprenditori Americani si diressero a ovest, verso le Montagne Rocciose, dove potevano comprare a bassissimo prezzo molti acri di terreno, nella speranza di trovarvi dei giacimenti d'oro.
Il Sogno Americano fu un fattore primario non solo per la "Corsa all'Oro" di metà ottocento, ma anche nelle successive ondate di immigrazione che caratterizzarono quel secolo e il successivo. In Europa, le crisi come la grande carestia irlandese, l'esodo delle Highlands in Scozia e le conseguenze del regime Napoleonico spinsero molti dei più poveri europei ad andare in America, per poter rimediare al loro basso tenore di vita e godere delle ampie libertà economiche e costituzionali offerte dall'America.
A metà del diciannovesimo secolo arrivò negli Stati Uniti un numero considerevole di emigranti dalla Cina e dal Giappone, tutti alla ricerca del Sogno Americano. Questo fenomeno portò alla formazione di molti quartieri Cinesi (le cosiddette Chinatown), nelle maggiori città, come San Francisco, e New York City. Molti di questi emigranti dell'estremo oriente lavorarono come operai alla realizzazione della Prima Ferrovia Transcontinentale.
Con l'avvicinarsi del XX secolo, le grandi personalità dell'industria divennero le nuove icone del Sogno Americano, dato che molti di loro erano arrivati a controllare grandi industrie e immensi capitali pur provenendo da bassissime condizioni sociali; famosi esempi di ciò si trovano nei capitalisti Andrew Carnegie e John D. Rockefeller. L'acquisizione di un notevole benessere dimostrava che, avendo talento, intelligenza e costanza di lavorare duramente, era possibile avere successo nella vita.

Per tutto il diciannovesimo secolo, gli emigranti fuggirono dalle monarchie dell'Europa Occidentale, che con la loro economia post-feudale, caratterizzata da una pesante tassazione, opprimevano la classe povera e soffocavano lo sviluppo, mentre l' economia americana era costruita da persone che erano consapevolmente libere da tali costrizioni.

Chi arrivava nel Nuovo Mondo portava con sé anche la speranza dell'uguaglianza. In quello che è forse il suo discorso più famoso, Martin Luther King nomina il Sogno Americano: "Let us not wallow in the valley of despair, I say to you today, my friends. And so even though we face the difficulties of today and tomorrow, I still have a dream. It is a dream deeply rooted in the American Dream." ("Vi dico oggi, fratelli miei, non perdiamoci nella valle della disperazione. E anche se affrontiamo le difficoltà di oggi e di domani, io ho ancora un sogno. È un sogno profondamente radicato nel Sogno Americano."
Il Sogno Americano, come pure la fuga dalla persecuzione o dalla guerra, è sempre stato una delle cause principali dell' arrivo degli emigranti in America. In tutta la sua storia l'America è stata un luogo di opportunità per gli imprenditori delle altre zone del mondo.

Con l'avvento del XX secolo, il Sogno Americano cominciò ad attirare un numero consistente di emigranti dall'Est e dal Sud dell'Europa. Moltissimi Italiani, Polacchi, Greci, Ebrei, Russi vennero a cercare lavoro nelle città industriali come New York, Chicago, Filadelfia e Detroit. L'ondata di immigrazione continuò fino allo scoppiare della Prima Guerra mondiale. Dopo il conflitto, il sentimento nativista portò a una restrizione delle norme sull'immigrazione, che continuò fino all'entrata in vigore dell' Immigration and Nationality Services Act of 1965, la nuova legge che permise la ripresa dell'immigrazione su più larga scala.

