Adesso, dopo tutto sto po po' di roba è mio dovere trarre delle conclusioni. O al limite dare delle spiegazioni a questo musical multimediale. 

E' stato lo Speciale che mi è costato più fatica, tempo e dedizione. 

Ah, l'America...anche a dedicarle uno spazio web ti rendi conto che è un'impresa ardua per il volume che stai per intaccare. Più ci lavoravo sopra e più mi accorgevo delle miglia percorse sulla tastiera, dei chilometri quadrati che stavano occupando l'Hard Disk del mio P.C.. Enorme ed esagarata, anche in informatica. 

Non ho voluto esagerare, perchè oltre alle quattro righe che ho scritto lungo l'asfalto delle sue bellissime strade, un po' di pazzie grafiche alle quali vi ho ormai abituati e qualche foto-poster, mi è sembrato  giusto fermarmi qui per celebrare un'antica passione che oggi voglio condividere con chi mi segue attraverso questo spazio. Ne sono uscito un po' stanco, ma ne è valsa la pena.

Confesso di essere un tipo che non impazzisce per i viaggi. Con questo non voglio dire che non ami viaggiare, anzi sono curiosissimo di vedere altri Paesi, conoscerne la storia, le tradizioni, il costume, ecc.. ma non farei carte false per partire perchè sono troppo pigro;  per spostarmi devono letteralmente trasportarmi. Non sono una persona dalle mille iniziative per pianificare viaggi personali, figuriamoci quelli altrui.  Cioè, se prima di chiudere gli occhi qualcuno mi dicesse "stai per morire e non hai mai visto Katmandu", con l'ultimo respiro gli risponderei "ma chi cacchio se ne frega di Katmandu! Piuttosto, visto che sto per morire dammi una sigaretta .....che non mi hanno fatto più fumare!"

Con l'America no, è un discorso a parte. Dovevo assolutamente vedere ciò che esisteva dall'altra parte, se era tutto vero quello che mi hanno fatto credere per una vita o se era soltanto in formato 35 mm, come avevo sempre sospettato. Avevo un assoluto bisogno di verificare, toccare con mano!

Com'e? Mah....  di quei grandi fuoristrada che dicono non ne ho visti perchè a causa della crisi petrolifera vanno in giro con le Yaris; le uniche belle donne che ho visto.......erano a bordo del mio pullman; le città medio-grandi, a parte i downtown con i grattacieli, forse sono quanto, se non più piccole di Catania; con la crisi che si ritrovano addosso ci guardano come se fossimo noi gli americani.

Forse sto cercando di dire che il benessere è qui da noi che circoliamo sui SUV e che, al contrario di come si pensava cinquant'anni fa, sono loro che invidiano il nostro modo di essere? In poche parole, che  l'America è qui da noi?

Per adesso, per certi versi forse è proprio così. Hanno finalmente capito di non essere più la locomotiva del pianeta e guidati dal grande Obama stanno cercando di riappropriarsi del ruolo che avevano perduto. Ed è giusto che sia così, perchè nonostante la nascita di nuovi mercati e di nuove potenze economiche, il mondo non può fare a meno degli Stati Uniti. Almeno per l'economia, la musica, il trend, saranno sempre la guida, il modello da seguire.

Per adesso è così. La vita negli States non è certo tutta rose e fiori come l'abbiamo immaginata nella famiglia Cunningham di Happy Days, ed è proprio questo tipo di famiglia, oggi, a soffrire maggiormente, a pagare questa empasse economica che si protrae da un paio di anni.

Se ne sono rimasto deluso? Nemmeno per sogno! Il fascino che emana ancora in me il mito degli States rimane indiscutibilmente intatto, invariato. Questo viaggio si è dimostrato ampiamente superiore alle mie aspettative; anzi, calpestandola a mio piacimento, radiografando i suoi problemi e assaggiandola fino all'ultimo Donut, l'ho ridimensionata ad una realtà un po' più .......terrena ed è per questo che oggi l'amo ancora di più. Cioè, mi sono finalmente convinto che gli USA sono fatti di terra e non di plastica, abitati da un grande popolo; forse un po' ingenuo ma leale e coraggioso, capace di rimboccarsi le maniche nei momenti difficili e lontano dagli zoticoni che facevano sbarcare in Italia nelle basi Nato mentre la radio trasmetteva quella canzone che aveva pensato per lei.

In sostanza, ho riscoperto una nazione uguale a tutte le altre e con gli stessi problemi di tutte le altre. 

Mi permetto di dare qualche consiglio, specie per chi va con i tour operator:

  1. Nonostante i quadru-penta band e tutti i piani immaginabili (con fierezza dico chi è il furbacchione: Vodafone), niente, non sono riuscito a trasmettere nè a ricevere. Attrezzatevi prima. Se sarete sfortunati come me non vi restano che le loro complicatissime phone-cards ma se non volete complicarvi la vita portatevi le schede prepagate dall'Italia già pronte per telefonare dall'Estero oppure, se siete già lì, la Columbus.

  2. quando vi portano nei ristoranti, non fate la vostra scelta sui soliti piatti italiani solo perchè vi stanno omaggiando della vostra presenza. In ogni caso vi garantisco che  il risultato sarà sempre peggiore di quello che ritroverete in Italia al vostro ritorno. Invece, se non sarete già in preda a stupide nostalgie culinarie, almeno una volta assaggiate la loro bistecca che a vederla sembrerebbe impegnativa ma che invece, visti i tempi di frollatura, è tenerissima; oppure il salmone ai ferri, o la Apple Pie o il classico, (solo una volta, perchè è una bomba ipercalorica!) insostituibile hot dog!;

  3. è vero che negli USA si fa tutto con la carta di credito, ma è altrettanto vero che prelevando periodicamente contanti col bancomat (Maestro e Cirrus) dai loro ATM presenti ogni duecento metri si può vivere lo stesso, anzi senza rischi e complicazioni. Le carte di credito prepagate tipo Postepay, specialmente nell'Ovest, non sono bene accette e in alcuni posti non sanno nemmeno cosa significhi il termine Visa Electron. E poi vogliono vedere il vostro nome stampigliato sulla carta, cosa non prevista nelle prepagate perchè queste sono titoli al portatore;

  4. negli USA Internet è a pagamento più che da noi e i servizi wireless sono pochi; ci si può connettere inserendo una banconota di 5 dollari dentro speciali macchinette simili ai self service della stazione di servizio, per navigare dieci minuti (dalla camera in hotel il costo è proibitivo).

  5. state attenti a non perdere essenziali apparecchiature quali caricabatterie (il mio l'ho lasciato a Phoneix ), connettori, batterie per le fotocamere, ecc. perchè, tranne a San Francisco, nei luoghi turistici perderete solo tempo a cercare negozi specializzati;

  6. come ci accade in Italia, non credete di entrare in un negozio e scaricare in due minuti un CD con 500 fotografie. Difficilissimo, il sottoscritto ha penato non poco! Portatevi una bella scheda di memoria di 4 o 8 Gb e al ritorno in Italia ve le scaricate.

  7. pensare di fare affari sulle apparecchiature fotografiche è soltanto una leggenda. Su una fotocamera di 600 euro ne risparmierete in tutto una trentina e considerate l'assenza di garanzia e le sanzioni che potreste incorrere alle dogane, non ne vale proprio la pena (tranne trovarvi a Barstow  in California, sulla strada per Los Angeles, dove c'e un Outlet con prezzi da far arrossire i commercianti del Nepal).

  8. Acquistate  tutto ciò che riguarda l'abbigliamento, soprattutto i Levi's e i Dockers (San Francisco ne è la sede). Siate consapevoli, però, che tutto questo peso in più lo pagherete alla partenza per l'Italia, direttamente al chek-in. Peccato per le chitarre, perchè a San Francisco c'è da caricarsi vagoni interi.

  9. Infine, qualsiasi cosa vi capiti, non dite bugie. Gli americani odiano i bugiardi e non sopportano essere presi in giro. Ricordatevi che Clinton perse la fiducia dei suoi elettori non per la vicenda del sigaro (il fatto non avrebbe scalfito la loro moralità) ma proprio perchè Bill aveva negato tutto.

In conclusione, fatta salva la mia ammissione di essere sceso un po' (solo un po', poco poco) dalle stelle e dalle strisce , ribadisco che l'America è ........... sempre lì, all'interno di quel muscolo nel mio torace che chiamano cuore.  Non è affatto cambiata, nemmeno invecchiata ed è sempre bella come una Pin-up disegnata da Al Buell; anzi bellissima come Rita Hayworth, meravigliosa come Michel Pfeiffer, memorabile come Bette Davis, ammaliante come Liz Taylor, affascinante come Nicole Kidman, spettacolare come Madonna, orecchiabile come Barbra Streisand, immensa come Aretha Franklin, leggendaria come Marylin Monroe, conturbante come Pamela Anderson, grandiosa come Meryl Streep, solenne come Hillary Clinton, geniale come Joan Baez, piccante come  Monica Levinsky, impegnata come Jane Fonda, country come Dolly Parton, sexy come Raquel Welch, interminabile come Ella Fitzgerald, mitica come Angela Davis, originale come Diane Keaton, chiacchierata come Jackie Kennedy, storica come Eleanor Roosevelt ...e straordinaria, straordinaria, straordinaria........come ...come... Grazie!

Credete che quella mia particolare mania sia un po' svanita? Naaaaaaaa ! Ci ritornerei già domani. 

Dopo il mio ritorno, a distanza di mesi e dopo aver finalmente smaltito il fuso orario, la sognavo ancora. A volte, al risveglio, non riuscivo ancora a capire se ero a casa mia o ....... al Westin di San Francisco, o al JFK di New York mentre chiedevo dov'èra andata a finire la mia coincidenza per tornare a casa, o a far colazione da Ruby's fra affamati cowboy dopo il maneggio del primo mattino.

Ogni tanto mi viene la nostalgia, e quando mi capita accendo la tv e attraverso Sky mi guardo le news sui canali Fox o il David Letterman Show.

Oppure prendo in mano quella piccola pigna di sequoia che ho portato con me, la porto alle narici e annusandola faccio entrare dentro di me lo Zio Sam. Ancor oggi sprigiona quell'odore inconfondibile dei grandi parchi degli Stati Uniti: un odore epico, selvaggio, leggendario, genuino, che mi ricorderà sempre di come camminai sopra un sogno!
Quando la impugno sorrido sornione sotto i baffi, perchè so che..... le mie orme sono rimaste là.

 

 

 

 

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