Il Sogno Americano sembra continuare ad esercitare il suo fascino in molte altre nazioni. Gli Stati Uniti rimangono tutt'oggi una calamita per gli emigranti, dato che ogni anno accolgono un milione di nuovi arrivati legalmente riconosciuti - il più grande flusso di immigrazione del mondo. Tuttavia, se nelle passate generazioni gli emigranti erano perlopiù dall'Europa, la gran parte degli odierni immigrati proviene dall'Asia e dall' America Latina
Nel corso del XX secolo, il Sogno Americano ha avuto le sue sfide. La Grande Depressione causò vaste sofferenze e privazioni durante gli Anni Trenta, e fu quasi un rovesciamento del sogno per le persone che ne furono direttamente colpite. I fermenti razziali non scomparvero, ed in certe zone degli Stati Uniti la violenza razziale era comunissima. C'erano anche ansia e preoccupazione per la campagna antidemocratica nota come Maccartismo, ingaggiata contro i sospettati di simpatie comuniste.

Dalla fine della seconda guerra mondiale, le giovani famiglie americane cercarono di vivere con relativo benessere e stabilità nei sobborghi che venivano costruiti attorno alle maggiori città. Questo portò all'arrivo dei (relativamente) conservatori anni '50, quando molti inseguirono la "famiglia perfetta" come parte o conseguenza del Sogno Americano. Questo stato di cose fu infranto da una nuova generazione di giovani che abbracciarono i valori hippie degli anni '60, negando i valori tradizionali come il Sogno Americano. In tempi moderni, il Sogno Americano è visto come un possibile traguardo, dato che tutti i bambini possono andare a scuola e avere un'istruzione. Anche se la spinta verso di esso diminuì durante quegli anni, il sogno in sé non morì mai.

Negli anni '90, la ricerca del Sogno Americano può essere individuata nel boom delle Dot-com. La gente negli Stati Uniti, come nel resto del mondo, ha investito le sue energie nella nuova corsa all'oro di Internet, sempre guidata dalla stessa fede secondo cui chiunque, con abilità e duro lavoro, può avere successo in America. Persone normalissime misero in piedi delle compagnie dal loro stesso garage di casa e divennero milionari. Questo nuovo capitolo del Sogno Americano di nuovo divenne un richiamo per il mondo e attrasse molte persone intraprendenti dalla Cina e dall'India verso la Silicon Valley per avviare nuove aziende e cercare fortuna in America.

Un esempio recente della realizzazione del Sogno Americano è il caso di Tamir Sapir. Immigrato della Georgia, Sapir arrivò in America nel 1973 e iniziò a lavorare come tassista a New York. Mettendo da parte risparmi per acquistare un negozio di elettronica, si conquistò principalmente la clientela russa. Alla fine stabilì contatti con la delegazione Sovietica alle Nazioni Unite a New York, e commerciò materiale elettronico in cambio di contratti petroliferi, che poi vendette a compagnie Americane. Investendo i profitti in beni immobili a Manhattan, diventò un milionario nel 2002, meno di trent'anni dopo essere arrivato in America senza un soldo in tasca. Come molte storie di persone passate dalla povertà alla ricchezza, la sua è una storia unica che sarebbe difficile ripetere. Oggi Sapir sta diventanto noto come il "tassista milionario" d'America.

Il grande sogno americano insomma vive tutt'oggi nell'immaginario collettivo di chi vive negli Stati Uniti se si vuole provare a fare qualcosa e di chi decide di emigrarvi: est euoropei , africani, asiatici, scandinavi, irlandesi (c'e' disoccupazione e sovrapopolazione) e chi se ne innamora e decide di immigrare e vivere felice perché nel paese di nascita non si sente di appartenere ed è depresso e malinconico. Persone e filosofie come quelle di Tony Robbins, il guru dell'automiglioramento, rappresentano oggi, valorizzandola, l'immagine del self made man, la prova che con il duro lavoro e la perseveranza i risultati ed il successo sono garantiti.
Il concetto del Sogno Americano è stato oggetto di molte critiche, delle quali la principale è che esso sia fuorviante. Alcuni obiettano che, per varie ragioni, semplicemente non è possibile che tutti diventino benestanti solo grazie a determinazione e duro lavoro. Le conseguenze di questa credenza possono includere il fatto che i poveri attribuiscano a sé stessi la "colpa" di non aver avuto il successo sperato. Può inoltre comportare una riduzione degli sforzi per aiutare i poveri, poiché la loro povertà verrebbe vista come una "dimostrazione" di svogliatezza. Il concetto del Sogno Americano ignora inoltre altri fattori di successo come la fortuna, la famiglia, la lingua e lo stato di benessere in cui una persona è nata (anche se alcuni sostenitori del sogno sosterrebbero che quest'ultimo fattore è irrilevante, a causa della credenza che non esista un livello di povertà tale che da esso una persona non possa risollevarsi tramite il lavoro). Esso inoltre non mette in conto i caratteri ereditari delle persone come il quoziente d'intelligenza e gli attributi fisici come la bellezza.

 

(fonte: wikipedia)

 

La Febbre dell’oro 

Nel gennaio del 1849 il Presidente degli Stati Uniti annuncia che in California è stato scoperto un filone aurifero e che probabilmente quella zona è ricca d'oro.

Scoppia così la febbre dell'oro e molti Americani, Europei e Asiatici si dirigono verso i territori dell'Ovest per cercare fortuna.
I cercatori d'oro arrivano da ogni parte con ogni mezzo. Gli abitanti della costa atlantica attraversano a cavallo o su carri i micidiali deserti e le grandi praterie, dove vivono gli Indiani.
I Cinesi, attraversando il Pacifico, arrivano in gran numero, tanto da formare, nel 1875, un quarto dell'intera popolazione della California. Gli Americani sono spinti a collegare l'Est e l'Ovest del Paese, costruendo strade e ferrovie.

Episodio della storia dell’America settentrionale che interessò i territori dell’Ovest degli Stati Uniti dove, tra il 1848 e il 1849, si riversò una massa imponente di cercatori d’oro. La Febbre riprese poi alla fine dell’Ottocento, in Alaska e nel Klondike canadese, dove nel 1896 vennero rinvenute cospicue vene aurifere.

Pressoché contemporaneamente alla firma del trattato Guadalupe Hidalgo (1848), che mise fine alla guerra messicano-americana consegnando agli Stati Uniti gli immensi territori del Sud-Ovest, nel letto dei fiumi e nelle viscere delle montagne della California venne scoperto l’oro. Subito partì un’ondata di cercatori di fortuna, i quali si stabilirono in precari accampamenti sulle montagne californiane per scavare dalle miniere il metallo prezioso o setacciare dai fiumi l’aurea polvere.

La Febbre dell’oro fu il primo, imponente fenomeno sociale degli Stati Uniti: incrementò infatti la popolazione dell’estremo Ovest, portandovi sviluppo e industrie, così che già nel 1850 la California poté entrare a fare parte dell’Unione come nuovo stato. La sua impetuosa crescita avrebbe poi spostato verso il Pacifico e verso il Sud America le attenzioni dello stato federale. San Francisco divenne all’improvviso una febbrile, popolosa città di frontiera, espressione di un mondo in travolgente mutamento.

In fretta, così come era venuta, la Febbre calò. Per varie ragioni. Innanzitutto perché la speranza di acquisire grandi fortune con poco lavoro si rivelò per molti avventurieri una chimera; inoltre, perché le miniere più redditizie passarono ben presto nelle mani di imprese del settore; infine perché il valore complessivo dell’oro fu superato come affare minerario da quello di altri prodotti del sottosuolo, come il carbone, il rame e poi il petrolio.

Una volta passata la Febbre dell’oro, restò di quella stagione una memoria indelebile nello spirito degli americani, che vi lessero il trionfo dell’azione pionieristica, la molla del successo, il caos creativo di comunità disordinate e precarie, allegre e pittoresche, che alimentavano immagini ben diverse da quelle delle austere famiglie di coloni puritani, fino ad allora icona dominante dell’uomo di frontiera.

 

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